Negli ultimi tre anni i beni alimentari sono aumentati dell'83% e secondo gli esperti i prezzi saliranno ancora fino al 2015. Rispetto al 2007 il grano è cresciuto del 130%, la soia del 83%, il riso del 73% e il granturco del 31%. L'indice globale dei prezzi alimentari ha avuto solo nell'ultimo anno il 47% di incremento. In occidente fa più notizia l'aumento del petrolio, ma nei paesi più poveri il problema è trovare qualcosa da mettere in tavola e la spesa per il cibo impegna il 70% del reddito.
In questo scenario si sta svolgendo a Roma il vertice FAO su Cambiamenti climatici, Energia e Alimentazione. Le cronache occidentali hanno descritto e commentato le presenze ingombranti di Ahmanidejad e Mugabe, lasciando spazi marginali ai contenuti della conferenza. Molti paesi in via di sviluppo avevano messo in discussione lo stesso ruolo della FAO, agenzia delle Nazioni Unite giudicata incapace di affrontare l'emergenza mondiale dell'alimentazione.
Da Roma sta arrivando qualche segnale di cambiamento, percepibile dall'intervento del segretario generale ONU Ban Ki-moon, dalle dichiarazioni di molti premier tra cui il presidente Napolitano, dall'appello dello stesso direttore generale della FAO Jacques Diouf.
Il ministro degli esteri Franco Frattini si è preoccupato di difendere la FAO e il polo agroalimentare dell'ONU, che ha il suo quartier generale a Roma. Frattini ha anche auspicato il raggiungimento di un accordo globale sulle azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici entro il 2009, anche se pochi giorni fa il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo aveva espresso i suoi dubbi sulla capacità del nostro paese di rispettare gli obiettivi europei sul clima. Gli accordi del Consiglio Europeo sono le premesse per il nuovo protocollo post-Kyoto, che dovrebbe essere approvato nella COP-15 di Copenhagen 2009.
Il ministro degli esteri italiano ha chiesto anche il superamento di ''posizioni ideologiche contro i biocarburanti e gli OGM'', sottolineando il suo apprezzamento per la posizione espressa dal presidente brasiliano Lula.
Molti osservatori hanno sottolineato come il drammatico aumento dei prezzi alimentari abbia posto in secondo piano il problema dei cambiamenti climatici, che a medio termine potrebbe diventare la vera emergenza per la produzione agricola globale.
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