Il Consiglio Europeo sull'Ambiente convocato in Lussemburgo la scorsa settimana aveva in agenda la "Roadmap verso un'economia a basso tenore di carbonio nel 2050" (testo in italiano). La roadmap, presentata lo scorso marzo, prevede una riduzione delle emissioni del 40% al 2030, del 60% al 2040 e dell'85-90% al 2050. Nell'immediato si indicava una riduzione al 2020 almeno del 25%, con Danimarca, Germania, Gram Bretagna, Grecia, Portogallo, Spagna e Svezia disposte ad alzare la soglia al 30%.
A Lussemburgo la presidenza ungherese aveva appoggiato l'adozione della roadmap, opinione condivisa da tutti i 27 paesi. Meno uno: la Polonia.
Visto che in questo settore l'Europa prevede decisioni unanimi la roadmap quindi non è stata approvata. Il ministro inglese Huhne ha parlato amaramente di "un giorno grigio per l'Europa".La Polonia produce il 90% della sua energia dal carbone, tuttavia il suo veto ala risoluzione non era previsto. Il blocco della roadmap fa prevedere uno stallo totale per i prossimi sei mesi, visto che il 1 luglio sarà proprio la Polonia ad assumere la presidenza di turno e a dettare l'agenda. Sarà la Polonia a dover coordinare una posizione comune europea alla COP 17 di Durban del prossimo dicembre.
Ulteriore sconcerto e preoccupazione vengono dalle dichiarazioni del Commissario Europeo al Bilancio Janusz Lewandowski, ovviamente polacco. Lewandowski in un briefing alla stampa polacca avrebbe detto che "ci sono dati che mettono in discussione il fatto che il carbone sia la prinicipale causa delle emissioni di CO2. Inoltre crescono le perplessità sulla stessa esistenza del cambiamento climatico". Poi qualcuno deve avere detto qualcosa al commissario polacco, che ieri ha diffuso una dichiarazione ufficiale di smentita, à la Berlusconi.
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