La grande affermazione dei Verdi nelle elezioni regionali tedesche di Baviera e Assia è il fenomeno politico del momento, capace anche di oscurare la temuta ascesa dei nazionalisti con sfumature naziste di Alternative für Deutschland. I Verdi hanno avuto ottimi risultati anche nelle elezioni comunali in Belgio e ci si chiede se l'onda si allargherà ad altri paesi, con all'orizzonte le elezioni europee di maggio 2019.
Lo scenario verde europeo è molto variegato. La Fondazione Heinrich Böll ha elaborato una infografica con il peso politico dei Verdi nei 27 paesi dell'Unione. Secondo i sondaggi più recenti i Verdi sono vicini al 20 per cento in Germania e Spagna (dove però sono in coalizione con altre forze) e viaggiano in doppia cifra in Belgio, Finlandia, Lettonia e Olanda. Altrove i dati sono molto più modesti (7% in Portogallo, 6 in Austria e Cipro, 5 in Francia). In undici nazioni sono sotto all'uno per cento, e tra queste c'è l'Italia.
I Verdi italiani sono assenti dal parlamento dal 2008 e reduci da tre flop elettorali: nel 2008 con la Sinistra Arcobaleno, nel 2013 con Rivoluzione Civile di Ingroia, nel marzo scorso con la lista Insieme in coalizione con il PD. La lista Insieme, che univa i Verdi ai socialisti e ai prodiani di Area Civica, si è fermata allo 0.6 per cento. I due candidati inseriti nell'uninominale di coalizione, Borrelli e Bonelli, non sono stati eletti. Anche le elezioni europee del 2014, dove si erano presentati come Green Italia - Verdi Europei, il risultato era stato un modesto 0.9 per cento.
Nel frattempo non sono mancate iniziative sconcertanti, come quella di candidare Vittorio Sgarbi a sindaco di Urbino e poi allearsi con la amministrazione comunale di centrodestra.
I leader storici dei Verdi italiani si sono eclissati o hanno scelto altre strade, da Luigi Manconi ad Alfonso Pecoraro Scanio. Quest'ultimo ha dichiarato di avere votato M5S e voci insistenti lo danno candidato alle prossime europee proprio con i 5 stelle.
Nel partito i successi dei colleghi di Germania hanno innescato un vivace dibattito sulla "ripartenza" della Federazione in Italia. Monica Frassoni, l'ultima europarlamentare verde italiana, in un articolo su HuffPost intitolato Niente listoni alle europee ha scritto che la partecipazione dei Verdi a una lista allargata di sinistra con capofila il PD "sarebbe una trappola mortale per opzioni forti e distinte come quella ecologista". La prospettiva sembra essere quella dell'ennesimo risultato da prefisso telefonico.
Lo scenario verde europeo è molto variegato. La Fondazione Heinrich Böll ha elaborato una infografica con il peso politico dei Verdi nei 27 paesi dell'Unione. Secondo i sondaggi più recenti i Verdi sono vicini al 20 per cento in Germania e Spagna (dove però sono in coalizione con altre forze) e viaggiano in doppia cifra in Belgio, Finlandia, Lettonia e Olanda. Altrove i dati sono molto più modesti (7% in Portogallo, 6 in Austria e Cipro, 5 in Francia). In undici nazioni sono sotto all'uno per cento, e tra queste c'è l'Italia.
I Verdi italiani sono assenti dal parlamento dal 2008 e reduci da tre flop elettorali: nel 2008 con la Sinistra Arcobaleno, nel 2013 con Rivoluzione Civile di Ingroia, nel marzo scorso con la lista Insieme in coalizione con il PD. La lista Insieme, che univa i Verdi ai socialisti e ai prodiani di Area Civica, si è fermata allo 0.6 per cento. I due candidati inseriti nell'uninominale di coalizione, Borrelli e Bonelli, non sono stati eletti. Anche le elezioni europee del 2014, dove si erano presentati come Green Italia - Verdi Europei, il risultato era stato un modesto 0.9 per cento.
Nel frattempo non sono mancate iniziative sconcertanti, come quella di candidare Vittorio Sgarbi a sindaco di Urbino e poi allearsi con la amministrazione comunale di centrodestra.
I leader storici dei Verdi italiani si sono eclissati o hanno scelto altre strade, da Luigi Manconi ad Alfonso Pecoraro Scanio. Quest'ultimo ha dichiarato di avere votato M5S e voci insistenti lo danno candidato alle prossime europee proprio con i 5 stelle.
Nel partito i successi dei colleghi di Germania hanno innescato un vivace dibattito sulla "ripartenza" della Federazione in Italia. Monica Frassoni, l'ultima europarlamentare verde italiana, in un articolo su HuffPost intitolato Niente listoni alle europee ha scritto che la partecipazione dei Verdi a una lista allargata di sinistra con capofila il PD "sarebbe una trappola mortale per opzioni forti e distinte come quella ecologista". La prospettiva sembra essere quella dell'ennesimo risultato da prefisso telefonico.
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