Il governo inglese ha annunciato le prime quattro Eco-town che saranno realizzate in Gran Bretagna. I quattro siti sono stati scelti da una lista di quindici, molti dei quali ferocemente criticati anche dagli ambientalisti.
L'idea delle eco-town è rivendicata in prima persona da Gordon Brown, che annunciò il progetto ino dei suoi primi discorsi pubblici dopo l'insediamento come primo ministro nel 2007. Secondo Brown le eco-town sono il modo più efficace per rispondere a due esigenze primarie come la crisi degli alloggi e la lotta ai cambiamenti climatici.
Si tratta di nuovi insediamenti residenziali costruiti con criteri di risparmio energetico, efficienza e razionalità in grado di rendere carbon nutreal le comunità. Tutte le case saranno distanti non più di dieci minuti a piedi dalla rete di trasporto pubblico, ci saranno punti di ricarica per le auto elettriche e sistemi di teleriscaldamento. Saranno installati contatori intelligenti per verificare i consumi di energia in tempo reale e la rete idrica prevede il recupero quasi totale delle acque. Inoltre le città saranno composte di una percentuale di edilizia pubblica tra il 30 e il 50%.
Dopo avere operato la scelta dei primi quattro siti, tutti proposti o comunque selezionati in accordo con le autorità locali, ora dovrà iniziare la fase di pianificazione urbanistica. Si prevede di aprire i cantieri nel 2016, realizzando insediamenti da 5.000 a 15.000 unità immobiliari.
L'idea delle eco-town è stata fortemente criticata dall'opposizione conservatrice, che per bocca del ministro ombra alla casa Grant Shapps dichiara che "tutti gli sciaquoni a basso consumo d'acqua del mondo non basterebbero a rendere ambientalmente corretto piazzare dei nuovi insediamenti su terreni ancora vergini". Il punto è proprio questo, la localizzazione degli insediamenti, anche se il governo di Gordon Brown ha ridotto la scelta a quattro siti giudicati non impattanti ecologicamente. La eco-town di Rackheath ad esempio sorgerà sull'area di un vecchio aeroporto in disuso. Gli ambientalisti invece criticano l'impatto che deriverà dalla urbanizzazione e dalla costruzione degli snodi di trasporto, mentre altri sostengono che i siti scelti sono luoghi dove erano state previste senza successo altre operazioni immobiliari tradizionali.
venerdì 31 luglio 2009
mercoledì 29 luglio 2009
Case galleggianti
Gli Olandesi combattono da sempre con l'acqua e il rischio di inondazione del loro territorio, che per larga parte è sotto il livello del mare. Secondo alcuni studi recenti il sistema di dighe che protegge il paese, che sembrava in grado di reggere fino al 2100, sarebbe seriamente minacciato dall'aumento del livello marino causato dai cambiamenti climatici. C'è chi sostiene che le dighe non saranno più sufficienti già nel 2040.
Anche alla luce di questi fatti il Waterstudio ha pensato di cambiare registro: invece di cercare di bloccare l'acqua provare a costruirci sopra. Nasce così The Citadel, il primo complesso residenziale galleggiante del mondo. Progettata da Koen Olthuis The Citadel è un complesso di 60 appartamenti costruito su un polder, uno dei 3500 bacini olandesi dove si raccolgono le acque, che poi vengono pompate via. Il progetto è la prima realizzazione di un piano urbanistico chiamato New Water, nella città di Naaldwijk.
Gli appartamenti saranno realizzati con criteri ecologici e dovrebbero consumare il 25% in meno di energia rispetto all'edilizia corrente. Le singole unità saranno costruite con moduli prefabbricati. Per limitare la manutenzione e ridurre i danni da corrosione dovuti all'acqua le facciate saranno in alluminio. La costruzione del complesso dovrebbe essere completata entro il 2010.
