lunedì 31 gennaio 2011
John Barry 1933-2011
John Barry, scomparso ieri per un arresto cardiaco, aveva vinto cinque Oscar per le sue colonne sonore. Nessuno però per le musiche che lo avevano reso più famoso, quelle scritte per i film di James Bond come Goldfinger e Dalla Russia con Amore. Suo anche l'arrangiamento "classico" del tema di 007 scritto da Monty Norman.
Gli Oscar di Barry hanno premiato le sue musiche per Nata libera, Il leone d'inverno, La mia Africa e Balla coi lupi. Il mio preferito resta il tema di Midnight Cowboy, da noi Uomo da Marciapiede.
Nel frattempo, in Albania...
Gli eventi egiziani hanno relegato in secondo piano quanto sta accadendo in Albania. Venerdì scorso centomila persone hanno marciato pacificamente a Tirana per onorare la morte dei tre dimostranti uccisi nelle manifestazioni del 20 gennaio. La manifestazione era guidata dai parenti delle vittime e dal leader dell'opposizione e sindaco di Tirana Edi Rama (al centro nella foto).
"Continueremo la nostra protesta pacifica per chiedere la fine di questo regime" ha detto Rama, che alla stampa ha ribadito che l'unica soluzione per il paese è quella di indire elezioni anticipate. Una manifestazione pro-governativa, inizialmente indetta per sabato scorso, è stata cancellata. Aldo Bumci, portavoce del Partito Democratico del premier Berisha, dopo la manifestazione ha dichiarato che "oggi Edi Rama è tornato sulla scena del delitto, cercando di trarre beneficio politico dai morti". Il governo non ha avviato indagini sui dirigenti di polizia accusati dall'opposizione per la morte dei tre manifestanti.
A Tirana è arrivato il viceministro degli esteri della Lituania Evaldas Ignatavicius, inviato dall'OCSE per cercare una soluzione alla crisi albanese (la Lituania è presidente di turno OCSE per il 2011). Ha incontrato il presidente albanese Bamir Topi, auspicando non si sa bene cosa. L'Albania, che dal 2009 fa parte della NATO, dallo stesso anno vuole entrare nell'Unione Europea. Da Bruxelles sono già arrivati segnali perentori che questa crisi interna non facilita l'avvio dei processi negoziali.
"Continueremo la nostra protesta pacifica per chiedere la fine di questo regime" ha detto Rama, che alla stampa ha ribadito che l'unica soluzione per il paese è quella di indire elezioni anticipate. Una manifestazione pro-governativa, inizialmente indetta per sabato scorso, è stata cancellata. Aldo Bumci, portavoce del Partito Democratico del premier Berisha, dopo la manifestazione ha dichiarato che "oggi Edi Rama è tornato sulla scena del delitto, cercando di trarre beneficio politico dai morti". Il governo non ha avviato indagini sui dirigenti di polizia accusati dall'opposizione per la morte dei tre manifestanti.
A Tirana è arrivato il viceministro degli esteri della Lituania Evaldas Ignatavicius, inviato dall'OCSE per cercare una soluzione alla crisi albanese (la Lituania è presidente di turno OCSE per il 2011). Ha incontrato il presidente albanese Bamir Topi, auspicando non si sa bene cosa. L'Albania, che dal 2009 fa parte della NATO, dallo stesso anno vuole entrare nell'Unione Europea. Da Bruxelles sono già arrivati segnali perentori che questa crisi interna non facilita l'avvio dei processi negoziali.
domenica 30 gennaio 2011
Il nucleare de noantri
Venerdì scorso alla stazione Termini di Roma ho visto un grande totem del Forum Nucleare Italiano, la struttura finanziata dalle multinazionali che investono nel ritorno dell'energia atomica in Italia. Gli oligarchi della tecnologia atomica continuano a promuovere il loro interesse economico, ma il nucleare in Italia non è in grande spolvero. La direzione dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare, presieduta dal vegliardo Veronesi, è stata finalmente completata solo pochi giorni fa con la nomina di Stefano Laporta, che prende il posto del bocciato Michele Corradino. Gli altri componenti, decisi lo scorso dicembre, sono Maurizio Cumo, Marco Enrico Ricotti e Stefano Dambruoso. Presidente e componenti durano in carica sette anni e possono essere confermati una sola volta. Presidente è l'ottuagenario Veronesi, che nel 2022 avrà 97 anni. Il 2022, secondo stime molto ottimistiche, potrebbe essere l'anno in cui la prima centrale atomica italiana riuscirebbe ad entrare in funzione, se tutto filasse liscio.
L'agenzia per la sicurezza nucleare ha finalmente nominato il suo vertice. Ma non ha una struttura, tantomeno una sede. Per capire quanto le cose siano ancora in alto mare basta la dichiarazione del sottosegretario allo sviluppo economico Saglia, che esprime il suo gradimento sull'ipotesi che l'agenzia abbia sede a Roma. Insomma, non sono ancora riusciti a decidere neppure questo.
Una volta stabilita la sede l'agenzia dovrebbe definire alcuni "dettagli", quali la localizzazione delle nuove centrali e il sito per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Ad oggi non è stato ancora reso pubblico un elenco con l'indicazione dei siti potenzialente ottimali. La concertazione con le regioni e gli enti locali non è mai stata avviata. Visto che un altro turno elettorale si avvicina, la scelta dei siti non sembra il modo migliore di fare campagna elettorale.
L'ottimo sottosegretario Saglia, intervenendo lo scorso agosto al meeting di Rimini di CL, aveva assicurato che i siti delle centrali sarebbero stati definiti entro gennaio. Ma infatti.
L'agenzia per la sicurezza nucleare ha finalmente nominato il suo vertice. Ma non ha una struttura, tantomeno una sede. Per capire quanto le cose siano ancora in alto mare basta la dichiarazione del sottosegretario allo sviluppo economico Saglia, che esprime il suo gradimento sull'ipotesi che l'agenzia abbia sede a Roma. Insomma, non sono ancora riusciti a decidere neppure questo.
Una volta stabilita la sede l'agenzia dovrebbe definire alcuni "dettagli", quali la localizzazione delle nuove centrali e il sito per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Ad oggi non è stato ancora reso pubblico un elenco con l'indicazione dei siti potenzialente ottimali. La concertazione con le regioni e gli enti locali non è mai stata avviata. Visto che un altro turno elettorale si avvicina, la scelta dei siti non sembra il modo migliore di fare campagna elettorale.
L'ottimo sottosegretario Saglia, intervenendo lo scorso agosto al meeting di Rimini di CL, aveva assicurato che i siti delle centrali sarebbero stati definiti entro gennaio. Ma infatti.
sabato 29 gennaio 2011
Clima, si riparte ad aprile a Bangkok
Il segretariato della convenzione quadro sul cambiamento climatico dell'ONU (UNFCCC) ha comunicato che la prima sessione di negoziati in vista della COP17 di Durban è prevista dal 3 all'8 aprile a Bangkok in Tailandia, preceduta da tre giorni di incontri regionali. L'agenda approvata a Cancun prevedeva solo una sessione a Bonn nel mese di giugno.
venerdì 28 gennaio 2011
Kyoto, il Giappone rilancia
Alla conferenza ONU sul clima dello scorso dicembre il Giappone è stato il primo paese ad uscire allo scoperto dichiarando la sua opposizione a un prolungamento del protocollo di Kyoto oltre la sua scadenza del 2012.
Ieri il Giappone ha annunciato di stare lavorando a una proposta di accordo globale sul clima che superi i limiti del protocollo di Kyoto e possa essere condiviso dai grandi paesi inquinatori.
A Cancun il Giappone si era opposto ad una ipotesi di prolungamento del protocollo di Kyoto sulla base del fatto che il trattato impegna solo i paesi responsabili del 30% delle emissioni globali, compreso il 4% in quota Giappone. Kyoto non è stato mai sottoscritto dagli Stati Uniti e la struttura del trattato non prevedeva impegni per i paesi in via di sviluppo, come Cina e India.
L'attesa sulla proposta di nuovo accordo sul clima del Giappone è notevole, ma i maligni ritengono che l'annuncio sia un tentativo quasi disperato del premier Naoto Kan, che cerca di riguadagnare consenso in vista delle elezioni amministrative di marzo. Secondo i sondaggi oggi il gradimento di Kan nel paese è sceso al 30%.
Ieri il Giappone ha annunciato di stare lavorando a una proposta di accordo globale sul clima che superi i limiti del protocollo di Kyoto e possa essere condiviso dai grandi paesi inquinatori.
A Cancun il Giappone si era opposto ad una ipotesi di prolungamento del protocollo di Kyoto sulla base del fatto che il trattato impegna solo i paesi responsabili del 30% delle emissioni globali, compreso il 4% in quota Giappone. Kyoto non è stato mai sottoscritto dagli Stati Uniti e la struttura del trattato non prevedeva impegni per i paesi in via di sviluppo, come Cina e India.
L'attesa sulla proposta di nuovo accordo sul clima del Giappone è notevole, ma i maligni ritengono che l'annuncio sia un tentativo quasi disperato del premier Naoto Kan, che cerca di riguadagnare consenso in vista delle elezioni amministrative di marzo. Secondo i sondaggi oggi il gradimento di Kan nel paese è sceso al 30%.
giovedì 27 gennaio 2011
Le ragazze giocano con l'iPad
Le ministre Gelmini, Prestigiacomo e Brambilla fotografate alle prese con il nuovo giocattolo durante la sessione di ieri alla Camera dedicata alla mozione contro il ministro Bondi.
