C'è molto da analizzare nelle elezioni regionali in Baviera di ieri. Punto di partenza: gli unici vincitori sono i Verdi. Popolari e socialisti perdono gravemente, come peraltro previsto in tutti i sondaggi. Alternative für Deutschland, il partito anti-immigrazione con sfumature naziste, entra in parlamento regionale ma con un risultato deludente rispetto alle aspettative, di poco superiore al dieci per cento. Quindi la destra xenofoba e sovranista non sfonda.
Vi risparmio l'analisi della sconfitta di popolari e socialisti. Credo invece che sia importante ragionare sul trionfo dei Verdi, che sono diventati secondo partito raddoppiando i voti e conquistando 38 seggi sui 205 del parlamento bavarese (ne avevano 17 nel 2013).
La piattaforma politica dei Die Grünen parte dai temi cari al mondo dell'ambientalismo: efficienza energetica, lotta ai cambiamenti climatici, economia circolare, mobilità sostenibile. Temi che sono certamente sempre più centrali nello scenario politico, ma generalmente declinati in modo poco attrante, a metà tra il messianico e il didascalico, con un certo distacco. Il colpo di genio dei Verdi di Katharina Schulze è stato quello di definirsi conservatori. "Il significato latino di "conservare" è "preservare", e io intendo preservare i nostri valori e il nostro ambiente" ha detto la candidata bavarese Claudia Köhler. (foto sotto).
I Verdi di Germania sono apertamente pro-Europa, sostengono una politica di inclusione verso gli immigrati ma indossano costumi regionali e si richiamano alle parole del cristianesimo. Sono conservatori, ma senza arretrare sulle politiche di sostenibilità e di apertura verso le nuove tecnologie, la ricerca, la new economy. E se, secondo i sondaggi, quasi la metà dei loro consensi provengono dall'elettorato socialista, i flussi dicono che anche una buona parte dei popolari della CSU ha scelto il voto verde, irritata dalla sterzata a destra dei popolari di Horst Seehofer nella vana ricerca di fermare AfD rincorrendi i temi del sovranismo e della xenofobia.
La lezione da imparare è che un messaggio positivo, ottimista e inclusivo può sconfiggere la politica dell'odio e della paura. A Monaco e nel Bayern i Verdi raddoppiano i voti spiegando che si può stare TUTTI meglio in una società pacifica, in comunità sostenibili, accoglienti e dotate di servizi che funzionano e disponibili per tutti, in città sicure, pulite e belle. Il contrario di chi fa proclami populisti, di chi incita alla guerra dei penultimi contro gli ultimi, di chi divide ed esclude.
Prima delle elezioni di ieri i Verdi tedeschi nei sondaggi nazionali erano già al 15-17 per cento (alle elezioni federali del 2017 hanno riscosso l'8.9%). Dopo il risultato in Baviera i loro consensi aumenteranno ancora. Si può replicare una esperienza di successo come questa nell'Italia di Salvini e Di Maio? Dovremmo provarci, senza pensare che possa farlo l'ectoplasma dello storico partito dei Verdi italiani, ormai irrilevanti e praticamente spariti dai radar della politica nazionale. La sinistra intera, a cominciare dal PD, dovrebbe concentrarsi su questo obiettivo.
Vi risparmio l'analisi della sconfitta di popolari e socialisti. Credo invece che sia importante ragionare sul trionfo dei Verdi, che sono diventati secondo partito raddoppiando i voti e conquistando 38 seggi sui 205 del parlamento bavarese (ne avevano 17 nel 2013).
La piattaforma politica dei Die Grünen parte dai temi cari al mondo dell'ambientalismo: efficienza energetica, lotta ai cambiamenti climatici, economia circolare, mobilità sostenibile. Temi che sono certamente sempre più centrali nello scenario politico, ma generalmente declinati in modo poco attrante, a metà tra il messianico e il didascalico, con un certo distacco. Il colpo di genio dei Verdi di Katharina Schulze è stato quello di definirsi conservatori. "Il significato latino di "conservare" è "preservare", e io intendo preservare i nostri valori e il nostro ambiente" ha detto la candidata bavarese Claudia Köhler. (foto sotto).
I Verdi di Germania sono apertamente pro-Europa, sostengono una politica di inclusione verso gli immigrati ma indossano costumi regionali e si richiamano alle parole del cristianesimo. Sono conservatori, ma senza arretrare sulle politiche di sostenibilità e di apertura verso le nuove tecnologie, la ricerca, la new economy. E se, secondo i sondaggi, quasi la metà dei loro consensi provengono dall'elettorato socialista, i flussi dicono che anche una buona parte dei popolari della CSU ha scelto il voto verde, irritata dalla sterzata a destra dei popolari di Horst Seehofer nella vana ricerca di fermare AfD rincorrendi i temi del sovranismo e della xenofobia.
La lezione da imparare è che un messaggio positivo, ottimista e inclusivo può sconfiggere la politica dell'odio e della paura. A Monaco e nel Bayern i Verdi raddoppiano i voti spiegando che si può stare TUTTI meglio in una società pacifica, in comunità sostenibili, accoglienti e dotate di servizi che funzionano e disponibili per tutti, in città sicure, pulite e belle. Il contrario di chi fa proclami populisti, di chi incita alla guerra dei penultimi contro gli ultimi, di chi divide ed esclude.
Prima delle elezioni di ieri i Verdi tedeschi nei sondaggi nazionali erano già al 15-17 per cento (alle elezioni federali del 2017 hanno riscosso l'8.9%). Dopo il risultato in Baviera i loro consensi aumenteranno ancora. Si può replicare una esperienza di successo come questa nell'Italia di Salvini e Di Maio? Dovremmo provarci, senza pensare che possa farlo l'ectoplasma dello storico partito dei Verdi italiani, ormai irrilevanti e praticamente spariti dai radar della politica nazionale. La sinistra intera, a cominciare dal PD, dovrebbe concentrarsi su questo obiettivo.
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