Si intitola L'impatto del cambiamento climatico in Europa il report presentato ieri a Copenhagen dall'Agenzia Ambientale Europea, che lo ha redatto assieme all'OMS e al Centro Ricerche della Commissione Europea. Il rapporto si basa su 40 indicatori e secondo la direttrice dell'agenzia Jacqueline McGlade "testimonia la vulnerabilità di molte regioni d'Europa ai cambiamenti climatici".
Tra i tanti dati si nota il calo del 20% delle precipitazioni nell'Europa mediterranea, la crescita costante del livello del mare negli ultimi 15 anni, la migrazione verso nord di molte specie animali e vegetali e la generale riduzione della biodiversità. In generale sarà l'area mediterranea a subire le conseguenze peggiori, particolarmente riguardo l'aumento dei consumi di energia, la diminuzione della produzione agricola e delle riserve idriche. Ne risentiranno anche gli ecosistemi e l'industria del turismo.
Il rapporto raccomanda ai governi europei di intensificare e accelerare le azioni per l'adattamento dei cambiamenti climatici. Entro la fine dell'anno è prevista anche la pubblicazione del libro bianco sull'adattamento ai cambiamenti climatici da parte della Commissione Europea, un documento molto atteso che dovrebbe contenere le linee guida per la nuova politica sul clima e anticipare i principi del protocollo che sostituirà Kyoto, previsto in approvazione a Copenhagen nella COP 15 di dicembre 2009.
Il testo integrale del rapporto è disponibile qui.
martedì 30 settembre 2008
Venezia, Cartoonia
L'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, composto da dotti e rispettati signori, assegna un premio a John Kay, giornalista che lo scorso 1 marzo ha scritto sul Times un articolo provocatorio in cui propone di affidare l'amministrazione di Venezia alla Disney, prendendo atto che la città lagunare è ormai un parco tematico e va gestita come tale. Venezia - scrive Kay - ha 70.000 residenti e 19 milioni di visitatori l'anno, quindi va trattata come Disneyland, con un biglietto di ingresso di 50 euro che servirà per tenerla pulita e in ordine.
Il presidente del'istituto è il giurista Leopoldo Mazzarolli e nel consiglio di presidenza ci sono Antonio Paolucci, ex ministro dei Beni culturali e attuale direttore dei Musei Vaticani, Pierre Rosenberg, accademico di Francia ed ex direttore del Louvre, Wolfgang Wolters, studioso del Rinascimento veneziano.
Massimo Cacciari, sindaco della città, non ci sta e dichiara di trovare "comica" la scelta degli accademici veneziani. Cacciari è intelligente e snob, come deve essere un sindaco veneziano (Brunetta e Titti mi scuseranno, ma il paragone è improponibile). Tuttavia la provocazione dell'Istituto obbliga a qualche riflessione in più. Venezia è una trappola per turisti, basta uscire dalla stazione di Santa Lucia per accorgersene. Come Capri e Portofino, Venezia è piena di turisti obesi in pantaloni corti di giorno ma deserta di notte.
C'è però una Venezia autentica e popolare che continua a vivere, lontano dai percorsi dei gruppi di giapponesi e americani. Ci sono ancora le calli con i panni stesi, i bambini che giocano, i vecchi che bevono le ombre nei bar.
Venezia non è Disneyland, ma di certo fatica a restare una città vera. Paolo Cacciari, che del sindaco di Venezia è fratello ma non sodale, una sera passeggiando al mercato di Rialto mi raccontò dei gondolieri che compravano casa a Mestre, segno per lui dell'inizio della fine.
Per me Venezia è unica e bellissima e non può esistere senza i Veneziani. Altrimenti diventerebbe come la ricostruzione dell'hotel di Las Vagas Venetian (nella foto sopra). Ordinata, pulita, senza acqua alta e circondata di automobili e grattacieli. Finta.
Il presidente del'istituto è il giurista Leopoldo Mazzarolli e nel consiglio di presidenza ci sono Antonio Paolucci, ex ministro dei Beni culturali e attuale direttore dei Musei Vaticani, Pierre Rosenberg, accademico di Francia ed ex direttore del Louvre, Wolfgang Wolters, studioso del Rinascimento veneziano.
Massimo Cacciari, sindaco della città, non ci sta e dichiara di trovare "comica" la scelta degli accademici veneziani. Cacciari è intelligente e snob, come deve essere un sindaco veneziano (Brunetta e Titti mi scuseranno, ma il paragone è improponibile). Tuttavia la provocazione dell'Istituto obbliga a qualche riflessione in più. Venezia è una trappola per turisti, basta uscire dalla stazione di Santa Lucia per accorgersene. Come Capri e Portofino, Venezia è piena di turisti obesi in pantaloni corti di giorno ma deserta di notte.
C'è però una Venezia autentica e popolare che continua a vivere, lontano dai percorsi dei gruppi di giapponesi e americani. Ci sono ancora le calli con i panni stesi, i bambini che giocano, i vecchi che bevono le ombre nei bar.
Venezia non è Disneyland, ma di certo fatica a restare una città vera. Paolo Cacciari, che del sindaco di Venezia è fratello ma non sodale, una sera passeggiando al mercato di Rialto mi raccontò dei gondolieri che compravano casa a Mestre, segno per lui dell'inizio della fine.
Per me Venezia è unica e bellissima e non può esistere senza i Veneziani. Altrimenti diventerebbe come la ricostruzione dell'hotel di Las Vagas Venetian (nella foto sopra). Ordinata, pulita, senza acqua alta e circondata di automobili e grattacieli. Finta.
lunedì 29 settembre 2008
Seduto in quel caffè
Oggi, 29 Settembre...