Cosa staranno guardando di così divertente? Le trascrizioni delle ultime intercettazioni di Lady Minetti?
Cosa staranno guardando di così divertente? Le trascrizioni delle ultime intercettazioni di Lady Minetti?
Non sparate a quei lupi
Il commissario europeo all'ambiente Janez Potocnik aveva annunciato che avrebbe portato sul tavolo della Commissione di Bruxelles la riapertura della caccia al lupo in Svezia, e lo ha fatto.
La Svezia ha deciso di contenere la popolazione dei lupi, fissandone il numero totale in 210 esemplari divisi in 20 branchi. Lo scorso anno fu permesso l'abbattimento di 27 capi, per la prima volta dal 1964. Quest'anno i 6747 cacciatori svedesi autorizzati avevano il permesso di uccidere venti lupi tra il 15 gennaio e il 15 febbraio.
I lupi in Svezia erano virtualmente estinti e alcuni esemplari furono reintrodotti nel 1990. Le stime oggi parlano di circa 250 lupi nelle regioni settentrionali del paese e gli allevatori lamentano attacchi ai greggi di pecore e renne. Ma i più tenaci sostenitori dell'abbattimento dei lupi sono i cacciatori di alci, preoccupati perché i lupi uccidono i loro cani. La caccia all'alce (in Svezia ce ne sono 400.000) è molto praticata e i cacciatori di alci sono il 6% della popolazione svedese ma rappresentano una lobby potentissima. Nel corso della campagna per le elezioni 2010 gli attuali primo ministro e ministro delle finanze avevano promesso l'apertura della caccia al lupo anche nel 2011.
La decisione non è stata presa bene a Bruxelles, dove la Svezia è accusata di infrazione della direttiva Habitats 92/43 che include il lupo tra le specie protette. Ieri Bruxelles ha formalmente notificato al governo Svedese l'avvio della procedura di infrazione. Ora Stoccolma ha due mesi di tempo per fornire le proprie controdeduzioni. Se queste non saranno ritenute soddisfacenti il caso andrà alla Corte Europea.
I lupi in Svezia erano virtualmente estinti e alcuni esemplari furono reintrodotti nel 1990. Le stime oggi parlano di circa 250 lupi nelle regioni settentrionali del paese e gli allevatori lamentano attacchi ai greggi di pecore e renne. Ma i più tenaci sostenitori dell'abbattimento dei lupi sono i cacciatori di alci, preoccupati perché i lupi uccidono i loro cani. La caccia all'alce (in Svezia ce ne sono 400.000) è molto praticata e i cacciatori di alci sono il 6% della popolazione svedese ma rappresentano una lobby potentissima. Nel corso della campagna per le elezioni 2010 gli attuali primo ministro e ministro delle finanze avevano promesso l'apertura della caccia al lupo anche nel 2011.
La decisione non è stata presa bene a Bruxelles, dove la Svezia è accusata di infrazione della direttiva Habitats 92/43 che include il lupo tra le specie protette. Ieri Bruxelles ha formalmente notificato al governo Svedese l'avvio della procedura di infrazione. Ora Stoccolma ha due mesi di tempo per fornire le proprie controdeduzioni. Se queste non saranno ritenute soddisfacenti il caso andrà alla Corte Europea.
Quello che le agenzie non dicono
La rete può essere implacabile. Trip Advisor, il sito sempre più leader nel settore viaggi, pubblica la lista dei dieci hotel più sporchi, anzi zozzi di ogni continente. Negli Stati Uniti i "migliori" sono sparsi per il paese, in Europa vincono Gran Bretagna e Olanda, terza la Turchia.
martedì 25 gennaio 2011
Albania calling
Edi Rama (foto), sindaco di Tirana e leader del partito socialista albanese, ha chiesto all'Europa e in particolare all'Italia di prendere posizione su quanto sta succedendo nel suo paese, dove violente manifestazioni di piazza contro il governo di Sali Berisha hanno portato all'uccisione di tre manifestanti.
Tra Brindisi e Durazzo ci sono solo 148 Km e nel nostro paese vivono 500.000 immigrati albanesi. La grave situazione dell'Albania dovrebbe essere al centro dell'agenda politica del ministero degli esteri italiano. Il ministro Frattini, ormai talmente evanescente da avere raggiunto lo stato gassoso, è rimasto in silenzio. Ammesso che sia vivo.
Tra Brindisi e Durazzo ci sono solo 148 Km e nel nostro paese vivono 500.000 immigrati albanesi. La grave situazione dell'Albania dovrebbe essere al centro dell'agenda politica del ministero degli esteri italiano. Il ministro Frattini, ormai talmente evanescente da avere raggiunto lo stato gassoso, è rimasto in silenzio. Ammesso che sia vivo.
lunedì 24 gennaio 2011
Merola quell'altro
Alle primarie di Bologna ha vinto Merola. Avrebbe vinto a mani basse anche le primarie di Napoli, quell'altro.
Tempi duri per i falsari
La Banca Centrale Europea ha annunciato che nel 2010 la circolazione di biglietti di Euro falsi è diminuita del 12.6% rispetto all'anno precedente. Il numero dei biglietti contraffatti era in ascesa costante dal 2006, ma nel 2010 sono state sequestrate solo 751.000 banconote false. Considerando la circolazione totale c'è un biglietto falso ogni 37.350 autentici. Il pezzo più falsificato è la banconota da 50 (43.5%), seguita da quella da 20 Euro (38%).
Sono invece in aumento le monete false. Lo scorso anno ne sono state sequestrate 186.000, l'8% in più che nel 2009. Tre quarti delle monete false sono da 2 Euro, ma 25000 erano pezzi da 50 centesimi. Anche le monete sono comunque pochissime. La Gran Bretagna tra il 2009 e il 2010 ha sequestrato due milioni di monete da una sterlina, in pratica una falsa ogni 36 autentiche. Nel caso dell'Euro, le monete false sono una su 86.000.
Sono invece in aumento le monete false. Lo scorso anno ne sono state sequestrate 186.000, l'8% in più che nel 2009. Tre quarti delle monete false sono da 2 Euro, ma 25000 erano pezzi da 50 centesimi. Anche le monete sono comunque pochissime. La Gran Bretagna tra il 2009 e il 2010 ha sequestrato due milioni di monete da una sterlina, in pratica una falsa ogni 36 autentiche. Nel caso dell'Euro, le monete false sono una su 86.000.
Avvistamenti
"La fidanzata di Berlusconi esiste" e sarebbe una ragazza di 30 anni. "L'ho incontrata più di una volta", ha detto Lele Mora all'agenzia Ansa.
Sembra che parli dello Yeti o del mostro di Loch Ness.
Sembra che parli dello Yeti o del mostro di Loch Ness.
domenica 23 gennaio 2011
Otto miliardi di Euro, chi li vuole?
In Europa si parla molto delle potenzialità della green economy, anche in relazione agli obiettivi di riduzione delle emissioni e dell'aumento della efficienza energetica previsti nel "pacchetto clima 20+20+20". Eppure i finanziamenti disponibili non vengono utilizzati. La notizia arriva da Marie Donnelly, che è direttore per l'efficienza energetica e le energie rinnovabili alla DG Energia della Commissione Europea. In una intervista a Euractiv Donnelly ricorda come le ultime modifiche sulla gestione del Fondo di Coesione permettano di destinare il 4% del totale dei finanziamenti a iniziative di efficienza energetica. Sarebbero otto miliardi di Euro, da attivare entro il 2013 e spendere entro il 2015. Ma fino allo scorso dicembre solo 205 milioni erano stati richiesti dagli stati membri.
Questa volta l'Italia non c'entra. Il Fondo di Coesione è riservato ai paesi con un PIL inferiore al 90% della media europea. Si tratta di 15 nazioni su 27: Bulgaria, Cipro, Cekia, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria. I fondi non restano inutilizzati, ma vengono dirottati su altri programmi che non necessitano di requisiti ambientali. Ad esempio nel settore trasporti, per finanziare autostrade o aeroporti.
Un gruppo di ONG ha pubblicato lo scorso novembre un rapporto interessante che analizza come spesso i fondi europei siano spesi male o comunque con scarsa attenzione all'ambiente.Il rapporto chiede alla UE di utilizzare i fondi comunitari seguendo alcuni criteri base:
- Ogni progetto finanziato nel settore dei trasporti dovrebbe contribuire alla riduzione dei gas serra.
- Il settore del trasporto aereo dovrebbe essere escluso dai finanziamenti.
- I progetti di nuove autostrade dovrebbero essere finanziati solo se è previsto un pedaggio.
Questi principi dovrebbero essere la base dei programmi finanziati nel periodo 2014-2020, i cui regolamenti sono attualmente sul tavolo della Commissione di Bruxelles.
Questa volta l'Italia non c'entra. Il Fondo di Coesione è riservato ai paesi con un PIL inferiore al 90% della media europea. Si tratta di 15 nazioni su 27: Bulgaria, Cipro, Cekia, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria. I fondi non restano inutilizzati, ma vengono dirottati su altri programmi che non necessitano di requisiti ambientali. Ad esempio nel settore trasporti, per finanziare autostrade o aeroporti.
Un gruppo di ONG ha pubblicato lo scorso novembre un rapporto interessante che analizza come spesso i fondi europei siano spesi male o comunque con scarsa attenzione all'ambiente.Il rapporto chiede alla UE di utilizzare i fondi comunitari seguendo alcuni criteri base:
- Ogni progetto finanziato nel settore dei trasporti dovrebbe contribuire alla riduzione dei gas serra.
- Il settore del trasporto aereo dovrebbe essere escluso dai finanziamenti.