Anche alla luce di questi fatti il Waterstudio ha pensato di cambiare registro: invece di cercare di bloccare l'acqua provare a costruirci sopra. Nasce così The Citadel, il primo complesso residenziale galleggiante del mondo. Progettata da Koen Olthuis The Citadel è un complesso di 60 appartamenti costruito su un polder, uno dei 3500 bacini olandesi dove si raccolgono le acque, che poi vengono pompate via. Il progetto è la prima realizzazione di un piano urbanistico chiamato New Water, nella città di Naaldwijk.
Gli appartamenti saranno realizzati con criteri ecologici e dovrebbero consumare il 25% in meno di energia rispetto all'edilizia corrente. Le singole unità saranno costruite con moduli prefabbricati. Per limitare la manutenzione e ridurre i danni da corrosione dovuti all'acqua le facciate saranno in alluminio. La costruzione del complesso dovrebbe essere completata entro il 2010.
martedì 28 luglio 2009
Milano processa l'Ecopass
Non piace alla destra l'Ecopass milanese, il primo provvedimento italiano per la limitazione al traffico urbano. Le critiche vengono dalla stessa maggioranza del sindaco Moratti, in particolare dalla Lega Nord. Matteo Salvini, capogruppo della Lega in consiglio comunale, chiede a gran voce le dimissioni del mio amico Edoardo Croci, assessore alla mobilità, e reclama un referendum cittadino sull'Ecopass entro l'autunno. Anche Davide Boni, capogruppo regionale della Lega, segue la scia e dichiara che "dopo che sono emersi una serie di problemi su varchi, multe e ubicazione dei parcheggi, penso sia alquanto corretto procedere ad una vera e propria consultazione popolare e lasciare che gli utenti si esprimano in merito a questo sistema anti-inquinamento, che ha dato prova di non essere infallibile ed efficace".
Secondo un sondaggio IPSO citato dal Corriere della Sera solo il 4.8% dei Milanesi approva l'Ecopass. La Lega, che all'interno della maggioranza di centrodestra è la più strenua oppositrice del provvedimento, propone in alternativa la chiusura al traffico del centro storico e le targhe alterne nei mesi invernali.
Dall'istituzione dell'Ecopass il traffico nel centro di Milano è diminuito, ma non di molto: 79.000 ingressi contro i 90.000 precedenti. Sono aumentati però i passeggeri del trasporto pubblico, con un +6.2% di abbonamenti. Il sindaco Moratti asseconda la richiesta di un "sondaggio" ma non sembra intenzionata a indire un vero referendum, che avrebbe costi ingenti. Del resto il traffico è materia in cui il consenso popolare è quasi impossibile, almeno in Italia. Staremo a vedere.
Secondo un sondaggio IPSO citato dal Corriere della Sera solo il 4.8% dei Milanesi approva l'Ecopass. La Lega, che all'interno della maggioranza di centrodestra è la più strenua oppositrice del provvedimento, propone in alternativa la chiusura al traffico del centro storico e le targhe alterne nei mesi invernali.
Dall'istituzione dell'Ecopass il traffico nel centro di Milano è diminuito, ma non di molto: 79.000 ingressi contro i 90.000 precedenti. Sono aumentati però i passeggeri del trasporto pubblico, con un +6.2% di abbonamenti. Il sindaco Moratti asseconda la richiesta di un "sondaggio" ma non sembra intenzionata a indire un vero referendum, che avrebbe costi ingenti. Del resto il traffico è materia in cui il consenso popolare è quasi impossibile, almeno in Italia. Staremo a vedere.
lunedì 27 luglio 2009
Brunetta e i sogni da sindaco
Il ministro Brunetta sogna da sempre di fare il sindaco di Venezia, e parte all'attacco con una intervista ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, corredata dalla ormai rituale foto mano nella mano con la fidanzata Titti, stavolta con lo sfondo dell'Hotel Bauer.
Del resto a Venezia si voterà per il comune nel 2010 e Brunetta, già capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale nel 2000, quando sindaco era Paolo Costa, comincia per tempo la campagna elettorale.
