Senza avere ascoltato le undici canzoni della seconda serata di Sanremo 2017 è ormai evidente che, a scanso di sorprese impreviste, questa edizione del festival la vincerà Fiorella Mannoia. Sono cinque le partecipazioni di Mannoia a Sanremo: 1981 con la mitica Caffè Nero Bollente (scritta da Mimmo Cavallo), 1984 con Come Si Cambia (scritta da Maurizio Piccoli e Renato Pareti), 1987 con Quello Che Le Donne Non Dicono (scritta da Enrico Ruggeri, premio della critica), 1988 con Le Notti Di Maggio (scritta da Ivano Fossati, di nuovo premio della critica).
Dopo quattro presenze nel giro di soli sette anni, Fiorella Mannoia mancava da Sanremo da ben 29 anni. Ovviamente è tornata per vincere. Il prossimo aprile compirà 62 anni e ha alle spalle una carriera ormai quarantennale. Tempo di incassare un festival, un po' come fece Roberto Vecchioni sei anni fa (peraltro con un brano affatto memorabile, Chiamami Ancora Amore).
Che Sia Benedetta, la canzone che Fiorella porta al festival quest'anno, è invece un buon prodotto. L'hanno scritta Erika e Salvatore Mineo. Erika Mineo è una cantautrice di Prato, in arte si fa chiamare Amara e i boatos la davano quasi certa partecipante al festival in duetto con Paolo Vallesi. Poi non se ne è fatto niente.
La struttura musicale di Che Sia Benedetta è di grande attualità e asseconda le tendenze del pop degli anni '10. Il recitato introduttivo, un ritornello in crescendo, le rime incatenate, il finale tronco. Un brano molto telegenico, adatto ai cambi fulminei di luce e alle regie frenetiche stile talent show. Tra l'altro è una canzone molto breve. Dura poco più di tre minuti, e anche questo aiuta la fruizione immediata. C'è un artista italiano che ha coniato questo genere di canzoni: si chiama Tiziano Ferro. Fate un esperimento: provate a cantare Che Sia Benedetta come potrebbe farlo Tiziano Ferro. Viene benissimo, forse meglio di quanto riesca a Fiorella Mannoia.
Nessun commento:
Posta un commento