- I progetti di nuove autostrade dovrebbero essere finanziati solo se è previsto un pedaggio.
Questi principi dovrebbero essere la base dei programmi finanziati nel periodo 2014-2020, i cui regolamenti sono attualmente sul tavolo della Commissione di Bruxelles.
Che tempaccio che fa
Confermando le anticipazioni la World Metereological Organization (WMO) certifica che il 2010 è stato l'anno più caldo di sempre. Il primato supera di pochissimo il 2005 (-0.01° c) e il 1998 (-0.02° c).
Nel 2010 la temperatura media del pianeta è stata di 0.45° centigradi superiore alla media di 14.00° del periodo 1961-1990.
I dati sono stati presentati in una conferenza stampa dal segretario generale WMO Michel Jarraud che ha confermato la tendenza al riscaldamento globale del pianeta identificando la causa prinicipale nell'aumento dei gas serra dovuto all'attività antropica. Insomma, è colpa nostra.
L'Organizzazione Metereologica Mondiale ha anche sottolineato come il 2010 abbia segnato anche il record minimo della superficie polare permanentemente ghiacciata e sia stato l'anno di fenomeni metereologici estremi come l'ondata di caldo in Russia e le alluvioni in Pakistan. Nel dicembre 2010 la superficie ghiacciata dell'Artico era di 12 milioni di Kmq, 1,35 milioni di Kmq in meno rispetto alla media registrata a dicembre nel periodo 1979-2000. Nella scorsa estate in Groenlandia sono state registrate temperature di 3° c superiori alla media e scarse precipitazioni nevose, che hanno contribuito alla riduzione della calotta glaciale. Il ghiaccio infatti è più scuro della neve e se non è ricoperto da uno strato nevoso assorbe più radiazioni solari.
Il riscaldamento globale provoca fenomi opposti nelle diverse zone della terra. Dicembre 2010 ha registrato temperature molto più elevate della media in Canada e Groenlandia, mentre Norvegia e Svezia hanno avuto punte di 10 gradi sotto la media stagionale e in Gran Bretagna il mese è stato il più freddo dal 1890. Temperature più fredde della media anche in Russia e nella costa est USA, con abbondanti nevicate.
Infine la WMO ha elencato anche gli eventi metereologici estremi che hanno caratterizzato l'inizio del 2011: alluvioni e frane in Sri Lanka e Filippine, "bombe d'acqua" in Brasile nella zona di Rio de Janeiro (oltre 700 morti), alluvioni nell'Australia orientale (foto) legate al fenomeno de La Niña.
Nel 2010 la temperatura media del pianeta è stata di 0.45° centigradi superiore alla media di 14.00° del periodo 1961-1990.
I dati sono stati presentati in una conferenza stampa dal segretario generale WMO Michel Jarraud che ha confermato la tendenza al riscaldamento globale del pianeta identificando la causa prinicipale nell'aumento dei gas serra dovuto all'attività antropica. Insomma, è colpa nostra.
L'Organizzazione Metereologica Mondiale ha anche sottolineato come il 2010 abbia segnato anche il record minimo della superficie polare permanentemente ghiacciata e sia stato l'anno di fenomeni metereologici estremi come l'ondata di caldo in Russia e le alluvioni in Pakistan. Nel dicembre 2010 la superficie ghiacciata dell'Artico era di 12 milioni di Kmq, 1,35 milioni di Kmq in meno rispetto alla media registrata a dicembre nel periodo 1979-2000. Nella scorsa estate in Groenlandia sono state registrate temperature di 3° c superiori alla media e scarse precipitazioni nevose, che hanno contribuito alla riduzione della calotta glaciale. Il ghiaccio infatti è più scuro della neve e se non è ricoperto da uno strato nevoso assorbe più radiazioni solari.
Il riscaldamento globale provoca fenomi opposti nelle diverse zone della terra. Dicembre 2010 ha registrato temperature molto più elevate della media in Canada e Groenlandia, mentre Norvegia e Svezia hanno avuto punte di 10 gradi sotto la media stagionale e in Gran Bretagna il mese è stato il più freddo dal 1890. Temperature più fredde della media anche in Russia e nella costa est USA, con abbondanti nevicate.
Infine la WMO ha elencato anche gli eventi metereologici estremi che hanno caratterizzato l'inizio del 2011: alluvioni e frane in Sri Lanka e Filippine, "bombe d'acqua" in Brasile nella zona di Rio de Janeiro (oltre 700 morti), alluvioni nell'Australia orientale (foto) legate al fenomeno de La Niña.
sabato 22 gennaio 2011
Redemption Song
Stamattina alla fine del discorso di Walter Veltroni al Lingotto 2 - La Vendetta gli speakers hanno sparato la versione acustica di Redemption Song di Bob Marley.
Che succede in Albania?
"Chiedo al cosiddetto primo ministro di non portare la nostra società e il nostro paese un un vicolo cieco" ha detto il sindaco di Tirana e leader dell'opposizione albanese Edi Rama. Ieri tre persone sono morte per colpi di armi da fuoco nel corso della più imponente manifestazione di protesta dal 1998. La manifestazione era organizzata dal partito socialista, di cui Rama è leader, che non ha mai accettato l'esito delle elezioni del 2009 che hanno confermato Sali Berisha primo ministro. "L'Albania non è in uno stato di emergenza e non passerà ad uno stato di emergenza, ma la violenza non sarà tollerata" ha detto il premier Berisha, mentre Rama accusava apertamente il ministro dell'interno Lulzim Basha e lo stesso Berisha per l'uccisione dei dimostranti.
Le proteste contro Berisha e il suo governo hanno ripreso vigore dopo le dimissioni del vicepremier e ministro dell'economia Ilir Meta. Meta si è dimesso il 14 gennaio dopo la diffusione di un video in cui raccomandava al suo predecessore ministro dell'economia Dritan Prifti di assegnare l'appalto pubblico di una centrale idroelettrica a un suo amico. Per la cronaca Meta aveva sostituito Prifti lo scorso settembre dopo che lo stesso Prifti si era dimesso per accuse di corruzione.
Ilir Meta è il leader del Movimento Socialista per l’Integrazione, un piccolo partito di sinistra che, dopo le contestate elezioni del giugno 2009 concluse con un sostanziale pareggio tra Berisha e Rama, si alleò con Berisha garantendogli con i suoi tre seggi una esile maggioranza.
Le proteste contro Berisha e il suo governo hanno ripreso vigore dopo le dimissioni del vicepremier e ministro dell'economia Ilir Meta. Meta si è dimesso il 14 gennaio dopo la diffusione di un video in cui raccomandava al suo predecessore ministro dell'economia Dritan Prifti di assegnare l'appalto pubblico di una centrale idroelettrica a un suo amico. Per la cronaca Meta aveva sostituito Prifti lo scorso settembre dopo che lo stesso Prifti si era dimesso per accuse di corruzione.
Ilir Meta è il leader del Movimento Socialista per l’Integrazione, un piccolo partito di sinistra che, dopo le contestate elezioni del giugno 2009 concluse con un sostanziale pareggio tra Berisha e Rama, si alleò con Berisha garantendogli con i suoi tre seggi una esile maggioranza.
giovedì 20 gennaio 2011
A Party Animal
Si intitola "A Party Animal" il nuovo articolo che l'Economist dedica alle miserabili vicende di casa nostra. L'analisi è come sempre spietata ma incontrovertibile. Le ultime due parole: Poor Italy.
I veri colpevoli
"Lei forse non sa, ma glielo raccontiamo oggi, che i due giornali più indignati per le frequentazioni con ragazze di dubbia moralità, il Corriere della Sera e Repubblica, sfruttano la prostituzione (nessuno può escludere se minorile o no) pubblicando a pagamento annunci nei quali giovani escort si offrono ai lettori."
Alessandro Sallusti oggi sulla prima pagina de Il Giornale, rispondendo alla lettera di un lettore.
Alessandro Sallusti oggi sulla prima pagina de Il Giornale, rispondendo alla lettera di un lettore.
mercoledì 19 gennaio 2011
Il controspot nucleare
Stefano mi segnala il controspot nucleare realizzato e presentato oggi da Greenpeace Italia in risposta a quello commissionato a Saatchi & Saatchi dal Forum Nucleare. Naturalmente il filmato di Greenpeace non potrà essere visto in prima serata nelle TV commerciali come quello voluto da C. Testa e finanziato dalle multinazionali dell'energia atomica. Però è abbastanza ben fatto e persino ironico, fatto insolito perché in Italia gli ecologisti tendono a prendersi troppo sul serio. Resta un argomento non citato, che secondo me è tra le motivazioni principali per rifiutare l'energia atomica: la necessità di democrazia energetica. Il principio dovrebbe essere l'autosufficienza delle comunità, la possibilità che ognuno produca la (poca) energia che consuma. Il nucleare invece, con la concentrazione della produzione in poche mega centrali, va in direzione esattamente opposta.
Approfitto di questo post per segnalare l'ennesima intervista filoatomica di C. Testa pubblicata ieri su Italia Oggi. Dice le solite cose, omette di dirne altre fondamentali, tipo che la domanda di energia in Italia è in calo. Tristezza.
Gli ultimi giorni dell'impero?
Questa foto parla da sola. L'ha pubblicata stamattina in prima pagina l'International Herald Tribune, l'edizione globale del New York Times. La foto è su quattro colonne, appena sotto la testata. L'articolo di Rachel Donadio è lungo e dettagliato. "Soprattutto gli Italiani sono sempre più preoccupati dalla distanza tra i mali del paese e le priorità del primo ministro".
