venerdì 31 dicembre 2010
2011, hai visto mai...
L'artista indiano Harwinder Singh Gill ha scolpito gli auguri per il nuovo anno in una serie di matite colorate.
Le più brutte dell'anno
Secondo il Village Voice le peggiori venti canzoni in inglese del 2010 sono queste. E quelle in italiano?
Tra le venti citate dal settimanale di New York la più brutta in assoluto, secondo me quasi intollerabile, è Orinoco Ninja Flow di Die Antwoord (link video sopra).
La foto dell'anno
Il National Geographic ha annunciato il vincitore del suo concorso fotografico 2010. La foto è stata scattata da Aaron Lim Boon Teck di Singapore e raffigura l'eruzione del vulcano Gunung Rinjani in Indonesia.
Quest'anno per la prima volta il National Geographic offriva un premio in denaro di diecimila dollari al vincitore. Alla rivista erano pervenute 16.000 immagini da 130 nazioni. Oltre al vincitore assoluto erano previste tre categorie: natura, persone e luoghi. Tutte le foto vincenti e finaliste sono qui.
Quest'anno per la prima volta il National Geographic offriva un premio in denaro di diecimila dollari al vincitore. Alla rivista erano pervenute 16.000 immagini da 130 nazioni. Oltre al vincitore assoluto erano previste tre categorie: natura, persone e luoghi. Tutte le foto vincenti e finaliste sono qui.
Il bilancio del decennio
Cosa è cambiato dal 2000 al 2010? Un sito di San Francisco ha provato a sintetizzare i cambiamenti del primo decennio del terzo millennio nel grafico qui a lato (cliccare qui per ingrandirlo).
La tecnologia ha le variazioni più consistenti: il popolo di internet è cresciuto di cinque volte, i telefoni cellulari decuplicati, i consumi elettrici in Cina quadruplicati. Il petrolio costa più del doppio, la temperatura del pianeta cresce in fretta e i disastri naturali sono sempre più frequenti, con molte più vittime. Buon anno.
La tecnologia ha le variazioni più consistenti: il popolo di internet è cresciuto di cinque volte, i telefoni cellulari decuplicati, i consumi elettrici in Cina quadruplicati. Il petrolio costa più del doppio, la temperatura del pianeta cresce in fretta e i disastri naturali sono sempre più frequenti, con molte più vittime. Buon anno.
giovedì 30 dicembre 2010
Gerontocrazia
Oggi il Daily Mail pubblica un articolo che, citando i dati di un rapporto del dipartimento inglese per il lavoro e la previdenza, prevede che il 17% degli abitanti della Gran Bretagna raggiungerà il secolo di vita, traguardo che Albione festeggia con un telegramma spedito da Buckingham Palace ad ogni centenario.
Il 17% della popolazione inglese equivale a 10.6 milioni di persone. Lo scorso anno in Gran Bretagna i centenari erano solo 11.600. Pochissimi in confronto, ma sempre quattro volte di più che 30 anni fa. Secondo lo studio nel 2066 l'Inghilterra avrà anche 7.700 vegliardi oltre i 110 anni di età.
In Italia l'aspettativa di vita è attualmente di un anno superiore a quella inglese (80.5 contro 79.4). La popolazione dei due stati è quasi uguale, con il Regno Unito a 61 milioni e l'Italia a 60. Quindi i dati inglesi possono essere facilmente traslati nel nostro paese con le medesime quantità, più o meno. L'unica possibilità per abbassare l'età media consiste nel mantenere alto il flusso dell'immigrazione, avvantaggiandosi dei giovani e prolifici extracomunitari. Per mantenere l'attuale rapporto tra popolazione attiva e pensionati l'Italia dovrebbe accogliere 2.2 milioni di immigranti l'anno. In alternativa l'età pensionabile dovrebbe essere elevata a 77 anni. Settantasette, avete letto bene.
Il 17% della popolazione inglese equivale a 10.6 milioni di persone. Lo scorso anno in Gran Bretagna i centenari erano solo 11.600. Pochissimi in confronto, ma sempre quattro volte di più che 30 anni fa. Secondo lo studio nel 2066 l'Inghilterra avrà anche 7.700 vegliardi oltre i 110 anni di età.
In Italia l'aspettativa di vita è attualmente di un anno superiore a quella inglese (80.5 contro 79.4). La popolazione dei due stati è quasi uguale, con il Regno Unito a 61 milioni e l'Italia a 60. Quindi i dati inglesi possono essere facilmente traslati nel nostro paese con le medesime quantità, più o meno. L'unica possibilità per abbassare l'età media consiste nel mantenere alto il flusso dell'immigrazione, avvantaggiandosi dei giovani e prolifici extracomunitari. Per mantenere l'attuale rapporto tra popolazione attiva e pensionati l'Italia dovrebbe accogliere 2.2 milioni di immigranti l'anno. In alternativa l'età pensionabile dovrebbe essere elevata a 77 anni. Settantasette, avete letto bene.
Let it snow let it snow let it snow
Mike Black ha montato una Canon su un cavalletto, l'ha collegata ad un timer programmato per fare uno scatto ogni cinque minuti per 20 ore, testimoniando la progressione degli 80 cm di neve caduti in New Jersey tra il 26 e il 27 dicembre. Il tutto in 38 secondi.
Soul, lutti di fine anno
Brutta settimana per la musica soul. Prima la morte di Teena Marie (54) e poi quella di Bernard Wilson (64), il baritono di Harold Melvin and the Blue Notes. Il leader del gruppo, Teddy Pendergrass, era morto lo scorso 13 gennaio.
Aggiornamento delle 18: Tra gli scomparsi di questi giorni anche il grande pianista jazz Billy Taylor (89) e, scendendo di livello, il leader dei Boney M Bobby Farrell (61). Boney M, nati in Germania, collezionarono una serie di hit di basso pop negli anni '70 (Ma Baker, Daddy Cool, Rasputin). Il Daily Mail sottolinea come Farrell sia morto a San Pietroburgo il 29 dicembre, proprio come Rasputin.
mercoledì 29 dicembre 2010
2011, Europa dell'est.
Nell 2011 per la prima volta due paesi dell'ex blocco sovietico saranno consecutivamente alla presidenza dell'Europa. La prima sarà l'Ungheria, che la prossima settimana subentrerà alla presidenza belga. La seconda sarà la Polonia, che avrà la presidenza dell'Unione il 1 luglio. Tra le altre cose si tratta anche di due paesi che non fanno parte della Eurozona.
Il sito della presidenza ungherese eu2011.hu è stato presentato ufficialmente il 21 dicembre. Il dato tecnico saliente è che per la prima volta un sito governativo è gestito con un CMS open source. Immancabili le estensioni a twitter e facebook. Il logo invece è la trasposizione nei colori ungheresi del logo Trio, già utilizzato dalle presidenze della Spagna e del Belgio e francamente non irresistibile.
Le priorità del semestre di presidenza ungherese partono dalla crescita e dall'occupazione nel quadro della strategia Europa 2020. Seguono il rafforzamento del concetto di Europa attraverso tre assi fondamentali: politiche alimentari, energia e gestione delle risorse idriche. E poi un Europa più aperta ai cittadini, a partire dall'allargamento dell'area Schengen a Bulgaria e Romania. E, a proposito di allargamento, l'Ungheria ha dichiarato di voler fare "tutto il possibile" per concludere i colloqui per l'annessione della Croazia entro il proprio semestre di presidenza puntando a una strategia di integrazione dei Balcani occidentali.
La cerimonia ufficiale del passaggio di consegne tra Belgio e Ungheria si svolgerà il 6 gennaio al parlamento di Budapest.
Il sito della presidenza ungherese eu2011.hu è stato presentato ufficialmente il 21 dicembre. Il dato tecnico saliente è che per la prima volta un sito governativo è gestito con un CMS open source. Immancabili le estensioni a twitter e facebook. Il logo invece è la trasposizione nei colori ungheresi del logo Trio, già utilizzato dalle presidenze della Spagna e del Belgio e francamente non irresistibile.
Le priorità del semestre di presidenza ungherese partono dalla crescita e dall'occupazione nel quadro della strategia Europa 2020. Seguono il rafforzamento del concetto di Europa attraverso tre assi fondamentali: politiche alimentari, energia e gestione delle risorse idriche. E poi un Europa più aperta ai cittadini, a partire dall'allargamento dell'area Schengen a Bulgaria e Romania. E, a proposito di allargamento, l'Ungheria ha dichiarato di voler fare "tutto il possibile" per concludere i colloqui per l'annessione della Croazia entro il proprio semestre di presidenza puntando a una strategia di integrazione dei Balcani occidentali.
La cerimonia ufficiale del passaggio di consegne tra Belgio e Ungheria si svolgerà il 6 gennaio al parlamento di Budapest.
L'universo parallelo di Belpietro
Nella notte qualcuno butta due petardi contro la porta della sede della Lega di Gemonio, la Betlemme di Bossi. Indignazione e solidarietà trasversale. Seguendo le dietrologie di Belpietro sui falsi attentati il principale sospettato potrebbe essere Calderoli, con Cota che fa il palo.
Sempre oggi il Giornale di famiglia, in un interessante articolo da fratelli-coltelli, racconta come l'agguato allo stesso Belpietro, per cui l'intero paese si era indignato manifestando solidarietà al direttore prognato, potrebbe essere una "errata valutazione" del suo caposcorta. Un modo elegante per dire che non era successo nulla, tutto inventato.
Sempre oggi il Giornale di famiglia, in un interessante articolo da fratelli-coltelli, racconta come l'agguato allo stesso Belpietro, per cui l'intero paese si era indignato manifestando solidarietà al direttore prognato, potrebbe essere una "errata valutazione" del suo caposcorta. Un modo elegante per dire che non era successo nulla, tutto inventato.
martedì 28 dicembre 2010
Cercando l'auto più verde
La Commissione Europea ha lanciato un portale che permette alle pubbliche amministrazioni e ai cittadini di scegliere i veicoli con le emissioni più basse e le migliori prestazioni energetiche. Il portale si chiama Clean Vehicle Europe ed è disponibile in 14 lingue, compreso l'italiano. Secondo il Vice presidente della Commissione e Commissario ai trasporti Siim Kallas il sito sarà uno strumento fondamentale per l'applicazione della Direttiva 33 del 2009 per la promozione dei veicoli ecologici e a basso consumo.
Devo dire che il portale, realizzato dalla Agenzia Europea per la Competitività e l'Innovazione (EACI) non è esattamente intuitivo, anzi risulta piuttosto macchinoso. E, come accade spesso nella UE, le traduzioni sono didascaliche e approssimative, risultando in locuzioni misteriose tipo caratteristiche interattive di approvvigionamento congiunto per aumentare lo sviluppo dinamico del mercato. Con un po' di pratica comunque si riescono a paragonare l'efficienza e i costi dei veicoli dall'acquisto alla dismissione, nel ciclo completo di utilizzo. Le categorie esaminate sono cinque: autovetture, veicoli da trasporto leggeri, veicoli da trasporto pesanti, minibus e bus. I costi di esercizio comprendono anche i costi ambientali, sommando i consumi energetici, le emissioni di CO2 e gli altri inquinanti come il particolato.
