"Fornire i nostri cittadini e le nostre imprese di fonti di energia economicamente convenienti, rispettose dell’ambiente e che nel contempo riducano la pericolosa dipendenza energetica del nostro Paese. E la sola risposta oggi è il nucleare, una sfida che dobbiamo perseguire con convinzione e determinazione".
Dalla trascrizione del discorso pronunciato ieri da Berlù alla Camera dei Deputati.
giovedì 30 settembre 2010
mercoledì 29 settembre 2010
Sul clima Barack non torna indietro
Nel nuovo numero di Rolling Stone il direttore Jann Wenner conduce una lunga intervista con Barack Obama realizzata il 17 settembre nell'ufficio ovale della Casa Bianca. Barack affronta tutti i temi scottanti dei suoi primi due anni da presidente, dalla guerra in Irak al disastro ecologico della BP nel golfo del Messico.
A un certo punto Wenner gli chiede: James Hansen, lo scienziato della NASA considerato la voce più autorevole sul tema del riscaldamento globale, sostiene che il cambiamento climatico è la principale questione morale del XXI secolo, paragonabile alla schiavitù affrontata da Lincoln o all'opposizione al Nazismo di Churchill. E' d'accordo? La risposta di Barack è lunga e cercherò di sintetizzarla. Dice Obama: "Il cambiamento climatico ha la potenzialità di produrre effetti devastanti per tutte le popolazioni del mondo e dobbiamo affrontarlo. Nei due anni passati abbiamo fatto meno di quanto speravo. In temi come questo è molto difficile fare progressi nel mezzo di una crisi economica, perché la tendenza è quella di dire "Sì sarà anche un problema importante, ma adesso la cosa principale è che la disoccupazione è al 10%".
"Per il prossimo anno una delle mie priorità principali sarà una politica energetica che riduca la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Magari la faremo per stralci, invece che con un unico provvedimento legislativo. Ma insisteremo perché è un bene per la nostra economia, per la sicurezza nazionale e per l'ambiente".
Obama riferisce poi che quando parla di queste cose con il segretario per l'energia Steven Chu questi gli dice che "il risultato può essere ottenuto per un terzo con una migliore efficienza e l'uso delle attuali tecnologie, per un'altra porzione con una carbon tax ma che sono indispensabili nuove tecnologie. Ecco perché è importante investire nella ricerca e nello sviluppo di energie pulite". E conclude: "Sono soddisfatto di quanto siamo riusciti a fare fino adesso? Assolutamente no".
A un certo punto Wenner gli chiede: James Hansen, lo scienziato della NASA considerato la voce più autorevole sul tema del riscaldamento globale, sostiene che il cambiamento climatico è la principale questione morale del XXI secolo, paragonabile alla schiavitù affrontata da Lincoln o all'opposizione al Nazismo di Churchill. E' d'accordo? La risposta di Barack è lunga e cercherò di sintetizzarla. Dice Obama: "Il cambiamento climatico ha la potenzialità di produrre effetti devastanti per tutte le popolazioni del mondo e dobbiamo affrontarlo. Nei due anni passati abbiamo fatto meno di quanto speravo. In temi come questo è molto difficile fare progressi nel mezzo di una crisi economica, perché la tendenza è quella di dire "Sì sarà anche un problema importante, ma adesso la cosa principale è che la disoccupazione è al 10%".
"Per il prossimo anno una delle mie priorità principali sarà una politica energetica che riduca la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Magari la faremo per stralci, invece che con un unico provvedimento legislativo. Ma insisteremo perché è un bene per la nostra economia, per la sicurezza nazionale e per l'ambiente".
Obama riferisce poi che quando parla di queste cose con il segretario per l'energia Steven Chu questi gli dice che "il risultato può essere ottenuto per un terzo con una migliore efficienza e l'uso delle attuali tecnologie, per un'altra porzione con una carbon tax ma che sono indispensabili nuove tecnologie. Ecco perché è importante investire nella ricerca e nello sviluppo di energie pulite". E conclude: "Sono soddisfatto di quanto siamo riusciti a fare fino adesso? Assolutamente no".
29 settembre
Scritta da Mogol e Battisti per l'Equipe 84 di Maurizio Vandelli, 29 Settembre arrivò al numero 1 della Hit Parade di Lelio Luttazzi il 13 maggio del 1967 per restarci fino al 3 giugno, spodestata da A chi di Fausto Leali, che sarà poi il disco più venduto dell'anno.
martedì 28 settembre 2010
Il capolavoro di Calearo e Cesario
Massimo Calearo (nella foto con Veltroni) e Bruno Cesario dopo essere stati eletti in parlamento con il PD nel 2008 avevano scelto il trasloco all'ombra di Rutelli in API, di cui Cesario era anche segretario regionale in Campania.
Oggi i due statisti hanno annunciato l'uscita anche da API per l'approdo al gruppo misto e il probabile appoggio al governo di destra, a cominciare dal voto di fiducia previsto domani.
Le motivazioni di questa scelta sono ineccepibili. Calearo ha dichiarato che "Gli operai hanno bisogno di stabilità e così le imprese, i tassisti, i commercianti. Qui non esiste neanche l'ombra dell'opposizione. Se facciamo cadere Berlusconi c'è il buio fitto e il voto al governo concede tempo a coloro che devono organizzare un'idea di governo differente".
Dal canto suo Cesario la butta sul mistico: "Mi assumo le mie responsabilità, io non dove ringraziare in alcun modo il centro sinistra perché essendo stato uno dei primi alle primarie nel collegio il Pd mi candidò all'ultimo posto, candidando prima di me amici degli amici. Il mio seggio è scattato al di là di ogni previsione. Sono io che ho portato i voti al Pd, se c'è qualcuno da ringraziare non è il Pd ma Padre Pio''.
Oggi i due statisti hanno annunciato l'uscita anche da API per l'approdo al gruppo misto e il probabile appoggio al governo di destra, a cominciare dal voto di fiducia previsto domani.
Le motivazioni di questa scelta sono ineccepibili. Calearo ha dichiarato che "Gli operai hanno bisogno di stabilità e così le imprese, i tassisti, i commercianti. Qui non esiste neanche l'ombra dell'opposizione. Se facciamo cadere Berlusconi c'è il buio fitto e il voto al governo concede tempo a coloro che devono organizzare un'idea di governo differente".
Dal canto suo Cesario la butta sul mistico: "Mi assumo le mie responsabilità, io non dove ringraziare in alcun modo il centro sinistra perché essendo stato uno dei primi alle primarie nel collegio il Pd mi candidò all'ultimo posto, candidando prima di me amici degli amici. Il mio seggio è scattato al di là di ogni previsione. Sono io che ho portato i voti al Pd, se c'è qualcuno da ringraziare non è il Pd ma Padre Pio''.