Aggiornamento delle 18: il pezzo è stato pubblicato anche nella edizione americana del NYT ed è partito il dibattito online. Per misurare quanto Berlù abbia contribuito a migliorare il prestigio internazionale dell'Italia consiglio di leggere i commenti, ne sono stati pubblicati già 168.
Aggiornamento delle 18: il pezzo è stato pubblicato anche nella edizione americana del NYT ed è partito il dibattito online. Per misurare quanto Berlù abbia contribuito a migliorare il prestigio internazionale dell'Italia consiglio di leggere i commenti, ne sono stati pubblicati già 168.
martedì 18 gennaio 2011
Il paese dei balocchi
La segnalazione arriva da Metilparaben e merita davvero. Mentre l'impero vive gli ultimi giorni e la tempesta stavolta sembra davvero perfetta, resta un'oasi di pace: il sito di Nicole Minetti.
Minetti oggi aveva già dato un importante contributo nell'intervista pubblicata da La Stampa, nella quale alla domanda su come sia entrata in possesso di tre appartamenti replica con "preferisco non rispondere". Senza dimenticare gli stralci delle intercettazioni, dove spiega a Emilio Fede il listino delle prestazioni, tipo 300 Euro per un pompino. O dove qualcuno racconta di lei a seno nudo che bacia Berlù nel corso delle feste dove "tutto si è sempre svolto all’insegna della più assoluta eleganza, del più assoluto decoro e tranquillità e senza nessuna, nessuna implicazione sessuale" come ha detto il padrone di casa in televisione due giorni fa. Minetti è consigliere regionale in Lombardia, eletta nel listino del presidente Formigoni. In una intervista del 24 febbraio 2010 al Corriere aveva detto di sentirsi "adeguata al ruolo".
Anche per i negazionisti più efferati, come il ministro Frattini, è innegabile che la signorina Minetti sia nell'occhio del ciclone e qualche spiegazione dovrebbe darla. Ma nella homepage del suo sito l'argomento del giorno sono "le pari opportunità". Spettacolare. Tragicamente inarrivabile.
Minetti oggi aveva già dato un importante contributo nell'intervista pubblicata da La Stampa, nella quale alla domanda su come sia entrata in possesso di tre appartamenti replica con "preferisco non rispondere". Senza dimenticare gli stralci delle intercettazioni, dove spiega a Emilio Fede il listino delle prestazioni, tipo 300 Euro per un pompino. O dove qualcuno racconta di lei a seno nudo che bacia Berlù nel corso delle feste dove "tutto si è sempre svolto all’insegna della più assoluta eleganza, del più assoluto decoro e tranquillità e senza nessuna, nessuna implicazione sessuale" come ha detto il padrone di casa in televisione due giorni fa. Minetti è consigliere regionale in Lombardia, eletta nel listino del presidente Formigoni. In una intervista del 24 febbraio 2010 al Corriere aveva detto di sentirsi "adeguata al ruolo".
Anche per i negazionisti più efferati, come il ministro Frattini, è innegabile che la signorina Minetti sia nell'occhio del ciclone e qualche spiegazione dovrebbe darla. Ma nella homepage del suo sito l'argomento del giorno sono "le pari opportunità". Spettacolare. Tragicamente inarrivabile.
D I M I S S I O N I
A questo punto credo che sarebbe l'unica scelta responsabile. Abbiamo cominciato a chiederle in parecchi. Su facebook è partita quella che io chiamo la catena di San Tanché, nome che è piaciuto. Vero però che non c'è niente da ridere.
lunedì 17 gennaio 2011
Sepolcri imbiancati
Lo so, Berlù è l'unico essere umano color betacarotene, con la faccia arancione invece che rosa. Ma dimentichiamo il suo look acqua e cerone e concentriamoci sulla scenografia dell'ultimo messaggio video, quello in cui - a malincuore - ha confessato di essere fidanzato. Tavolo bianco, lampada bianca, libreria bianca, libri tutti con la costa bianca, a parte una collana rilegata in cuoio in alto a destra.
Libri con la costa bianca, tutti rilegati. Non paperbacks, dove il bianco in costa si può trovare, come per Einaudi e i classici Oscar Mondadori.
Adesso date un'occhiata alla vostra libreria e ditemi quanti libri ci sono con la costa bianca. Secondo me se li fa fabbricare da qualche scenografo Mediaset, per non rovinare il candore dell'allestimento.
Libri con la costa bianca, tutti rilegati. Non paperbacks, dove il bianco in costa si può trovare, come per Einaudi e i classici Oscar Mondadori.
Adesso date un'occhiata alla vostra libreria e ditemi quanti libri ci sono con la costa bianca. Secondo me se li fa fabbricare da qualche scenografo Mediaset, per non rovinare il candore dell'allestimento.
L'ultimo discorso in tagcloud
Il sito di Sky ha elaborato una tagcloud del discorso televisivo di Berlù di ieri sera, quando ha annunciato il fidanzamento. C'è anche una versione più ampia.
Poi oggi sono arrivate le carte con gli orribili dettagli dell'inchiesta, ma questa è un'altra storia.
Poi oggi sono arrivate le carte con gli orribili dettagli dell'inchiesta, ma questa è un'altra storia.
I pericoli del silenzio
Il presidente USA Obama ha firmato una legge che prescrive alle silenziose auto elettriche di emettere un suono per avvisare i pedoni. L'atto è stato fortemente voluto dalla Federazione Nazionale dei Ciechi ma interessa tutto l'universo dei pedoni, perché alle basse velocità le auto elettriche sono talmente silenziose che solo l'avvistamento permette di riconoscerne l'arrivo. Anche chi ci vede benone ma guarda dalla parte sbagliata corre grossi rischi. Quando la velocità si alza il rotolamento degli pneumatici produce abbastanza decibel da far scattare l'allerta.
La proposta di legge è stata presentata da John Kerry, senatore già candidato democratico perdente contro George Bush Jr. nelle elezioni presidenziali del 2004.
La proposta di legge è stata presentata da John Kerry, senatore già candidato democratico perdente contro George Bush Jr. nelle elezioni presidenziali del 2004.
domenica 16 gennaio 2011
Prestigio internazionale
sabato 15 gennaio 2011
Virgolette
venerdì 14 gennaio 2011
2010, il più caldo e piovoso di sempre
La conferma autorevole è arrivata dalla NASA: il 2010 è stato l'anno più caldo di sempre, alla pari con il 2005. I due anni differiscono per meno di 0.01° C, ma sono ambedue 0.62° C sopra la media della temperatura terrestre nel periodo 1951-1980.
La TOP 10 degli anni più caldi dopo 2010 e 2005 vede 1998, 2002, 2003, 2006, 2007 e 2009 virtualmente terzi a pari merito, con variazioni minime. Poi 2004 e 2001. In pratica i dieci anni più roventi del pianeta sono tutti quelli dell'ultima decade meno il 2008. Il grafico sopra, con la curva tendenziale tracciata, viene dall'Huffington Post.
La temperatura media del 2010 è stata di 14.51° C, segnando per la 34a volta consecutiva un dato superiore alla media storica. L'ultimo anno con temperature al di sotto della media è stato il 1976.
Nel 2010 si sono registrate le temperature massime di sempre in 19 nazioni, dai 37.2° della Finlandia ai 50.4° del Qatar, dai 42.3° della Colombia ai 45.4 della Russia. Nessun paese ha registrato temperature minime record. Ai più curiosi segnalo un sito con record di temperature massime e minime di tutte le nazioni.
Il 2010 resta nella storia anche come l'anno più piovoso di sempre, ma a giudicare da quanto sta succedendo in Australia, Brasile e nel resto del pianeta il 2011 ha buone possibilità di superarlo.
Sostenibilitalia aveva già provato a spiegare come gli inverni rigidi degli ultimi anni in nord Europa siano conseguenza del riscaldamento globale.
La TOP 10 degli anni più caldi dopo 2010 e 2005 vede 1998, 2002, 2003, 2006, 2007 e 2009 virtualmente terzi a pari merito, con variazioni minime. Poi 2004 e 2001. In pratica i dieci anni più roventi del pianeta sono tutti quelli dell'ultima decade meno il 2008. Il grafico sopra, con la curva tendenziale tracciata, viene dall'Huffington Post.
La temperatura media del 2010 è stata di 14.51° C, segnando per la 34a volta consecutiva un dato superiore alla media storica. L'ultimo anno con temperature al di sotto della media è stato il 1976.
Nel 2010 si sono registrate le temperature massime di sempre in 19 nazioni, dai 37.2° della Finlandia ai 50.4° del Qatar, dai 42.3° della Colombia ai 45.4 della Russia. Nessun paese ha registrato temperature minime record. Ai più curiosi segnalo un sito con record di temperature massime e minime di tutte le nazioni.
Il 2010 resta nella storia anche come l'anno più piovoso di sempre, ma a giudicare da quanto sta succedendo in Australia, Brasile e nel resto del pianeta il 2011 ha buone possibilità di superarlo.
Sostenibilitalia aveva già provato a spiegare come gli inverni rigidi degli ultimi anni in nord Europa siano conseguenza del riscaldamento globale.
Veloci, ma costosi e per pochi
Al contrario dell'Italia, la Spagna ha puntato pesante sui treni ad alta velocità, costruendo in pochi anni una rete da record. L'ultima tratta operativa, la Madrid-Valencia, è stata inaugurata lo scorso 12 dicembre portando il totale delle linee AVE a 2665 Km e permettendo alla Spagna di superare la Francia nel primato europeo dell'alta velocità ferroviaria.