In Europa i mezzi di trasporto consumano il 26% dell'energia e producono il 24% del CO2, con un tasso costante di aumento attorno al 2% l'anno. Nel 2006 i veicoli circolanti erano 263 milioni, di cui 230 milioni sono auto private, 446 ogni mille abitanti. Nel pacchetto clima ed energia la UE si è data l'obiettivo di raggiungere il 10% di veicoli alimentati con energie rinnovabili entro il 2020.
Devo dire che il portale, realizzato dalla Agenzia Europea per la Competitività e l'Innovazione (EACI) non è esattamente intuitivo, anzi risulta piuttosto macchinoso. E, come accade spesso nella UE, le traduzioni sono didascaliche e approssimative, risultando in locuzioni misteriose tipo caratteristiche interattive di approvvigionamento congiunto per aumentare lo sviluppo dinamico del mercato. Con un po' di pratica comunque si riescono a paragonare l'efficienza e i costi dei veicoli dall'acquisto alla dismissione, nel ciclo completo di utilizzo. Le categorie esaminate sono cinque: autovetture, veicoli da trasporto leggeri, veicoli da trasporto pesanti, minibus e bus. I costi di esercizio comprendono anche i costi ambientali, sommando i consumi energetici, le emissioni di CO2 e gli altri inquinanti come il particolato.
In Europa i mezzi di trasporto consumano il 26% dell'energia e producono il 24% del CO2, con un tasso costante di aumento attorno al 2% l'anno. Nel 2006 i veicoli circolanti erano 263 milioni, di cui 230 milioni sono auto private, 446 ogni mille abitanti. Nel pacchetto clima ed energia la UE si è data l'obiettivo di raggiungere il 10% di veicoli alimentati con energie rinnovabili entro il 2020.
lunedì 27 dicembre 2010
Foto ricordo
A Manhattan la neve ha già superato il mezzo metro e il New York Times sta pubblicando un album con le foto spedite dai lettori, come quella qui sopra scattata ieri a Central Park.
Riscaldamento globale, inverni gelidi
L'Europa si sta appena riprendendo da una ondata di gelo che ha bloccato per giorni i due principali aeroporti del continente (Londra e Francoforte) e da ieri New York e la costa est americana sono sotto la più potente tempesta di neve degli ultimi anni. A Central Park ci sono già 35 cm di neve, destinati ad arrivare a mezzo metro in serata. Mentre l'organizzazione metereologica mondiale ha appena dichiarato che il 2010 sarà tra i tre anni più caldi di sempre del pianeta, se non il più caldo, in Inghilterra il mese di dicembre che sta per finire è già il più freddo dal 1890.
Non è facile da spiegare in due righe, ma i gelidi inverni del nord Europa e del nord America sono colpa del riscaldamento globale. La causa scatenante è la crescita delle temperature polari con la conseguente riduzione dei ghiacci artici, che procede ad un ritmo dell'11% al decennio. Lo scioglimento del ghiaccio libera la relativamente calda superficie marina, che a contatto con l'aria, che in genere è sotto i -20°, provoca forti correnti artiche che portano aria fredda sui due lati dell'Atlantico e nel mare del Nord, con robusti abbassamenti di temperatura e forti precipitazioni nevose. Questi sono i risultati di uno studio di climatologi inglesi di cui riferisce l'Independent.
Praticamente il ghiaccio polare funziona come un coperchio, e una volta sciolto permette al mare, la cui temperatura è attorno allo zero, di riscaldare l'atmosfera modificando le correnti. Questo in estrema sintesi, perché ovviamente ci sono molti altri fattori e variabili. Secondo Stefan Rahmstorf, che insegna al centro sugli impatti climatici di Potsdam, i modelli di simulazione dimostrano che se il ghiaccio si scioglie sui mari di Barents e di Kara in quelle zone si crea un'alta pressione. Poiché le correnti d'aria ruotano in senso orario, portano aria fredda in nord Europa facendo risalire aria più calda verso il Polo.
Non è facile da spiegare in due righe, ma i gelidi inverni del nord Europa e del nord America sono colpa del riscaldamento globale. La causa scatenante è la crescita delle temperature polari con la conseguente riduzione dei ghiacci artici, che procede ad un ritmo dell'11% al decennio. Lo scioglimento del ghiaccio libera la relativamente calda superficie marina, che a contatto con l'aria, che in genere è sotto i -20°, provoca forti correnti artiche che portano aria fredda sui due lati dell'Atlantico e nel mare del Nord, con robusti abbassamenti di temperatura e forti precipitazioni nevose. Questi sono i risultati di uno studio di climatologi inglesi di cui riferisce l'Independent.
Praticamente il ghiaccio polare funziona come un coperchio, e una volta sciolto permette al mare, la cui temperatura è attorno allo zero, di riscaldare l'atmosfera modificando le correnti. Questo in estrema sintesi, perché ovviamente ci sono molti altri fattori e variabili. Secondo Stefan Rahmstorf, che insegna al centro sugli impatti climatici di Potsdam, i modelli di simulazione dimostrano che se il ghiaccio si scioglie sui mari di Barents e di Kara in quelle zone si crea un'alta pressione. Poiché le correnti d'aria ruotano in senso orario, portano aria fredda in nord Europa facendo risalire aria più calda verso il Polo.
Archiviamo il Natale 2010
Tra Leonardo al telefono con Moratti e Berlù al telefono con don Virzì, tra Morgan che scrive a Napolitano e De Magistris che scrive a Di Pietro, tra le lacrime del ministro invisibile Prestigiacomo e le tonnellate di mondezza per le strade di Napoli archiviamo anche il Natale di quest'anno.
Se poi vogliamo allargare la prospettiva e dimenticare le miserie italiche consiglio di rifarsi gli occhi con la fotogallery natalizia di Daylife.
Se poi vogliamo allargare la prospettiva e dimenticare le miserie italiche consiglio di rifarsi gli occhi con la fotogallery natalizia di Daylife.
sabato 25 dicembre 2010
Buone Feste/4
Difficile raccontare il Natale meglio che attraverso le foto del sito di Life. Come questa di due anni fa, un Palestinese vestito da Santa Claus che agita una bandiera ai soldati israeliani, protestando per la costruzione del famigerato muro eretto da Israele nei territori occupati.
venerdì 24 dicembre 2010
I sacchetti di plastica non spariranno
Due giorni fa la ministra invisibile dell'ambiente Stefania Prestigiacomo era intervenuta per contrastare l'ipotesi di una proroga al 1 gennaio 2012 dell'uso di sacchetti di plastica. La proroga avrebbe seguito quella già concessa un anno fa. La legge 296 del 2006, promulgata dal governo Prodi, in origine prevedeva infatti il divieto di commercializzazione dei sacchetti a partire dal 1 gennaio 2010.
Prestigiacomo strombazza l'importanza della decisione anche nella homepage del sito ministeriale, ma Eco dalle Città ha cercato di capirci di più, scoprendo una realtà molto diversa. E la fonte è più che autorevole: il direttore di Unionplast, la federazione di Confindustria delle aziende produttrici, il quale afferma: "Prendiamo atto che non è successo nulla. Il 1 gennaio 2011 non entrerà in vigore nessun decreto, per il semplice fatto che il Consiglio dei Ministri non ha adottato nessun provvedimento attuativo. La messa al bando confermata dal Ministro Prestigiacomo, per poter essere effettiva necessita ovviamente di decreti attuativi, che invece non sono stati emanati".
Quindi senza l'emanazione di norme attuative nessun divieto diventa operativo, così come non possono essere applicate sanzioni. Nel comunicato stampa del ministero dell'ambiente Presty dice che "Perché il provvedimento possa però produrre risultati concreti, è necessario il coinvolgimento pieno degli operatori commerciali, della piccola e della grande distribuzione..." ma in realtà l'unica cosa veramente necessaria sono i decreti, che non risultano nell'agenda del governo. Dato che la crisi di nervi della ministra invisibile sembra rientrata, sarebbe il caso che qualcuno del suo staff le spiegasse come stanno le cose.
Prestigiacomo strombazza l'importanza della decisione anche nella homepage del sito ministeriale, ma Eco dalle Città ha cercato di capirci di più, scoprendo una realtà molto diversa. E la fonte è più che autorevole: il direttore di Unionplast, la federazione di Confindustria delle aziende produttrici, il quale afferma: "Prendiamo atto che non è successo nulla. Il 1 gennaio 2011 non entrerà in vigore nessun decreto, per il semplice fatto che il Consiglio dei Ministri non ha adottato nessun provvedimento attuativo. La messa al bando confermata dal Ministro Prestigiacomo, per poter essere effettiva necessita ovviamente di decreti attuativi, che invece non sono stati emanati".
Quindi senza l'emanazione di norme attuative nessun divieto diventa operativo, così come non possono essere applicate sanzioni. Nel comunicato stampa del ministero dell'ambiente Presty dice che "Perché il provvedimento possa però produrre risultati concreti, è necessario il coinvolgimento pieno degli operatori commerciali, della piccola e della grande distribuzione..." ma in realtà l'unica cosa veramente necessaria sono i decreti, che non risultano nell'agenda del governo. Dato che la crisi di nervi della ministra invisibile sembra rientrata, sarebbe il caso che qualcuno del suo staff le spiegasse come stanno le cose.
giovedì 23 dicembre 2010
Chiedi pure, dillo pure
Non amo la disciplina militare, detesto le armi e alla data odierna non sono gay (mai dire mai). La maglia nella foto però è davvero notevole, il modo migliore per ricordare la cancellazione del senato americano della ipocrita disciplina "don't ask, don't tell" secondo la quale i gay potevano arruolarsi nell'esercito USA solo non dichiarando il loro orientamento sessuale.
Barack Obama ha firmato il decreto ieri.
Barack Obama ha firmato il decreto ieri.
mercoledì 22 dicembre 2010
Presty, invisibile ma nervosa
Poi finirà come Carfagna, l'onore di fare due parole tête-à-tête con Berlù e tutto si sistema.
Aggiornamento notturno, per chi fosse stato in pensiero:
(ANSA) – ROMA, 22 DIC – ”Una sfortunata coincidenza e un difetto di comunicazione hanno generato oggi uno spiacevole incidente parlamentare. In serata, il Ministro Prestigiacomo e l’Onorevole Cicchitto – a Palazzo Chigi, alla presenza del Sottosegretario Gianni Letta – hanno chiarito ogni equivoco, superando l’incidente, scambiandosi un reciproco attestato di stima e di fiducia”. E’ quanto si legge in una nota diffusa in tarda serata da palazzo Chigi.
Aggiornamento notturno, per chi fosse stato in pensiero:
(ANSA) – ROMA, 22 DIC – ”Una sfortunata coincidenza e un difetto di comunicazione hanno generato oggi uno spiacevole incidente parlamentare. In serata, il Ministro Prestigiacomo e l’Onorevole Cicchitto – a Palazzo Chigi, alla presenza del Sottosegretario Gianni Letta – hanno chiarito ogni equivoco, superando l’incidente, scambiandosi un reciproco attestato di stima e di fiducia”. E’ quanto si legge in una nota diffusa in tarda serata da palazzo Chigi.