Scritta da Mogol e Battisti per l'Equipe 84 di Maurizio Vandelli, 29 Settembre arrivò al numero 1 della Hit Parade di Lelio Luttazzi il 13 maggio del 1967 per restarci fino al 3 giugno, spodestata da A chi di Fausto Leali, che sarà poi il disco più venduto dell'anno.
Ecco il video.
Scritta da Mogol e Battisti per l'Equipe 84 di Maurizio Vandelli, 29 Settembre arrivò al numero 1 della Hit Parade di Lelio Luttazzi il 13 maggio del 1967 per restarci fino al 3 giugno, spodestata da A chi di Fausto Leali, che sarà poi il disco più venduto dell'anno.
Ecco il video.
domenica 28 settembre 2008
Ma l'italia no
Due giorni fa la Banca Mondiale ha convocato un meeting a Washington per lanciare i Fondi di Investimento sul Clima. Dieci nazioni occidentali hanno risposto all'appello della World Bank garantendo risorse per oltre sei miliardi di dollari. Il fondo è destinato ad aiutare i paesi in via di sviluppo nelle loro azioni di riduzione dei gas serra e di adattamento al cambiamento climatico.
I dieci paesi che contribuiscono al fondo sono Stati Uniti, Australia, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera. Gli USA hanno stanziato due miliardi, gli inglesi uno e mezzo e i giapponesi un miliardo e duecento milioni. Il resto gli altri.
L'Italia e il suo governo erano altrove.
I dieci paesi che contribuiscono al fondo sono Stati Uniti, Australia, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera. Gli USA hanno stanziato due miliardi, gli inglesi uno e mezzo e i giapponesi un miliardo e duecento milioni. Il resto gli altri.
L'Italia e il suo governo erano altrove.
sabato 27 settembre 2008
giovedì 25 settembre 2008
Adriatico, Balcani, Europa
Sono a Durazzo, Albania, dove domani comincia la decima sessione plenaria del Forum delle Città dell'Adriatico e dello Ionio.
La rete delle città adriatiche è un network in crescita e con grandi potenzialità, che mette assieme le municipalità di sette nazioni: Grecia, Albania, Montenegro, Bosnia Herzegovina, Croazia, Slovenia e Italia. Culture e tradizioni diverse, tremila anni di storia, un passato tormentato e uno sviluppo impressionante dopo la fine delle ostilità nella ex Yugoslavia.
Il Forum è una scommessa molto interessante. Il programma completo della sessione di Durazzo è qui.
La rete delle città adriatiche è un network in crescita e con grandi potenzialità, che mette assieme le municipalità di sette nazioni: Grecia, Albania, Montenegro, Bosnia Herzegovina, Croazia, Slovenia e Italia. Culture e tradizioni diverse, tremila anni di storia, un passato tormentato e uno sviluppo impressionante dopo la fine delle ostilità nella ex Yugoslavia.
Il Forum è una scommessa molto interessante. Il programma completo della sessione di Durazzo è qui.
mercoledì 24 settembre 2008
Dal fucile da caccia alla diplomazia
Sarah Palin ha chiesto un passaporto solo un paio di anni fa, quando è andata a visitare i soldati dell'Alaska in Iraq. Fino ad allora non era mai uscita dagli Stati Uniti.
Solo chi conosce bene gli USA sa quanto possano essere provinciali gli Americani, e Palin ne è l'immagine perfetta. Naturalmente il fatto di essere candidata alla vicepresidenza da John McCain la obbliga a occuparsi di quell'universo misterioso che è il resto del pianeta. Così ieri Palin era a New York, dove in occasione della assemblea plenaria ONU ha incontrato qualche leader amico, come il colombiano Uribe e l'afgano Karzai.
Ma sopratutto Sarah la cacciatrice ha avuto un colloquio di 90 minuti con l'ex segretario di stato Henry Kissinger, con il quale ha parlato della situazione in Georgia. Kissinger e Palin erano seduti su due divani blu separati da un tavolino con le foto di Reagan, Bush e Papa Giovanni Paolo II (foto).
Nel suo corso accelerato di diplomazia oggi Palin incontrerà il presidente georgiano Saakashvili e quello ucraino Yuschenko, poi si tratterrà con i presidenti di Iraq, Pakistan e India. Previsto un incontro anche con Bono degli U2.
Nel frattempo Obama e McCain stanno allenandosi per il primo confronto televisivo, previsto per venerdì notte. Il vice di Barack Joe Biden ha scavalcato a sinistra Obama dichiarando che non sostiene il cosiddetto "carbone pulito" e che non saranno costruite nuove centrali a carbone.
Solo chi conosce bene gli USA sa quanto possano essere provinciali gli Americani, e Palin ne è l'immagine perfetta. Naturalmente il fatto di essere candidata alla vicepresidenza da John McCain la obbliga a occuparsi di quell'universo misterioso che è il resto del pianeta. Così ieri Palin era a New York, dove in occasione della assemblea plenaria ONU ha incontrato qualche leader amico, come il colombiano Uribe e l'afgano Karzai.
Ma sopratutto Sarah la cacciatrice ha avuto un colloquio di 90 minuti con l'ex segretario di stato Henry Kissinger, con il quale ha parlato della situazione in Georgia. Kissinger e Palin erano seduti su due divani blu separati da un tavolino con le foto di Reagan, Bush e Papa Giovanni Paolo II (foto).
Nel suo corso accelerato di diplomazia oggi Palin incontrerà il presidente georgiano Saakashvili e quello ucraino Yuschenko, poi si tratterrà con i presidenti di Iraq, Pakistan e India. Previsto un incontro anche con Bono degli U2.