Ma non tutti sono convinti che la scelta sia stata giusta. L'investimento nell'alta velocità è stato di 6 miliardi di Euro, per una utenza stimata in 3.5 milioni di passeggeri l'anno. Meno di un centesimo dei 400 milioni di Spagnoli che utilizzano le cercanias, le ferrovie regionali. Un Km di ferrovia "normale" costa in Spagna 3 milioni di Euro, uno di alta velocità tra i 12 e i 30 milioni. Inoltre l'alta velocità è competitiva solo nei tragitti tra i 250 e i 700 Km. Sotto questa soglia l'auto è più conveniente, sopra meglio andare in aereo. Riflessioni interessanti per un paese come il nostro dove i treni veloci sono appena comparsi.
Ne parla El Pais in un articolo piuttosto critico dal titolo AVE como si fuéramos ricos, di cui Presseurop fornisce una sintesi in italiano.
Ma non tutti sono convinti che la scelta sia stata giusta. L'investimento nell'alta velocità è stato di 6 miliardi di Euro, per una utenza stimata in 3.5 milioni di passeggeri l'anno. Meno di un centesimo dei 400 milioni di Spagnoli che utilizzano le cercanias, le ferrovie regionali. Un Km di ferrovia "normale" costa in Spagna 3 milioni di Euro, uno di alta velocità tra i 12 e i 30 milioni. Inoltre l'alta velocità è competitiva solo nei tragitti tra i 250 e i 700 Km. Sotto questa soglia l'auto è più conveniente, sopra meglio andare in aereo. Riflessioni interessanti per un paese come il nostro dove i treni veloci sono appena comparsi.
Ne parla El Pais in un articolo piuttosto critico dal titolo AVE como si fuéramos ricos, di cui Presseurop fornisce una sintesi in italiano.
giovedì 13 gennaio 2011
Nel frattempo, in Sudan
Mentre in Italia si discute sulla legittimità di accordi di fabbrica, primarie e impedimenti in Sudan si svolge un referendum popolare sull'indipendenza del sud del paese, da decenni consumato in una eterna guerriglia di secessione.
Il South Sudan è un territorio abitato da gente che vive con un reddito medio di 50 centesimi di Euro al giorno, ma è ricco di petrolio. L'80% della popolazione adulta è analfabeta. Secondo Oxfam per una ragazzina di 15 anni del South Sudan sono più alte le possibilità di morire di parto che quelle di completare la scuola elementare (solo un parto su dieci è seguito da un'ostetrica, il dato più basso del pianeta).
Il referendum proseguirà fino a domenica e i risultati non dovrebbero essere noti prima di Febbraio. Gli ultimi dati confermano un'affluenza superiore al 60%, percentuale minima per la validità della consultazione. Secondo Jimmy Carter, inviato a capo della delegazione di osservatori internazionali, il referendum si sta svolgendo regolarmente "su standard internazionali".
Alcuni osservatori politici locali temono che la separazione del Sud possa portare a una balcanizzazione della nazione più grande del continente africano, con simili istanze separatiste da parte del Darfur, della zona del Mar Rosso, del Nilo Azzurro e del Kordofan meridionale.
Al seggio di Juba oggi si è presentata anche Rebecca Kadi Loburang Dinduch (foto Reuters sopra), che con una età di 115 anni è ritenuta la donna più vecchia del paese. Consegnando la scheda ha detto "E' il giorno più bello della mia vita".
Il South Sudan è un territorio abitato da gente che vive con un reddito medio di 50 centesimi di Euro al giorno, ma è ricco di petrolio. L'80% della popolazione adulta è analfabeta. Secondo Oxfam per una ragazzina di 15 anni del South Sudan sono più alte le possibilità di morire di parto che quelle di completare la scuola elementare (solo un parto su dieci è seguito da un'ostetrica, il dato più basso del pianeta).
Il referendum proseguirà fino a domenica e i risultati non dovrebbero essere noti prima di Febbraio. Gli ultimi dati confermano un'affluenza superiore al 60%, percentuale minima per la validità della consultazione. Secondo Jimmy Carter, inviato a capo della delegazione di osservatori internazionali, il referendum si sta svolgendo regolarmente "su standard internazionali".
Alcuni osservatori politici locali temono che la separazione del Sud possa portare a una balcanizzazione della nazione più grande del continente africano, con simili istanze separatiste da parte del Darfur, della zona del Mar Rosso, del Nilo Azzurro e del Kordofan meridionale.
Al seggio di Juba oggi si è presentata anche Rebecca Kadi Loburang Dinduch (foto Reuters sopra), che con una età di 115 anni è ritenuta la donna più vecchia del paese. Consegnando la scheda ha detto "E' il giorno più bello della mia vita".
Azzoppato
Questo il titolo sulla pagina web de Il Giornale di famiglia dopo le indiscrezioni sulla sentenza della corte costituzionale in merito al legittimo impedimento. Invito a esaminare con attenzione tutta la pagina speciale che il quotidiano di casa Berlù dedica all'argomento.
La scelta del termine "azzoppato" è interessante e certo non casuale. Non "limitato" o "ridotto" ma azzoppato, prefigurando uno scenario oscuro in cui un soggetto violento, magari un killer prezzolato, produce una menomazione, un danno fisico permanente.
Il legittimo impedimento, concepito di sana e robusta costituzione, è stato azzoppato e non potra più correre libero e giocare nei prati. Chi è il killer? La Costituzione Italiana, che per fortuna del paese è nata più sana e robusta di lui.
La scelta del termine "azzoppato" è interessante e certo non casuale. Non "limitato" o "ridotto" ma azzoppato, prefigurando uno scenario oscuro in cui un soggetto violento, magari un killer prezzolato, produce una menomazione, un danno fisico permanente.
Il legittimo impedimento, concepito di sana e robusta costituzione, è stato azzoppato e non potra più correre libero e giocare nei prati. Chi è il killer? La Costituzione Italiana, che per fortuna del paese è nata più sana e robusta di lui.
martedì 11 gennaio 2011
Come inventarsi una notizia
Il 3 gennaio scorso su Repubblica Vincenzo Borgomeo scriveva un articolo dal titolo "Flop auto elettriche, dagli USA primo allarme". Nel pezzo l'evidenza è sul fatto che i due modelli in commercio, la Nissal Leaf e la Chevrolet Volt, hanno consegnato rispettivamente solo 10 e 300 vetture nel mese di dicembre. Secondo il redattore, che riferisce di dati (non riportati nell'articolo) raccolti da Associated Press tra i concessionari, le previsioni per il futuro delle vendite delle auto elettriche in USA sarebbero tragiche. Borgomeo si lancia poi in disquisizioni sul prezzo dei modelli, che sarebbe troppo alto. E conclude con un epitaffio solenne: "Ma è chiaro che a fronte di bassi numeri di vendita, almeno per ora, i costruttori possano nascondere la verità sostenendo di non avere disponibilità di prodotto. Un alibi che fra qualche mese non reggerà più. E allora - a fronte di vendite inesistenti - le varie marche si troveranno davanti ad bivio. Delle due l'una: o ammettere di non essere in grado di costruire le macchine a prezzi concorrenziali o ammettere la disfatta commerciale." Ammappa, sembra quasi contento.
La realtà è che le consegne di Leaf e Volt sono molto a rilento, con un gran numero di ordini da smaltire. Sia Nissan che Chevrolet avevano da anni annunciato la consegna delle prime auto elettriche entro il 2011 e hanno fatto di tutto per mantenere l'impegno, anche se la produzione di ambedue i modelli sconta dei ritardi pesanti. Già a metà dello scorso novembre in rete si leggeva che solo cinque Nissan Leaf sarebbero arrivate in America entro il 2010. La prima è stata consegnata l'11 dicembre a San Francisco a un certo Olivier Chalouhi. Le auto però erano da tempo a disposizione degli addetti ai lavori per le prove su strada e venivano offerte ad eventi di rilievo: una piccola flotta di Leaf circolava in Messico alla COP16 di Cancun.
Ma la falsa notizia in Italia si la largo e persino un sito di buona reputazione come Ecoblog, in un pezzo firmato da tale Marina, titola "Stati Uniti e auto elettriche: flop di vendite per Nissan Leaf e Chevrolet Volt?" Poi però nel testo linka un lancio di Associated Press che parla solo di ritardo nelle consegne. Redattori che non sanno l'inglese o malafede? Perché nel comunicato AP si parla esplicitamente di 50.000 persone che aspettano le nuove auto e che hanno versato un anticipo da mesi. E basta girare un poco nel web per scoprire che il vero problema sono le mancate consegne, che fanno imbestialire chi aveva prenotato la Nissan Leaf nove mesi fa convinto di averla entro l'anno e oggi si vede costretto ad aspettare dai 4 ai 7 mesi in più. E pensare che Nissan aveva bloccato gli ordini della Leaf dopo averne raccolti quasi ventimila in un mese, tredicimila solo in USA.
Tanto per smentire le cornacchie giornalistiche, vale la pena ricordare che la Nissan Leaf è stata nominata auto dell'anno 2011 in Europa lo scorso novembre, mentre la Chevrolet Volt (foto sopra) ha vinto ieri il titolo di auto dell'anno in America del Nord, superando proprio la Nissan Leaf. Nell'occasione la General Motors ha annunciato che aumenterà la produzione della Volt da 30.000 a 45.000 auto per soddisfare la domanda crescente.