Il bignamino di Cancun/2
La seconda parte della sintesi della COP 16 di Cancun (leggi la prima) è dedicata ai riflessi sulle città e i governi locali. Lo scorso anno la conferenza di Copenhagen si era conclusa molto male per le città quando la sintesi politica trovata nel breve testo del Copenhagen Accord aveva spazzato via tutti i documenti faticosamente costruiti in un anno di negoziati. E assieme ai documenti erano spariti anche i riferimenti al ruolo delle autorità locali nell'adattamento e nella mitigazione dei cambiamenti climatici.
Nelle sessioni negoziali di Bonn e Tianjin che nel corso dell'anno hanno ricostruito pezzo per pezzo l'architettura dei negoziati ONU i governi locali hanno lavorato pazientemente, cercando soprattutto contatti diretti con le delegazioni nazionali più disponibili a sostenerne le istanze. Gli osservatori infatti non hanno possibilità di intervenire direttamente nella redazione dei documenti, quindi gli emendamenti devono essere presentati dai Parties, i governi.
A Cancun le città sono arrivate forti del Mexico City Pact, approvato e sottoscritto poche settimane prima da oltre cento sindaci guidati da Marcelo Ebrard di Città del Messico. Il Patto comprende una serie di impegni che i sottoscrittori intendono assumere per la riduzione delle emissioni e il miglioramento dell'efficienza energetica, proseguendo l'esperienza lanciata in Europa con la Covenant of Mayors.
Il primo successo delle Città è stata la proposta, avanzata dal Messico e approvata dalla COP, di istituire la nuova categoria dei governmental stakeholders, individuati nei governi locali e nei parlamentari. Nella stessa decisione si precisa anche che dal prossimo anno la COP comprenderà nel programma ufficiale una sessione dedicata agli "osservatori governativi".
La conferma del riconoscimento del ruolo delle città è venuta poi dall'evento organizzato a Cancun che ha visto sul tavolo di presidenza la segretaria UNFCCC Figueres, la presidente della COP Espinosa e i rappresentanti delle città e delle reti. Non era mai accaduto prima.
Se quelle appena descritte sono conquiste "politiche" si sono registrati anche dei progressi concreti. Il documento finale sulla cooperazione a lungo termine per la prima volta contiene numerosi espliciti riferimenti alle città e ai governi locali (il testo completo con evidenziati i riferimenti è qui).
Molto dipenderà dall'atteggiamento dei governi nazionali, che in alcuni casi già da tempo collaborano spalla a spalla con i territori, in altri (come l'Italia) non interloquiscono affatto con le città.
Nelle sessioni negoziali di Bonn e Tianjin che nel corso dell'anno hanno ricostruito pezzo per pezzo l'architettura dei negoziati ONU i governi locali hanno lavorato pazientemente, cercando soprattutto contatti diretti con le delegazioni nazionali più disponibili a sostenerne le istanze. Gli osservatori infatti non hanno possibilità di intervenire direttamente nella redazione dei documenti, quindi gli emendamenti devono essere presentati dai Parties, i governi.
A Cancun le città sono arrivate forti del Mexico City Pact, approvato e sottoscritto poche settimane prima da oltre cento sindaci guidati da Marcelo Ebrard di Città del Messico. Il Patto comprende una serie di impegni che i sottoscrittori intendono assumere per la riduzione delle emissioni e il miglioramento dell'efficienza energetica, proseguendo l'esperienza lanciata in Europa con la Covenant of Mayors.
Il primo successo delle Città è stata la proposta, avanzata dal Messico e approvata dalla COP, di istituire la nuova categoria dei governmental stakeholders, individuati nei governi locali e nei parlamentari. Nella stessa decisione si precisa anche che dal prossimo anno la COP comprenderà nel programma ufficiale una sessione dedicata agli "osservatori governativi".
La conferma del riconoscimento del ruolo delle città è venuta poi dall'evento organizzato a Cancun che ha visto sul tavolo di presidenza la segretaria UNFCCC Figueres, la presidente della COP Espinosa e i rappresentanti delle città e delle reti. Non era mai accaduto prima.
Se quelle appena descritte sono conquiste "politiche" si sono registrati anche dei progressi concreti. Il documento finale sulla cooperazione a lungo termine per la prima volta contiene numerosi espliciti riferimenti alle città e ai governi locali (il testo completo con evidenziati i riferimenti è qui).
Molto dipenderà dall'atteggiamento dei governi nazionali, che in alcuni casi già da tempo collaborano spalla a spalla con i territori, in altri (come l'Italia) non interloquiscono affatto con le città.
Buone Feste/2
Un classico di Sostenibilitalia fin dal 2007: la palla di vetro con la neve da scuotere. Happy Holydays!
martedì 21 dicembre 2010
Un prefetto non si nega a nessuno
La crisi impone tagli ad ogni livello, in ogni settore. Ce lo ripete ad ogni occasione la faccia severa del ministro capoclasse Tremonti, l'uomo della Grin Economy.
Le province andavano abolite, era d'accordo persino Berlù, prima che la Lega dicesse nonono.
Così oggi, leggo sul blog di Pippo Civati, è successo che "La Commissione Bilancio della Camera di deputati ha dato parere favorevole all'istituzione delle Prefetture nelle nuove Province di Fermo, Monza, e Barletta-Trani-Andria. Ne ha dato notizia il coordinatore regionale del Pdl delle Marche Remigio Ceroni, specificando che a favore del provvedimento si sono espressi il Pdl e la Lega Nord, mentre Pd, Udc e Idv hanno votato contro".
E Buon Natale ai nuovi prefetti, con gli auguri estesi a tutto il carrozzone sottostante.
Le province andavano abolite, era d'accordo persino Berlù, prima che la Lega dicesse nonono.
Così oggi, leggo sul blog di Pippo Civati, è successo che "La Commissione Bilancio della Camera di deputati ha dato parere favorevole all'istituzione delle Prefetture nelle nuove Province di Fermo, Monza, e Barletta-Trani-Andria. Ne ha dato notizia il coordinatore regionale del Pdl delle Marche Remigio Ceroni, specificando che a favore del provvedimento si sono espressi il Pdl e la Lega Nord, mentre Pd, Udc e Idv hanno votato contro".
E Buon Natale ai nuovi prefetti, con gli auguri estesi a tutto il carrozzone sottostante.
lunedì 20 dicembre 2010
L'Europa dal basso
Mercoledì scorso il parlamento europeo di Strasburgo ha approvato il "Diritto di iniziativa dei cittadini europei" che introduce la possibilità di presentare proposte di legge di inziativa popolare. Le nuove regole, previste dal trattato di Lisbona, permettono ad un comitato di sette persone, provenienti da sette diversi stati d'Europa, di presentare una proposta di legge sulle materie di competenza dell'Unione Europea. Ma servono anche un milione di firme certificate, da raccogliere entro un anno in un minimo di sette stati. Le firme devono essere verificate dai singoli paesi dove sono state raccolte, dopodiché Strasburgo avrà quattro mesi di tempo per esaminare la proposta.
Il provvedimento è stato approvato a larghissima maggioranza con 628 voti a favore, 15 contrari e 24 astenuti.
La possibilità di iniziative legislative europee di iniziativa popolare erà attesa. La scorsa settimana una petizione sottoscritta da oltre un milione di Europei, che chiedeva una moratoria sulle sperimentazioni OGM in agricoltura, era stata rifiutata perché presentata prima dell'approvazione.
Il comitato promotore, che raccoglie oltre 120 ONG europee, ha accolto con soddisfazione la notizia dell'approvazione, sottolineando però che le regole sono proibitive per organizzazioni che non siano molto strutturate. La richiesta era di abolire la necessità della certificazione documentale, di ridurre l'ambito a un quinto degli stati e di prolungare il tempo per la raccolta delle firme a 18 mesi.
Il provvedimento è stato approvato a larghissima maggioranza con 628 voti a favore, 15 contrari e 24 astenuti.
La possibilità di iniziative legislative europee di iniziativa popolare erà attesa. La scorsa settimana una petizione sottoscritta da oltre un milione di Europei, che chiedeva una moratoria sulle sperimentazioni OGM in agricoltura, era stata rifiutata perché presentata prima dell'approvazione.
Il comitato promotore, che raccoglie oltre 120 ONG europee, ha accolto con soddisfazione la notizia dell'approvazione, sottolineando però che le regole sono proibitive per organizzazioni che non siano molto strutturate. La richiesta era di abolire la necessità della certificazione documentale, di ridurre l'ambito a un quinto degli stati e di prolungare il tempo per la raccolta delle firme a 18 mesi.
domenica 19 dicembre 2010
Grin economy
L'Unione Europea ci chiede un piano strutturale di rientro dal debito. La conferenza ONU di Cancun si conclude con un accordo che prevede una riduzione delle emissioni di CO2 tra il 25 e il 40% entro il 2020. Sempre a Cancun la Germania dichiara la propria volontà di ridurre le emissioni del 40% al 2020 "senza condizioni". Il ministro inglese Chris Huhne un mese fa aveva lanciato il programma nazionale per una green economy, l'unica in grado di sviluppare occupazione e progetti a lungo termine.
In Italia invece abbiamo una grin economy. Grin in inglese vuol dire sogghigno. E' quello del ministro capoclasse Tremonti, che non ha mai nascosto il suo disprezzo verso le energie rinnovabili e la sua incapacità a progetti innovativi, concentrando la sua attenzione, forse per deformazione professionale, nel contenimento generale delle spese senza scelte strutturali. Mulini a vento, cultura che non si mangia, il capoclasse ostenta sarcasmo e non guarda oltre l'ultima riga del bilancio di cassa.
Dal canto suo la ministra invisibile dell'ambiente Prestigiacomo ha salutato con un euforico comunicato gli esiti della conferenza di Cancun (lei era tra quelli che non credeva ad un esito positivo, by the way), dimenticando che l'accordo apre la porta a riduzioni delle emissioni entro il 2020, cioè solo tra dieci anni, alle quali l'Italia si è sempre opposta e non è preparata. Al contrario di Germania, Gran Bretagna, Francia, Spagna e molti altri, che stanno basando la loro ripresa sui temi della green economy, l'Italia applica il suo modello di economia del sogghigno, la grin economy.
Nel frattempo i deliri atomici del governo si complicano, con buona pace di Umberto Veronesi, sempre più senile e sempre meno autorevole. Qualcuno si è accorto che il mancato raggiungimento degli obiettivi di Kyoto costerà all'Italia 2.2 miliardi di Euro, di cui 1.7 direttamente dalle entrate fiscali (qui il rapporto Carbo diem di Sandbag). La chiosa è la frase che il presidente del consiglio pronunciò al Consiglio Europeo di dicembre 2008, quando fu approvato il pacchetto 20+20+20. In quella occasione Berlù disse "Oggi mi tocca fare il cattivo, così divento il più antieuropeista di tutti...Trovo assurdo parlare di emissioni quando c'è una crisi in atto. E' come se chi ha la polmonite pensa di farsi la messa in piega..." (la sintassi improbabile è letterale).
Grin Economy, appunto.
In Italia invece abbiamo una grin economy. Grin in inglese vuol dire sogghigno. E' quello del ministro capoclasse Tremonti, che non ha mai nascosto il suo disprezzo verso le energie rinnovabili e la sua incapacità a progetti innovativi, concentrando la sua attenzione, forse per deformazione professionale, nel contenimento generale delle spese senza scelte strutturali. Mulini a vento, cultura che non si mangia, il capoclasse ostenta sarcasmo e non guarda oltre l'ultima riga del bilancio di cassa.