Chi è il colpevole del declino di Venezia? Secondo Brunetta "la classe dirigente di centrosinistra che governa Venezia da quasi vent’anni, con il marchio di Massimo Cacciari. Se si confronta la Venezia di oggi con quella dei primi anni ’90, si vede che il degrado è continuato, e le poche cose buone, come il Mose, sono avvenute contro la volontà di questa classe dirigente. È prevalsa una cultura ideologica, clientelare, passiva, assistenzialistica".
Con grande tempismo, sempre oggi, interviene anche il presidente del Veneto Galan con una lettera aperta ai Veneziani in cui denuncia "il degrado, l'abbandono e i disservizi", lamenta il proliferare di topi e gabbiani e denuncia il "disinteresse totale nei riguardi della cultura da parte di chi amministra Venezia".
Galan e Brunetta che accusano Cacciari di disinteresse culturale è cosa abbastanza surreale. "Quella di Brunetta e Galan è solo campagna elettorale, che in Italia purtroppo non finisce mai. Provo ad andare nello specifico delle accuse. Come fa Brunetta a dire che la Mostra del Cinema è in crisi? E soprattutto, cosa ne sa Brunetta di cinema?" replica Massimo Cacciari.
Forse l'aggressiva entrata in campo di Brunetta servirà a convincere un finora riluttante Cacciari a ricandidarsi.
Del resto a Venezia si voterà per il comune nel 2010 e Brunetta, già capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale nel 2000, quando sindaco era Paolo Costa, comincia per tempo la campagna elettorale.
Chi è il colpevole del declino di Venezia? Secondo Brunetta "la classe dirigente di centrosinistra che governa Venezia da quasi vent’anni, con il marchio di Massimo Cacciari. Se si confronta la Venezia di oggi con quella dei primi anni ’90, si vede che il degrado è continuato, e le poche cose buone, come il Mose, sono avvenute contro la volontà di questa classe dirigente. È prevalsa una cultura ideologica, clientelare, passiva, assistenzialistica".
Con grande tempismo, sempre oggi, interviene anche il presidente del Veneto Galan con una lettera aperta ai Veneziani in cui denuncia "il degrado, l'abbandono e i disservizi", lamenta il proliferare di topi e gabbiani e denuncia il "disinteresse totale nei riguardi della cultura da parte di chi amministra Venezia".
Galan e Brunetta che accusano Cacciari di disinteresse culturale è cosa abbastanza surreale. "Quella di Brunetta e Galan è solo campagna elettorale, che in Italia purtroppo non finisce mai. Provo ad andare nello specifico delle accuse. Come fa Brunetta a dire che la Mostra del Cinema è in crisi? E soprattutto, cosa ne sa Brunetta di cinema?" replica Massimo Cacciari.
Forse l'aggressiva entrata in campo di Brunetta servirà a convincere un finora riluttante Cacciari a ricandidarsi.
Reburbia
La rivista Dwell e il sito Inhabitat hanno promosso il concorso Reburbia dedicato a progetti per le periferie urbane, il problema delle città contemporanee.
Tema stimolante e di grande attualità, particolarmente nelle metropoli dei paesi in via di sviluppo che crescono con ritmi incredibili. Anche nel vecchio occidente le periferie restano un tema irrisolto, con la manifesta incapacità di proporre un modello urbano in grado di mantenere una continuità con l'immagine urbana che le nostre città si sono costruite nel corso dei secoli.
Reburbia nasce negli Stati Uniti e l'oggetto del concorso non sono le citta europee ma quelle americane dove, secondo l'istituto americano di statistica, il 90% della crescita urbana degli ultimi dieci anni ha interessato le periferie. Anzi le "comunità suburbane", traducendo alla lettera.
Il concorso è rivolto a tutti ed ha connotati leggeri: una giuria poco formale, premi modesti (mille dollari in contanti e la pubblicazione sul numero di Dwell di dicembre 2009). Del resto richiede elaborati non impegnativi: cinque immagini in dimensione utile da potere essere caricate sulla rete e una breve relazione. Inoltre, a differenza dei tradizionali concorsi di architettura, ognuno può proporre quante idee vuole, senza limiti.