Nel frattempo Obama e McCain stanno allenandosi per il primo confronto televisivo, previsto per venerdì notte. Il vice di Barack Joe Biden ha scavalcato a sinistra Obama dichiarando che non sostiene il cosiddetto "carbone pulito" e che non saranno costruite nuove centrali a carbone.
martedì 23 settembre 2008
Inverno new cleare
Saluto l'equinozio di autunno citando un articolo di Vincenzo Cacciopoli su Affari Italiani che cerca di spiegare perché il nucleare non è il futuro dell'energia. Senza pregiudizi, anche trascurando il problema irrisolto delle scorie, i tempi necessari per costruire una centrale atomica sono insostenibili e sono passati dai 66 mesi del 1995 ai 116 del 2000. Delle 22 centrali atomiche attualmente in costruzione nel mondo (17 in Asia) cinque hanno i cantieri aperti da più di 20 anni. Sostenibilitalia ha già riportato i problemi del cantiere del nuovo reattore nucleare finlandese di Olkiluoto 3, che dopo 28 mesi di lavori è già in ritardo di almeno 24 mesi sulla tabella di marcia, con un aumento dei costi oltre il 50%.
Il Presidente del Consiglio, inaugurando il rigassificatore di Rovigo, ha annunciato che l'Italia avrà il suo Piano Energetico Nazionale (PEN) entro la primavera 2009. Il piano, oltre al nucleare dovrà prevedere lo "sviluppo dell'energia rinnovabile e alternativa". Vedremo.
Come sempre, nessun commento dal ministro Prestigiacomo.
Il Presidente del Consiglio, inaugurando il rigassificatore di Rovigo, ha annunciato che l'Italia avrà il suo Piano Energetico Nazionale (PEN) entro la primavera 2009. Il piano, oltre al nucleare dovrà prevedere lo "sviluppo dell'energia rinnovabile e alternativa". Vedremo.
Come sempre, nessun commento dal ministro Prestigiacomo.
lunedì 22 settembre 2008
According to Bratti
Dopo avermi passato il testimone di presidente di Agenda 21 Italia Alessandro Bratti è stato direttore di ARPA Emilia Romagna e da aprile è deputato del Partito Democratico e membro della VIII Commissione (Ambiente Territorio e Lavori Pubblici) della Camera.
Dal suo osservatorio privilegiato Sandro può valutare con cognizione di causa l'impegno del IV governo Berlusconi sui temi dell'ambiente e della sostenibilità. E infatti su questo ha scritto un articolo che ha inviato a Europa e pubblicato sul suo blog.
Dal suo osservatorio privilegiato Sandro può valutare con cognizione di causa l'impegno del IV governo Berlusconi sui temi dell'ambiente e della sostenibilità. E infatti su questo ha scritto un articolo che ha inviato a Europa e pubblicato sul suo blog.
sabato 20 settembre 2008
Nucleare italiano, ecco il primo rinvio
Sul Corriere della Sera Sergio Rizzo intervista il ministro alle attività produttive Claudio Scajola, il quale sostiene la teoria che sui temi dell'energia "decide lo stato".
Concertazione, coinvolgimento dei portatori di interessi, processi partecipati con i cittadini? Non se ne parla. Anzi, il ministro sostiene la necessità dell'emendamento presentato al disegno di legge 1141 (quello della manovra) che abolisce l'autorità indipendente per l'energia, guidata oggi da Alessandro Ortis, sostituendola con un organismo di integrale nomina governativa.
Se l'emendamento sarà approvato tutta la politica energetica italiana sarà decisa dal governo, senza che il parlamento possa interloquire. L'emendamento proposto infatti cancella il parere vincolante delle commissioni parlamentari a maggioranza di due terzi previsto dalla legge che istituiva l'autorità indipendente. Nel nuovo testo basterà una maggioranza semplice e il parere delle commissioni sarà solo consultivo. Il governo avrà mani libere e tra le altre cose potrà anche decidere il sovraprezzo dell'energia prodotta da fonti rinnovabili. Il ministro dell'ambiente Prestigiacomo non commenta e continua la sua imbarazzante latitanza dai temi cruciali.
Ma la cosa secondo me più interessante e rivelatrice è che il pacchetto di modifiche sostenuto da Scajola contiene una norma che sposta al 30 giugno 2009 i termini per la localizzazione delle nuove strombazzate centrali nucleari e dei siti di stoccaggio delle scorie radioattive, che Berlù, Scajola e il capoclasse Tremonti avevano trionfalmente annunciato per fine 2008.
Questo permetterà al governo della destra di rinviare le spinose e impopolari scelte atomiche a dopo la scadenza delle elezioni amministrative ed europee.
Concertazione, coinvolgimento dei portatori di interessi, processi partecipati con i cittadini? Non se ne parla. Anzi, il ministro sostiene la necessità dell'emendamento presentato al disegno di legge 1141 (quello della manovra) che abolisce l'autorità indipendente per l'energia, guidata oggi da Alessandro Ortis, sostituendola con un organismo di integrale nomina governativa.
Se l'emendamento sarà approvato tutta la politica energetica italiana sarà decisa dal governo, senza che il parlamento possa interloquire. L'emendamento proposto infatti cancella il parere vincolante delle commissioni parlamentari a maggioranza di due terzi previsto dalla legge che istituiva l'autorità indipendente. Nel nuovo testo basterà una maggioranza semplice e il parere delle commissioni sarà solo consultivo. Il governo avrà mani libere e tra le altre cose potrà anche decidere il sovraprezzo dell'energia prodotta da fonti rinnovabili. Il ministro dell'ambiente Prestigiacomo non commenta e continua la sua imbarazzante latitanza dai temi cruciali.