La gazzetta della sporta
Roma metterà al bando i sacchetti di plastica entro il prossimo anno, almeno così ha promesso il sindaco Alemanno. Molte altre realtà italiane lavorano da tempo sul tema, a cominciare dalla associazione dei Comuni Virtuosi, che ha lanciato la campagna Porta la Sporta che è dedicata appunto alla eliminazione dei contenitori usa e getta.
Porta la Sporta ha il patrocinio di sette regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Marche), di quattro provincie (Asti, Novara, Torino e Ancona) e del WWF Italia. Il sito web è ricco di notizie e materiali da utilizzare per la comunicazione ed ha un contatore in tempo reale per i sacchetti utilizzati quest'anno (siamo già oltre 370 miliardi). C'è anche un blog dedicato.
Porta la Sporta ha il patrocinio di sette regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Marche), di quattro provincie (Asti, Novara, Torino e Ancona) e del WWF Italia. Il sito web è ricco di notizie e materiali da utilizzare per la comunicazione ed ha un contatore in tempo reale per i sacchetti utilizzati quest'anno (siamo già oltre 370 miliardi). C'è anche un blog dedicato.
lunedì 27 settembre 2010
Fuori i sacchetti da Roma
Ieri nel corso di una iniziativa di Puliamo il mondo a Roma il sindaco Gianni Alemanno ha confermato l'intenzione di abolire i sacchetti di plastica nella capitale entro il 2011. L'annuncio è stato dato anche in diretta su RAI3, che stava effettuando un collegamento nello special su Puliamo il mondo. Il Comune emetterà un'ordinanza per imporre in ogni caso il divieto, che a livello nazionale rischia di slittare ancora se la legge nazionale subirà un altro rinvio.
Secondo AMA, che ha già attivato una campagna sul tema, ogni anno a Roma si usano un miliardo e 600 milioni di buste di plastica.
Secondo AMA, che ha già attivato una campagna sul tema, ogni anno a Roma si usano un miliardo e 600 milioni di buste di plastica.
Galaxy Tab
Nei prossimi mesi arriveranno altri tablet da tutti i maggiori produttori, ma già questo mi intriga più di I-pad. Telefona, usa flash, ha uno slot SD, pesa la metà e sta nella tasca di una giacca.
sabato 25 settembre 2010
Prendi questo ministro, Zingara
Come testimonia il sito del ministero degli esteri, nella sua trasferta a New York per l'assemblea generale delle Nazioni Unite il ministro Frattini ha voluto essere immortalato con la vicepresidente del senato Emma Bonino e la rinomata statista Iva Zanicchi, presente all'ONU nella delegazione del Parlamento Europeo. L'Aquila di Ligonchio infatti, eletta nelle liste del PdL, rappresenta l'Italia a Strasburgo ed è apprezzata e competente vicepresidente della Commissione Sviluppo.
Più banda per tutti
L'Europa ci vuole tutti connessi. E la vicepresidente della Commissione Neelie Kroes, con delega alla Digital Agenda, crede nella banda larga come elemento fondamentale per la crescita economica e la coesione sociale. In un videomessaggio la Kroes dice che banda larga è "ossigeno digitale" e che la Digital Agenda si trasformerà in azioni concrete e promette 10.000 nuove connessioni al giorno.
Il programma prevede che le autorità nazionali garantiscano concorrenza e investimenti per i gestori delle reti, frequenze adeguate per le connessioni wireless e una comunicazione della Commissione sugli strumenti per garantire investimenti pubblici e privati nella banda larga.
Nei programmi di Neelie Kroes questo permetterà a tutti gli Europei l'accesso a una banda larga "base" entro il 2013 e a una connessione ad alta velocità entro il 2020.
Il programma prevede che le autorità nazionali garantiscano concorrenza e investimenti per i gestori delle reti, frequenze adeguate per le connessioni wireless e una comunicazione della Commissione sugli strumenti per garantire investimenti pubblici e privati nella banda larga.
Nei programmi di Neelie Kroes questo permetterà a tutti gli Europei l'accesso a una banda larga "base" entro il 2013 e a una connessione ad alta velocità entro il 2020.
venerdì 24 settembre 2010
Plastica senza petrolio
Una start up company di Boulder, Colorado, la OPS Biotechnologies, sta sperimentando un processo per convertire lo zucchero in acido acrilico utilizzando l'Escherichia coli (foto), un batterio presente nell'intestino di tutti noi (presente i coliformi fecali?).
In pratica si riuscirebbe a produrre plastica senza utilizzare petrolio e riducendo del 75% le emissioni di CO2.
Lo riferisce il sito del MIT Technology Review aggiungendo che la stessa compagnia sta lavorando anche ad un processo che utilizza i batteri per convertire l'ossido di carbonio e l'idrogeno in carburante diesel (questo proprio non capisco come lo fanno, ma pazienza).
OPS Biotechnologies ha gia raccolto oltre 22 milioni di dollari di finanziamenti venture capital e anche sei milioni dallo stesso governo americano. Negli ultimi anni molte aziende hanno concentrato le loro ricerche nella produzione di materie plastiche derivate da organismi vegetali anziché dal petrolio. La stessa Dupont dal 2007 commercializza il Propanediolo, un polimero derivato dal granturco e molto utilizzato nell'industria cosmetica.
In pratica si riuscirebbe a produrre plastica senza utilizzare petrolio e riducendo del 75% le emissioni di CO2.
Lo riferisce il sito del MIT Technology Review aggiungendo che la stessa compagnia sta lavorando anche ad un processo che utilizza i batteri per convertire l'ossido di carbonio e l'idrogeno in carburante diesel (questo proprio non capisco come lo fanno, ma pazienza).
OPS Biotechnologies ha gia raccolto oltre 22 milioni di dollari di finanziamenti venture capital e anche sei milioni dallo stesso governo americano. Negli ultimi anni molte aziende hanno concentrato le loro ricerche nella produzione di materie plastiche derivate da organismi vegetali anziché dal petrolio. La stessa Dupont dal 2007 commercializza il Propanediolo, un polimero derivato dal granturco e molto utilizzato nell'industria cosmetica.
Il plutonio dove lo metto?
Oggi Il Sole 24 Ore pubblica una mappa piuttosto dettagliata (sopra) che restringe il novero dei comuni "fortunati" rispetto all'altra cartina pubblicata ieri. La mappa dovrebbe riportare le informazioni sulle aree individuate dalla Sogin per la realizzazione del sito unico di stoccaggio delle scorie prodotte dalle centrali atomiche che il governo di destra vuole costruire in Italia. Dico "dovrebbe" perche la localizzazione dei 52 siti scelti dalla Sogin sarebbe in teoria ancora segreta. Si tratta di aree libere di almeno 300 ettari lontane dai grandi centri urbani che presentano caratteristiche che corrispondono agli standard dell'AIEA.
Ce n'è una anche dalle parti di casa mia.
