Giovedì 11 aprile avranno inizio le elezioni generali in India, il più grande esercizio democratico del mondo. Gli aventi diritto al voto sono 900 milioni, chiamati ad eleggere i 543 membri del Lok Sabha, la camera bassa e più importante del sistema politico bicamerale indiano. Si vota in collegi uninominali.
Il sistema elettorale indiano è molto complesso e il voto si svolgerà in sette tornate, fino al 19 maggio. Solo le ultime due si svolgono la domenica. In alcuni dei 29 stati si vota solo in una tornata, in altri in più di una, in tre (Bihar, Uttar Pradesh e West Bengal) in tutte e sette. Il voto viene espresso attraverso macchine elettroniche.
La legge indiana prevede che ogni elettore non deve superare la distanza di 2 Km per arrivare al seggio. Così i seggi saranno più di un milione, sparsi in un territorio enorme che spazia dalle impervie regioni dell'Himalaya alle spiagge di Goa, fino alle remote isole Andamane e Nicobare. Ai seggi saranno impegnati 11 milioni di scrutatori. Spicca il caso di un unico elettore residente in un parco nazionale nello stato di Gurajat, che avrà a disposizione un seggio (e una macchina elettorale) solo per sè. Il conteggio dei voti verrà effettuato simultaneamente il 23 maggio e i risultati annunciati nello stesso giorno.
Le elezioni del Lok Sabha del 2014 registrarono il record di affluenza del 66.4 per cento, con oltre 550 milioni di votanti. Le vinse trionfalmente il Bharatiya Janata Party (BJP), partito dell'attuale premier Narendra Modi, che raggiunse la maggioranza assoluta con 282 seggi. Secondo i sondaggi il partito di Modi sarebbe ancora in testa, ma con percentuali tra il 35 e il 40 per cento. Ad incalzarlo il Congress Party, formazione sulla scena politica indiana fin dai tempi dell'indipendenza del 1947. Oggi lo guida Rahul Gandhi, pronipote del primo capo di stato indiano Jawaharlal Nehru.
I partiti registrati sono più di duemila, in larga parte limitati alla sola base regionale. Tuttavia nelle elezioni del 2014 la metà degli indiani votarono qualcosa di diverso da BJP e Congress e le previsioni restano difficili. A complicare le cose c'è il sistema uninominale, che al di là delle percentuali assolute dovrebbe favorire il BJP di Modi. I sondaggi assegnano al premier uscente tra i 200 e i 280 seggi (la maggioranza assoluta è 272). Per Gandhi la forbice sarebbe tra 135 e 175. Ai partiti minori andrebbero in totale tra i 120 e i 150 seggi.
Il sistema elettorale indiano è molto complesso e il voto si svolgerà in sette tornate, fino al 19 maggio. Solo le ultime due si svolgono la domenica. In alcuni dei 29 stati si vota solo in una tornata, in altri in più di una, in tre (Bihar, Uttar Pradesh e West Bengal) in tutte e sette. Il voto viene espresso attraverso macchine elettroniche.
La legge indiana prevede che ogni elettore non deve superare la distanza di 2 Km per arrivare al seggio. Così i seggi saranno più di un milione, sparsi in un territorio enorme che spazia dalle impervie regioni dell'Himalaya alle spiagge di Goa, fino alle remote isole Andamane e Nicobare. Ai seggi saranno impegnati 11 milioni di scrutatori. Spicca il caso di un unico elettore residente in un parco nazionale nello stato di Gurajat, che avrà a disposizione un seggio (e una macchina elettorale) solo per sè. Il conteggio dei voti verrà effettuato simultaneamente il 23 maggio e i risultati annunciati nello stesso giorno.
Le elezioni del Lok Sabha del 2014 registrarono il record di affluenza del 66.4 per cento, con oltre 550 milioni di votanti. Le vinse trionfalmente il Bharatiya Janata Party (BJP), partito dell'attuale premier Narendra Modi, che raggiunse la maggioranza assoluta con 282 seggi. Secondo i sondaggi il partito di Modi sarebbe ancora in testa, ma con percentuali tra il 35 e il 40 per cento. Ad incalzarlo il Congress Party, formazione sulla scena politica indiana fin dai tempi dell'indipendenza del 1947. Oggi lo guida Rahul Gandhi, pronipote del primo capo di stato indiano Jawaharlal Nehru.
I partiti registrati sono più di duemila, in larga parte limitati alla sola base regionale. Tuttavia nelle elezioni del 2014 la metà degli indiani votarono qualcosa di diverso da BJP e Congress e le previsioni restano difficili. A complicare le cose c'è il sistema uninominale, che al di là delle percentuali assolute dovrebbe favorire il BJP di Modi. I sondaggi assegnano al premier uscente tra i 200 e i 280 seggi (la maggioranza assoluta è 272). Per Gandhi la forbice sarebbe tra 135 e 175. Ai partiti minori andrebbero in totale tra i 120 e i 150 seggi.
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