L'idea a me sembra proprio carina. La scadenza per presentare le proposte è il 31 luglio.
Tema stimolante e di grande attualità, particolarmente nelle metropoli dei paesi in via di sviluppo che crescono con ritmi incredibili. Anche nel vecchio occidente le periferie restano un tema irrisolto, con la manifesta incapacità di proporre un modello urbano in grado di mantenere una continuità con l'immagine urbana che le nostre città si sono costruite nel corso dei secoli.
Reburbia nasce negli Stati Uniti e l'oggetto del concorso non sono le citta europee ma quelle americane dove, secondo l'istituto americano di statistica, il 90% della crescita urbana degli ultimi dieci anni ha interessato le periferie. Anzi le "comunità suburbane", traducendo alla lettera.
Il concorso è rivolto a tutti ed ha connotati leggeri: una giuria poco formale, premi modesti (mille dollari in contanti e la pubblicazione sul numero di Dwell di dicembre 2009). Del resto richiede elaborati non impegnativi: cinque immagini in dimensione utile da potere essere caricate sulla rete e una breve relazione. Inoltre, a differenza dei tradizionali concorsi di architettura, ognuno può proporre quante idee vuole, senza limiti.
L'idea a me sembra proprio carina. La scadenza per presentare le proposte è il 31 luglio.
domenica 26 luglio 2009
venerdì 24 luglio 2009
Forza Presty!
Dopo un periodo piuttosto sonnolento il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo ritorna agli onori della cronaca con un'intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera. Al ministro non vanno giù le norme straordinarie emanate dal consiglio dei ministri all'interno del pacchetto anticrisi (in sua assenza) che in pratica annullano le competenze del ministero dell'ambiente in tema di autorizzazioni energetiche, passandole in mano a commisari straordinari.
Prestigiacomo definisce "colleghi arroganti" i ministri Claudio Scajola, Altero Matteoli, Roberto Calderoli, che avrebbero sostenuto la proposta. Il nuovo schema prevede che le autorizzazioni ambientali necessarie per le reti di distribuzione e la costruzione di nuove centrali siano azzerate. Secondo le norme dell'art. 4 del maxiemendamento, sul quale il governo alla camera chiedera l'ennesimo voto di fiducia, le complesse procedure di valutazione di impatto ambientale, che costituiscono una garanzia per gli abitanti dei territori destinati ad ospitare i nuovi impianti, sarebbero spazzate via e sostituite dal parere di un commissario, nominato da una terna di ministeri tra i quali non c'è quello dell'ambiente. I ministeri che nomineranno i commissari sono sviluppo, infrastrutture e semplificazione. Appunto i dicasteri di Scajola, Matteoli e Calderoli.
Prestigiacomo non ci sta e, oltre a dirlo chiaramente a mezzo stampa, sembra abbia protestato vivacemente anche con il presidente del consiglio. Berlusconi le avrebbe detto che le norme verranno modificate in occasione del passaggio della legge al senato, ma per ora il testo resta blindato.
Vedremo se il presidente Berlusconi sarà di parola. In caso contrario non sarebbe sbeffeggiato solo il ministro dell'ambiente, ma tutto il paese: la valutazione di impatto ambientale di una centrale nucleare, secondo la proposta Scajola-Matteoli-Calderoli, sarebbe in mano a un commissario plenipotenziario da loro stessi nominato. Aiuto.
