La Lega Nord ha presentato una mozione parlamentare sull'intervento militare italiano in Libia affidandone la diffusione al suo quotidiano, che la pubblica nella edizione di oggi. La Padania ha un sito "in manutenzione" da sempre, quindi inutile cercare il documento on line. Ho ripiegato sui giornali amici, tipo Libero e Il Giornale di famiglia. La mozione si compone di sei punti, "sei dettagliati impegni che il governo dovrà far propri". Tra questi quello di non alzare le tasse per finanziare l'intervento militare e quello a non partecipare ad azioni di terra. Non poteva mancare anche quello di "promuovere il reale concorso di tutti i paesi alleati rispetto alle ondate migratorie". Si parla anche della necessità di "intraprendere una intensa azione diplomatica" che alla luce delle capriole di Berlù e Frattini, dai baci con Gheddafi alle bombe su Tripoli, lascia sconcertati.
Il punto qualificante, il "cuore del testo", come scrive Libero, sarebbe quello di "fissare un termine entro il quale far cessare qualsivoglia azione militare". Che ovviamente è una stupidaggine. Si può essere fermamente contrari a partecipare ad un intervento armato e si può considerarlo necessario, con tutta una serie di sfumature e distinguo in the middle. Ma dare un termine temporale è ridicolo, perché le guerre non hanno prognosi. Potremmo lanciarci in dibattiti accademici: meglio bombardare per una settimana tre volte al giorno o per tre settimane una volta sola? E qui passiamo dalla prognosi alla terapia, in cui le dosi contano molto più della posologia.
Insomma, il punto saliente della mozione della Lega è una cavolata, una inutile piazzata populista. L'ennesima.
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