mercoledì 3 maggio 2017

Ebbene sì, in Italia le elezioni le decidono gli anziani

Oggi si parla molto di un articolo di Ilvo Diamanti su La Repubblica dal titolo "Il popolo delle primarie con i capelli grigi". Diamanti racconta con i dati di un sondaggio come la gran parte degli elettori delle primarie PD fosse over 65. E' una notizia? Assolutamente no.
L'età media in Italia è di 45.1 anni (lo dice la CIA). Secondo altre fonti addirittura di 45.9 anni, con una proiezione a 47.8 nel 2020. Considerando che gli under 18 non votano (alle primarie PD gli under 16) possiamo ipotizzare che l'età media degli aventi diritto al voto sia vicina ai 60 anni. Un'ananalisi del voto alle comunali di Roma del 2016 stabilisce che gli elettori tra i 18 e i 44 anni erano il 38.5%, quelli dai 45 in sù il 61.5%.
In numeri assoluti il voto dei giovani purtroppo conta poco. Questo sia perché i giovani sono sempre meno, sia perché hanno molta meno propensione al voto degli anziani. Per i giovani il PD non è attrattivo da ben prima dell'avvento della leadership di Matteo Renzi. Nelle elezioni politiche del 2013 il PD a guida Bersani alla Camera ebbe solo 109mila voti più che al Senato (8.64 mln contro 8.53) e una percentuale più bassa di quasi due punti (27,3% Senato, 25.4% Camera). E dire che i voti totali alla Camera erano stati 2.75 milioni in più.
Nel referendum sulla Brexit il 75% degli elettori britannici under 24 aveva votato per restare in Europa, come il 54 per cento nella fascia 25-49. Tuttavia hanno vinto i Sì, e anche largamente. L'elettorato giovane vota poco e tende a scegliere i partiti giovani, alternativi e populisti. In Italia il M5S, in Francia Le Pen e Mélenchon, in Spagna Podemos e Ciudadanos.
La disaffezione dei giovani verso i partiti tradizionali (e verso il voto in generale) non è una bella notizia, ma neppure una novità: la militanza e la partecipazione politica sono in calo costante da decenni. Non è un mistero che, degli oltre cinque milioni di tesserati alla CGIL, più della metà sono pensionati. I dati citati nell'articolo di oggi di Ilvo Diamanti non fanno che confermare questa tendenza (qui sotto la tabella con i votanti per fasce di età).

1 commento:

  1. Ergo, ritiro coatto della tessera elettorale alla prima erogazione previdenziale. Prendiamone atto, votare e prendere la pensione contemporaneamente allontana l'Italia dai paesi più virtuosi e ci espone a rigurgiti di sigle politiche residuali che rallentano il percorso dell'innovazione.

    Aspettiamo lungo il fiume, chi ha tempo, il ricambio generazionale semplificherà il quadro politico e costituzionale. Se tutto va come deve andare nel medio periodo l'esercizio democratico restituirà una rappresentanza troppo modesta per giustificarne la celebrazione, sarà quindi calendarizzato fra le festività civile con una folkloristica giornata delle urne. Il Parlamento si rinnoverà per saggi di tendenza prodotti da una rosa selezionata di agenzie demoscopiche.

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