Non basta. Su La Repubblica di ieri, nella pagina Automotori, Valerio Berruti scrive un altro pezzo (sorry, sul web non lo trovo) dal titolo "Auto elettrica scetticismo USA" in cui si citano gli stessi dati delle immatricolazioni di dicembre (300 Volt e 10 Leaf) e dove il giornalista scrive "Numeri decisamente molto lontani da quanto si aspettavano i costruttori. O meglio, una vera tragedia se si considera che queste auto, oltre all'enorme investimento in pubblicità fatto in questi mesi, dovrebbero beneficiare dell'effetto novità che quasi sempre porta al tutto esaurito".
Berruti, Borgomeo, Marina & company: approssimativi, superficiali, ignoranti o qualcosa di peggio?
La realtà è che le consegne di Leaf e Volt sono molto a rilento, con un gran numero di ordini da smaltire. Sia Nissan che Chevrolet avevano da anni annunciato la consegna delle prime auto elettriche entro il 2011 e hanno fatto di tutto per mantenere l'impegno, anche se la produzione di ambedue i modelli sconta dei ritardi pesanti. Già a metà dello scorso novembre in rete si leggeva che solo cinque Nissan Leaf sarebbero arrivate in America entro il 2010. La prima è stata consegnata l'11 dicembre a San Francisco a un certo Olivier Chalouhi. Le auto però erano da tempo a disposizione degli addetti ai lavori per le prove su strada e venivano offerte ad eventi di rilievo: una piccola flotta di Leaf circolava in Messico alla COP16 di Cancun.
Ma la falsa notizia in Italia si la largo e persino un sito di buona reputazione come Ecoblog, in un pezzo firmato da tale Marina, titola "Stati Uniti e auto elettriche: flop di vendite per Nissan Leaf e Chevrolet Volt?" Poi però nel testo linka un lancio di Associated Press che parla solo di ritardo nelle consegne. Redattori che non sanno l'inglese o malafede? Perché nel comunicato AP si parla esplicitamente di 50.000 persone che aspettano le nuove auto e che hanno versato un anticipo da mesi. E basta girare un poco nel web per scoprire che il vero problema sono le mancate consegne, che fanno imbestialire chi aveva prenotato la Nissan Leaf nove mesi fa convinto di averla entro l'anno e oggi si vede costretto ad aspettare dai 4 ai 7 mesi in più. E pensare che Nissan aveva bloccato gli ordini della Leaf dopo averne raccolti quasi ventimila in un mese, tredicimila solo in USA.
Tanto per smentire le cornacchie giornalistiche, vale la pena ricordare che la Nissan Leaf è stata nominata auto dell'anno 2011 in Europa lo scorso novembre, mentre la Chevrolet Volt (foto sopra) ha vinto ieri il titolo di auto dell'anno in America del Nord, superando proprio la Nissan Leaf. Nell'occasione la General Motors ha annunciato che aumenterà la produzione della Volt da 30.000 a 45.000 auto per soddisfare la domanda crescente.
Non basta. Su La Repubblica di ieri, nella pagina Automotori, Valerio Berruti scrive un altro pezzo (sorry, sul web non lo trovo) dal titolo "Auto elettrica scetticismo USA" in cui si citano gli stessi dati delle immatricolazioni di dicembre (300 Volt e 10 Leaf) e dove il giornalista scrive "Numeri decisamente molto lontani da quanto si aspettavano i costruttori. O meglio, una vera tragedia se si considera che queste auto, oltre all'enorme investimento in pubblicità fatto in questi mesi, dovrebbero beneficiare dell'effetto novità che quasi sempre porta al tutto esaurito".
Berruti, Borgomeo, Marina & company: approssimativi, superficiali, ignoranti o qualcosa di peggio?
lunedì 10 gennaio 2011
Italia Berlusconi Presidente
Altro che "Popolari". Secondo l'agenzia Dire il nuovo nome del partito di Berlù sara Italia, con il simbolo qui a fianco. Così sentiremo slogan del tipo "Dai il tuo voto all'Italia" o "Scegli l'Italia". Gasparri sara il capogruppo dell'Italia, Verdini, Bondi e Larussa i coordinatori dell'Italia e così via.
Terribile. E magari funzionerà pure. Ma c'è anche chi non la vede troppo male, come Piero che sostiene che Berlù ha perso "forza". Mauro invece fa notare che adesso con la Padania non sarà più un'alleanza ma un derby.
A me sembra un trampolino per portare Berlù al Quirinale.
Secondo Angela a questo punto il PD dovrebbe ribattezzarsi "Resto del Mondo".
Terribile. E magari funzionerà pure. Ma c'è anche chi non la vede troppo male, come Piero che sostiene che Berlù ha perso "forza". Mauro invece fa notare che adesso con la Padania non sarà più un'alleanza ma un derby.
A me sembra un trampolino per portare Berlù al Quirinale.
Secondo Angela a questo punto il PD dovrebbe ribattezzarsi "Resto del Mondo".
E Tremonti cancella il futuro
Come può un paese uscire dalla crisi senza investire nel proprio futuro? E come possono le città e i territori seguire l'innovazione e le nuove frontiere dello sviluppo senza risorse economiche adeguate?
Anche Il Sole 24 Ore oggi commenta amaramente l'ulteriore stretta agli investimenti degli enti locali italiani inserita nella Legge di Stabilità, che al comme 108 esclude la possibilità di contrarre debiti per gli enti locali che ne hanno consolidati per una cifra superiore all'8% delle entrate correnti. Poiché dal 2001 gli enti possono indebitarsi - cioè contrarre mutui - solo per investimenti, la norma limiterà enormememte l'avvio di opere pubbliche e di interventi di manutenzione, ammodernamento e innovazione tecnologica. Nell'occhiuta logica centralista del governo di destra (altro che federalismo) le città e i territori vengono trasformate in gestori di servizi, amministrati con criteri di cassa sempre più rigidi, e perdono la facoltà di fare progetti, di cercare soluzioni e strumenti per lo sviluppo sociale ed economico delle comunità. Questo vale ad esempio per un settore strategico come l'efficienza energetica, dove la riconversione dell'esistente e le nuove tecnologie sono un elemento di risparmio e uno straordinario volano economico. Ma il capoclasse Tremonti non ragiona per strategie, bensì per consuntivi. Resteremo sempre più indietro dall'Europa che ha scommesso sugli investimenti nell'innovazione, avremo sempre meno opportunità di lavoro per i giovani e di crescita per le imprese. Però i bilanci saranno in ordine, garantendoci un triste, inesorabile declino con i libri contabili in pareggio.
Anche Il Sole 24 Ore oggi commenta amaramente l'ulteriore stretta agli investimenti degli enti locali italiani inserita nella Legge di Stabilità, che al comme 108 esclude la possibilità di contrarre debiti per gli enti locali che ne hanno consolidati per una cifra superiore all'8% delle entrate correnti. Poiché dal 2001 gli enti possono indebitarsi - cioè contrarre mutui - solo per investimenti, la norma limiterà enormememte l'avvio di opere pubbliche e di interventi di manutenzione, ammodernamento e innovazione tecnologica. Nell'occhiuta logica centralista del governo di destra (altro che federalismo) le città e i territori vengono trasformate in gestori di servizi, amministrati con criteri di cassa sempre più rigidi, e perdono la facoltà di fare progetti, di cercare soluzioni e strumenti per lo sviluppo sociale ed economico delle comunità. Questo vale ad esempio per un settore strategico come l'efficienza energetica, dove la riconversione dell'esistente e le nuove tecnologie sono un elemento di risparmio e uno straordinario volano economico. Ma il capoclasse Tremonti non ragiona per strategie, bensì per consuntivi. Resteremo sempre più indietro dall'Europa che ha scommesso sugli investimenti nell'innovazione, avremo sempre meno opportunità di lavoro per i giovani e di crescita per le imprese. Però i bilanci saranno in ordine, garantendoci un triste, inesorabile declino con i libri contabili in pareggio.
Emissioni, la Cina fa meglio di noi
La Cina, con una economia in crescita costante a doppia cifra, ha sempre rifiutato ipotesi di riduzione delle emissioni di CO2 in cifra assoluta, come quelle che il protocollo di Kyoto impone ai paesi occidentali, dove la crisi economica ha ridotto i consumi energetici facilitando molto il nostro compito. Si è posta invece degli obiettivi rapportati alla crescita, imponendo una riduzione del 20% delle emissioni calcolate sull'unità del PIL. Questo significa che i valori assoluti delle emissioni cinesi continueranno a crescere, ma che per ogni punto di PIL il paese si prefiggeva di utilizzare il 20% in meno di energia. La riduzione del 20% era stata programmata per il quinquennio 2006-2010 e secondo l'agenzia Xinhua sarebbe stato raggiunto, lo riferisce la Reuters. I dati ufficiali però non sono ancora stati diffusi, e voci accreditate parlano per gli ultimi mesi del 2010 di chiusure forzate di acciaierie e altri grandi impianti energivori per mantenere gli impegni.
Attualmente la Cina sta decidendo il tetto di riduzione per il periodo 2011-2015, che secondo indiscrezioni dovrebbe essere il 17.3%. Questo significherebbe, considerando che la base di partenza è una riduzione già raggiunta del 20% rispetto al 2006, un aumento totale dell'efficienza energetica del 34% in dieci anni. Un dato notevole, che supera largamente gli obiettvi del 20% in 12 anni compresi nel "pacchetto energia" varato nel 2008 dall'Unione Europea.
