Ieri il New York Times ha pubblicato l'endorsement della sua redazione per le presidenziali USA, come fa ogni quattro anni. La novità è che questa volta i candidati - anzi, le candidate - sono due: Elizabeth Warren e Amy Klobuchar.
Mai come questa volta i candidati democratici alla Casa Bianca hanno programmi elettorali simili. Quindi - scrive il NYT - si tratta non di analizzare quello che vogliono, ma come intendono realizzarlo.
La scelta di Warren, scrive la redazione, deriva dalla sua capacità di esprimersi con chiarezza e di rappresentare al meglio l'anima più progressista dell'America. Il giornale analizza con attenzione anche la candidatura di Bernie Sanders, che viene scartata per l'età e le precarie condizioni di salute, ma soprattutto perché Sanders è un candidato troppo divisivo.
Se Elizabeth Warren è, con Sanders e Biden, una dei tre candidati leader, la scelta di Amy Klobuchar stupisce. La senatrice del Minnesota viaggia nei sondaggi tra il 3 e il 4 per cento, ma il NYT ricorda che anche John Kerry nel 2004 aveva queste percentuali, salvo poi vincere la nomination (poi perse 286 a 251 contro George W. Bush). Di Klobuchar il NYT apprezza l'empatia, l'approccio ecologista, l'attenzione ai giovani e la proposta di portare il salario minimo a 15 dollari l'ora. Secondo il giornale Klobuchar è la più affidabile tra i candidati democratici moderati.
Il Times ricorda come Donald Trump sia una minaccia per la democrazia, ma sottolinea anche come la sua visione sia condivisa da larga parte dell'elettorato americano. "Qualunque speranza di restituire unità all'America richiede modestia, la capacità di scendere a compromessi e il sostegno di tutti gli elementi che costituiscono la coalizione democratica: giovani e anziani, neri, ispanici e bianchi."
"Che vinca la migliore" conclude il New York Times.
Mai come questa volta i candidati democratici alla Casa Bianca hanno programmi elettorali simili. Quindi - scrive il NYT - si tratta non di analizzare quello che vogliono, ma come intendono realizzarlo.
La scelta di Warren, scrive la redazione, deriva dalla sua capacità di esprimersi con chiarezza e di rappresentare al meglio l'anima più progressista dell'America. Il giornale analizza con attenzione anche la candidatura di Bernie Sanders, che viene scartata per l'età e le precarie condizioni di salute, ma soprattutto perché Sanders è un candidato troppo divisivo.
Se Elizabeth Warren è, con Sanders e Biden, una dei tre candidati leader, la scelta di Amy Klobuchar stupisce. La senatrice del Minnesota viaggia nei sondaggi tra il 3 e il 4 per cento, ma il NYT ricorda che anche John Kerry nel 2004 aveva queste percentuali, salvo poi vincere la nomination (poi perse 286 a 251 contro George W. Bush). Di Klobuchar il NYT apprezza l'empatia, l'approccio ecologista, l'attenzione ai giovani e la proposta di portare il salario minimo a 15 dollari l'ora. Secondo il giornale Klobuchar è la più affidabile tra i candidati democratici moderati.
Il Times ricorda come Donald Trump sia una minaccia per la democrazia, ma sottolinea anche come la sua visione sia condivisa da larga parte dell'elettorato americano. "Qualunque speranza di restituire unità all'America richiede modestia, la capacità di scendere a compromessi e il sostegno di tutti gli elementi che costituiscono la coalizione democratica: giovani e anziani, neri, ispanici e bianchi."
"Che vinca la migliore" conclude il New York Times.
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