mercoledì 19 giugno 2019

La COP26 si farà in Italia. Anzi no

Lo scorso dicembre, alla COP24 di Katowice, il ministro dell'ambiente Costa aveva ufficializzato la candidatura dell'Italia per l'organizzazione della COP26 del 2020 in Italia. Ma oggi un comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri annuncia che la COP26 si svolgerà in Gran Bretagna, che si era a sua volta candidata ad ospitarla.
Il comunicato del Governo è curiosamente entusiasta, ma celebra sostanzialmente una sconfitta dell'Italia. Si parla di "un accordo di partenariato" con il quale "il Regno Unito offre di esercitare la Presidenza della COP 26 e di ospitare il Summit che avrà luogo a fine 2020. L'Italia propone di organizzare la Pre-COP e altri importanti eventi preparatori, tra cui una significativa iniziativa volta a dare voce alle istanze dei giovani (“Youth event”)."
Insomma, la COP26 sarà in Gran Bretagna e all'Italia restano solo eventi di contorno come la Pre-COP, che è un semplice incontro tecnico di tre giorni in cui poche centinaia di sherpa "sistemano le carte" in vista della Conferenza. Lo scorso anno si è svolta a Cracovia qualche settimana prima della COP e ovviamente non ne ha parlato nessuno. Nornalmente la pre-COP è organizzata dal paese che ospita la conferenza ONU sul clima, nel 2020 grazie all'accordo di partenariato sarà in Italia. Briciole. Resta poi da capire in cosa consisterà la "significativa iniziativa" rivolta ai giovani che si dovrebbe organizzare in Italia.
I due momenti decisionali annuali dell'ONU sui cambiamenti climatici sono la COP, in programma sempre a fine anno, e le due settimane dei Climate Talks, i negoziati tecnici di preparazione che tradizionalmente si svolgono a Bonn, sede della UNFCCC, e che sono in corso proprio in questi giorni. Per capire le dimensioni dell'evento che l'Italia si è fatta sfuggire, alla COP24 di Katowice erano registrati 23mila delegati, per un totale di circa trentamila partecipanti.

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