martedì 1 gennaio 2008

Ettore Sottsass, 1917-2007

"Perchè l'Italia è la patria del design? Forse perchè non abbiamo scuole di design" disse Ettore Sottsass intervistato da Le Monde nell'agosto del 2005.
Sottsass, morto a casa sua l'ultimo giorno dell'anno per le complicazioni cardiache di un'influenza, è stato una delle figure più importanti degli ultimi cinquanta anni nel settore del design e delle arti figurative. La sua immagine è legata alla stagione della creatività industriale Olivetti con progetti come la linea di arredi ufficio Synthesis e le calcolatrici Lexicon. L'oggetto emblematico di quel periodo resta la macchina da scrivere portatile Valentina, rossa, leggera e desiderabile, messa in commercio il 14 febbraio 1969. Sottsass fu poi fondatore di Memphis, a cui è legata la cultura del cosiddetto postmoderno che scardinava le teorie funzionaliste ricollocando l'estetica al centro del progetto. Il postmoderno non superò gli anni '80 e produsse purtroppo molti modesti epigoni. Sottsass decise di sciogliere Memphis nel 1990.
Assieme alla moglie Fernanda Pivano Sottsass formava una coppia simbolo nel panorama intellettuale milanese del secolo scorso. La sua attenzione agli oggetti produceva risultati straordinari, come le posate progettate per Alessi, le lampade di Artemide, i laminati Abet. Aumentando la scala la capacità di controllo non era la stessa e le sue architetture non sono memorabili (a cominciare da Malpensa 2000, di cui parlavo male solo pochi giorni fa).
Grandi baffi perenni e faccia molto più austera delle sue idee, Ettore Sottsass un mese fa aveva inaugurato a Trieste una mostra antologica dal titolo "Vorrei sapere il perché" che resterà aperta fino al 2 marzo. Ultimamente la sua opera era stata celebrata in esposizioni importanti al Museo del Design di Londra (aprile 2007), al Museo di Philadelphia (settembre 2007) e alla Galleria Friedman Benda di New York.
Ricordo di averlo conosciuto qualche anno fa a pranzo con Enzo Cucchi a Portonovo, lavoravano assieme a delle installazioni nella metropolitana di Napoli. "L'arte è una preghiera, un modo di rivolgersi all'ignoto" è un'altra sua frase da ricordare.

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