Ce n'è una anche dalle parti di casa mia.
giovedì 23 settembre 2010
Il ministero dell'ambiente atomico
Ieri a Roma si è svolto il convegno “Produzione di energia elettrica da centrali nucleari: gli aspetti ambientali e l’esperienza francese”, promosso dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale – VIA e VAS - del Ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Ambasciata di Francia. Il resoconto è nella homepage del ministero.
La ministra invisibile dell'ambiente è a New York ed ha mandato un saluto. Per il ministero ha parlato il sottosegretario Roberto Menia. Il suo intervento è qui.
La relazione tecnica è stata fatta da Corrado Clini. Anche questa è disponibile, in Power Point, sul sito del ministero.
Credo sia importante seguire da vicino questa mutazione nella quale il ministero dell'ambiente si trasforma in promotore diretto delle centrali nucleari. Una strategia leggibile già da tempo ma ora addirittura sbandierata.
Colpisce poi la fusione politico-tecnica nell'approccio. Se infatti la relazione di Menia contiene perle come "Il nucleare non è la fonte energetica dei pochi, non è la fonte energetica del passato" la cosa che trovo intollerabile sono i toni politici della relazione di Corrado Clini, che tra le altre cose dichiara: "Nonostante l'evidenza dei dati, per effetto della pressione politica di alcuni stati membri (tra cui l'Italia fino al 2008) l'Unione Europea - nel negoziato internazionale sui cambiamenti climatici - continua a considerare l'energia nucleare al di fuori delle opzioni "pulite" per ridurre le emissioni globali di CO2".
Ricordo a chi non lo sapesse che Clini è il direttore generale dell'area "Sviluppo sostenibile, clima ed energia" e ha sempre svolto il ruolo di caponegoziatore sui tavoli internazionali sul clima come le COP.
Il governo Berlusconi tenta di far passare una linea secondo la quale sono proprio coloro che hanno il compito di tutelare l'ambiente a volere e sostenere il ritorno del nucleare. Una scelta politica di cui il governo di destra è responsabile, che svilisce la mission del ministero e solleva ombre per le pericolose contaminazioni con gli interessi dei grandi oligarchi privati del business nucleare.
mercoledì 22 settembre 2010
Il nostro uomo alle Nazioni Unite
Ieri sera il ministro Frattini ha parlato all'assemblea generale delle Nazioni Unite convocata sul tema dei Millennium Goals. Ecco il testo integrale del suo intervento pubblicato sul sito dell'ONU.
Frattini sostituiva il premier, che dopo promesse non mantenute sugli aiuti italiani ai paesi in via di sviluppo e la proposta di Bono di estromettere l'Italia dal G8 per la sua inaffidabilità si è ben guardato dal presentarsi a New York (lo scorso anno invece era andato).
I leader europei presenti all'ONU, da Sarkozy a Merkel a Zapatero, hanno fatto tutti discorsi di spessore e di sostanza, confermando impegni e proponendo nuovi strumenti di aiuto ai paesi poveri, come la tassa sule transazioni finanziarie internazionali lanciata da Sarkozy.
Frattini è volato bassissimo, con una lunga premessa sul "volemose bene" globale senza l'ombra di impegni da parte dell'Italia. Poi ha detto che "la crisi finanziaria e i tetti europei alla spesa hanno provocato per i nostri governi l'impossibilità di mantenere gli impegni presi". Non è chiaro a chi si riferisca il plurale, visto che il problema tra i maggiori paesi europei è praticamente solo italiano. "Malgrado la crisi finanziaria abbiamo mantenuto i nostri impegni" ha detto Angela Merkel per la Germania. "Intendo mantenere l'obiettivo del 0.7% del PIL al 2015" ha ribadito Zapatero, pur nel difficile contesto dell'economia spagnola.
Il nostro uomo alle Nazioni Unite non ha promesso nulla, non ha garantito alcun impegno italiano. Anzi, ha detto che "la cosa migliore che l'Europa può fare per i paesi in via di sviluppo è di collocare la propria economia su un percorso di crescita sostenibile così che il Sud del mondo possa trarre benefici dalla crescita della domanda al Nord." Insomma, prima ci sistemiamo noi, poi non è escluso che i riflessi possano arrivare anche laggiù. Attendete con fiducia. Quando staremo meglio a casa nostra magari avremo tempo, voglia e qualche spicciolo per occuparci di voi.
Questo ha detto. Chissà chi è il fenomenale ghost writer che scrive queste cose. Leggete la trascrizione, che è pubblicata, sempre in Inglese, anche sul sito del ministero degli esteri.
Frattini sostituiva il premier, che dopo promesse non mantenute sugli aiuti italiani ai paesi in via di sviluppo e la proposta di Bono di estromettere l'Italia dal G8 per la sua inaffidabilità si è ben guardato dal presentarsi a New York (lo scorso anno invece era andato).
I leader europei presenti all'ONU, da Sarkozy a Merkel a Zapatero, hanno fatto tutti discorsi di spessore e di sostanza, confermando impegni e proponendo nuovi strumenti di aiuto ai paesi poveri, come la tassa sule transazioni finanziarie internazionali lanciata da Sarkozy.
Frattini è volato bassissimo, con una lunga premessa sul "volemose bene" globale senza l'ombra di impegni da parte dell'Italia. Poi ha detto che "la crisi finanziaria e i tetti europei alla spesa hanno provocato per i nostri governi l'impossibilità di mantenere gli impegni presi". Non è chiaro a chi si riferisca il plurale, visto che il problema tra i maggiori paesi europei è praticamente solo italiano. "Malgrado la crisi finanziaria abbiamo mantenuto i nostri impegni" ha detto Angela Merkel per la Germania. "Intendo mantenere l'obiettivo del 0.7% del PIL al 2015" ha ribadito Zapatero, pur nel difficile contesto dell'economia spagnola.
Il nostro uomo alle Nazioni Unite non ha promesso nulla, non ha garantito alcun impegno italiano. Anzi, ha detto che "la cosa migliore che l'Europa può fare per i paesi in via di sviluppo è di collocare la propria economia su un percorso di crescita sostenibile così che il Sud del mondo possa trarre benefici dalla crescita della domanda al Nord." Insomma, prima ci sistemiamo noi, poi non è escluso che i riflessi possano arrivare anche laggiù. Attendete con fiducia. Quando staremo meglio a casa nostra magari avremo tempo, voglia e qualche spicciolo per occuparci di voi.
Questo ha detto. Chissà chi è il fenomenale ghost writer che scrive queste cose. Leggete la trascrizione, che è pubblicata, sempre in Inglese, anche sul sito del ministero degli esteri.
martedì 21 settembre 2010
Major Economies Forum: c'è Presty
In concomitanza con la sessione plenaria delle Nazioni Unite dedicata ai Millennium Goals a New York è convocato anche un incontro del Major Economies Forum dedicato ai cambiamenti climatici. Si cerca un confronto prima della seduta di negoziati prevista a Tianjin, Cina dal 4 al 9 ottobre, che sarà l'ultima prima della COP-16 di Cancun.