Dal canto suo la ministra invisibile dell'ambiente Prestigiacomo ha salutato con un euforico comunicato gli esiti della conferenza di Cancun (lei era tra quelli che non credeva ad un esito positivo, by the way), dimenticando che l'accordo apre la porta a riduzioni delle emissioni entro il 2020, cioè solo tra dieci anni, alle quali l'Italia si è sempre opposta e non è preparata. Al contrario di Germania, Gran Bretagna, Francia, Spagna e molti altri, che stanno basando la loro ripresa sui temi della green economy, l'Italia applica il suo modello di economia del sogghigno, la grin economy.
Nel frattempo i deliri atomici del governo si complicano, con buona pace di Umberto Veronesi, sempre più senile e sempre meno autorevole. Qualcuno si è accorto che il mancato raggiungimento degli obiettivi di Kyoto costerà all'Italia 2.2 miliardi di Euro, di cui 1.7 direttamente dalle entrate fiscali (qui il rapporto Carbo diem di Sandbag). La chiosa è la frase che il presidente del consiglio pronunciò al Consiglio Europeo di dicembre 2008, quando fu approvato il pacchetto 20+20+20. In quella occasione Berlù disse "Oggi mi tocca fare il cattivo, così divento il più antieuropeista di tutti...Trovo assurdo parlare di emissioni quando c'è una crisi in atto. E' come se chi ha la polmonite pensa di farsi la messa in piega..." (la sintassi improbabile è letterale).
Grin Economy, appunto.
sabato 18 dicembre 2010
Un paio di effetti collaterali
Allearsi con Fini, Casini e Rutelli, come ha prefigurato ieri il segretario Bersani, porterebbe numerose innovazioni a corollario.
Rutelli, Lanzillotta, Binetti e gli altri che hanno abbandonato il PD sarebbero promossi da opportunisti a precursori, diventando l'avanguardia che avrebbe capito in anticipo la strada da seguire.
Sul fronte dei programmi molte sono le cose inconciliabili. Tra tutte il fatto che sia Fini che Casini sono nuclearisti d'assalto. Per dire.
Rutelli, Lanzillotta, Binetti e gli altri che hanno abbandonato il PD sarebbero promossi da opportunisti a precursori, diventando l'avanguardia che avrebbe capito in anticipo la strada da seguire.
Sul fronte dei programmi molte sono le cose inconciliabili. Tra tutte il fatto che sia Fini che Casini sono nuclearisti d'assalto. Per dire.
venerdì 17 dicembre 2010
L'Europa ingrassa. Ma vive più a lungo
Più della metà degli Europei è sovrappeso. E il 15% sono obesi, un dato che raddoppia la percentuale di 20 anni fa. I dati vengono da un report sulla salute degli Europei redatto dall'OCSE assieme alla Commissione di Bruxelles. I più obesi sono Inglesi, Irlandesi e Maltesi con oltre il 20%, sul fronte opposto l'Europa è particolarmente magra in Italia e Romania, dove gli obesi non superano il 10%. Un bambino su sette nella fascia 11-15 è sovrappeso o obeso.
Interessante il dato dei suicidi, dove l'Italia è al terzultimo posto con 5.2 suicidi ogni centomila abitanti, meno della metà della media UE di 12. Solo Cipro e Grecia fanno meglio. Il dato europeo è di quattro maschi suicidi per ogni donna e la tetra classifica è dominata dalla Lituania con 30.7, quasi sei volte l'Italia.
I teen agers sembrano piuttosto scafati. Uno su cinque degli under 15 dichiara di fumare e il 40% di Inglesi, Bulgari, Danesi, Finlandesi e Lituani di questa età confessa di essersi ubriacato almeno due volte.
Malgrado questo il generale miglioramento delle condizioni di vita e lo sviluppo dell'assistenza medica hanno prolungato di sei anni l'aspettativa media di vita, portandola ai 78 anni del 2007 contro i 72 del 1980.
Interessante il dato dei suicidi, dove l'Italia è al terzultimo posto con 5.2 suicidi ogni centomila abitanti, meno della metà della media UE di 12. Solo Cipro e Grecia fanno meglio. Il dato europeo è di quattro maschi suicidi per ogni donna e la tetra classifica è dominata dalla Lituania con 30.7, quasi sei volte l'Italia.
I teen agers sembrano piuttosto scafati. Uno su cinque degli under 15 dichiara di fumare e il 40% di Inglesi, Bulgari, Danesi, Finlandesi e Lituani di questa età confessa di essersi ubriacato almeno due volte.
Malgrado questo il generale miglioramento delle condizioni di vita e lo sviluppo dell'assistenza medica hanno prolungato di sei anni l'aspettativa media di vita, portandola ai 78 anni del 2007 contro i 72 del 1980.
Non solo Roma, non solo Genova
Lo scorso anno, in occasione della COP 15 di Copenhagen, duemila manifestanti furono arrestati nel corso di una manifestazione alle porte del Bella Center, dove si svolgeva il summit ONU sul clima.
250 dei fermati hanno portato la questione in tribunale e ieri una corte danese ha giudicato illegale il loro arresto, condannando la polizia a pagare ad ognuno dei ricorrenti un indennizzo tra le 500 e le 900 corone danesi (da circa 880 a 1600 Euro).
250 dei fermati hanno portato la questione in tribunale e ieri una corte danese ha giudicato illegale il loro arresto, condannando la polizia a pagare ad ognuno dei ricorrenti un indennizzo tra le 500 e le 900 corone danesi (da circa 880 a 1600 Euro).
giovedì 16 dicembre 2010
martedì 14 dicembre 2010
L'Europa e i pancioni
Lo scorso ottobre il Parlamento Europeo aveva approvato una raccomandazione per prolungare il congedo di maternità a cinque mesi. In Italia i cinque mesi li abbiamo già, con l'opzione di uno o due prima e quattro o tre dopo il parto. Ma Strasburgo li chiedeva anche a stipendio intero, mentre da noi si pagano di norma all'80%, con alcune eccezioni contrattuali che prevedono il 90 o il 100%.
La stessa deliberazione del Parlamento Europeo prevedeva anche l'istituzione di un congedo paternale di due settimane per i papà.
La settimana scorsa i ministri dei 27 paesi UE hanno giudicato troppo onerosa la proposta, rifiutandola (comunicato). Le bocciature sono arrivate tra gli altri dalla ministra tedesca per l'impiego Kristina Schroder (33), dalla ministra francese Roselyne Bachelot (64), dal ministro inglese Chris Grayling (48).
La Commissione Europea aveva indicato a suo tempo un congedo di 18 settimane, in linea con le richieste delle unioni sindacali. Questa proposta sarà discussa nel primo semestre 2011, sotto la presidenza di turno dell'Ungheria. A parte l'Italia, la Germania oggi concede 14 settimane di maternità, la Francia 16 e il Belgio 15. Il record spetta alla Gran Bretagna che arriva a 52, ovvero un anno, con le prime sei settimane pagate al 90% e il resto a scalare.
La stessa deliberazione del Parlamento Europeo prevedeva anche l'istituzione di un congedo paternale di due settimane per i papà.
La settimana scorsa i ministri dei 27 paesi UE hanno giudicato troppo onerosa la proposta, rifiutandola (comunicato). Le bocciature sono arrivate tra gli altri dalla ministra tedesca per l'impiego Kristina Schroder (33), dalla ministra francese Roselyne Bachelot (64), dal ministro inglese Chris Grayling (48).
La Commissione Europea aveva indicato a suo tempo un congedo di 18 settimane, in linea con le richieste delle unioni sindacali. Questa proposta sarà discussa nel primo semestre 2011, sotto la presidenza di turno dell'Ungheria. A parte l'Italia, la Germania oggi concede 14 settimane di maternità, la Francia 16 e il Belgio 15. Il record spetta alla Gran Bretagna che arriva a 52, ovvero un anno, con le prime sei settimane pagate al 90% e il resto a scalare.
Il bignamino di Cancun
Se avete inserito il correttore automatico di Word e digitate Cancun il computer lo trasforma immediatamente in cancan.
Nelle aspettative di molti, questo sarebbe dovuto essere l'esito della COP 16 messicana: una ridda di posizioni politiche inconciliabili, la messa in discussione dello stesso meccanismo decisionale delle Nazioni Unite, in sintesi un fallimento totale.
Le cose non sono andate così e anche i più scettici ammettono che le conclusioni della conferenza sul clima di Cancun hanno superato nettamente le aspettative. Non si è arrivati ad un accordo legally binding, è vero, ma nessuno ci sperava davvero. Due settimane di pazienti e laboriosi negoziati hanno portato all'approvazione di una serie di accordi di rilievo che hanno avuto il benestare di 192 delegazioni su 193, con l'unica opposizione della Bolivia. Questa sarebbe in sè una violazione del protocollo delle Nazioni Unite, che prevede l'unanimità, ma la presidenza messicana ha voluto portare a termine un piccolo strappo sull'argomento, dichiarando comunque approvate le decisioni. Lo scorso anno a Copenhagen la Bolivia si oppose alla ratificazione del Copenhagen Accord assieme ad altre sei nazioni: Venezuela, Nicaragua, Costarica, Cuba, Sudan e Tuvalu. A Cancun il presidente boliviano Evo Morales, che è stato presente alla conferenza, è rimasto solo. Morales e la Bolivia hanno rifiutato gli accordi perché giudicati troppo inconsistenti rispetto alle necessità. Una posizione radicale ma rispettabile, che però non ha trovato proseliti. Tutti gli altri hanno preferito la via di un accordo di massima, non vincolante ma politicamente importante, che ristabilisce un percorso comune destinato a concludersi tra un anno alla COP 17 di Durban in Sud Africa.
Gli accordi di Cancun sono riassunti in una serie di documenti tematici, i cui due principali sono quelli relativi al protocollo di Kyoto e alla cooperazione a lungo termine. Su questi due tavoli si giocava il ruolo delle Nazioni Unite come controllore e garante di un percorso politico globale nella lotta ai cambiamenti climatici. E su questi due tavoli sono stati raggiunti i risultati politici più importanti. Per quanto riguarda il protocollo di Kyoto, che scade nel 2012, il documento ne garantisce una estensione, cancellando le riserve espresse da Giappone, Canada e Russia. Sul tema della cooperazione a lungo termine, ovvero del ruolo dei paesi emergenti, Cina, India e gli altri accettano un percorso che li porterà a limiti prescrittivi e ad attività di controllo e verifica dei risultati ottenuti. Certo, i tetti di emissione per ogni singolo paese non sono stabiliti, ma questo era prevedibile e forse necessario per raggiungere un accordo in Messico. Nel mio piccolo io stesso avevo prospettato questa ipotesi alla commissaria europea per il clima Connie Hedegaard.
Altre decisioni importanti sono state concordate sui temi della deforestazione, dei finanziamenti per l'adattamento ai cambiamenti climatici dei paesi più poveri, sulla condivisione delle tecnologie (tutte qui).