Attualmente la Cina sta decidendo il tetto di riduzione per il periodo 2011-2015, che secondo indiscrezioni dovrebbe essere il 17.3%. Questo significherebbe, considerando che la base di partenza è una riduzione già raggiunta del 20% rispetto al 2006, un aumento totale dell'efficienza energetica del 34% in dieci anni. Un dato notevole, che supera largamente gli obiettvi del 20% in 12 anni compresi nel "pacchetto energia" varato nel 2008 dall'Unione Europea.
domenica 9 gennaio 2011
A volte abboccano (ancora)
Il presidente del consiglio non cambia né mai cambierà, lo sappiamo. Non cambia l'apparenza, che tenta di mantenere inalterata con complicati restauri e semplici ceroni ("stucco e pittura fa bella figura" diceva un mio amico imbianchino). Tantomeno la sostanza, che resta ancorata all'autocelebrazione, alla demonizzazione dei magistrati e alle cantilene contro i "comunisti", che ormai esistono solo nell'immaginario di Berlù.
Così, quando irrompe per l'ennesima volta in televisione, stavolta in un programma di gossip, non stupisce che Berlù dica ancora una volta che "i nostri post-comunisti fanno finta di avere abitato su Marte e dicono anche di non essere mai stati comunisti, ma non hanno mai fatto i conti con il loro passato e con gli orrori di una ideologia spaventosa". Tutto nasce da una foto scattata in Svizzera a Massimo D'Alema, descritto a St Moritz con sciarpa di cachemire. "I comunisti ci sono, esistono eccome. Non è un cachemire che può cambiare il cervello e il cuore della gente" ribadisce Berlù.
Niente di nuovo, solite litanìe. Uno si aspetterebbe che il discorso cada nel nulla. Invece no. D'Alema si sente in dovere di rispondere e in una intervista concessa al nuovo direttore de Il Riformista ci tiene a far sapere che: 1. La sua sciarpa non è di cachemire 2. Il giaccone che indossa è vecchio 3. Le scarpe (non inquadrate nella foto) le ha acquistate in una catena di articoli sportivi a 29€. Evviva.
Oggi una sciarpa di cachemire costa come una cena per due in pizzeria, quindi credo sia ampiamente nelle possibilità di un parlamentare di lungo corso, che secondo me potrebbe anche permettersi un giaccone un po' più snello e scarpe di prezzo medio e magari di fattura italiana (quelle a 29€ sono certamente made in China).
Ma il dato stupefacente è che D'Alema sente il dovere di rispondere alle accuse idiote di Berlù, ai luoghi comuni per cui un "comunista" non ha diritto di possedere una sciarpa di cachemire, ma deve arrossarsi il collo con lane irsute per obblighi ideologici. Nel 2011.
Quindi chapeau a Berlù, maestro comunicatore che ancora una volta ha colpito nel segno, accendendo la coda di paglia dell'accusato di turno. Quanto a D'Alema, lo ringrazio per averci evitato la comunicazione del prezzo dei suoi calzini e delle sue mutande.
Così, quando irrompe per l'ennesima volta in televisione, stavolta in un programma di gossip, non stupisce che Berlù dica ancora una volta che "i nostri post-comunisti fanno finta di avere abitato su Marte e dicono anche di non essere mai stati comunisti, ma non hanno mai fatto i conti con il loro passato e con gli orrori di una ideologia spaventosa". Tutto nasce da una foto scattata in Svizzera a Massimo D'Alema, descritto a St Moritz con sciarpa di cachemire. "I comunisti ci sono, esistono eccome. Non è un cachemire che può cambiare il cervello e il cuore della gente" ribadisce Berlù.
Niente di nuovo, solite litanìe. Uno si aspetterebbe che il discorso cada nel nulla. Invece no. D'Alema si sente in dovere di rispondere e in una intervista concessa al nuovo direttore de Il Riformista ci tiene a far sapere che: 1. La sua sciarpa non è di cachemire 2. Il giaccone che indossa è vecchio 3. Le scarpe (non inquadrate nella foto) le ha acquistate in una catena di articoli sportivi a 29€. Evviva.
Oggi una sciarpa di cachemire costa come una cena per due in pizzeria, quindi credo sia ampiamente nelle possibilità di un parlamentare di lungo corso, che secondo me potrebbe anche permettersi un giaccone un po' più snello e scarpe di prezzo medio e magari di fattura italiana (quelle a 29€ sono certamente made in China).
Ma il dato stupefacente è che D'Alema sente il dovere di rispondere alle accuse idiote di Berlù, ai luoghi comuni per cui un "comunista" non ha diritto di possedere una sciarpa di cachemire, ma deve arrossarsi il collo con lane irsute per obblighi ideologici. Nel 2011.
Quindi chapeau a Berlù, maestro comunicatore che ancora una volta ha colpito nel segno, accendendo la coda di paglia dell'accusato di turno. Quanto a D'Alema, lo ringrazio per averci evitato la comunicazione del prezzo dei suoi calzini e delle sue mutande.
sabato 8 gennaio 2011
Anno nuovo PD nuovo?
Anno nuovo, PD nuovo. Magari. Questo sarà un mese cruciale per il Partito Democratico, a partire dalla direzione nazionale il 13 (non si riunisce da settembre) per finire con l'assemblea nazionale a Napoli in programma il 28-29. Nel mezzo ci sono il "Lingotto 2 - la vendetta" di Veltrone e le primarie per i sindaci di Bologna (il 22), Napoli e Cagliari. Inoltre il segretario partirà per un tour di 14 città d'Italia con inizio sabato prossimo 15 gennaio proprio nella mia Ancona.
Al di fuori del recinto democratico sempre entro il mese Berlù giura che dimostrerà di avere i numeri per goverrnare, mentre Bossi intima che il federalismo deve essere approvato in parlamento entro il 23. Infine il 12 e 13 della prossima settimana la corte costituzionale deve dare il suo parere sul legittimo impedimento ma anche esprimersi sulla legittimità del referendum che lo vuole abolire, per il quale Di Pietro ha gia depositato una valanga di firme.
A fine mese sapremo. Intanto la questione che più fa discutere sono le primarie per il sindaco di Torino seppure, essendo in programma solo il 27 febbraio, siano assai oltre la fine di questo gennaio politicamente tempestoso. Il segretario Bersani, che nella ultima foto ufficiale è vede ritratto con un inedito rigatino bluette non esattamente da statista, ha avuto la bella idea di sollevare ancora dubbi sulle primarie, parlando di aggiustamenti e ritoccatine, quasi fossero Marina Berlusconi. Siccome molte persone identificano il PD con le primarie, metterle in discussione è sembrata la cosa meno intelligente da fare in un momento politico così confuso. E la protesta della base del PD si è fatta sentire forte e chiara.
A Torino si candida Piero Fassino, l'uomo che in politica ha fatto tutto meno che il primo ministro ed ha traghettato da segretario i DS dentro il PD. Per qualcuno è una sorta di meritato premio alla carriera, per altri l'ennesimo esempio ndella incapacità di rinnovamento del partito. Il PD a Torino è precipitato a circa tremila iscitti e per candidarsi alle primarie il regolamento prevede 700 firme. Una bazzeccola per Fassino, uno scoglio quasi insormontabile per candidati meno legati alle gerarchie del PD e delle sue componenti.
Ieri si è mosso Ignazio Marino con una bellissima intervista su La Stampa, a cui hanno fatto eco dichiarazioni altrettanto condivisibili di Sandro Gozi e Ivan Scalfarotto. Oggi il giornale della città torna sulla questione con un articolo intitolato eloquentemente "PD: caos primarie" nel quale si racconta proprio delle assurde regole che complicano molto la vita ai candidati outsider, come lo stimato assessore torinese Roberto Tricarico. Sempre oggi su Il Riformista Stefano Ceccanti propone tre ipotesi di modifica delle primarie.
Insomma, l'anno è nuovo di sicuro, il PD invece sembra sempre lo stesso, almeno in questa prima settimana. Un partito che ha reso difficile anche per i più smaliziati politologi seguire tutti i sussulti e le tendenze interne, come riepiloga oggi Pippo Civati con un bell'articolo su Europa. Se serve una conferma, segnalo che oggi sul Corriere Beppe Fioroni dichiara che non voterebbe mai una legge sul testamento biologico, rivendicando la "libertà di coscienza". Se poi la propria "libertà di coscienza" limita o impedisce la libertà di scelta altrui questo non sembra essere un problema di Fioroni. Ma dovrebbe essere un problema del Partito Democratico.Buon anno a tutti.
Al di fuori del recinto democratico sempre entro il mese Berlù giura che dimostrerà di avere i numeri per goverrnare, mentre Bossi intima che il federalismo deve essere approvato in parlamento entro il 23. Infine il 12 e 13 della prossima settimana la corte costituzionale deve dare il suo parere sul legittimo impedimento ma anche esprimersi sulla legittimità del referendum che lo vuole abolire, per il quale Di Pietro ha gia depositato una valanga di firme.
A fine mese sapremo. Intanto la questione che più fa discutere sono le primarie per il sindaco di Torino seppure, essendo in programma solo il 27 febbraio, siano assai oltre la fine di questo gennaio politicamente tempestoso. Il segretario Bersani, che nella ultima foto ufficiale è vede ritratto con un inedito rigatino bluette non esattamente da statista, ha avuto la bella idea di sollevare ancora dubbi sulle primarie, parlando di aggiustamenti e ritoccatine, quasi fossero Marina Berlusconi. Siccome molte persone identificano il PD con le primarie, metterle in discussione è sembrata la cosa meno intelligente da fare in un momento politico così confuso. E la protesta della base del PD si è fatta sentire forte e chiara.
