Alla scadenza del 31 gennaio prevista dal Copenhagen Accord 55 nazioni hanno presentato i loro obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. Lo ha annunciato ieri il segretario dell'IPCCC Yvo De Boer, sottolineando che i 55 paesi rappresentano il 78% del consumo energetico mondiale e che le adesioni all'accordo sono ancora aperte (comunicato ufficiale ONU).
Le comunicazioni pervenute alle Nazioni Unite offrono prospettive differenti. Cina e India, ad esempio, non fanno menzione del Copenhagen Accord.
Sono 36 le nazioni della lista del cosiddetto "allegato 1" del protocollo di Kyoto che hanno dichiarato i loro obiettivi di riduzione. Il sito dell'UNFCCC pubblica tutte le lettere ufficiali pervenute all'ONU. Tra queste nazioni, che sono i paesi a cui Kyoto chiedeva di ridurre le emissioni entro il 2012 prendendo come base quelle del 1990, l'Europa ha grande maggioranza con i 27 paesi UE, Norvegia, Russia, Kazakhstan e Croazia.
Un secondo elenco riguarda le nazioni in via di sviluppo. Ci sono le grandi economie emergenti come Cina, India, Brasile, Sud Corea, Indonesia, Singapore e Sud Africa. E anche Marocco, Etiopia e altri paesi africani, Maldive. Giordania, Israele e altri. Cuba, uno dei sette paesi che aveva impedito l'approvazione dell'accordo a Copenhagen, ha scritto per ribadire la sua opposizione.
Ora ripartiranno i negoziati, con il primo round di verifica a Bonn a fine maggio. Dovrebbero seguire altre due sessioni per arrivare alla COP 16, prevista dal 29 novembre al 10 dicembre in Messico, probabilmente a Cancun.
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