Ma la cosa secondo me più interessante e rivelatrice è che il pacchetto di modifiche sostenuto da Scajola contiene una norma che sposta al 30 giugno 2009 i termini per la localizzazione delle nuove strombazzate centrali nucleari e dei siti di stoccaggio delle scorie radioattive, che Berlù, Scajola e il capoclasse Tremonti avevano trionfalmente annunciato per fine 2008.
Questo permetterà al governo della destra di rinviare le spinose e impopolari scelte atomiche a dopo la scadenza delle elezioni amministrative ed europee.
Pannolini sostenibili
Gli esperti dicono che, in termini di volume, i pannolini usa e getta sono al terzo posto tra i prodotti di consumo che finiscono in discarica e rappresentano il 4% dei rifiuti indifferenziati. Inoltre ci vogliono 500 anni per la loro completa decomposizione.
L'americana gDiapers ha messo in produzione il primo pannolino biodegradabile, che permette di non riempire i secchi di spazzatura di plastica ingombrante e puzzolente.
L'uso dei pannolini gDiapers è però un po' più complicato di quelli normali, come chiarisce la recensione della eco-mamma Jill Fehrenbacher.
Il pannolino è composto da tre strati: una mutanda esterna lavabile in cotone, uno strato intermedio lavabile imbottito e impermeabile e una parte interna biodegradabile da buttare. Lo starter kit costa 26.99 dollari e comprende due mutande, quattro imbottiture e sedici parti usa e getta. Jill Fehrenbacher però consiglia di avere almeno quattro mutande pronte all'uso con le altre parti interne già assemblate, così da effettuare il cambio rapidamente senza "ricostruire" il pannolino ogni volta. La parte usa e getta è fatta di pura cellulosa e si dissolve nell'acqua del WC in 60 secondi.
L'americana gDiapers ha messo in produzione il primo pannolino biodegradabile, che permette di non riempire i secchi di spazzatura di plastica ingombrante e puzzolente.
L'uso dei pannolini gDiapers è però un po' più complicato di quelli normali, come chiarisce la recensione della eco-mamma Jill Fehrenbacher.
Il pannolino è composto da tre strati: una mutanda esterna lavabile in cotone, uno strato intermedio lavabile imbottito e impermeabile e una parte interna biodegradabile da buttare. Lo starter kit costa 26.99 dollari e comprende due mutande, quattro imbottiture e sedici parti usa e getta. Jill Fehrenbacher però consiglia di avere almeno quattro mutande pronte all'uso con le altre parti interne già assemblate, così da effettuare il cambio rapidamente senza "ricostruire" il pannolino ogni volta. La parte usa e getta è fatta di pura cellulosa e si dissolve nell'acqua del WC in 60 secondi.
giovedì 18 settembre 2008
Esiste davvero un'auto ecologica?
Oggi ero a Roma per la conferenza finale del progetto Roma per Kyoto e qualche amico lettore di Sostenibilitalia mi ha rimproverato per l'entusiasmo con cui qualche giorno fa raccontavo l'arrivo della Chevrolet Volt (foto), la prima auto REEV (Range Extended Electric Vehicle) che la General Motors ha in programma di mettere sul mercato tra due anni a un prezzo di 30.000 dollari.
"La sola macchina ecologica è una macchina rottamata" si potrebbe sostenere parafrasando la celebre frase del generale Custer sugli indiani d'America. Certo, un'auto a emissioni bassissime come la Volt riduce inquinamento ed effetto serra, ridimensiona il ricatto del petrolio sull'economia globale ma non risolve i problemi legati alla mobilità privata quali traffico e congestione, occupazione degli spazi pubblici, costi di produzione e gestione delle auto, incidenti, consumo di materie prime ecc.
Gli studi dimostrano che le auto REEV costano a chi le guida un sesto di quelle tradizionali e producono emissioni quasi nulle, almeno se si resta entro l'autonomia del motore elettrico (60 Km circa). Se si va più lontano entra in funzione il motore a scoppio, che però non agisce sulla trazione ma ricarica la batteria di bordo e ha comunque un rendimento di almeno 20 Km/l, ovvero meglio anche di una Prius. Per ricaricare le batterie a casa bastano pochi Kw, quanti ne consuma ogni giorno un frigorifero.
Inoltre le automobili "a spina" hanno il pregio di diventare con il passare del tempo sempre più ecologiche, di pari passo con la diffusione delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e dello smantellamento delle vecchie centrali elettriche inquinanti, particolarmente quelle a carbone. Uno studio della NDRC prevede che se i veicoli REEV fossero la metà dei mezzi circolanti in USA si ridurrebbero le emissioni di CO2 di 450 milioni di tonnellate. In pratica questo equivarrebbe a togliere dalle strade americane 82 milioni di auto tradizionali.
Un altro motivo per sostenere la "rivoluzione" della Volt è che l'auto si rivolge principalmente al mercato USA, dove il trasporto pubblico è efficiente e diffuso solo nelle aree metropolitane e le distanze obbligano spesso alla mobilità privata. Certo, quello americano è un modello insediativo imperfetto e migliorabile, ma non potrà cambiare in pochi anni.
Credo che la Volt non sia la soluzione finale, ma di certo un enorme passo avanti. Non è un caso che dopo l'annuncio della General Motors anche Mazda, Ford, VW, Jeep e Volvo hanno cominciato a lavorare su progetti analoghi.
Resta da risolvere la questione degli ingorghi urbani, dove poco conta se le auto sono elettriche o diesel Euro 0. La strada da seguire sara quella dei pedaggi, che finiranno per essere indifferenziati. Non conterà quanto inquina la tua auto ma quanto spazio occupa.