Prestigiacomo definisce "colleghi arroganti" i ministri Claudio Scajola, Altero Matteoli, Roberto Calderoli, che avrebbero sostenuto la proposta. Il nuovo schema prevede che le autorizzazioni ambientali necessarie per le reti di distribuzione e la costruzione di nuove centrali siano azzerate. Secondo le norme dell'art. 4 del maxiemendamento, sul quale il governo alla camera chiedera l'ennesimo voto di fiducia, le complesse procedure di valutazione di impatto ambientale, che costituiscono una garanzia per gli abitanti dei territori destinati ad ospitare i nuovi impianti, sarebbero spazzate via e sostituite dal parere di un commissario, nominato da una terna di ministeri tra i quali non c'è quello dell'ambiente. I ministeri che nomineranno i commissari sono sviluppo, infrastrutture e semplificazione. Appunto i dicasteri di Scajola, Matteoli e Calderoli.
Prestigiacomo non ci sta e, oltre a dirlo chiaramente a mezzo stampa, sembra abbia protestato vivacemente anche con il presidente del consiglio. Berlusconi le avrebbe detto che le norme verranno modificate in occasione del passaggio della legge al senato, ma per ora il testo resta blindato.
Vedremo se il presidente Berlusconi sarà di parola. In caso contrario non sarebbe sbeffeggiato solo il ministro dell'ambiente, ma tutto il paese: la valutazione di impatto ambientale di una centrale nucleare, secondo la proposta Scajola-Matteoli-Calderoli, sarebbe in mano a un commissario plenipotenziario da loro stessi nominato. Aiuto.
giovedì 23 luglio 2009
Niente solidarietà, c'è la crisi
Alle casse del fondo di solidarietà delle Nazioni Unite mancano 4.8 miliardi di dollari, più della metà della cifra di 9.5 miliardi messa originariamente a bilancio. Lo ha dichiarato il vicesegretario generale e coordinatore del fondo di emergenza dell'ONU John Holmes in una conferenza stampa martedì scorso a Ginevra.
Il problema è che, mentre i fondi disponibili si sono dimezzati, 43 milioni di persone hanno bisogno di assistenza nel 2009, contro i 28 milioni del 2008. Se infatti il 2009 non ha registrato grandi calamità naturali la crisi economica globale ha peggiorato la situazione degli abitanti di paesi già in crisi, come Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Somalia e Sudan. Servono aiuti consistenti anche in Pakistan (due milioni di sfollati dalle offensive dei Talebani), Zimbabwe e Iraq. La situazione sta diventando critica anche in Kenia, con migliaia di rifugiati provenienti dalla Somalia e le scorte di cibo in via di esaurimento.
Tra le persone che giocheranno un ruolo cruciale in questa partita c'è Iva Zanicchi, appena eletta vicepresidente della Commissione Sviluppo dell'Unione Europea, quella che si occupa appunto del sostegno ai paesi poveri. L'Aquila di Ligonchio potrà valutare con competenza se il prezzo degli aiuti è giusto.
Il problema è che, mentre i fondi disponibili si sono dimezzati, 43 milioni di persone hanno bisogno di assistenza nel 2009, contro i 28 milioni del 2008. Se infatti il 2009 non ha registrato grandi calamità naturali la crisi economica globale ha peggiorato la situazione degli abitanti di paesi già in crisi, come Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Somalia e Sudan. Servono aiuti consistenti anche in Pakistan (due milioni di sfollati dalle offensive dei Talebani), Zimbabwe e Iraq. La situazione sta diventando critica anche in Kenia, con migliaia di rifugiati provenienti dalla Somalia e le scorte di cibo in via di esaurimento.
Tra le persone che giocheranno un ruolo cruciale in questa partita c'è Iva Zanicchi, appena eletta vicepresidente della Commissione Sviluppo dell'Unione Europea, quella che si occupa appunto del sostegno ai paesi poveri. L'Aquila di Ligonchio potrà valutare con competenza se il prezzo degli aiuti è giusto.
mercoledì 22 luglio 2009
Un altro anno con la plastica
Le leggi su ronde, intercettazioni e tornelli vengono approvate in tutta fretta a colpi di decreto.
Quando invece c'è da mettere in pratica un provvedimento intelligente, innovativo ed ecologico il governo rimanda.
