Dopo i risultati di ieri è chiaro che sarà Joe Biden a sfidare Donald Trump nelle elezioni americane di Novembre. Biden, resuscitato dal Super Tuesday, ha vinto nelle tre M (Michigan, Missouri, Mississippi) e in Idaho, lo stato delle patate. Particolarmente pesante per Bernie Sanders la sconfitta nell'operaio Michigan, dove il quasi socialista si impose quattro anni fa con una rimonta all'ultimo minuto su Hillary Clinton.
Joe Biden aveva iniziato le primarie in maniera disastrosa, con risultati imbarazzanti in Iowa e New Hampshire. Per registrare la prima vittoria dell'ex vice di Obama si sono dovute aspettare le primarie di sabato 29 febbraio in South Carolina. Poi sono arrivati gli endorsement di Pete Buttigieg, Amy Klobuchar e Beto O’Rourke e la vittoria in 10 dei 14 stati del Super Tuesday, tra i quali Maine, Minnesota e Oklahoma dove nel 2006 aveva vinto Biden. Quindi il ritiro e l'appoggio a Biden di Michael Bloomberg e l'ulteriore endorsement di Kamala Harris per suggellare una nuova compattezza dei Democratici USA, con la sola Elizabeth Warren ancora alla finestra.
Per Joe Biden la strada sembra spianata, a cominciare dalle primarie del prossimo martedì 17 marzo, quando andranno al voto Arizona, Florida, Illinois e Ohio. In Florida, dove si assegnano 219 delegati, i sondaggi indicano Biden in grande vantaggio, anche per l'ostilità della comunità latino americana verso Sanders.
Joe Biden non partecipò alla campagna elettorale del 2016: aveva appena perso il suo figlio maggiore Beau, morto per un tumore al cervello a 46 anni. Lasciò la corsa a Hillary Clinton, che riusci a vincere la nomination su un Bernie Sanders molto più agguerrito di oggi. Il Sanders del 2020 è tornato ad essere un outsider sgradito alla maggior parte dell'elettorato democratico. Secondo i suoi sostenitori le posizioni radicali di Sanders sono l'unica via per opporsi al populismo di Donald Trump e la moderazione di Joe Biden, candidato sempre più di apparato e certamente non entusiasmante, potrebbe portare l'elettorato a scegliere di nuovo il tycoon con i capelli rossi.
"Mi vedo come un ponte, nient'altro" ha detto lunedì scorso Biden a Detroit. "C'è una intera generazione di leader dietro di me. Sono loro il futuro di questo paese".
Su tutto restano ancora due grandi punti interrogativi: il Coronavirus e Barack Obama.
Joe Biden aveva iniziato le primarie in maniera disastrosa, con risultati imbarazzanti in Iowa e New Hampshire. Per registrare la prima vittoria dell'ex vice di Obama si sono dovute aspettare le primarie di sabato 29 febbraio in South Carolina. Poi sono arrivati gli endorsement di Pete Buttigieg, Amy Klobuchar e Beto O’Rourke e la vittoria in 10 dei 14 stati del Super Tuesday, tra i quali Maine, Minnesota e Oklahoma dove nel 2006 aveva vinto Biden. Quindi il ritiro e l'appoggio a Biden di Michael Bloomberg e l'ulteriore endorsement di Kamala Harris per suggellare una nuova compattezza dei Democratici USA, con la sola Elizabeth Warren ancora alla finestra.
Per Joe Biden la strada sembra spianata, a cominciare dalle primarie del prossimo martedì 17 marzo, quando andranno al voto Arizona, Florida, Illinois e Ohio. In Florida, dove si assegnano 219 delegati, i sondaggi indicano Biden in grande vantaggio, anche per l'ostilità della comunità latino americana verso Sanders.
Joe Biden non partecipò alla campagna elettorale del 2016: aveva appena perso il suo figlio maggiore Beau, morto per un tumore al cervello a 46 anni. Lasciò la corsa a Hillary Clinton, che riusci a vincere la nomination su un Bernie Sanders molto più agguerrito di oggi. Il Sanders del 2020 è tornato ad essere un outsider sgradito alla maggior parte dell'elettorato democratico. Secondo i suoi sostenitori le posizioni radicali di Sanders sono l'unica via per opporsi al populismo di Donald Trump e la moderazione di Joe Biden, candidato sempre più di apparato e certamente non entusiasmante, potrebbe portare l'elettorato a scegliere di nuovo il tycoon con i capelli rossi.
"Mi vedo come un ponte, nient'altro" ha detto lunedì scorso Biden a Detroit. "C'è una intera generazione di leader dietro di me. Sono loro il futuro di questo paese".
Su tutto restano ancora due grandi punti interrogativi: il Coronavirus e Barack Obama.
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