"La sola macchina ecologica è una macchina rottamata" si potrebbe sostenere parafrasando la celebre frase del generale Custer sugli indiani d'America. Certo, un'auto a emissioni bassissime come la Volt riduce inquinamento ed effetto serra, ridimensiona il ricatto del petrolio sull'economia globale ma non risolve i problemi legati alla mobilità privata quali traffico e congestione, occupazione degli spazi pubblici, costi di produzione e gestione delle auto, incidenti, consumo di materie prime ecc.
Gli studi dimostrano che le auto REEV costano a chi le guida un sesto di quelle tradizionali e producono emissioni quasi nulle, almeno se si resta entro l'autonomia del motore elettrico (60 Km circa). Se si va più lontano entra in funzione il motore a scoppio, che però non agisce sulla trazione ma ricarica la batteria di bordo e ha comunque un rendimento di almeno 20 Km/l, ovvero meglio anche di una Prius. Per ricaricare le batterie a casa bastano pochi Kw, quanti ne consuma ogni giorno un frigorifero.
Inoltre le automobili "a spina" hanno il pregio di diventare con il passare del tempo sempre più ecologiche, di pari passo con la diffusione delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e dello smantellamento delle vecchie centrali elettriche inquinanti, particolarmente quelle a carbone. Uno studio della NDRC prevede che se i veicoli REEV fossero la metà dei mezzi circolanti in USA si ridurrebbero le emissioni di CO2 di 450 milioni di tonnellate. In pratica questo equivarrebbe a togliere dalle strade americane 82 milioni di auto tradizionali.
Un altro motivo per sostenere la "rivoluzione" della Volt è che l'auto si rivolge principalmente al mercato USA, dove il trasporto pubblico è efficiente e diffuso solo nelle aree metropolitane e le distanze obbligano spesso alla mobilità privata. Certo, quello americano è un modello insediativo imperfetto e migliorabile, ma non potrà cambiare in pochi anni.
Credo che la Volt non sia la soluzione finale, ma di certo un enorme passo avanti. Non è un caso che dopo l'annuncio della General Motors anche Mazda, Ford, VW, Jeep e Volvo hanno cominciato a lavorare su progetti analoghi.
Resta da risolvere la questione degli ingorghi urbani, dove poco conta se le auto sono elettriche o diesel Euro 0. La strada da seguire sara quella dei pedaggi, che finiranno per essere indifferenziati. Non conterà quanto inquina la tua auto ma quanto spazio occupa.
mercoledì 17 settembre 2008
E' nata una piccola stella
Ormai non ci sono dubbi. Malgrado l'ubiqua animosità di Scajola e del capoclasse Tremonti, in barba alla bella Carfagna e all'arcigna Gelmina la vera star del IV governo Berlusconi è sempre più Renato Brunetta (nella foto con l'ormai famosa fidanzata Titti).
Oggi Brunetta ha spadroneggiato sui media con dciharazioni a tutto campo. Sul Corriere della Sera, ispirato da Aldo Cazzullo, illustra i DiDoRe, la sua versione dei PACS in cui cancella la pensione di reversibilità per le coppie di fatto ma invece introduce il diritto agli alimenti in caso di separazione, un vero capolavoro (l'articolo è accompagnato da una foto inedita con Titti, ormai musa conclamata del ministro veneziano).
Ma l'apoteosi è arrivata con la presenza di Brunetta a un filo diretto di 45 minuti a Radio Radicale (ascolta la registrazione integrale), in cui il ministro propone di rendere pubbliche dal 2009 le liste dei pazienti morti sotto i ferri dei medici.
"Se io devo farmi operare debbo poter sapere se quel chirurgo che mi deve operare è un macellaio o è un genio oppure una persona efficiente di qualità - ha detto il ministro -. Mi leggo tutto sullo yogurt, sul succo di frutta o sull'ultimo telefonino e non so se quello che mette le mani su di me per operarmi è uno bravo o uno non bravo, quanti ne ha ammazzati o quanti ne ha salvati? Questa è una follia. Io voglio pubblicare gli score professionali nella sanità, così come per i professori, i maestri, i funzionari".
Forse è stato ispirato dal sottotitolo di Sostenibilitalia.
Oggi Brunetta ha spadroneggiato sui media con dciharazioni a tutto campo. Sul Corriere della Sera, ispirato da Aldo Cazzullo, illustra i DiDoRe, la sua versione dei PACS in cui cancella la pensione di reversibilità per le coppie di fatto ma invece introduce il diritto agli alimenti in caso di separazione, un vero capolavoro (l'articolo è accompagnato da una foto inedita con Titti, ormai musa conclamata del ministro veneziano).
Ma l'apoteosi è arrivata con la presenza di Brunetta a un filo diretto di 45 minuti a Radio Radicale (ascolta la registrazione integrale), in cui il ministro propone di rendere pubbliche dal 2009 le liste dei pazienti morti sotto i ferri dei medici.
"Se io devo farmi operare debbo poter sapere se quel chirurgo che mi deve operare è un macellaio o è un genio oppure una persona efficiente di qualità - ha detto il ministro -. Mi leggo tutto sullo yogurt, sul succo di frutta o sull'ultimo telefonino e non so se quello che mette le mani su di me per operarmi è uno bravo o uno non bravo, quanti ne ha ammazzati o quanti ne ha salvati? Questa è una follia. Io voglio pubblicare gli score professionali nella sanità, così come per i professori, i maestri, i funzionari".
