venerdì 5 maggio 2017

Cambia il clima e tornano virus e batteri dimenticati

Nel luglio 2016 una epidemia di antrace si è sviluppata nela remota regione siberiana dello Yamalo-Nenets, oltre il circolo polare artico. L'antrace ha ucciso 2300 renne ed è stato trasmesso anche agli umani: 90 casi di contagio, di cui 40 bambini, e un ragazzo di 12 anni morto.
In quel periodo la zona era stata investita da una anomala ondata di calore che ha portato temperature fino a 35°C. All'inizio del '900 l'antrace uccise oltre un milione di renne. Secondo gli scienziati il calore ha sciolto il permafrost dove erano i resti di carcasse di renne malate di un secolo fa. E il Bacillus anthracis è tornato in vita.
La comunità scientifica si sta interrogando sulle conseguenze del riscaldamento globale nella sfera della salute. Non solo quelle dirette, come l'espansione di malattie come malaria, colera e febbre di Dengue nelle zone dal clima temperato in cui le temperature salgono. Il rischio è che il disgelo del permafrost rimetta in circolazione microorganismi scomparsi da secoli, se non da millenni. In uno studio del 2005 sono stati riportati in vita batteri Carnobacterium pleistocenium congelati da 30.000 anni in uno stagno dell'Alaska.
Non tutti i batteri "resuscitano" dopo il congelamento. L'antrace lo fa perché forma delle spore che riescono a sopravvivere per secoli. Lo stesso fa il Clostridium botulinum, altro famigerato agente patogeno.
Il timore è che dal disgelo del permafrost possano risvegliarsi pericoli per la salute umana e malattie che non siamo in grado di affrontare. Anche perché in alcuni casi i batteri "decongelati" si sono rivelati resistenti alle terapie antibiotiche comuni.

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