A Torino si candida Piero Fassino, l'uomo che in politica ha fatto tutto meno che il primo ministro ed ha traghettato da segretario i DS dentro il PD. Per qualcuno è una sorta di meritato premio alla carriera, per altri l'ennesimo esempio ndella incapacità di rinnovamento del partito. Il PD a Torino è precipitato a circa tremila iscitti e per candidarsi alle primarie il regolamento prevede 700 firme. Una bazzeccola per Fassino, uno scoglio quasi insormontabile per candidati meno legati alle gerarchie del PD e delle sue componenti.
Ieri si è mosso Ignazio Marino con una bellissima intervista su La Stampa, a cui hanno fatto eco dichiarazioni altrettanto condivisibili di Sandro Gozi e Ivan Scalfarotto. Oggi il giornale della città torna sulla questione con un articolo intitolato eloquentemente "PD: caos primarie" nel quale si racconta proprio delle assurde regole che complicano molto la vita ai candidati outsider, come lo stimato assessore torinese Roberto Tricarico. Sempre oggi su Il Riformista Stefano Ceccanti propone tre ipotesi di modifica delle primarie.
Insomma, l'anno è nuovo di sicuro, il PD invece sembra sempre lo stesso, almeno in questa prima settimana. Un partito che ha reso difficile anche per i più smaliziati politologi seguire tutti i sussulti e le tendenze interne, come riepiloga oggi Pippo Civati con un bell'articolo su Europa. Se serve una conferma, segnalo che oggi sul Corriere Beppe Fioroni dichiara che non voterebbe mai una legge sul testamento biologico, rivendicando la "libertà di coscienza". Se poi la propria "libertà di coscienza" limita o impedisce la libertà di scelta altrui questo non sembra essere un problema di Fioroni. Ma dovrebbe essere un problema del Partito Democratico.Buon anno a tutti.
venerdì 7 gennaio 2011
Gerry Rafferty, 1947 - 2011
Distratto dai colpi di coda delle vacanze saluto con due giorni di ritardo la scomparsa di Gerry Rafferty, l'uomo di Baker Street (1978, video sopra). L'enorme successo della canzone aveva portato City to city, l'album dove era inserita, a vendere cinque milioni e mezzo di copie. Poi più nulla. Rafferty ha passato gli ultimi venti anni a bere, destino frequente tra gli One Trick Pony, citando Paul Simon, ovvero gli artisti che dopo uno straordinario successo non sono più riusciti a ripetersi. Nel caso di Gerry c'erano anche altre complicazioni, visto che si rifiutò sempre di andare in tour. Non aveva neppure un agente.
Alcuni agiografi del rock sostengono che il riff di sax di Rafael Ravenscoft che caratterizza la canzone avrebbe aperto la strada a una nuova stagione di assoli. Non credo sia davvero così, ma Baker Street resta una delle pietre miliari del pop anni '70.
Secondo il Guardian ancora oggi Baker Street garantiva a Gerry Rafferty una rendita di 80.000 sterline l'anno.
giovedì 6 gennaio 2011
mercoledì 5 gennaio 2011
Ancora sullo spot atomico
Il dibattito aperto ieri dal mio post sullo spot video pagato dal Forum Nucleare continua vivace sia su Sostenibilitalia che su Ciwati. Tra i molti commenti un osservatore acuto ha notato che un paio di battute inquietanti sulla gestione delle scorie radioattive sono sparite dall'ultima versione, quella presentata dal Forum e mandata in rotazione televisiva. Ma si possono ritrovare sul canale YouTube dell'agenzia Saatchi&Saatchi, dove la versione è quella originale più lunga (inserita qui sopra). Per dimostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto Chicco Testa e le multinazionali che finanziano il Forum Nucleare siano attenti ad indorare la pillola.
L'estinzione dei Babbi scalatori
Quale epidemia ha decimato i Babbi Natale scalatori che un paio di anni fa infestavano le case italiane? La specie, non autoctona, era comparsa su balconi e pareti tra il 2007 e il 2008, sembra introdotta clandestinamente dalla Cina. I Babbi scalatori (Babbus ascendens) avevano rapidamente proliferato fino a raggiungere densità altissime, anche grazie all'assenza di nemici naturali e predatori. Quest'anno sono praticamente spariti. Quale può essere la causa? Influenza suina? Rabbia? Un nuovo morbo sconosciuto? In giro è difficile anche rinvenire delle carcasse. Il mistero resta fitto.
martedì 4 gennaio 2011
Tristemente delizioso
Davide Faraone, candidato a sindaco di Palermo, ha trasformato in emoticon la molletta simbolo delle primarie 2009 del PD. Poi ci ha fatto un post sul suo sito e una pagina su facebook.
(visto su ciwati)
(visto su ciwati)
Primarie e nomination
Per scegliere il candidato sindaco di Torino il centro sinistra farà le primarie. La destra invece ha aperto il televoto.
Proibiti i commenti allo spot nucleare
Babbo Natale ha portato sulle nostre televisioni uno spot in cui si parla di energia nucleare. Il filmato dura trenta secondi ed è stato realizzato da Saatchi & Saatchi, una delle corazzate mondiali dell'advertising, e solo negli ultimi secondi compare il nome del committente: il Forum Nucleare Italiano, struttura costituita sei mesi fa con il finanziamento delle industrie coinvolte nel business delle centrali atomiche e presieduto da Chicco Testa, il profeta del newborn nuclear all'italiana. Il lancio dello spot è stato fatto in grande stile, con molti passaggi in prime time. Del resto lo stesso Berlù tempo fa aveva parlato della necessità di una "campagna di informazione" sul nucleare.
Il Forum Nucleare ha aperto un canale su Youtube che per ora ha solo 55 iscritti. Accanto a filmati celebrativi della fondazione è stato inserito anche lo spot, ma senza permettere di lasciare commenti, cosa che ha fatto imbestialire il popolo della rete. Nel frattempo un gruppo su facebook si è attivato per chiedere la sospensione dello spot, raggiungendo già i 1500 iscritti.
La lettura più interessante e divertente del subdolo spot l'ha fatta nel video qui sopra l'attrice Maddalena Balsamo. Anche lei ha un canale su Yotube dove vanta però 10160 iscritti, cioè circa 200 volte quelli del Forum Nucleare. Margherita i suoi iscritti se li è conquistati uno per uno con i video che carica e con le cose che racconta. Un consenso che viene dal basso, dalla condivisione e dalla partecipazione. E senza ricevere assegni con vari zeri da Westinghouse, Enel, Areva, Edison, EdF...
Aggiornamento delle 21:00
Il post è stato rilanciato nel blog di Pippo Civati. Ne è scaturita una serie di commenti interessanti, tra i quali alcuni interventi filoatomici ai quali ho risposto.
domenica 2 gennaio 2011
Vero, purtroppo
(...) Di Pietro e i suoi sodali si sentono accusare spesso di essere «la polizza vita» di Berlusconi. Ma è vero pure il reciproco. Berlusconi è la polizza dei Di Pietro. La loro è una politica a tariffa you and me: Silvio e Tonino, Grillo e Gasparri, Ghedini e Barbato, e via accoppiando. Negli anni questa compagnia ha progressivamente imposto la lotta con la clava a tutto il resto della compagnia. E, naturalmente, la colpa è in primo luogo di chi, nella politica come nel giornalismo, se l’è fatta imporre, senza mai trovare la formula giusta per non farsi stritolare da questa tenaglia e cercando quasi sempre di sfuggire con espedienti di giornata.
In questo senso la vicenda Mirafiori è esemplare. Il dramma di un partito con le dimensioni e le ambizioni del Partito democratico non è la presenza di posizioni diverse al proprio interno. Questo è fisiologico. Il dramma è scegliere di non scegliere. E sparire. Stretto tra il giubilo di un governo accondiscendente con la Fiat e gli strepiti anti-Marchionne, il Partito democratico ha creduto di poter mascherare le proprie divisioni interne posizionandosi su una arzigogolata mediana (bene l’investimento, male la parte sui diritti), dove gli aggettivi «accettabile» e «inaccettabile» ricorrono con pari frequenza e spesso sulle medesime bocche. Risultato: metà dell’opinione pubblica non ha capito bene quale sia la linea del Pd, l’altra metà ha capito che una linea non c’è. A contendersi la scena restano così solo i professionisti della più rozza propaganda: ministri che parlano della Fiom come delle Brigate rosse, Vendola che a Marchionne dà di schiavista, Di Pietro che gli dà di fascista. Se il Partito democratico ritiene che l’accordo lede «i diritti della democrazia» - come hanno sostenuto, non a torto, numerosi e autorevoli suoi esponenti - avrebbe dovuto dire no, senza per questo mischiarsi alle brutali campagne dei “clavisti”. Questa è la terra di mezzo possibile, non il «ma anche», il balbettio, lo zig zag. Perché quando si deplora la lotta con la clava, non è per suggerire compromessi al ribasso e indecisionismo. (...)
Dall'editoriale di Stefano Cappellini, che da oggi ha sostituito Antonio Polito come direttore de Il Riformista.
sabato 1 gennaio 2011
Estonia, piccola e virtuosa
Da oggi l'Euro circola anche in Estonia, piccola repubblica baltica di 1.3 milioni di persone. Con un PIL di 14 miliardi di Euro l'Estonia è la seconda tra le economie minuscole d'Europa, superata solo da Malta. Piccola ma sana: con un debito pubblico pari solo all'otto per cento del PIL l'Estonia è il paese meno esposto tra i 17 che hanno adottato la moneta unica europea.
Effetti collaterali
Beh, almeno il caso Battisti è servito a farci sapere che il ministro degli esteri Frattini è ancora vivo.
Iscriviti a:
Post (Atom)