Il tavolo del Major Economies Forum ospita 17 delegazioni: Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Stati Uniti, Sud Africa e Unione Europea (nella foto il ministro indiano dell'ambiente Jairam Ramesh).
La delegazione italiana è guidata dal ministro invisibile dell'ambiente Stefania Prestigiacomo. L'occasione è giudicata così importante che sul sito del ministero dell'ambiente italiano l'evento non è nemmeno menzionato.
Il tavolo del Major Economies Forum ospita 17 delegazioni: Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Stati Uniti, Sud Africa e Unione Europea (nella foto il ministro indiano dell'ambiente Jairam Ramesh).
La delegazione italiana è guidata dal ministro invisibile dell'ambiente Stefania Prestigiacomo. L'occasione è giudicata così importante che sul sito del ministero dell'ambiente italiano l'evento non è nemmeno menzionato.
L'Italietta nel caos atomico
Si intitola L'Italietta nel caos atomico un fondo di Massimo Giannini pubblicato ieri sul supplemento economico di Repubblica. Niente di particolarmente nuovo o sconosciuto, ma un ottima sintesi di quanto Sostenibilitalia scrive da tempo. Raccomando la lettura.
lunedì 20 settembre 2010
Mentre Berlusconi era a casa
Il primo ministro italiano, dopo le figuracce fatte con tutto il mondo per non avere mantenuto le promesse di aumentare gli aiuti ai paesi poveri, non partecipa alla sessione plenaria dell'assemblea delle Nazioni Unite dedicata agli obiettivi del millennio (Millennium Goals).
Oggi nella giornata inaugurale hanno parlato tra gli altri Sarkozy (foto) e Zapatero. Ambedue hanno chiesto l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie per finanziare i Millenium Goals. Zapatero ha anche confermato che la Spagna, malgrado la grave situazione economica, passerà dallo 0.2 allo 0.7 per cento del PIL per gli aiuti ai paesi in via di sviluppo.
La prossima volta che Berlù autocelebrerà i suoi successi diplomatici e racconterà favole sul nostro prestigio internazionale ricordiamoci di chi le cose le fa sul serio.
Oggi nella giornata inaugurale hanno parlato tra gli altri Sarkozy (foto) e Zapatero. Ambedue hanno chiesto l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie per finanziare i Millenium Goals. Zapatero ha anche confermato che la Spagna, malgrado la grave situazione economica, passerà dallo 0.2 allo 0.7 per cento del PIL per gli aiuti ai paesi in via di sviluppo.
La prossima volta che Berlù autocelebrerà i suoi successi diplomatici e racconterà favole sul nostro prestigio internazionale ricordiamoci di chi le cose le fa sul serio.
Gli obiettivi (mancati) del millennio
Si apre oggi a New York la 65ima Sessione Plenaria delle Nazioni Unite dedicata agli obiettivi del millennio (live webcast). Mancano infatti solo cinque anni alla scadenza dei Millennium Goals e i risultati raggiunti fino ad oggi non sono lusinghieri.
Le Nazioni Unite ospiteranno quasi 150 capi di stato e di governo. A differenza di quasi tutti i leader mondiali non ci sarà Berlù, troppo occupato dalle evanescenti maggioranze parlamentari per occuparsi di questioni marginali come la povertà. L'Italia sarà rappresentata dal ministro degli esteri Frattini che parlerà domani pomeriggio e dovrà in qualche modo spiegare perché il nostro paese, contrariamente alle promesse del presidente del consiglio, abbia in realtà ridotto gli aiuti internazionali rispetto al 2005.
Gli Obiettivi del Millennio furono approvati nel 2000 individuando le priorità per garantire uno sviluppo equo e sostenibile al pianeta. Entro il 2015 i capi di stato si impegnano a ridurre la povertà, aumentare la scolarizzazione, promuovere le pari opportunità, ridurre la mortalità infantile, garantire l'accesso all'acqua corrente, combattere malattie come malaria, TBC e AIDS, perseguire un modello di sviluppo sostenibile e aumentare la cooperazione con i paesi in via di sviluppo.
Come dimostra il rapporto 2010 e il riassunto dei gap da colmare molti risultati sono stati ottenuti, ma in modo disomogeneo e generalmente in misura inferiore ai target originali (a parte la diffusione dei telefoni cellulari). Restano lontane anche le cifre che le nazioni più ricche si erano impegnate a destinare agli aiuti ai paesi poveri. Ricordiamo che in questo ambito l'Italia è tra le nazioni più inadempienti. Le cifre promesse dal governo della destra non sono state mai versate, tanto da causare lo sdegno internazionale e prese di posizioni durissime come quella di Bono e di altre celebrità impegnate nella campagna di aiuti. La protesta nei confronti di Berlusconi è arrivata fino a chiedere il 30 maggio scorso l'esclusione del nostro paese dal G8 e a lanciare sul web un giochino flash chiamato Hurl Berl che permette di lanciare Berlù più lontano possibile.
Le Nazioni Unite ospiteranno quasi 150 capi di stato e di governo. A differenza di quasi tutti i leader mondiali non ci sarà Berlù, troppo occupato dalle evanescenti maggioranze parlamentari per occuparsi di questioni marginali come la povertà. L'Italia sarà rappresentata dal ministro degli esteri Frattini che parlerà domani pomeriggio e dovrà in qualche modo spiegare perché il nostro paese, contrariamente alle promesse del presidente del consiglio, abbia in realtà ridotto gli aiuti internazionali rispetto al 2005.
Gli Obiettivi del Millennio furono approvati nel 2000 individuando le priorità per garantire uno sviluppo equo e sostenibile al pianeta. Entro il 2015 i capi di stato si impegnano a ridurre la povertà, aumentare la scolarizzazione, promuovere le pari opportunità, ridurre la mortalità infantile, garantire l'accesso all'acqua corrente, combattere malattie come malaria, TBC e AIDS, perseguire un modello di sviluppo sostenibile e aumentare la cooperazione con i paesi in via di sviluppo.
Come dimostra il rapporto 2010 e il riassunto dei gap da colmare molti risultati sono stati ottenuti, ma in modo disomogeneo e generalmente in misura inferiore ai target originali (a parte la diffusione dei telefoni cellulari). Restano lontane anche le cifre che le nazioni più ricche si erano impegnate a destinare agli aiuti ai paesi poveri. Ricordiamo che in questo ambito l'Italia è tra le nazioni più inadempienti. Le cifre promesse dal governo della destra non sono state mai versate, tanto da causare lo sdegno internazionale e prese di posizioni durissime come quella di Bono e di altre celebrità impegnate nella campagna di aiuti. La protesta nei confronti di Berlusconi è arrivata fino a chiedere il 30 maggio scorso l'esclusione del nostro paese dal G8 e a lanciare sul web un giochino flash chiamato Hurl Berl che permette di lanciare Berlù più lontano possibile.
domenica 19 settembre 2010
Un coniglio dentro la camicia?