Sotto il profilo dei numeri è importante notate che nei documenti finali la conferenza ha adottato le riduzioni di CO2 indicate dagli scienziati dell'UNFCCC, ovvero dal 25 al 40% entro il 2020 e almeno l'80% entro il 2050. Queste, secondo il cartello di scienziati ONU, sono le quantità necessarie per cercare di limitare il riscaldamento globale ad una soglia di 2° per la fine del secolo. E anche se gli accordi di Cancun non prevedono obiettivi vincolanti per i singolo stati, la loro approvazione porta sotto l'ombrello delle Nazioni Unite sia i tetti di emissione dei paesi industrializzati, sia le limitazioni per i paesi emergenti. Il percorso politico è ristabilito e si può guardare con ottimismo alla COP 17 di Durban.
Cancun ha superato le aspettative generali grazie ad una conduzione impeccabile della presidenza messicana e ad una preziosa disponibilità della segreteria UNFCCC, rappresentate rispettivamente da Patricia Espinosa, ministro degli esteri del Messico, e dalla costaricana Cristiana Figueres, che ha sostituito sei mesi fa l'olandese Yvo de Boer. L'assenza dei leader mondiali ha permesso ai negoziati una concretezza maggiore ed ha riportato in primo piano i contenuti.
L'Unione Europea, emarginata lo scorso anno a Copenhagen dal bilateralismo tra America e Cina, è tornata a recitare un ruolo da protagonista. L'obiettivo di riduzione tra il 25 e il 40% approvato a Cancun porterà probabilmente la UE ad elevare al 30% il proprio target per il 2020, come sostengono da tempo Gran Bretagna, Francia e Germania contro l'opposizione di Italia e Polonia. Il nostro paese, che a Cancun ha recitato un ruolo purtroppo marginale, dovrà adeguarsi ad una piattaforma programmatica alla quale il governo attuale, al contrario dei grandi paesi europei, non ha voluto prepararsi. Questo nuocerà profondamente all'economia nazionale e ci costringerà a rincorrere le nazioni che da tempo hanno capito (e non era difficile) che su questo fronte si giocano le carte più importanti per uscire dalla crisi economica ed acquistare competitività sui mercati internazionali.
Nel prossimo post i riflessi degli accordi di Cancun su città e governi locali.
Nelle aspettative di molti, questo sarebbe dovuto essere l'esito della COP 16 messicana: una ridda di posizioni politiche inconciliabili, la messa in discussione dello stesso meccanismo decisionale delle Nazioni Unite, in sintesi un fallimento totale.
Le cose non sono andate così e anche i più scettici ammettono che le conclusioni della conferenza sul clima di Cancun hanno superato nettamente le aspettative. Non si è arrivati ad un accordo legally binding, è vero, ma nessuno ci sperava davvero. Due settimane di pazienti e laboriosi negoziati hanno portato all'approvazione di una serie di accordi di rilievo che hanno avuto il benestare di 192 delegazioni su 193, con l'unica opposizione della Bolivia. Questa sarebbe in sè una violazione del protocollo delle Nazioni Unite, che prevede l'unanimità, ma la presidenza messicana ha voluto portare a termine un piccolo strappo sull'argomento, dichiarando comunque approvate le decisioni. Lo scorso anno a Copenhagen la Bolivia si oppose alla ratificazione del Copenhagen Accord assieme ad altre sei nazioni: Venezuela, Nicaragua, Costarica, Cuba, Sudan e Tuvalu. A Cancun il presidente boliviano Evo Morales, che è stato presente alla conferenza, è rimasto solo. Morales e la Bolivia hanno rifiutato gli accordi perché giudicati troppo inconsistenti rispetto alle necessità. Una posizione radicale ma rispettabile, che però non ha trovato proseliti. Tutti gli altri hanno preferito la via di un accordo di massima, non vincolante ma politicamente importante, che ristabilisce un percorso comune destinato a concludersi tra un anno alla COP 17 di Durban in Sud Africa.
Gli accordi di Cancun sono riassunti in una serie di documenti tematici, i cui due principali sono quelli relativi al protocollo di Kyoto e alla cooperazione a lungo termine. Su questi due tavoli si giocava il ruolo delle Nazioni Unite come controllore e garante di un percorso politico globale nella lotta ai cambiamenti climatici. E su questi due tavoli sono stati raggiunti i risultati politici più importanti. Per quanto riguarda il protocollo di Kyoto, che scade nel 2012, il documento ne garantisce una estensione, cancellando le riserve espresse da Giappone, Canada e Russia. Sul tema della cooperazione a lungo termine, ovvero del ruolo dei paesi emergenti, Cina, India e gli altri accettano un percorso che li porterà a limiti prescrittivi e ad attività di controllo e verifica dei risultati ottenuti. Certo, i tetti di emissione per ogni singolo paese non sono stabiliti, ma questo era prevedibile e forse necessario per raggiungere un accordo in Messico. Nel mio piccolo io stesso avevo prospettato questa ipotesi alla commissaria europea per il clima Connie Hedegaard.
Altre decisioni importanti sono state concordate sui temi della deforestazione, dei finanziamenti per l'adattamento ai cambiamenti climatici dei paesi più poveri, sulla condivisione delle tecnologie (tutte qui).
Sotto il profilo dei numeri è importante notate che nei documenti finali la conferenza ha adottato le riduzioni di CO2 indicate dagli scienziati dell'UNFCCC, ovvero dal 25 al 40% entro il 2020 e almeno l'80% entro il 2050. Queste, secondo il cartello di scienziati ONU, sono le quantità necessarie per cercare di limitare il riscaldamento globale ad una soglia di 2° per la fine del secolo. E anche se gli accordi di Cancun non prevedono obiettivi vincolanti per i singolo stati, la loro approvazione porta sotto l'ombrello delle Nazioni Unite sia i tetti di emissione dei paesi industrializzati, sia le limitazioni per i paesi emergenti. Il percorso politico è ristabilito e si può guardare con ottimismo alla COP 17 di Durban.
Cancun ha superato le aspettative generali grazie ad una conduzione impeccabile della presidenza messicana e ad una preziosa disponibilità della segreteria UNFCCC, rappresentate rispettivamente da Patricia Espinosa, ministro degli esteri del Messico, e dalla costaricana Cristiana Figueres, che ha sostituito sei mesi fa l'olandese Yvo de Boer. L'assenza dei leader mondiali ha permesso ai negoziati una concretezza maggiore ed ha riportato in primo piano i contenuti.
L'Unione Europea, emarginata lo scorso anno a Copenhagen dal bilateralismo tra America e Cina, è tornata a recitare un ruolo da protagonista. L'obiettivo di riduzione tra il 25 e il 40% approvato a Cancun porterà probabilmente la UE ad elevare al 30% il proprio target per il 2020, come sostengono da tempo Gran Bretagna, Francia e Germania contro l'opposizione di Italia e Polonia. Il nostro paese, che a Cancun ha recitato un ruolo purtroppo marginale, dovrà adeguarsi ad una piattaforma programmatica alla quale il governo attuale, al contrario dei grandi paesi europei, non ha voluto prepararsi. Questo nuocerà profondamente all'economia nazionale e ci costringerà a rincorrere le nazioni che da tempo hanno capito (e non era difficile) che su questo fronte si giocano le carte più importanti per uscire dalla crisi economica ed acquistare competitività sui mercati internazionali.
Nel prossimo post i riflessi degli accordi di Cancun su città e governi locali.
lunedì 13 dicembre 2010
Davvero tosta
Reduce da due settimane di negoziati a Cancun, conclusi con un conclamato sucesso personale, la ministra degli esteri del Messico Patricia Espinosa non si è fermata più di 24 ore. Il tempo di un cambio di guardaroba ed eccola a Wakefield, nella neve del Quebec canadese, per l'incontro con i colleghi Lawrence Cannon (Canada) e Hillary Clinton (USA).
sabato 11 dicembre 2010
L'alba di Cancun
Standing ovation per Patricia Espinosa, presidente della COP 16 di Cancun. Alle 6 e 24 di sabato mattina ora locale, le 13 e 24 in Italia, la conferenza si chiude con un accordo che supera largamente le aspettative e apre la strada a una nuova politica globale contro i cambiamenti climatici.
venerdì 10 dicembre 2010
L'impressione è ormai una certezza, anche se non c'è ancora una conferma ufficiale. La conferenza di Cancun non si concluderà stasera (venerdì) ma proseguirà per l'intera giornata di domani. E per tutta la prossima notte, il che non rende allegri i delegati visto che sarebbe la terza consecutiva.
Il dato politico più importante è che le conferenze stampa programmate dagli Stati Uniti e dall'ONU sono state ambedue annullate. Difficile capire se sia un segnale positivo o meno, di sicuro è la dimostrazione che le cose sono ancora in movimento.
Intanto il fronte dei paesi in via di sviluppo si apre su posizioni sempre più diverse. Dopo l'apertura dell'India verso obiettivi di riduzione e impegni vincolanti, adesso sono i paesi più poveri - e le prime vittime del cambiamento climatico - a farsi avanti.
I 34 paesi più poveri (LSD - Least Developed States), i 53 dell'African Group, le 27 nazioni della alleanza dei piccoli stati insulari e i paesi latinoamericani del gruppo ALBA stanno lavorando per raggiungere una posizione comune a sostegno del prolungamento del protocollo di Kyoto. Differenziandosi da Cina, Brasile, India, Corea del Sud, Indonesia, Sud Africa e gli altri grandi paesi emergenti.
Il dato politico più importante è che le conferenze stampa programmate dagli Stati Uniti e dall'ONU sono state ambedue annullate. Difficile capire se sia un segnale positivo o meno, di sicuro è la dimostrazione che le cose sono ancora in movimento.
Intanto il fronte dei paesi in via di sviluppo si apre su posizioni sempre più diverse. Dopo l'apertura dell'India verso obiettivi di riduzione e impegni vincolanti, adesso sono i paesi più poveri - e le prime vittime del cambiamento climatico - a farsi avanti.
I 34 paesi più poveri (LSD - Least Developed States), i 53 dell'African Group, le 27 nazioni della alleanza dei piccoli stati insulari e i paesi latinoamericani del gruppo ALBA stanno lavorando per raggiungere una posizione comune a sostegno del prolungamento del protocollo di Kyoto. Differenziandosi da Cina, Brasile, India, Corea del Sud, Indonesia, Sud Africa e gli altri grandi paesi emergenti.
Anima latina
Comunque finisca questa COP, ed è davvero ancora impossibile saperlo, un segnale forte resterà ed è quello della conduzione latina della conferenza. In queste due settimane la presidente Patricia Espinosa, ministro degli esteri del Messico, e la segretaria costaricana dell'UNFCCC Christiana Figueres hanno dimostrato grande capacità e inziativa. E sono sembrate in grado di tenere testa al melting pot diplomatico di 194 delegazioni nazionali. La algida direzione nordica di Copenhagen 2009, composta da Connie Hedegaard alla presidenza danese e dall'olandese Yvo de Boer alla segreteria UNFCCC, non era stata in grado di fare altrettanto. Anzi, Hedegaard aveva causato il primo grave incidente diplomatico presentando sul tavolo un testo negoziale redatto segretamente e provocando le ire di molti paesi minori, che poi si vendicarono nella plenaria finale rifiutando di approvare il Copenhagen Accord.
Che i Latini siano mediatori e pazienti più dei nordici non è una novità. "Voi non dite mai sì o no, è sempre una via di mezzo" mi disse una volta amico finlandese. Ma in questo caso la tenacia e la pazienza di Espinosa e Figueres ci hanno perlomeno portato vicino alla ricomposizione di un quadro che all'inizio della conferenza sembrava irreparabilmente danneggiato. Se poi riusciranno a portare a compimento il loro lavoro, chapeau.
