Purtroppo il G8 è finito. E con esso gli special di Giorgino al TG1, le edizioni dedicate di Radio Anch'io, la stampa e la TV che invece delle solite dichiarazioni di Larussa, Calderoli, Marini e Di Pietro si sono improvvisamente concentrate sui grandi temi globali al centro dell'agenda del summit.
L'approccio italiano alle notizie ha sempre privilegiato una visione provinciale e sciovinista, così dei G8 precedenti non ci è mai importanto granché. Qualcuno ricorda dove si è svolto quello precedente? Non credo, comunque a Toyako, Giappone (ecco uno dei post di allora). E ben poco ci interesserà del prossimo, organizzato chissà dove (Huntsville, Ontario, Canada).
Ma stavolta eravamo in Italia, e quindi l'evento è diventato improvvisamente preminente. Soprattuto la nostra TV, generalmente avviluppata attorno al battibecco politico, si è vista obbligata ad occuparsi di temi che normalmente i TG relegano nelle brevi di coda, come Africa e cambiamenti climatici.
Per me l'unica, vera vittoria del G8 italiano è questa. Essere riusciti a sprovincializzarci e ad approfondire le grandi sfide che il pianeta dovrà affrontare nei prossimi anni: la necessità di assistere i paesi più poveri nel loro sviluppo, l'obbligo di agire contro il riscaldamento globale, l'importanza della pace, dell'uguaglianza, del rispetto reciproco, del disarmo.
Purtroppo è durato solo tre giorni. Da domani si torna alle miserie di casa nostra.
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