Cosa sta succedendo a Berlù in questa foto con il primo ministro finlandese Tarja Halonen? Perché è così innaturalmente impettito? Provo ad elencare una serie di possibili cause.
1. Cerca di nascondere la prominenza addominale
2. Sotto la camicia ha un giubbetto antiproiettile
3. Ha mal di stomaco, che infatti si comprime
4. Ha un coniglio sotto la camicia
5. Qualcuno gli ha infilato dal colletto un cubetto di ghiaccio nella schiena
1. Cerca di nascondere la prominenza addominale
2. Sotto la camicia ha un giubbetto antiproiettile
3. Ha mal di stomaco, che infatti si comprime
4. Ha un coniglio sotto la camicia
5. Qualcuno gli ha infilato dal colletto un cubetto di ghiaccio nella schiena
sabato 18 settembre 2010
La solitudine dei ministri cretini
"Con Berlusconi abbiamo già stilato un documento fatto di otto punti che poi magari diventeranno cinque. Un punto che ci penalizza è quello del nucleare: noi importiamo energia. Mentre tutti gli altri paesi stanno investendo sul nucleare noi facciamo come quelli che si nutrono mangiando caviale, non è possibile. Non dobbiamo credere a quelli che raccontano le balle dei mulini a vento, le balle dell'eolico, vi siete mai chiesti perchè in Italia non ci sono i mulini a vento? Quello dell'eolico è un business ideato da organizzazioni corrotte che vogliono speculare e di cui noi non abbiamo certo la quota di maggioranza".
Questo ha detto oggi il ministro 3monti al convegno del PdL di Cortina D'Ampezzo.
Questo ha detto oggi il ministro 3monti al convegno del PdL di Cortina D'Ampezzo.
Ma non ne parla nessuno
Ieri le Nazioni Unite hanno lanciato un nuovo appello mondiale per il sostegno alle popolazioni del Pakistan colpite dalle alluvioni. Secondo il segretario generale Ban Ki-moon quello del Pakistan è il più grave disastro che le Nazioni Unite abbiano mai affrontato.
Per riuscire a dare rifugio ai 20 milioni di senzatetto l'ONU adesso stima che serviranno oltre due miliardi di dollari, più di quattro volte la cifra di 460 milioni ipotizzata in origine. Questo denaro dovrà finanziare 483 progetti gestiti da 15 agenzie e organizzazioni delle Nazioni Unite e da 156 ONG. Secondo le Nazioni Unite i soccorsi finora hanno raggiunto solo il 17% della popolazione delle zone colpite e si stima che oltre 16 milioni di Pakistani siano ancora privi di una casa e di un rifugio, mentre nuove inondazioni nella zona del lago Manchar fanno salire ancora il numero dei senza tetto.
Per riuscire a dare rifugio ai 20 milioni di senzatetto l'ONU adesso stima che serviranno oltre due miliardi di dollari, più di quattro volte la cifra di 460 milioni ipotizzata in origine. Questo denaro dovrà finanziare 483 progetti gestiti da 15 agenzie e organizzazioni delle Nazioni Unite e da 156 ONG. Secondo le Nazioni Unite i soccorsi finora hanno raggiunto solo il 17% della popolazione delle zone colpite e si stima che oltre 16 milioni di Pakistani siano ancora privi di una casa e di un rifugio, mentre nuove inondazioni nella zona del lago Manchar fanno salire ancora il numero dei senza tetto.
Croazia nella UE, l'Italia fa il tifo
La notizia è passata quasi sotto silenzio per l'eco dell'assalto libico al peschereccio di Mazara del Vallo, ma il ministro degli esteri Frattini è stato mercoledì scorso a Zagabria, dove ha incontrato il suo omologo croato Gordan Jadronkovic. Nell'occasione Frattini ha dichiarato che "l'Italia ritiene che la Croazia possa con successo firmare il trattato di adesione all'UE entro la prima metà del 2011, in modo che il 2012 sia l'anno dell'ingresso della Croazia nella famiglia dell'UE". Aggiungendo però che la Croazia deve "affrontare con forza gli ultimi capitoli più sensibili relativi a giustizia e concorrenza".
Lo scorso giugno la Croazia ha aperto gli ultimi tre dei 33 capitoli negoziali necessari per entrare in Europa. Di questi solo 22 sono stati conclusi. I tre appena aperti riguardano settori fondamentali come la concorrenza, i diritti costituzionali e giudiziari, le politiche estere. Secondo Frattini una rapida risoluzione permetterebbe la ratifica del trattato di adesione nella prima metà del 2011, sotto la presidenza di turno dell'Ungheria, e un ingresso della Croazia nella UE nel 2012.
Il percorso per l'ingresso della Croazia nell'Unione in realtà non è così semplice. Alcuni dei capitoli sono lontani da una conclusione. Zagabria spera di chiuderne otto entro l'anno e gli ultimi tre nel 2011. I problemi maggiori sono concentrati sul capitolo 23, quello relativo ai diritti fondamentali, alla libertà di espressione e al sistema giudiziario.
Lo scorso giugno la Croazia ha aperto gli ultimi tre dei 33 capitoli negoziali necessari per entrare in Europa. Di questi solo 22 sono stati conclusi. I tre appena aperti riguardano settori fondamentali come la concorrenza, i diritti costituzionali e giudiziari, le politiche estere. Secondo Frattini una rapida risoluzione permetterebbe la ratifica del trattato di adesione nella prima metà del 2011, sotto la presidenza di turno dell'Ungheria, e un ingresso della Croazia nella UE nel 2012.
Il percorso per l'ingresso della Croazia nell'Unione in realtà non è così semplice. Alcuni dei capitoli sono lontani da una conclusione. Zagabria spera di chiuderne otto entro l'anno e gli ultimi tre nel 2011. I problemi maggiori sono concentrati sul capitolo 23, quello relativo ai diritti fondamentali, alla libertà di espressione e al sistema giudiziario.
venerdì 17 settembre 2010
I mattoncini? Sono di tutti
Dopo una lunga battaglia legale la Lego ha perso definitivamente la possibilità di brevettare i suoi famosi mattoncini. L'azienda di Billund, Danimarca, aveva chiesto la registrazione europea del marchio per i suoi mattoncini nel 1996, per contrastare la crescente concorrenza. Lo UAMI, che è l'ufficio europeo competente per la registrazione dei marchi, dopo tre anni di istruttoria aveva concesso alla Lego il brevetto dei mattoncini nel 1999.