Che i Latini siano mediatori e pazienti più dei nordici non è una novità. "Voi non dite mai sì o no, è sempre una via di mezzo" mi disse una volta amico finlandese. Ma in questo caso la tenacia e la pazienza di Espinosa e Figueres ci hanno perlomeno portato vicino alla ricomposizione di un quadro che all'inizio della conferenza sembrava irreparabilmente danneggiato. Se poi riusciranno a portare a compimento il loro lavoro, chapeau.
Cancun, la parola alle città
Esauriti (a tarda notte) gli interventi dei parties, ovvero degli stati, stamattina la plenaria di Cancun ospita le dichiarazione delle organizzazioni intergovernative e non governative. Tra queste ultime ci sono anche le autorità locali, che saranno rappresentate dal vicesindaco di Durban-eThekwini Logie Naidoo. Abbiamo scelto come portavoce Durban perchè sarà proprio la città sudafricana ad ospitare la COP 17 il prossimo anno.
Logie Naidoo è con me nella foto sopra. Lo so, avremmo dovuto scegliere uno sfondo più chiaro, ma fa lo stesso.
Logie Naidoo è con me nella foto sopra. Lo so, avremmo dovuto scegliere uno sfondo più chiaro, ma fa lo stesso.
Detesto invidiare i Tedeschi
Per capire le nostre posizioni di retroguardia e la modestia del ruolo italiano nel processo negoziale di Cancun basta confrontare quello che ha detto la ministra invisibile dell'ambiente Prestigiacomo (praticamente niente) con le dichiarazioni del ministro tedesco Norbert Rottgen (1965 e del CDU, mica un ambientalista barricadero). Rottgen, parlando prima di Presty, aveva confermato che la Germania ridurrà del 40% le emissioni entro il 2020 e tra l'80 e il 95% entro il 2050 "senza condizioni". In questo modo - ha detto il ministro - la Germania creerà entro il 2020 mezzo milione di nuovi posti di lavoro e risparmierà 20 miliardi di Euro nelle importazioni di energia. "Perché dico questo? Perché mentre parliamo di lotta al cambiamento climatico parliamo anche di crescita economica e sviluppo. Così la trasformazione è in realtà una strategia per la crescita" ha rimarcato Rottgen.
Efficienza sudafricana
Il sito della COP 17 di Durban è già on line. Quello della COP 16 di Cancun si era materializzato solo verso giugno.
giovedì 9 dicembre 2010
Segnali di Presty
Chi frequenta Sostenibilitalia sa che in genere non sono tenero con il ministro invisibile dell'ambiente Stefania Prestigiacomo. Oggi però mi sento di dovere ammettere che l'intervento della ministra alla COP 16 di Cancun mi ha colpito in senso positivo. Presty ha iniziato il suo intervento alle 13:25 locali (le 20:25 in Italia) ed ha parlato in inglese. Anche un buon inglese, con poche incertezze e una pronuncia più che discreta. Lo scorso anno a Copenhagen invece aveva fatto il suo intervento in italiano, chissà perché.
La ministra ha iniziato senza occhiali (foto) che però si è messa dopo poche battute. Nel merito non ha detto granché, ma sarebbe stato sbagliato aspettarselo. Ha iniziato ringraziando la presidenza messicana, poi ha parlato di quanto si è già (quasi) deciso in questi giorni: deforestazione, fondi per l'adattamento. Poi ha detto che "l'Italia ha lavorato molto per il successo di questa conferenza" e ha ribadito la posizione già espressa, cioè che un futuro accordo dovrà essere sottoscritto anche da USA e Cina. Anzi, si è lanciata in "un appello" a Americani e Cinesi perché si adoperino con "azioni più importanti". Nessun accenno a impegni precisi dell'Italia, mentre poco prima la ministra spagnola Rosa Aguilar aveva ribadito la disponibilità spagnola ad alzare il tetto di riduzione al 30% entro il 2020. Presty ha concluso dopo cinque minuti, un tempo leggermente superiore a quanto previsto ma niente a che vedere con la prolissa ministra marocchina Amina Benkhadra, che l'aveva preceduta parlando per un quarto d'ora.
La cosa più carina è stato il "fuori onda" finale, che io ho sentito bene perché ascoltavo l'intervento in cuffia ma che forse in pochi hanno colto. Scendendo dal podio e parlando fra se e se Prestigiacomo ha detto a bassa voce: "un po' mi sono impasticciata..."
Il testo del suo intervento, completo di correzioni a mano dell'ultimo minuto, è qui.
La ministra ha iniziato senza occhiali (foto) che però si è messa dopo poche battute. Nel merito non ha detto granché, ma sarebbe stato sbagliato aspettarselo. Ha iniziato ringraziando la presidenza messicana, poi ha parlato di quanto si è già (quasi) deciso in questi giorni: deforestazione, fondi per l'adattamento. Poi ha detto che "l'Italia ha lavorato molto per il successo di questa conferenza" e ha ribadito la posizione già espressa, cioè che un futuro accordo dovrà essere sottoscritto anche da USA e Cina. Anzi, si è lanciata in "un appello" a Americani e Cinesi perché si adoperino con "azioni più importanti". Nessun accenno a impegni precisi dell'Italia, mentre poco prima la ministra spagnola Rosa Aguilar aveva ribadito la disponibilità spagnola ad alzare il tetto di riduzione al 30% entro il 2020. Presty ha concluso dopo cinque minuti, un tempo leggermente superiore a quanto previsto ma niente a che vedere con la prolissa ministra marocchina Amina Benkhadra, che l'aveva preceduta parlando per un quarto d'ora.
La cosa più carina è stato il "fuori onda" finale, che io ho sentito bene perché ascoltavo l'intervento in cuffia ma che forse in pochi hanno colto. Scendendo dal podio e parlando fra se e se Prestigiacomo ha detto a bassa voce: "un po' mi sono impasticciata..."
Il testo del suo intervento, completo di correzioni a mano dell'ultimo minuto, è qui.
mercoledì 8 dicembre 2010
Una domanda per Connie
Nel corso di un briefing congiunto della commissaria europea Connie Hedegaard e del viceministro dell'ambiente del Messico Fernando Tudela ho chiesto a Hedegaard se ritenesse praticabile utilizzare la stessa struttura del "pacchetto energia" 20-20-20 dell'Unione Europea nel prolungamento del protocollo di Kyoto. Se, in poche parole, fosse possibile stabilire un livello condiviso di riduzione delle emissioni tra tutti i paesi, per procedere in un secondo momento alla definizione delle singole quote nazionali. La risposta è stata piuttosto vaga.
Copio qui sotto il resoconto della riunione pubblicato da ICLEI.
At the joint Briefing of Mexican Viceminister Tudela and EU Commissioner Hedegaard, Emilio D´Alessio from Italian LA21 Association raised a question whether EU would be supporting the idea of adopting a common target for Annex-I countries in the post-2012 period, as suggested by IPCC, and then share the burden among each Annex-I Parties, which is a practice applied within the EU. She replied the rules of the game has to be clarified before making any further commitments.
Copio qui sotto il resoconto della riunione pubblicato da ICLEI.
At the joint Briefing of Mexican Viceminister Tudela and EU Commissioner Hedegaard, Emilio D´Alessio from Italian LA21 Association raised a question whether EU would be supporting the idea of adopting a common target for Annex-I countries in the post-2012 period, as suggested by IPCC, and then share the burden among each Annex-I Parties, which is a practice applied within the EU. She replied the rules of the game has to be clarified before making any further commitments.
Leadership, Flessibilità, Compromessi
Ieri pomeriggio la grande sala della plenaria era completamente esaurita per l'apertura della sessione di alto livello nella quale tradizionalmente, mentre i rappresentanti delle 194 nazioni presenti sfilano sul palco, nelle stanze i negoziatori tentano di ricucire le fila del negoziato, di eliminare le famigerate parentesi quadre e di arrivare entro venerdì, al massimo sabato, con un testo concordato da approvare nella plenaria conclusiva.
La disposizione era la solita: davanti le delegazioni nazionali, che hanno diritto a quattro posti, due al tavolo e due in seconda fila, che sono già quasi 800 sedie. Poi le agenzie ONU e le istituzioni internazionali come OCSE e Banca Mondiale, con un posto a testa. Dietro gli osservatori, con cento posti riservati alla società civile. Di questi cento nove destinati ai rappresentanti delle autorità locali, tra i quali il vostro cronista. Dietro ancora i delegati in esubero che non vogliono perdersi l'evento, i giornalisti e gli imboscati.
La cerimonia di oggi prevedeva tre discorsi di apertura, da parte rispettivamente di Christiana Figueres, segretario della UNFCCC, del segretario generale ONU Ban Ki-moon e del presidente messicano Felipe Calderon. Tutti e tre abbastanza ispirati, tutti e tre a sottolineare la necessità di raggiungere un accordo.
Ban Ki-moon, con la solita faccia dal perenne sorriso inespressivo, si è presentato vestito con una improbabile guayabera, la camicia tradizionale messicana. Una nota ufficiale dell'organizzazione della conferenza, diffusa pochi giorni prima dell'inizio, esentava i delegati maschi dalla formalità di giacca e cravatta e incoraggiava i partecipanti a indossare una guayabera. Devo dire che in giro ne vedo pochissime.
Tralasciando l'abbigliamento Ban ha detto che "non possiamo permettere che il perfetto si contrapponga al buono" che non è altro che una parafrasi del già citato mantra "se non siamo d'accordo su tutto non è detto che non si possa essere d'accordo su niente". Insomma, un accordo va ricercato a tutti i costi. Il segretario ONU ha concluso così: "Confido nella leadership, nella flessibilità e nel compromesso".
Christiana Figueres aveva toccato gli stessi temi. Rivolgendosi ai ministri aveva detto "Se la vostra posizione governativa si oppone ad un altra non chiedete un compromesso, pensate al bene comune e siate i primi a proporlo: Raggiungere un accordo a Cancun non garantirà tutti gli interessi nazionali a breve termine, ma non riuscire a siglarlo significherebbe mettere in pericolo il benessere a lungo termine di tutti noi."
Intanto nei corridoi si parla della nuova apertura cinese, ovvero della dichiarata disponibilità di Pechino a dotarsi di obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni. Ma si tratterebbe di decisioni unilaterali, perché la Cina non ha nessuna intenzione di modficare il protocollo di Kyoto, del quale non fa parte. Anzi, ribadisce che si porrà obiettivi di riduzione solo se il protocollo avrà un seguito così come è, lasciando fuori i paesi emergenti.
Molti avevano considerato estremamente positiva l'apertura cinese di lunedì, quando alcune agenzie avevano lanciato la dichiarazione di Pechino di accettare impegni vincolanti e verifiche sul processo di riduzione delle emissioni. Ieri è stato il viceministro degli esteri Liu Zhenmin a precisare la posizione cinese in una conferenza stampa, e per evitare di essere frainteso lo ha fatto parlando in inglese. "Stiamo discutendo di impegni volontari e autonomi. Volontari e autonomi significa non negoziabili" ha scandito Liu in riferimento a programmi cinesi di riduzione (o meglio, di rallentamento della crescita) delle emissioni.
