venerdì 5 aprile 2019

Verso un'aria condizionata sostenibile

Il 2018 è stato il quarto anno più caldo del pianeta, subito dietro 2017, 2015 e 2016. L'aumento delle temperature va di pari passo con quello del benessere globale e quindi con una domanda crescente di apparecchiature per il raffrescamento degli ambienti. Un rapporto pubblicato lo scorso anno dall'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA) certifica che la domanda di energia per condizionatori d'aria, già raddoppiata dal 2000 a oggi, triplicherà entro il 2050. Per quella data due terzi delle abitazioni saranno dotate di un condizionatore. Oggi i condizionatori sono 1.6 miliardi e nel 2050 diventeranno 5.6 miliardi, metà dei quali in India, Cina e Indonesia. Se non si agirà rapidamente le emissioni di gas serra causate dai condizionatori cresceranno del 90 per cento entro il 2050.
Il Protocollo di Montreal, siglato nel 1987, limitava l'uso degli idroclorofluorocarburi (HCFC) a tappe successive, per combattere il buco dell'ozono che si stava creando nell'emisfero sud. I gas HCFC erano generalmente utilizzati per gli impianti di condizionamento. Ad oggi il buco si sta lentamente "richiudendo" e dovrebbe tornare ai livelli del 1980 tra il 2050 e il 2070. Il protocollo di Montreal è stato ratificato da tutte le 196 nazioni ed è l'unico trattato internazionale universale. Rappresenta un modello anche per la velocità di attuazione, visto che le prime evidenze scientifiche del buco dell'ozono sono del 1973 e la ratifica è avvenuta solo 14 anni dopo, tempi molto rapidi per decisioni prese a scala globale.
I gas HCFC, dannosi per l'ozono, sono stato sostituiti nei condizionatori con gli idrofluorocarburi (HFC) che non minacciano la fascia di ozono ma sono però potenti gas serra, con gravi conseguenze sul riscaldamento globale. A loro volta i gas HFC sono stati oggetto dell'Emendamento di Kigali del Protocollo di Montreal. L'emendamento, approvato in Rwanda il 15 ottobre 2016, è entrato in vigore il 1 gennaio 2019 e prevede la riduzione dei gas HFC dell'80 per cento entro il 2047. Questo dovrebbe evitare l'innalzamento delle temperature globali di 0.5°C entro la fine del secolo.
Per verificare l'attuazione dell'Emendamento di Kigali si è costituita la Cool Coalition, formalizzata a Copenhagen due giorni fa. La Coalizione intende incrociare gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul Clima, dell'emendamento di Kigali e dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite per accelerare la transizione verso metodi di raffrescamento meno dannosi. I promotori sono i governi di Danimarca, Rwanda e Cile, organizzatore della prossima COP25 sul clima. La coalizione promuove sistemi di raffrescamento naturali, edifici progettati per mantenere temperature costanti, l'uso di energie rinnovabili negli impianti, l'aumento di finanziamenti per la ricerca scientifica di nuovi sistemi di condizionamento.



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