Contro il brevetto aveva fatto però ricorso il produttore canadese di giocattoli Megabrands, che riuscì a ottenerne l'annullamento nel 2004. La Lego, dopo avere perso una prima causa contro Megabrands in Canada nel 2005, era ricorsa a sua volta contro l'annullamento nel 2008, senza esito. Martedì scorso la Corte di Giustizia Europea ha rigettato il ricorso finale dei danesi. La motivazione è che non possono essere brevettati elementi costruttivi che permettono di realizzare un risultato tecnico. In parole povere, come non sono brevettabili i mattoni di argilla o le viti, altrettanto vale per i mattoncini di plastica (leggi la sentenza completa).
Contro il brevetto aveva fatto però ricorso il produttore canadese di giocattoli Megabrands, che riuscì a ottenerne l'annullamento nel 2004. La Lego, dopo avere perso una prima causa contro Megabrands in Canada nel 2005, era ricorsa a sua volta contro l'annullamento nel 2008, senza esito. Martedì scorso la Corte di Giustizia Europea ha rigettato il ricorso finale dei danesi. La motivazione è che non possono essere brevettati elementi costruttivi che permettono di realizzare un risultato tecnico. In parole povere, come non sono brevettabili i mattoni di argilla o le viti, altrettanto vale per i mattoncini di plastica (leggi la sentenza completa).
Animali da cortile
Il ministro James Bondi, esternando il suo disappunto per gli esiti della mostra del cinema di Venezia, ha dichiarato che
in futuro "metterà il becco" nella scelta della giuria del festival.
Metterà il becco. Ora sappiamo che il ministro di gallina non ha solo il cervello.
in futuro "metterà il becco" nella scelta della giuria del festival.
Metterà il becco. Ora sappiamo che il ministro di gallina non ha solo il cervello.
giovedì 16 settembre 2010
Rom ladron
Umberto Bossi solidarizza con Sarkozy e Berlù sulle espulsioni dei rom: "Sì, Sarkozy sta facendo bene sulle espulsioni. La maggior parte dei furti li fanno i rom, certo non sono il demonio però per la gente che lavora, torna a casa e la trova buttata per aria non è molto allegro".
Il nuovo slogan leghista potrebbe essere "Rom ladron".
Il nuovo slogan leghista potrebbe essere "Rom ladron".
lunedì 13 settembre 2010
Calano le emissioni, ma non in Italia
La recessione economica produce effetti collaterali. Uno dei più graditi è il calo delle emissioni di gas serra. Il trend negativo è costante dal 2004, ma lo scorso anno ha raggiunto un calo di quasi il 7%, mai riscontrato prima.
Lo certificano i dati forniti dall'Agenzia Europea per l'Ambiente, secondo cui la riduzione totale sulle emissioni del 1990 è del 17.3, quindi molto vicina all'obbiettivo del 20% al 2020.
Il drastico calo del 2009 è stato causato principalmente dal minor consumo di carbone (-12.7%) ma anche dall'aumento del 8.3% della percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili.
I dati nazionali italiani prersentati da ISPRA sono molto diversi: da noi, malgrado il calo degli ultimi anni, le emissioni rispetto al 1990 sono ancora in crescita del 4.7% per colpa soprattutto del settore residenziale e dei servizi. In questi ambiti i nostri consumi rispetto al 1990 sono cresciuti del 10.5% contro un dato medio europeo in riduzione del 13.6%. L'Italia è agli ultimi posti anche per le emissioni prodotte dal trattamento dei rifiuti, che in Europa sono calate addirittura del 39% mentre il nostro dato nazionale e solo un -7.4%.
Lo certificano i dati forniti dall'Agenzia Europea per l'Ambiente, secondo cui la riduzione totale sulle emissioni del 1990 è del 17.3, quindi molto vicina all'obbiettivo del 20% al 2020.
Il drastico calo del 2009 è stato causato principalmente dal minor consumo di carbone (-12.7%) ma anche dall'aumento del 8.3% della percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili.
I dati nazionali italiani prersentati da ISPRA sono molto diversi: da noi, malgrado il calo degli ultimi anni, le emissioni rispetto al 1990 sono ancora in crescita del 4.7% per colpa soprattutto del settore residenziale e dei servizi. In questi ambiti i nostri consumi rispetto al 1990 sono cresciuti del 10.5% contro un dato medio europeo in riduzione del 13.6%. L'Italia è agli ultimi posti anche per le emissioni prodotte dal trattamento dei rifiuti, che in Europa sono calate addirittura del 39% mentre il nostro dato nazionale e solo un -7.4%.
domenica 12 settembre 2010
sabato 11 settembre 2010
No, Starbucks no
Sarà Vero? La notizia per ora è stata lanciata solo dal Secolo XIX di Genova, secondo il quale la catena di caffetterie americane Starbucks avrebbe in programma l'apertura di un punto vendita a Milano entro l'anno e uno a Roma nel 2011.
Di per sé non ci sarebbe nulla di strano, tutte le multinazionali hanno trovato appetibile il nostro mercato. Ma Starbucks, approdata da tempo in quasi tutta Europa, aveva scelto di evitare il mercato italiano. Da noi il caffé costa troppo poco e la gente preferisce berlo in piedi e in fretta, al banco. Esattamente il contrario della liturgia Starbucks, dove dopo lunghe file alla cassa si finisce per forza (non c'è bancone) seduti a dei tavolini con tazze di carta piene di infusi costosissimi e di dubbia qualità.
Riguardo alla rinuncia al mercato italiano il fondatore Howard Schulz aveva dichiarato nel 2007 che "la scelta deriva da motivazioni di umiltà e rispetto".Come scrissi allora, mi auguro che chi vuole un Frappuccino o un Grande Decaf Caramel Macchiato servito in un bicchiere di carta da mezzo litro debba continuare ad andare a New York, o perlomeno a Parigi.
Di per sé non ci sarebbe nulla di strano, tutte le multinazionali hanno trovato appetibile il nostro mercato. Ma Starbucks, approdata da tempo in quasi tutta Europa, aveva scelto di evitare il mercato italiano. Da noi il caffé costa troppo poco e la gente preferisce berlo in piedi e in fretta, al banco. Esattamente il contrario della liturgia Starbucks, dove dopo lunghe file alla cassa si finisce per forza (non c'è bancone) seduti a dei tavolini con tazze di carta piene di infusi costosissimi e di dubbia qualità.
Riguardo alla rinuncia al mercato italiano il fondatore Howard Schulz aveva dichiarato nel 2007 che "la scelta deriva da motivazioni di umiltà e rispetto".Come scrissi allora, mi auguro che chi vuole un Frappuccino o un Grande Decaf Caramel Macchiato servito in un bicchiere di carta da mezzo litro debba continuare ad andare a New York, o perlomeno a Parigi.
giovedì 9 settembre 2010
Sono così brutte quelle pale?
In Italia le turbine eoliche turbano il senso estetico di molti. Lo trovo bizzarro, perché altri manufatti anche più invasivi (tralicci dell'alta tensione, stazioni di servizio, viadotti, ecc) non creano disagio ai cultori del bello e del paesaggio.