Forse è stato ispirato dal sottotitolo di Sostenibilitalia.
martedì 16 settembre 2008
La rivoluzione, forse
Dedico a Giorgio Armani le prime foto ufficiali della Chevrolet Volt, l'auto su cui la General Motors gioca il suo futuro. La Volt ha un motore elettrico alimentato da un blocco di batterie agli ioni di litio da 16 Kw che sviluppa una potenza equivalente a circa 150 cavalli e una velcità massima attorno ai 160 Kmh. L'autonomia delle batterie supera i 60 km, ovvero molto più della percorrenza media quotidiana degli automobilisti. Se si fa più strada e le batterie finiscono entra in funzione un motore a scoppio da 1,4 litri che oltre a far camminare la Volt ricarica anche le batterie. Se invece si rimane sotto i 60 Km le batterie della Volt possono essere ricaricate attaccandola a una normale presa di corrente. Con i 220v che abbiamo in Europa la carica completa si raggiunge in solo tre ore, con la tensione americana a 120v ce ne vogliono otto. Per una carica completa delle batterie si consuma meno energia di quella che utilizza in un giorno un frigorifero.
Secondo gli ingegneri della GM la Volt ha un costo di esercizio pari a meno di un sesto di un'auto a benzina e permette all'utente medio di risparmiare mille euro l'anno. Ma soprattutto riduce al minimo le emissioni di gas serra.
Rick Wagoner, boss della General Motors, giura che la Chevrolet Volt sarà in vendita negli Stati Uniti entro il 2010.
Secondo gli ingegneri della GM la Volt ha un costo di esercizio pari a meno di un sesto di un'auto a benzina e permette all'utente medio di risparmiare mille euro l'anno. Ma soprattutto riduce al minimo le emissioni di gas serra.
Rick Wagoner, boss della General Motors, giura che la Chevrolet Volt sarà in vendita negli Stati Uniti entro il 2010.
Senilità e perdita di stile
Oggi Giorgio Armani ha inaugurato una nuova boutique in Via Montenapoleone a Milano "destinata a portare nuovo fascino al tempio del lusso e dell'alta moda". L'intenzione dello stilista è quella di '"conservare quell'allure che via Montenapoleone aveva e che sta perdendo".
In occasione dell'apertura della bottega - duemila metri quadrati su tre piani - Armani ha commentato le ipotesi di pedonalizzare via Montenapoleone: "Già Milano è una città morta, se si toglie anche quel pò di movimento delle auto… e poi è bello mostrare la propria bella macchina".
In occasione dell'apertura della bottega - duemila metri quadrati su tre piani - Armani ha commentato le ipotesi di pedonalizzare via Montenapoleone: "Già Milano è una città morta, se si toglie anche quel pò di movimento delle auto… e poi è bello mostrare la propria bella macchina".
lunedì 15 settembre 2008
Mercoledì 17 a Milano
sabato 13 settembre 2008
mercoledì 10 settembre 2008
Cercasi ministro disperatamente
Questa sera a Genova Veltrone ha dichiarato che il vero ministro dell'istruzione è il capoclasse Giulio Tremonti e che la povera bacchettona Gelmina non fa altro che eseguire i suoi ordini.
Il IV governo Berlusconi sembra caratterizzato da alcuni ministri molto vistosi, che appaiono anche troppo (oltre all'ubiquo capoclasse il muscoloso Scajola e il fustigatore di statali Brunetta, per esempio).
Altri ministri non lasciano molte tracce. E se è sinceramente difficile preoccuparsi per il basso profilo di Rotondi, resta misterioso e profondamente negativo il defilarsi del ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo.
Le sue presenze in rete e sulla stampa sono davvero scarse, a parte il gossip. Il sito del ministero che presiede è addirittura imbarazzante: l'ultimo comunicato stampa pubblicato è del 7 agosto e l'ultima notizia del 5 settembre (peraltro un convegno organizzato da altri soggetti).
Su un tema centrale come l'energia la Prestigiacomo fa commenti da portiere di condominio, quasi a confermare che le decisioni spettano ad altri. Che tristezza.
Il IV governo Berlusconi sembra caratterizzato da alcuni ministri molto vistosi, che appaiono anche troppo (oltre all'ubiquo capoclasse il muscoloso Scajola e il fustigatore di statali Brunetta, per esempio).
Altri ministri non lasciano molte tracce. E se è sinceramente difficile preoccuparsi per il basso profilo di Rotondi, resta misterioso e profondamente negativo il defilarsi del ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo.
Le sue presenze in rete e sulla stampa sono davvero scarse, a parte il gossip. Il sito del ministero che presiede è addirittura imbarazzante: l'ultimo comunicato stampa pubblicato è del 7 agosto e l'ultima notizia del 5 settembre (peraltro un convegno organizzato da altri soggetti).
Su un tema centrale come l'energia la Prestigiacomo fa commenti da portiere di condominio, quasi a confermare che le decisioni spettano ad altri. Che tristezza.
martedì 9 settembre 2008
Sarah Palin? Un alce di Troia
Dal giorno che John McCain l'ha nominata sua candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti Sarah Palin è entrata nel mirino di Huffingfton Post, il più infuente blog politico USA.
Arianna Huffington ha riempito le sue pagne elettroniche di accuse, rivelazioni e commenti contro la Palin, governatore dello stato dell'Alaska con un pedigree teocon quasi insuperabile, un convinto sostegno alle lobby del petrolio e una grande passione per le armi e la caccia.
Così la Huffington scrive un velenoso editoriale dal titolo "Sarah Palin: Un alce di Troia" (in Alaska ci sono sicuramente più alci che cavalli) in cui preconizza che McCain e Palin porterebbero a una diretta continuità con l'amministrazione attuale. In pratica altri quattro anni di presidenza Bush.
L'America però sembra gradire e i sondaggi degli ultimi tre giorni vedono l'anziano Mc Cain (coetaneo di Berlù) superare Obama. Conta l'effetto della convention repubblicana appena conclusa, novembre è ancora molto lontano, ma la sfida è davvero incerta. Sarà interessante seguire le mosse degli spin doctor nelle prossime settimane.
