Venerdì alla COP22 di Marrakech si è parlato di genere. Anne Hidalgo, sindaco di Parigi e leader di C40, la rete delle grandi città del pianeta, ha presentato l'iniziativa Women4Climate. Assieme a lei c'erano Patricia Espinosa, segretario di UNFCCC, Laurence Tubiana, capo delegazione della Francia, Celeste Ketcha-Courtes, sindaco di Bangangte, Camerun e la deputata marocchina Hakima El Haite. Le donne sono la categoria più minacciata dai cambiamenti climatici e l'iniziativa Women4Climate sarà presentata ufficialmente a dicembre nel Mayor Summit C40 di Mexico City.
Nel frattempo i tavoli di negoziazione di Marracech proseguono il loro lavoro oscuro, cercando di mettere dei punti fermi nell'attuazione dell'accordo di Parigi. I temi più controversi sono gli stessi da sempre: i finanziamenti per i paesi in via di sviluppo e il technology transfer, le modalità per garantire che i paesi più poveri abbiano accesso agli strumenti più aggiornati ed efficaci per combattere i cambiamenti climatici.
Da ieri però nei corridoi si parla solo della nuova presidenza USA. Molti sono preoccupati dal fatto che Donald Trump sia l'unico leader mondiale che nega il cambiamento climatico. Cosa succederà ora che è arrivato alla Casa Bianca? Gli Stati Uniti hanno ratificato l'Accordo di Parigi assieme alla Cina in una storica giornata nell'apertura del G20 di Hangzou lo scorso 3 settembre. L'Accordo di Parigi è entrato formalmente in vigore il 4 novembre e, oltre ad essere vincolante per le nazioni che hanno aderito, prevede un tempo minimo di tre anni per la disdetta. Quindi, anche nel caso che gli Stati Uniti volessero fare marcia indietro, dovrebbero comunque attendere il 4 novembre 2019, quando mancherebbe solo un anno alla scadenza del mandato presidenziale di Donald Trump e la corsa alla successione sarebbe già partita.
Difficile oggi fare previsioni. La certezza è che i mercati e l'industria, anche negli Stati Uniti, hanno già puntato da tempo sulle rinnovabili e la decarbonizzazione. Un processo che sembra ormai inarrestabile e che Trump potrebbe paradossalmente decidere di assecondare, anche nella sua logica protezionista.
Nel frattempo i tavoli di negoziazione di Marracech proseguono il loro lavoro oscuro, cercando di mettere dei punti fermi nell'attuazione dell'accordo di Parigi. I temi più controversi sono gli stessi da sempre: i finanziamenti per i paesi in via di sviluppo e il technology transfer, le modalità per garantire che i paesi più poveri abbiano accesso agli strumenti più aggiornati ed efficaci per combattere i cambiamenti climatici.
Da ieri però nei corridoi si parla solo della nuova presidenza USA. Molti sono preoccupati dal fatto che Donald Trump sia l'unico leader mondiale che nega il cambiamento climatico. Cosa succederà ora che è arrivato alla Casa Bianca? Gli Stati Uniti hanno ratificato l'Accordo di Parigi assieme alla Cina in una storica giornata nell'apertura del G20 di Hangzou lo scorso 3 settembre. L'Accordo di Parigi è entrato formalmente in vigore il 4 novembre e, oltre ad essere vincolante per le nazioni che hanno aderito, prevede un tempo minimo di tre anni per la disdetta. Quindi, anche nel caso che gli Stati Uniti volessero fare marcia indietro, dovrebbero comunque attendere il 4 novembre 2019, quando mancherebbe solo un anno alla scadenza del mandato presidenziale di Donald Trump e la corsa alla successione sarebbe già partita.
Difficile oggi fare previsioni. La certezza è che i mercati e l'industria, anche negli Stati Uniti, hanno già puntato da tempo sulle rinnovabili e la decarbonizzazione. Un processo che sembra ormai inarrestabile e che Trump potrebbe paradossalmente decidere di assecondare, anche nella sua logica protezionista.
Nessun commento:
Posta un commento