I soloni scrivono editoriali sdegnati e creano comitati contro le pale eoliche, ma una pompa di benzina al centro di un ettaro di piazzale asfaltato non li disturba. Forse dovrebbero dare un'occhiata alle foto aeree per capire cosa sconvolge e distrugge in modo permanente il paesaggio.
Naturalmente le centrali eoliche non possono essere realizzate ovunque, ma nemmeno negate in ogni angolo di Italia, come vorrebbero i soloni.
Per capire come si ragiona altrove riporto la notizia che la più grande centrale eolica in terra d'Europa, la Whitelee Windfarm in East Renfrewshire in Scozia, sarà ulteriormente ampliata. L'impiatto attualmente si sviluppa in 55 Kmq ed è composto da 140 turbine che generano 322 MegaWatt, abbastanza per fornire energia a 180.000 abitazioni. Entro il 2012 se ne aggiungeranno altre 75 per ulteriori 217 MegaWatt. La nuova potenza totale sarà di 539 MW, in grado di illuminare 300.000 case. I lavori di ampliamento creeranno almeno 200 posti di lavoro.
La centrale si trova a 20 minuti dal centro di Glasgow e oltre a produrre energia ha un centro visite, una sala esposizione interattiva, un caffè, un negozio, aule didattiche e oltre 90 Km di sentieri pedonali e ciclabili.
I soloni scrivono editoriali sdegnati e creano comitati contro le pale eoliche, ma una pompa di benzina al centro di un ettaro di piazzale asfaltato non li disturba. Forse dovrebbero dare un'occhiata alle foto aeree per capire cosa sconvolge e distrugge in modo permanente il paesaggio.
Naturalmente le centrali eoliche non possono essere realizzate ovunque, ma nemmeno negate in ogni angolo di Italia, come vorrebbero i soloni.
Per capire come si ragiona altrove riporto la notizia che la più grande centrale eolica in terra d'Europa, la Whitelee Windfarm in East Renfrewshire in Scozia, sarà ulteriormente ampliata. L'impiatto attualmente si sviluppa in 55 Kmq ed è composto da 140 turbine che generano 322 MegaWatt, abbastanza per fornire energia a 180.000 abitazioni. Entro il 2012 se ne aggiungeranno altre 75 per ulteriori 217 MegaWatt. La nuova potenza totale sarà di 539 MW, in grado di illuminare 300.000 case. I lavori di ampliamento creeranno almeno 200 posti di lavoro.
La centrale si trova a 20 minuti dal centro di Glasgow e oltre a produrre energia ha un centro visite, una sala esposizione interattiva, un caffè, un negozio, aule didattiche e oltre 90 Km di sentieri pedonali e ciclabili.
mercoledì 8 settembre 2010
Cercasi uranio disperatamente
Le centrali nucleari non producono energia da fonti rinnovabili. Anzi, l'uranio che le alimenta comincia a scarseggiare.
Sostenibilitalia aveva già accennato al problema nel febbraio 2008 e pochi giorni fa ne ha parlato e-gazette, ricordando come il prezzo del minerale radioattivo potrebbe avere un rialzo consistente già nei prossimi due anni.
La reale consistenza delle riserve di uranio non è facile da quantificare. Le stesse organizzazioni filonuclerari propongono stime molto diverse (tabella). Di certo molto dell'uranio disponibile sul mercato proviene dallo smantellamento dell'arsenale nucleare sovietico: ventimila tonnellate l'anno, quasi un terzo della domanda globale. Ma questa fonte sarà esaurita entro il 2013.
Sostenibilitalia aveva già accennato al problema nel febbraio 2008 e pochi giorni fa ne ha parlato e-gazette, ricordando come il prezzo del minerale radioattivo potrebbe avere un rialzo consistente già nei prossimi due anni.
La reale consistenza delle riserve di uranio non è facile da quantificare. Le stesse organizzazioni filonuclerari propongono stime molto diverse (tabella). Di certo molto dell'uranio disponibile sul mercato proviene dallo smantellamento dell'arsenale nucleare sovietico: ventimila tonnellate l'anno, quasi un terzo della domanda globale. Ma questa fonte sarà esaurita entro il 2013.
Nel frattempo, agli antipodi
Mentre l'Italia si avvita nelle litigiosità del governo di destra e nella maggioranza parlamentare in evanescenza, l'Australia esce da uno stallo politico che i nostri parametri avrebbero giudicato insuperabile.
Le elezioni per il parlamento si sono svolte il 21 agosto scorso. Il sistema di votazione australiano e complesso e per noi italiani impensabile. Si può votare per posta, scelta fatta da oltre un milione di elettori. Si può anche votare prima del giorno delle elezioni, recandosi in appositi uffici pubblici. Cosi il conteggio è ancora in corso e attualmente è arrivato al 93% delle schede. Tuttavia nessun seggio è in bilico.
Il governo laburista uscente ha ottenuto 72 seggi e la coalizione conservatrice di opposizione 73 su 150 in totale. Un seggio è stato assegnato nella circoscrizione di Melbourne ad Adam Bandt dei verdi, che per la prima volta entrano in parlamento. Il risultato dei verdi è stato molto più importante di quanto un rigido sistema bipolare faccia capire con un solo seggio assegnato: gli ambientalisti hanno ottenuto l'11.7%, quattro punti in più delle precedenti elezioni.
Gli altri quattro seggi sono andati a candidati indipendenti, uno dei quali, Andrew Wilkie, si è schierato con la premier uscente Julia Gillard (a sinistra nella foto), come il verde Bandt. A questo punto i laburisti avevano 74 voti, due meno di quanti servono per governare.
Restavano tre indecisi, eletti in circoscrizioni rurali e portatori delle istanze degli agricoltori e degli allevatori, come i sussidi per l'rrigazione e l'introduzione di tasse sui generi alimentari di importazione.
La crisi australiana si è finalmente risolta ieri. Prima l'indipendente Bob Katter ha detto di offrire il suo voto al leader conservatore Tony Abbott (a destra nella foto). Qualche ora dopo Tony Windsor and Rob Oakeshott, i due deputati indipendenti diventati l'ago della bilancia, hanno indetto una conferenza stampa annunciando il loro sostegno ai laburisti e alla premier uscente, che a questo punto può contare su 76 voti, maggioranza minima nel parlamento di 150 eletti (ecco il prospetto finale dei seggi).
L'economia australiana dipende molto dal settore agricolo e anche per questo è riuscita a sfuggire alla recessione che ha travolto le altre economie occidentali. Lo scorso anno mentre Europa e USA boccheggiavano il PIL down under è cresciuto del 3.3 mentre il tasso di disoccupazione a luglio 2010 era fermo al 5.3 per cento.
