Il Carneade Zaffiri (66) è stato eletto nel consiglio regionale delle Marche lo scorso 31 maggio, con 881 preferenze. Ci aveva provato anche nel 2010, sempre con la Lega, ma senza successo. Ma chi è Zaffiri? Ferroviere e sindacalista, dopo una lunga militanza socialista, prima nel PSI craxiano poi nel follow-up del Nuovo PSI di De Michelis, Zaffiri nel 2008 approda alla Lega Nord. Sul suo profilo facebook si mostra sorridente abbracciato a Matteo Salvini. Appena Zaffiri ha pubblicato il post qui sopra, in cui definisce il prefetto di Roma "porco di un comunista", le reazioni a livello locale si sono scatenate subito. E Zaffiri non ha rinunciato ad entrare in polemica, apparentemente affatto pentito.
Poi il giorno successivo la notizia rimbalza sui grandi quotidiani nazionali e il leghista marchigiano sembra essersi accorto di averla fatta grossa. L'italiano resta incerto, ma i toni si ammorbidiscono.
Ieri (20 luglio) Matteo Salvini prende le distanze da Zaffiri e a Radio 24 dice, con la sua solita classe: "Zaffiri ha scritto una roba delirante ed è già stato sospeso, poi deciderà la Lega delle Marche perché rispettiamo le scelte dei territori. Ha detto una cazzata che non sta né in cielo né in terra". Il segretario della Lega Nord Marche Luca Paolini è perdonista e all'ANSA dichiara, seguendo una visione romantico-operaista, che lo sfogo di Zaffiri è stato "un riflesso condizionato da ex sindacalista delle Ferrovie, che negli anni '70-'80 ha visto i prefetti mandare i poliziotti a manganellare gli operai. Così, almeno, si è giustificato con me".
Zaffiri ha avuto i suoi 15 minuti di notorietà, come profetizzava Andy Warhol. Ecco il comunicato di scuse al prefetto Gabrielli, che pero non mostra grandi segni di pentimento: "Si è trattato di una esternazione scaturita dal vedere che la polizia è stata mandata a manganellare gente che semplicemente difendeva il proprio diritto a vivere sicura e serena. Ha certo influito nell'uso dei termini la mia lunga carriera di sindacalista dei ferrovieri e dei trasporti Quella carica mi ha ricordato tempi in cui altri prefetti reprimevano manifestazioni di padri di famiglia che difendevano i propri diritti e i posti di lavoro. E' palese che, al di là della frase certo infelice, non c'è in me, per la mia storia personale, e men che meno nel Movimento cui appartengo, alcuna apologia né di violenza, né di fascismo, come dimostrano le centinaia di manifestazioni leghiste in cui non vi è mai stato un minimo problema di ordine pubblico. Detto questo, mi scuso con il prefetto Gabrielli, pur continuando a non condividere certe scelte operative e gli ordini impartiti ai sottoposti, con i colleghi consiglieri e di partito per l'involontario clamore sollevato".
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