Invece no. Sono sufficienti alcune cognizioni elementari in materia economica, diciamo a livello di laurea breve o diploma di ragioneria.
Per il resto basta dare la colpa ai tempi della politica, ai mercati, alla Cina, alla sinistra, all'Europa, alle agenzie di rating, agli industriali o a Santoro, a seconda dei casi.
In pubblico non si devono fare discorsi complessi, tantomeno innovativi. E' sufficiente banalizzare, tra un proverbio popolare e una frase da coda alla cassa del supermercato.
Ecco ad esempio alcuni virgolettati dell'intervento di stamattina del ministro capoclasse Tremonti all'assemblea di Confartigianato.
"Le aliquote più basse possibili sono il miglior investimento per ridurre l’evasione fiscale".
"Non si può fare la riforma fiscale in deficit"
"Scassare il bilancio pubblico è una strategia che non è nel bene della gente".
"Sono d’accordo anch’io nel dire no ai tagli lineari, ma la reazione di ogni ministero è stata: tagli? taglia l’altro".
"Ci sono molti costi della politica che vanno ridotti".
E infine l'apoteosi:
"Gli assegni vanno tolti a quelli che hanno il gippone".
All'inzio del libro "Le parole sono importanti" del mio amico Gianluca Giansante viene citato Umberto Eco che riporta un esempio eloquente di Politico che parla in Politichese, l'esempio è questo: "Il governo deve affrettare i tempi, selezionando i punti sostanziali di una nuova normativa, per uscire dalla fase di pura e semplice proposta e passare sollecitamente a quella decisionale. In questa frase si dice genericamente quello che qualunque governo dovrebbe generalmente fare!
RispondiEliminaNell'evoluzione della comunicazione politica, di questa destra, vi è stata un cambiamento toni e di livello, di parole prese dal linguaggio de l'uomo qualunque.. ma è sempre lo stesso identico trucco linguistico di sempre.