Arianna Huffington ha riempito le sue pagne elettroniche di accuse, rivelazioni e commenti contro la Palin, governatore dello stato dell'Alaska con un pedigree teocon quasi insuperabile, un convinto sostegno alle lobby del petrolio e una grande passione per le armi e la caccia.
Così la Huffington scrive un velenoso editoriale dal titolo "Sarah Palin: Un alce di Troia" (in Alaska ci sono sicuramente più alci che cavalli) in cui preconizza che McCain e Palin porterebbero a una diretta continuità con l'amministrazione attuale. In pratica altri quattro anni di presidenza Bush.
L'America però sembra gradire e i sondaggi degli ultimi tre giorni vedono l'anziano Mc Cain (coetaneo di Berlù) superare Obama. Conta l'effetto della convention repubblicana appena conclusa, novembre è ancora molto lontano, ma la sfida è davvero incerta. Sarà interessante seguire le mosse degli spin doctor nelle prossime settimane.
sabato 6 settembre 2008
giovedì 4 settembre 2008
Lo smog di Pechino? Sparito
Domenica prossima a Pechino si aprono le Paraolimpiadi e le previsioni parlano di cieli azzurri e tersi. Il tanto minacciato smog cinese, che avrebbe dovuto mettere a rischio o addirittura impedire alcune discipline olimpiche, non c'è stato.
I dati ufficiali diffusi parlano di indici di inquinamento bassissimi, con una qualità dell'aria decisamente buona per tutto il mese di agosto e comunque molto inferiore ai livelli di guardia. Merito delle drastiche misure adottate, che hanno sortito effetti così incoraggianti che adesso l'ufficio per la protezione ambientale intende renderle permanenti, in particolare per i veicoli più inquinanti e per il contenimento delle polveri nei cantieri. L'indice medio di inquinamento dell'aria (API) nell'agosto 2008 è stato di 56, contro gli 81 dello scorso anno. La presenza di agenti inquinanti si è ridotta del 40%, con una punta del 61% per il biossido di azoto. In pratica i migliori dati degli ultimi dieci anni.
La questione appassiona i pechinesi, 400.000 dei quali hanno partecipato al forum on-line del quotidiano Beijing Youth Daily, con un sostanziale equilibrio tra favorevoli e contrari amantenere le misure restrittive.
Su Eco dalle Città ricordano come a Torino due anni fa le cose andarono esattamente all'opposto. In occasione delle olimpiadi invernali tutte le misure di limitazione del traffico furono soppresse è la città, che è da sempre tra le più inquinate d'italia, mantenne per tutto il mese di febbraio 2006 un valore medio oltre i 100 microgrammi (dati ufficiali ARPA Piemonte). L'apoteosi si verificò il 16 febbraio 2006 quando il PM10 di Torino raggiunse un livello di 247 mcg/m3, record assoluto del terzo millennio.
I dati ufficiali diffusi parlano di indici di inquinamento bassissimi, con una qualità dell'aria decisamente buona per tutto il mese di agosto e comunque molto inferiore ai livelli di guardia. Merito delle drastiche misure adottate, che hanno sortito effetti così incoraggianti che adesso l'ufficio per la protezione ambientale intende renderle permanenti, in particolare per i veicoli più inquinanti e per il contenimento delle polveri nei cantieri. L'indice medio di inquinamento dell'aria (API) nell'agosto 2008 è stato di 56, contro gli 81 dello scorso anno. La presenza di agenti inquinanti si è ridotta del 40%, con una punta del 61% per il biossido di azoto. In pratica i migliori dati degli ultimi dieci anni.
La questione appassiona i pechinesi, 400.000 dei quali hanno partecipato al forum on-line del quotidiano Beijing Youth Daily, con un sostanziale equilibrio tra favorevoli e contrari amantenere le misure restrittive.
Su Eco dalle Città ricordano come a Torino due anni fa le cose andarono esattamente all'opposto. In occasione delle olimpiadi invernali tutte le misure di limitazione del traffico furono soppresse è la città, che è da sempre tra le più inquinate d'italia, mantenne per tutto il mese di febbraio 2006 un valore medio oltre i 100 microgrammi (dati ufficiali ARPA Piemonte). L'apoteosi si verificò il 16 febbraio 2006 quando il PM10 di Torino raggiunse un livello di 247 mcg/m3, record assoluto del terzo millennio.
mercoledì 3 settembre 2008
La Serbia e l'Europa
La Serbia potrebbe diventare candidato all'ingresso nell'Unione Europea già dal 2009. Lo ha detto oggi il presidente della Commissione Europea Manuel Barroso dopo un incontro con il presidente serbo Boris Tadic. Secondo Barroso la via è stata aperta dal '"momento storico" della cattura di Radovan Karadzic, accusato di crimini di guerra dal tribunale internazionale de L'Aia. Altri criminali di guerra serbi sono ancora ricercati, come Ratko Mladic e Goran Hadzic. "Appena li avremo arrestati li consegneremo al tribunale internazionale" ha detto il presidente serbo Tadic.
Secondo il presidente Barroso i tempi sono maturi per un trattato di liberalizzazione commerciale con la Serbia. Gli Olandesi non la pensano esattamente così e minacciano il loro veto fino a quando la Serbia non collaborerà totalmente con il Tribunale Internazionale per i crimini di guerra nella ex Yugoslavia. Il governo olandese chiede anche l'arresto di Mladic.
Serge Brammeltz, procuratore capo del tribunale internazionale de L'Aia, sarà a Belgrado il 10 settembre e riferirà ai ministri degli esteri dell'Unione Europea in un incontro formale il 15 settembre.