La disposizione era la solita: davanti le delegazioni nazionali, che hanno diritto a quattro posti, due al tavolo e due in seconda fila, che sono già quasi 800 sedie. Poi le agenzie ONU e le istituzioni internazionali come OCSE e Banca Mondiale, con un posto a testa. Dietro gli osservatori, con cento posti riservati alla società civile. Di questi cento nove destinati ai rappresentanti delle autorità locali, tra i quali il vostro cronista. Dietro ancora i delegati in esubero che non vogliono perdersi l'evento, i giornalisti e gli imboscati.
La cerimonia di oggi prevedeva tre discorsi di apertura, da parte rispettivamente di Christiana Figueres, segretario della UNFCCC, del segretario generale ONU Ban Ki-moon e del presidente messicano Felipe Calderon. Tutti e tre abbastanza ispirati, tutti e tre a sottolineare la necessità di raggiungere un accordo.
Ban Ki-moon, con la solita faccia dal perenne sorriso inespressivo, si è presentato vestito con una improbabile guayabera, la camicia tradizionale messicana. Una nota ufficiale dell'organizzazione della conferenza, diffusa pochi giorni prima dell'inizio, esentava i delegati maschi dalla formalità di giacca e cravatta e incoraggiava i partecipanti a indossare una guayabera. Devo dire che in giro ne vedo pochissime.
Tralasciando l'abbigliamento Ban ha detto che "non possiamo permettere che il perfetto si contrapponga al buono" che non è altro che una parafrasi del già citato mantra "se non siamo d'accordo su tutto non è detto che non si possa essere d'accordo su niente". Insomma, un accordo va ricercato a tutti i costi. Il segretario ONU ha concluso così: "Confido nella leadership, nella flessibilità e nel compromesso".
Christiana Figueres aveva toccato gli stessi temi. Rivolgendosi ai ministri aveva detto "Se la vostra posizione governativa si oppone ad un altra non chiedete un compromesso, pensate al bene comune e siate i primi a proporlo: Raggiungere un accordo a Cancun non garantirà tutti gli interessi nazionali a breve termine, ma non riuscire a siglarlo significherebbe mettere in pericolo il benessere a lungo termine di tutti noi."
Intanto nei corridoi si parla della nuova apertura cinese, ovvero della dichiarata disponibilità di Pechino a dotarsi di obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni. Ma si tratterebbe di decisioni unilaterali, perché la Cina non ha nessuna intenzione di modficare il protocollo di Kyoto, del quale non fa parte. Anzi, ribadisce che si porrà obiettivi di riduzione solo se il protocollo avrà un seguito così come è, lasciando fuori i paesi emergenti.
Molti avevano considerato estremamente positiva l'apertura cinese di lunedì, quando alcune agenzie avevano lanciato la dichiarazione di Pechino di accettare impegni vincolanti e verifiche sul processo di riduzione delle emissioni. Ieri è stato il viceministro degli esteri Liu Zhenmin a precisare la posizione cinese in una conferenza stampa, e per evitare di essere frainteso lo ha fatto parlando in inglese. "Stiamo discutendo di impegni volontari e autonomi. Volontari e autonomi significa non negoziabili" ha scandito Liu in riferimento a programmi cinesi di riduzione (o meglio, di rallentamento della crescita) delle emissioni.
martedì 7 dicembre 2010
Conferme
Domenica avevo scritto che, in mancanza di un accordo qui a Cancun, lo stesso sistema ONU sarebbe messo in discussione. Oggi lo scrive anche l'ANSA.
Benvenuta Presty
Dopo un paio di giorni di meritato riposo per riprendersi dalla faticosa inaugurazione del Motorshow di sabato scorso, oggi arriva a Cancun la ministra invisibile dell'ambiente Stefania Prestigiacomo.
Dopo Cancun, Durban
Stasera party organizzato dal Sudafrica per celebrare la scelta di Durban come sede della COP 17 del 2011.
La padrona di casa era Edna Molewa, ministra del Sudafrica per l'acqua e le politiche ambientali, con me nella foto.
La padrona di casa era Edna Molewa, ministra del Sudafrica per l'acqua e le politiche ambientali, con me nella foto.
lunedì 6 dicembre 2010
Ritornano le parentesi quadre
Nei documenti al centro dei negoziati di Cancun ci sono ancora un sacco di parentesi quadre (brackets). E le parentesi quadre, nella prassi diplomatica, racchiudono un testo non concordato. Una parentesi quadra particolarmente cruciale è quella che comprende la frase in cui si dice che i paesi sviluppati dovranno dotarsi di obiettivi di riduzione delle emissioni del 25-40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. La bozza di testo è qui, degli obiettivi si parla a pag. 8.
L'eliminazione di questa parentesi significherebbe aprire una strada diretta all'accordo per il dopo Kyoto da sottoscrivere il prossimo anno alla COP 17 di Durban.
Sarà molto dura eliminare quei brackets, ma qualcuno suggerisce un modo: concordare l'obiettivo generale di riduzione per tutti i paesi, poi decidere in un secondo tempo le quote nazionali. "Sarebbe lo stesso sistema che ha usato l'Unione Europea nel pacchetto 20-20-20 - commenta un amico - e permetterebbe di superare il problema della decisione delle singole quote, che di certo non potremo risolvere adesso".
I negoziati proseguono e l'obiettivo è quello di produrre dei documenti che possano essere portati all'attenzione dei ministri prima dell'High Level Segment che prevede le dichiarazioni degli stati e che avrà inizio martedì pomeriggio. "I testi attuali non sono ancora in una versione che possa essere presentata ai ministri per approvazione" ha detto la Commissaria Europea Hedegaard.
L'eliminazione di questa parentesi significherebbe aprire una strada diretta all'accordo per il dopo Kyoto da sottoscrivere il prossimo anno alla COP 17 di Durban.
Sarà molto dura eliminare quei brackets, ma qualcuno suggerisce un modo: concordare l'obiettivo generale di riduzione per tutti i paesi, poi decidere in un secondo tempo le quote nazionali. "Sarebbe lo stesso sistema che ha usato l'Unione Europea nel pacchetto 20-20-20 - commenta un amico - e permetterebbe di superare il problema della decisione delle singole quote, che di certo non potremo risolvere adesso".
I negoziati proseguono e l'obiettivo è quello di produrre dei documenti che possano essere portati all'attenzione dei ministri prima dell'High Level Segment che prevede le dichiarazioni degli stati e che avrà inizio martedì pomeriggio. "I testi attuali non sono ancora in una versione che possa essere presentata ai ministri per approvazione" ha detto la Commissaria Europea Hedegaard.
E infatti ci pensa la presidenta
Come scrivevo ieri, molti ministri sono già arrivati a Cancun. La ministra messicana presidente della COP Patricia Espinosa li ha invitati sabato a cena e riconvocati domenica per una riunione informale. Cosa ha detto loro Espinosa? Per evitare speculazioni l'UNFCCC ha diffuso una nota con la dichiarazione ufficiale di Patricia Espinosa.
"Nessuna conferenza internazionale può concludersi con successo se non c'è fiducia tra i partecipanti e nei confronti delle procedure" è scritto nel testo. "Crediamo che, dopo il tanto lavoro svolto, le condizioni attuali posso - anzi devono - permetterci di raggiungere un accordo. E questo grazie ad un impegno comune per il coinvolgimento e la trasparenza, principi che la presidenza messicana intende continuare ad onorare".
Primo commento: è chiara la presa di distanza dalla rottura di ogni protocollo avvenuta lo scorso anno a Copenhagen, anche con il benestare della presidenza danese. Espinosa prosegue con altre rassicurazioni. Giura di non avere passato documenti segreti ai ministri. Rassicura sul fatto che non saranno i ministri a decidere, ma ribadisce che il loro contributo può essere decisivo. Aggiunge di avere dato ai ministri settori specifici di intervento, dividendoli in coppie composte da un paese inserito nel trattato di Kyoto e uno emergente. Gli accoppiamenti sono Svezia-Grenada, Spagna-Algeria, Australia-Banglades, Nuova Zelanda-Indonesia, Gran Bretagna-Brasile. Agli ultimi due spetta il compito più difficile, quello di occuparsi del futuro del protocollo di Kyoto. Espinosa cita altri ministri che possono contribuire: Singapore, Norvegia, Svizzera, Ecuador. L'Italia non è stata nominata.
"Come ho già detto ieri non ci saranno processi ministeriali paralleli o secondari, nessuna separazione selettiva sui singolo temi, nessuna duplicazione dei negoziati. La presidenza messicana è disponibile per facilitare la comunicazione tra i ministri attraverso un dialogo costante tra tutti, con la presidenza, con i gruppi e con le singole delegazioni". Secondo commento: questa è una ulteriore presa di distanza dalle modalità di Copenhagen 2009.
Per ora sono solo novità procedurali, ma qualcosa si muove e comunque non si respira l'aria di resa anticipata che qualcuno adombrava. Ed è arrivata inaspettata anche una dichiarazione del capo delegazione cinese Su Wei che auspica "risultati positivi" e aggiunge che "fintanto che i paesi confermano la loro volontà politica la Cina crede che i negoziati alla fine raggiungeranno risultati positivi e importanti". Su Wei dice poi che è necessario cercare un compromesso per "i piccoli problemi" ma che "non c'è spazio per compromessi sui principi fondamentali". L'allusione è ovviamente al prolungamento del protocollo di Kyoto.
"Nessuna conferenza internazionale può concludersi con successo se non c'è fiducia tra i partecipanti e nei confronti delle procedure" è scritto nel testo. "Crediamo che, dopo il tanto lavoro svolto, le condizioni attuali posso - anzi devono - permetterci di raggiungere un accordo. E questo grazie ad un impegno comune per il coinvolgimento e la trasparenza, principi che la presidenza messicana intende continuare ad onorare".
Primo commento: è chiara la presa di distanza dalla rottura di ogni protocollo avvenuta lo scorso anno a Copenhagen, anche con il benestare della presidenza danese. Espinosa prosegue con altre rassicurazioni. Giura di non avere passato documenti segreti ai ministri. Rassicura sul fatto che non saranno i ministri a decidere, ma ribadisce che il loro contributo può essere decisivo. Aggiunge di avere dato ai ministri settori specifici di intervento, dividendoli in coppie composte da un paese inserito nel trattato di Kyoto e uno emergente. Gli accoppiamenti sono Svezia-Grenada, Spagna-Algeria, Australia-Banglades, Nuova Zelanda-Indonesia, Gran Bretagna-Brasile. Agli ultimi due spetta il compito più difficile, quello di occuparsi del futuro del protocollo di Kyoto. Espinosa cita altri ministri che possono contribuire: Singapore, Norvegia, Svizzera, Ecuador. L'Italia non è stata nominata.
"Come ho già detto ieri non ci saranno processi ministeriali paralleli o secondari, nessuna separazione selettiva sui singolo temi, nessuna duplicazione dei negoziati. La presidenza messicana è disponibile per facilitare la comunicazione tra i ministri attraverso un dialogo costante tra tutti, con la presidenza, con i gruppi e con le singole delegazioni". Secondo commento: questa è una ulteriore presa di distanza dalle modalità di Copenhagen 2009.