Le elezioni per il parlamento si sono svolte il 21 agosto scorso. Il sistema di votazione australiano e complesso e per noi italiani impensabile. Si può votare per posta, scelta fatta da oltre un milione di elettori. Si può anche votare prima del giorno delle elezioni, recandosi in appositi uffici pubblici. Cosi il conteggio è ancora in corso e attualmente è arrivato al 93% delle schede. Tuttavia nessun seggio è in bilico.
Il governo laburista uscente ha ottenuto 72 seggi e la coalizione conservatrice di opposizione 73 su 150 in totale. Un seggio è stato assegnato nella circoscrizione di Melbourne ad Adam Bandt dei verdi, che per la prima volta entrano in parlamento. Il risultato dei verdi è stato molto più importante di quanto un rigido sistema bipolare faccia capire con un solo seggio assegnato: gli ambientalisti hanno ottenuto l'11.7%, quattro punti in più delle precedenti elezioni.
Gli altri quattro seggi sono andati a candidati indipendenti, uno dei quali, Andrew Wilkie, si è schierato con la premier uscente Julia Gillard (a sinistra nella foto), come il verde Bandt. A questo punto i laburisti avevano 74 voti, due meno di quanti servono per governare.
Restavano tre indecisi, eletti in circoscrizioni rurali e portatori delle istanze degli agricoltori e degli allevatori, come i sussidi per l'rrigazione e l'introduzione di tasse sui generi alimentari di importazione.
La crisi australiana si è finalmente risolta ieri. Prima l'indipendente Bob Katter ha detto di offrire il suo voto al leader conservatore Tony Abbott (a destra nella foto). Qualche ora dopo Tony Windsor and Rob Oakeshott, i due deputati indipendenti diventati l'ago della bilancia, hanno indetto una conferenza stampa annunciando il loro sostegno ai laburisti e alla premier uscente, che a questo punto può contare su 76 voti, maggioranza minima nel parlamento di 150 eletti (ecco il prospetto finale dei seggi).
L'economia australiana dipende molto dal settore agricolo e anche per questo è riuscita a sfuggire alla recessione che ha travolto le altre economie occidentali. Lo scorso anno mentre Europa e USA boccheggiavano il PIL down under è cresciuto del 3.3 mentre il tasso di disoccupazione a luglio 2010 era fermo al 5.3 per cento.
martedì 7 settembre 2010
Il cliente ha sempre ragione
The European House/Ambrosetti ha presentato a Cernobbio una ricerca dal titolo "Il nucleare per l'economia, l'ambiente e lo sviluppo". I committenti sono Enel e EdF-Electricité de France, quindi non è difficile immaginare le conclusioni. Secondo Ambrosetti il nucleare è un affarone, tecnicamente all'avanguardia e non comporta rischi. Enel e EdF sono i partner principali del ritorno all'energia atomica strombazzato da oltre due anni dal governo di destra italiano, che però finora non ha prodotto risultati concreti.
Ambrosetti fornisce al cliente le conclusioni attese, benedette da un panel che include Nicola Rossi, Umberto Veronesi, Maurizio Lupi, Fatih Birol, Carlo Rossella (?) e funzionari delle imprese committenti (qui la ricerca completa in italiano).
Se le conclusioni della ricerca sono prevedibili è interessante confrontare i commenti della stampa, che ovviamente sono molto diversi a seconda del collocamento politico. Terra pubblica un pezzo del direttore di Greenpeace Giuseppe Onufrio che critica i numeri forniti da Ambrosetti, anche se scivola in un linguaggio troppo tecnico.
Il Sole 24 Ore accoglie con favore la ricerca, seppure con cautela. Alcuni degli articoli sostengono che il cantiere di una centrale nucleare occuperebbe 5000 persone e la sua gestione 200 addetti stabili. Le cifre sembrano cospicue, ma lavorare sull'efficienza energetica degli edifici e su centrali di energia eolica o fotovoltaica produrrebbe molti più posti di lavoro. Ma il report di Ambrosetti non offre questo confronto.
Interessanti i numeri citati da Il Giornale di famiglia secondo cui, a fronte di un presunto aumento dei consumi energetici (che sono in calo da tre anni) del 36%, il nucleare ridurrebbe i costi di produzione dell'energia nazionale da 49 a 44 miliardi di Euro, nel lontano 2026. Quindi un calo di poco superiore al 10%, che mantiene un fitto mistero sull'annunciata riduzione delle bollette del 25-30%.
Ma quando sarebbero pronte le centrali? Le previsioni iniziali del governo, che prometteva l'avvio dei cantieri nel 2012, sono già state spostate al 2014/2015 dallo stesso AD ENEL Fulvio Conti (foto). Dovevano essere quattro le centrali pronte per il 2020 secondo l'ex ministro Scajola. Conti adesso parla di un solo impianto (anche questo in realtà altamente improbabile) e "almeno 4 reattori nell'arco dei prossimi 20 anni a partire da oggi".
Ambrosetti fornisce al cliente le conclusioni attese, benedette da un panel che include Nicola Rossi, Umberto Veronesi, Maurizio Lupi, Fatih Birol, Carlo Rossella (?) e funzionari delle imprese committenti (qui la ricerca completa in italiano).
Se le conclusioni della ricerca sono prevedibili è interessante confrontare i commenti della stampa, che ovviamente sono molto diversi a seconda del collocamento politico. Terra pubblica un pezzo del direttore di Greenpeace Giuseppe Onufrio che critica i numeri forniti da Ambrosetti, anche se scivola in un linguaggio troppo tecnico.
Il Sole 24 Ore accoglie con favore la ricerca, seppure con cautela. Alcuni degli articoli sostengono che il cantiere di una centrale nucleare occuperebbe 5000 persone e la sua gestione 200 addetti stabili. Le cifre sembrano cospicue, ma lavorare sull'efficienza energetica degli edifici e su centrali di energia eolica o fotovoltaica produrrebbe molti più posti di lavoro. Ma il report di Ambrosetti non offre questo confronto.
Interessanti i numeri citati da Il Giornale di famiglia secondo cui, a fronte di un presunto aumento dei consumi energetici (che sono in calo da tre anni) del 36%, il nucleare ridurrebbe i costi di produzione dell'energia nazionale da 49 a 44 miliardi di Euro, nel lontano 2026. Quindi un calo di poco superiore al 10%, che mantiene un fitto mistero sull'annunciata riduzione delle bollette del 25-30%.
Ma quando sarebbero pronte le centrali? Le previsioni iniziali del governo, che prometteva l'avvio dei cantieri nel 2012, sono già state spostate al 2014/2015 dallo stesso AD ENEL Fulvio Conti (foto). Dovevano essere quattro le centrali pronte per il 2020 secondo l'ex ministro Scajola. Conti adesso parla di un solo impianto (anche questo in realtà altamente improbabile) e "almeno 4 reattori nell'arco dei prossimi 20 anni a partire da oggi".
domenica 5 settembre 2010
sabato 4 settembre 2010
giovedì 2 settembre 2010
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