Il primo ministro, dal giorno dopo il terremoto, frequenta l'Aquila quasi ogni giorno. Si presenta con la consueta grisaglia ma con sotto un girocollo nero che immagino qualcuno gli abbia detto che "fa casual" ma che trovo inadeguato per un premier in visita ufficiale, particolarmente dove ci sono centinaia di morti.
In una di queste visite Berlusconi ha annunciato che il terremoto sarà l'occasione per sperimentare a L'Aquila la prima delle new town annunciate con il "piano casa". Si tratterebbe, in sostanza, di nuovi insediamenti costruiti ai bordi della città per offrire residenze a basso costo a giovani e meno abbienti.
Le new town sono una creazione del primo dopoguerra in Gran Bretagna e non hanno una tradizione gloriosa. L'ambizione di creare nuovi insediamenti ai margini del tessuto urbano si ridimensiona spesso in lugubri periferie dormitorio, i cui residenti sono lontani dai servizi, dalle scuole e dai posti di lavoro ed emarginati dalla vita sociale. Le critiche sono arrivate immediate e numerose, sintetizzate nella dichiarazione del sindaco dell'Aquila Massimo Cialente che ha ribadito - se ce ne fosse bisogno - che "costruire una new town vorrebbe dire distruggere e abbandonare la città". Esattamente il contrario del principio di resilienza di cui scrivevo in un post di un paio di giorni fa.
Di fronte alle corali voci di dissenso il governo ha subito rimescolato le carte. Il ministro alle infrastrutture Matteoli ha raccomandato di non travisare le parole del presidente del consiglio. Spiega Matteoli: "non vogliamo costruire una nuova Aquila in un altro posto, anzi vogliamo ricostruirla con le sue strade e il suo patrimonio artistico" e aggiunge che "prevediamo una new town dislocata per poter costruire case e affittarle con un canone basso per coloro meno abbienti che potranno poi riscattarle dopo 11-12 anni. Sono due cose diverse, non confondiamo".
Oggi lo stesso Berlù è tornato sull'argomento, per dire che i quartieri nuovi da realizzare in Abruzzo ''fanno parte del Piano Casa a cui stiamo già da tempo lavorando e non hanno niente a che vedere con il terremoto''.
''Intendiamo realizzare questi nuovi quartieri - ha proseguito il premier - in tutti i Capoluoghi di Provincia per dare risposta al 13% di famiglie che non ha la casa e ai giovani che vogliono mettere su famiglia. Saranno quartieri situati vicino al centro storico, sul modello dei quartieri milanesi da me realizzati''.
Io vivo in un capoluogo di provincia, anzi di regione. Una città che ha vissuto un terremoto devastante nel 1972 scegliendo di privilegiare la ricostruzione del centro storico.
La new town de noantri ad Ancona non la voglio. E neanche a L'Aquila.
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