Per ora sono solo novità procedurali, ma qualcosa si muove e comunque non si respira l'aria di resa anticipata che qualcuno adombrava. Ed è arrivata inaspettata anche una dichiarazione del capo delegazione cinese Su Wei che auspica "risultati positivi" e aggiunge che "fintanto che i paesi confermano la loro volontà politica la Cina crede che i negoziati alla fine raggiungeranno risultati positivi e importanti". Su Wei dice poi che è necessario cercare un compromesso per "i piccoli problemi" ma che "non c'è spazio per compromessi sui principi fondamentali". L'allusione è ovviamente al prolungamento del protocollo di Kyoto.
Che tempo che fa. In Venezuela
Huigo Chavez si è presentato tra gli sfollati delle alluvioni di Caracas in tenuta campale e guidando personalmente la sua camionetta. Il Venezuela è da giorni colpito da pioggie violente che hanno provocato frane e inondazioni, uccidendo almeno 34 persone e creando 75.000 senzatetto.
Secondo Chavez gli eventi metereologici hanno un colpevole: il "capitalismo criminale".
In Venezuela, come nella vicina Colombia, piove da una settimana. E le previsioni non promettono nulla di buono, anzi annunciano nuove precipitazioni. Hugo Chavez ha ordinato di accogliere 25 famiglie senzatetto nel palazzo presidenziale, e di cercare altri spazi nei ministeri e nelle caserme. "I paesi sviluppati stravolgono l'ordine ambientale in modo irresponsabile - ha detto Chavez - allo scopo di mantenere un modello di sviluppo criminale, con la grande maggioranza delle popolazioni della terra costretta a pagarne le conseguenze".
Ieri a Cancun nel corso di un meeting informale (le sessioni ufficiali non sono in programma di domenica) alcuni paesi come Cuba, Nigeria, Cile, Costarica e Filippine hanno dichiarato la loro solidarietà a Colombia e Venezuela. A causa delle gravissime alluvioni, che hanno provocato almeno 174 morti nel paese, il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha annullato la sua presenza al vertice.
Secondo Chavez gli eventi metereologici hanno un colpevole: il "capitalismo criminale".
In Venezuela, come nella vicina Colombia, piove da una settimana. E le previsioni non promettono nulla di buono, anzi annunciano nuove precipitazioni. Hugo Chavez ha ordinato di accogliere 25 famiglie senzatetto nel palazzo presidenziale, e di cercare altri spazi nei ministeri e nelle caserme. "I paesi sviluppati stravolgono l'ordine ambientale in modo irresponsabile - ha detto Chavez - allo scopo di mantenere un modello di sviluppo criminale, con la grande maggioranza delle popolazioni della terra costretta a pagarne le conseguenze".
Ieri a Cancun nel corso di un meeting informale (le sessioni ufficiali non sono in programma di domenica) alcuni paesi come Cuba, Nigeria, Cile, Costarica e Filippine hanno dichiarato la loro solidarietà a Colombia e Venezuela. A causa delle gravissime alluvioni, che hanno provocato almeno 174 morti nel paese, il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha annullato la sua presenza al vertice.
domenica 5 dicembre 2010
Non è uno scherzo
Mentre a Cancun si discute il futuro del pianeta la ministra invisibile dell'ambiente Stefania Prestigiacomo va a Bologna ad inaugurare il motorshow. Pensavo fosse uno scherzo, ma lo riferisce come prima notizia anche il sito ufficiale del ministero.
Presidenta, pensaci tu
"Se non si uscirà da Cancun con un accordo non sarà solo il tavolo sul clima a saltare, ma tutto il processo decisionale delle Nazioni Unite. Dopo il fallimento del WTO l'istituzione dell'ONU è già sta messa in discussione, una seconda rottura la annienterebbe". Questo mi sussurra un negoziatore stagionato sul bus che porta a Cancunmesse. Già, ma se si demolisce la "cupola" ONU con cosa la si può sostituire? Con il G20? "Improbabile - replica il mio amico - strutture come il G20 non possono decidere per tutto il pianeta".
Intanto, per scongiurare gli esiti peggiori, la presidente della COP e ministra del Messico Patricia Espinosa (foto) ha convocato per oggi i circa 60 ministri già arrivati a Cancun. Non sarà solo un saluto formale. Espinosa chiederà loro di fare tutto il possibile per raggiungere un accordo, il famoso balanced package di cui tutti parlano ma che sembra ancora lontano. I ministri arrivati a Cancun sabato avevano già avuto modo di ascoltare la presidente Espinosa nel corso di una cena informale.
A chi le chiedeva se l'incontro con i ministri prevede anche la redazione di un testo negoziale, Espinosa ha risposto che il testo sarà comunque discusso nei gruppi di lavoro e approvato nelle sessioni plenarie, ma potrà avvalersi delle "indicazioni dei ministri." Da parte di tutti, memori dell'insuccesso di Copenhagen dovuto in buona parte al mancato rispetto delle regole procedurali, c'è estrema cautela nel rispettare i tempi e le strutture della COP.
Intanto Margaret Mukahanana-Sangarwe (Zikmbabwe), che presiede il gruppo di lavoro sulla cooperazione a lungo termine (AWG-LCA), ha diffuso l'atteso nuovo testo negoziale. Il gruppo AWG-LCA, per i non addetti, è quello in cui si discutono le azioni e gli impegni di tutte le nazioni, anche dei paesi che non sono compresi nel protocollo di Kyoto. Il testo ha provocato molte reazioni interessanti, di cui racconterò nel post conclusivo di fine giornata.
Intanto, per scongiurare gli esiti peggiori, la presidente della COP e ministra del Messico Patricia Espinosa (foto) ha convocato per oggi i circa 60 ministri già arrivati a Cancun. Non sarà solo un saluto formale. Espinosa chiederà loro di fare tutto il possibile per raggiungere un accordo, il famoso balanced package di cui tutti parlano ma che sembra ancora lontano. I ministri arrivati a Cancun sabato avevano già avuto modo di ascoltare la presidente Espinosa nel corso di una cena informale.
A chi le chiedeva se l'incontro con i ministri prevede anche la redazione di un testo negoziale, Espinosa ha risposto che il testo sarà comunque discusso nei gruppi di lavoro e approvato nelle sessioni plenarie, ma potrà avvalersi delle "indicazioni dei ministri." Da parte di tutti, memori dell'insuccesso di Copenhagen dovuto in buona parte al mancato rispetto delle regole procedurali, c'è estrema cautela nel rispettare i tempi e le strutture della COP.
Intanto Margaret Mukahanana-Sangarwe (Zikmbabwe), che presiede il gruppo di lavoro sulla cooperazione a lungo termine (AWG-LCA), ha diffuso l'atteso nuovo testo negoziale. Il gruppo AWG-LCA, per i non addetti, è quello in cui si discutono le azioni e gli impegni di tutte le nazioni, anche dei paesi che non sono compresi nel protocollo di Kyoto. Il testo ha provocato molte reazioni interessanti, di cui racconterò nel post conclusivo di fine giornata.
Virgolette
"Le politiche sul clima non hanno quasi più a che vedere con la protezione dell'ambiente. Il summit mondiale sul clima di Cancun è un vertice economico dove si tratta sulla spartizione delle risorse del pianeta"
Ottmar Edenhofer, economista tedesco e membro IPCC
Ottmar Edenhofer, economista tedesco e membro IPCC
Mai più senza
Finalmente una gomma da masticare biologica, prodotta con il lattice degli alberi della foresta tropicale messicana di Gran Petén. Il fatto che sia basata su ingredienti naturali non solo aiuta la conservazione delle foreste e sostiene i chicleros che raccolgono la gomma da gli alberi, ma la rende biodegradabile. Così, se qualche maleducato la butta a terra, lei prima o poi sparisce. No, non so quanto tempo ci mette.
Maggiori informazioni qui.
Maggiori informazioni qui.
sabato 4 dicembre 2010
Chi è il più cattivo?
Non tutti sono convinti che da Cancun usciranno importanti passi avanti verso il nuovo accordo globale sul clima, ma di sicuro nessuno vuole addossarserne la colpa. Così ieri la Cina ha dichiarato che alcuni paeso occidentali vogliono "uccidere Kyoto", citando esplicitamente Giappone, Russia e Canada. Come è noto il protocollo di Kyoto, che scade nel 2012, prevede riduzioni di emissione per una quarantina di paesi, escludendo tutti quelli cosiddetti in via di sviluppo.
Lunedì scorso, primo giorno dei lavori della COP, il Giappone aveva dichiarato di non essere disponibile a prolungare Kyoto oltre la scadenza, indicando come soluzione un nuovo accordo che includa anche la Cina e gli altri paesi emergenti. Non che i Giapponesi vogliano sfilarsi, anzi. Tokyo ha confermato il suo impegno a tagliare le emissioni nazionali del 25% al 2020, che oggi è la riduzione più alta tra i grandi paesi occidentali. Semplicemente si chiede alle nuove potenze economiche di fare altrettanto, e francamente ci può stare, La Corea del Sud ad esempio, che è una delle realtà industriali più aggressive e il maggiore concorrente del Giappone nel settore high tech, è ancora classificata come paese in via di sviluppo e non ha obblighi di riduzione.
Le posizioni sono quindi opposte. Da una parte Cina, India e gli altri nuovi leader che spingono per una continuazione delle regole di Kyoto oltre la scadenza del 2012 senza obblighi per sè, dall'altra i paesi che subiscono i vincoli dell'attuale protocollo che chiedono che il nuovo trattato includa misure anche per le economie emergenti. Nel mezzo gli USA, che non hanno mai sottoscritto Kyoto.
Mancano sette giorni alla fine di Cancun e la partita si gioca tutta qui. Nel frattempo la segretaria della UNFCCC Cristiana Figueres ha escluso categoricamente che la presidenza messicana possa presentare un nuovo testo di sua iniziativa, smentendo le voci che si rincorrevano da un paio di giorni.
Lunedì scorso, primo giorno dei lavori della COP, il Giappone aveva dichiarato di non essere disponibile a prolungare Kyoto oltre la scadenza, indicando come soluzione un nuovo accordo che includa anche la Cina e gli altri paesi emergenti. Non che i Giapponesi vogliano sfilarsi, anzi. Tokyo ha confermato il suo impegno a tagliare le emissioni nazionali del 25% al 2020, che oggi è la riduzione più alta tra i grandi paesi occidentali. Semplicemente si chiede alle nuove potenze economiche di fare altrettanto, e francamente ci può stare, La Corea del Sud ad esempio, che è una delle realtà industriali più aggressive e il maggiore concorrente del Giappone nel settore high tech, è ancora classificata come paese in via di sviluppo e non ha obblighi di riduzione.
Le posizioni sono quindi opposte. Da una parte Cina, India e gli altri nuovi leader che spingono per una continuazione delle regole di Kyoto oltre la scadenza del 2012 senza obblighi per sè, dall'altra i paesi che subiscono i vincoli dell'attuale protocollo che chiedono che il nuovo trattato includa misure anche per le economie emergenti. Nel mezzo gli USA, che non hanno mai sottoscritto Kyoto.
Mancano sette giorni alla fine di Cancun e la partita si gioca tutta qui. Nel frattempo la segretaria della UNFCCC Cristiana Figueres ha escluso categoricamente che la presidenza messicana possa presentare un nuovo testo di sua iniziativa, smentendo le voci che si rincorrevano da un paio di giorni.
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