Oggi sui social ho letto molti commenti sulla performance di Pietro Grasso in televisione domenica sera. E almeno altrettanti commenti che stigmatizzavano i commenti, per motivi spesso diversi. Tipo: non sono loro gli avversari. Oppure: sbaglia chi gli fa da cassa di risonanza. Io mi sono limitato a un post su Facebook in cui descrivo e commento il simbolo, a mio avviso graficamente davvero modesto.
Naturalmente il punto non è questo. Politicamente è notevole che la seconda carica dello Stato scenda in campo, nel corso del suo mandato, contro il partito che lo ha eletto in Parlamento e poi presidente del Senato. Pietro Grasso è libero di fare ciò che vuole, ma certo schierarsi cosi esplicitamente lascia perplessi.
Quando si voterà, nel marzo 2018, Pietro Grasso avrà 73 anni. I pochi notabili che lo hanno scelto come leader, e proclamato ai militanti senza possibilità di contraddittorio, lo avranno messo in conto. Un anziano ex magistrato. Una figura piuttosto grigia, mediaticamente poco efficace.
La lettura politica invece è molto chiara. Lo stesso Grasso, in una uscita irrituale di un mese fa, aveva dichiarato che: "Il PD non c'è più". Aggiungendo: "Il Pd era quello del bene comune. Quello di Bersani insieme a Sel, quelli erano i principi e i valori che incarnavano il ragazzo di sinistra che aveva avuto per tutta la vita compressa questa sua natura dei valori di uguaglianza dei diritti, di libertà. Compressi prima come magistrato che non può farsi influenzare dalle proprie idee politiche e poi dal ruolo istituzionale di presidente del Senato. Ora vediamo se finalmente alla bellissima età che ho raggiunto posso riuscire a esprimere me stesso".
Visto il ruolo e come è arrivato a ricoprirlo, dichiarazioni sopra le righe. Ma il punto non è neppure questo. La cosa che spicca è che nella scelta di Grasso leader si esemplifica la visione di Bersani, D'Alema e gli altri fuggiti dal PD. Grasso è stato messo in lista da Bersani segretario ed è stato eletto presidente del Senato per volontà di Bersani segretario. Grasso appartiene a Bersani e a chi ha rifiutato i mutamenti del PD, decretati dai congressi. Grasso obbedisce volentieri alla chiamata, il suo nome è sul simbolo. Suo malgrado è diventato un leader.
Naturalmente il punto non è questo. Politicamente è notevole che la seconda carica dello Stato scenda in campo, nel corso del suo mandato, contro il partito che lo ha eletto in Parlamento e poi presidente del Senato. Pietro Grasso è libero di fare ciò che vuole, ma certo schierarsi cosi esplicitamente lascia perplessi.
Quando si voterà, nel marzo 2018, Pietro Grasso avrà 73 anni. I pochi notabili che lo hanno scelto come leader, e proclamato ai militanti senza possibilità di contraddittorio, lo avranno messo in conto. Un anziano ex magistrato. Una figura piuttosto grigia, mediaticamente poco efficace.
La lettura politica invece è molto chiara. Lo stesso Grasso, in una uscita irrituale di un mese fa, aveva dichiarato che: "Il PD non c'è più". Aggiungendo: "Il Pd era quello del bene comune. Quello di Bersani insieme a Sel, quelli erano i principi e i valori che incarnavano il ragazzo di sinistra che aveva avuto per tutta la vita compressa questa sua natura dei valori di uguaglianza dei diritti, di libertà. Compressi prima come magistrato che non può farsi influenzare dalle proprie idee politiche e poi dal ruolo istituzionale di presidente del Senato. Ora vediamo se finalmente alla bellissima età che ho raggiunto posso riuscire a esprimere me stesso".
Visto il ruolo e come è arrivato a ricoprirlo, dichiarazioni sopra le righe. Ma il punto non è neppure questo. La cosa che spicca è che nella scelta di Grasso leader si esemplifica la visione di Bersani, D'Alema e gli altri fuggiti dal PD. Grasso è stato messo in lista da Bersani segretario ed è stato eletto presidente del Senato per volontà di Bersani segretario. Grasso appartiene a Bersani e a chi ha rifiutato i mutamenti del PD, decretati dai congressi. Grasso obbedisce volentieri alla chiamata, il suo nome è sul simbolo. Suo malgrado è diventato un leader.
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