Sull'ingresso della Serbia nell'Unione gioca un ruolo importante l'indipendenza del Kosovo, contestata da Belgrado. A questo proposito il presidente serbo Tadic ha ribadito che il suo paese non seguira l'alleata Russia nel riconoscere l'indipendenza delle regioni georgiane dell'Ossezia del sid e dell Abkhazia "perchè la Serbia sta difendendo la sua sovranità e integrità territoriale applicando la legislazione internazionale".
Secondo il presidente Barroso i tempi sono maturi per un trattato di liberalizzazione commerciale con la Serbia. Gli Olandesi non la pensano esattamente così e minacciano il loro veto fino a quando la Serbia non collaborerà totalmente con il Tribunale Internazionale per i crimini di guerra nella ex Yugoslavia. Il governo olandese chiede anche l'arresto di Mladic.
Serge Brammeltz, procuratore capo del tribunale internazionale de L'Aia, sarà a Belgrado il 10 settembre e riferirà ai ministri degli esteri dell'Unione Europea in un incontro formale il 15 settembre.
Sull'ingresso della Serbia nell'Unione gioca un ruolo importante l'indipendenza del Kosovo, contestata da Belgrado. A questo proposito il presidente serbo Tadic ha ribadito che il suo paese non seguira l'alleata Russia nel riconoscere l'indipendenza delle regioni georgiane dell'Ossezia del sid e dell Abkhazia "perchè la Serbia sta difendendo la sua sovranità e integrità territoriale applicando la legislazione internazionale".
lunedì 1 settembre 2008
Il paradosso dell'Italia a 4 ruote
Qualche anno fa Forte Clò, che allora era assessore all'ambiente della provincia di Bologna, mi spiegò perché l'Italia non può fare a meno delle automobili e non ha interesse a promuovere la riduzione della mobilità privata.
Ogni auto nuova porta allo stato e agli enti locali risorse insostituibili. Il governo centrale incassa l'IVA, la tassa di circolazione (bollo, che mi piace di più) e tutte le imposte sui costi di esercizio, a cominciare dai carburanti. Le regioni fanno cassa con l'addizionale sul bollo, le provincie con quella sull'assicurazione. I comuni infine hanno l'entrata delle multe e dei permessi e delle tariffe di sosta.
Una porzione rilevante delle entrate statali e dei governi locali dipende dalle auto. Sostenere l'utilità di passare a modelli a basso consumo vorrebbe dire meno tasse dai carburanti e maggiore diffusione delle piccole cilindrate. Queste però pagano meno bollo, che è calcolato sulla potenza dei mezzi, qundi meno entrate per le regioni. L'aumento delle piccole cilindrate, unito a una maggiore sicurezza stradale e ad un comportamento più responsabile degli automobilisti porterebbe a meno incidenti, quindi a polizze assicurative più basse e meno entrate per le province. Il rispetto delle norme del codice della strada ridurrebbe le multe e quindi le entrate dei comuni.
Paradossalmente il sistema fiscale italiano si regge sulla diffusione di automobili sovradimensionate e che consumano troppo, condotte da guidatori distratti o indisciplinati.
La notizia di oggi è il crollo del mercato auto, con un meno 26% di immatricolazioni in agosto. Per un paese evoluto questo non sarebbe un dato negativo. Per il nostro sistema economico e fiscale invece è l'anticamera della crisi. Sarebbe opportuno cercare nuove formule per innovare la fiscalità nazionale, che dipende in maniera inaccettabile dalla nostra inefficienza nelle politiche di mobilità. Se l'Italia fosse capace di limitare la sua dipendenza dalle auto private, come sarebbe opportuno, il paese finirebbe sull'orlo del fallimento. Non mi sembra che il tema appassioni il ministro capoclasse Tremonti, né il resto del governo di centrodestra. Finché dura fa verdura. Dio, patria, famiglia e macchina.
Ogni auto nuova porta allo stato e agli enti locali risorse insostituibili. Il governo centrale incassa l'IVA, la tassa di circolazione (bollo, che mi piace di più) e tutte le imposte sui costi di esercizio, a cominciare dai carburanti. Le regioni fanno cassa con l'addizionale sul bollo, le provincie con quella sull'assicurazione. I comuni infine hanno l'entrata delle multe e dei permessi e delle tariffe di sosta.
Una porzione rilevante delle entrate statali e dei governi locali dipende dalle auto. Sostenere l'utilità di passare a modelli a basso consumo vorrebbe dire meno tasse dai carburanti e maggiore diffusione delle piccole cilindrate. Queste però pagano meno bollo, che è calcolato sulla potenza dei mezzi, qundi meno entrate per le regioni. L'aumento delle piccole cilindrate, unito a una maggiore sicurezza stradale e ad un comportamento più responsabile degli automobilisti porterebbe a meno incidenti, quindi a polizze assicurative più basse e meno entrate per le province. Il rispetto delle norme del codice della strada ridurrebbe le multe e quindi le entrate dei comuni.
Paradossalmente il sistema fiscale italiano si regge sulla diffusione di automobili sovradimensionate e che consumano troppo, condotte da guidatori distratti o indisciplinati.
La notizia di oggi è il crollo del mercato auto, con un meno 26% di immatricolazioni in agosto. Per un paese evoluto questo non sarebbe un dato negativo. Per il nostro sistema economico e fiscale invece è l'anticamera della crisi. Sarebbe opportuno cercare nuove formule per innovare la fiscalità nazionale, che dipende in maniera inaccettabile dalla nostra inefficienza nelle politiche di mobilità. Se l'Italia fosse capace di limitare la sua dipendenza dalle auto private, come sarebbe opportuno, il paese finirebbe sull'orlo del fallimento. Non mi sembra che il tema appassioni il ministro capoclasse Tremonti, né il resto del governo di centrodestra. Finché dura fa verdura. Dio, patria, famiglia e macchina.
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