Quando invece c'è da mettere in pratica un provvedimento intelligente, innovativo ed ecologico il governo rimanda.
Edifici davvero antisismici? Di legno
I tecnici del Heartquake Engineering Research Center di Yogo, in Giappone, hanno costruito in un enorme hangar un edificio di sette piani con basamento in acciaio e struttura in legno. Poi il 14 luglio lo hanno sottoposto a delle scosse che simulano la potenza di un terremoto di scala 7.5 Richter (qui c'è il filmato della prova).
Tanto per fare qualche paragone, il terremoto de L'Aquila dello scorso aprile è stato di magnitudo 4.8 e la differenza si vede in questo altro filmato terrificante preso dall'interno dell'edificio durante la prova. La piattaforma che simula il terremoto si chiama E-Defense e può sopportare e collaudare oggetti che fino a 1300 tonnellate (l'edificio di questa prova ne pesava 500).
L'edificio non ha subito danni di rilievo e dopo quattro simulazioni era ancora in condizioni di abitabilità. Il risultato è stato ottenuto aumentando la resistenza dei punti più critici, aggiungendo 63 tiranti Simpson Strong Tie dalle fondamenta al tetto che legano la struttura e delle piastre di acciaio nei collegamenti tra un piano e l'altro che evitano lo scivolamento orrizzontale.
Nel 2007 anche un prototipo italiano, finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento e realizzato dall'IVALSA (Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree) e dal CNR, era stato collaudato in Giappone sulla piattaforma E-Defense, ma era di dimensioni molto più ridotte (e infatti oscillava anche di più, vedi il filmato).
Strutture in legno come quelle testate in Giappone non sono solo antisismiche ma anche molto più economiche e sostenibili di edifici in acciaio e cemento armato.
Tanto per fare qualche paragone, il terremoto de L'Aquila dello scorso aprile è stato di magnitudo 4.8 e la differenza si vede in questo altro filmato terrificante preso dall'interno dell'edificio durante la prova. La piattaforma che simula il terremoto si chiama E-Defense e può sopportare e collaudare oggetti che fino a 1300 tonnellate (l'edificio di questa prova ne pesava 500).
L'edificio non ha subito danni di rilievo e dopo quattro simulazioni era ancora in condizioni di abitabilità. Il risultato è stato ottenuto aumentando la resistenza dei punti più critici, aggiungendo 63 tiranti Simpson Strong Tie dalle fondamenta al tetto che legano la struttura e delle piastre di acciaio nei collegamenti tra un piano e l'altro che evitano lo scivolamento orrizzontale.
Nel 2007 anche un prototipo italiano, finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento e realizzato dall'IVALSA (Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree) e dal CNR, era stato collaudato in Giappone sulla piattaforma E-Defense, ma era di dimensioni molto più ridotte (e infatti oscillava anche di più, vedi il filmato).
Strutture in legno come quelle testate in Giappone non sono solo antisismiche ma anche molto più economiche e sostenibili di edifici in acciaio e cemento armato.
martedì 21 luglio 2009
Sempre più vecchi
La terra sta invecchiando, rapidamente. nel 2008 gli over 65 erano 506 milioni e entro il 2040 saranno 1.3 miliardi, più del doppio e il 14% della popolazione del pianeta. A breve gli over 65 supereranno per la prima volta i bambini con meno di cinque anni. Inoltre gli over 80 sono in molti paesi la fascia di età con la crescita più alta in assoluto. L'incremento previsto per gli over 80 da oggi al 2040 è del 233%. Oggi nel mondo ogni mese ci sono 870.000 persone che festeggiano il 65esimo compleanno, ma tra dieci anni saranno 1.9 milioni.
Buone notizie per chi vede gli anni passare, ma un rapporto del 2006 dell'Unione Europea avverte che i costi crescenti di pensioni e assistenza sanitaria ridurranno notevolmente il potenziale di crescita economica, che a causa del costo sociale degli anziani potrebbe essere dimezzato entro il 2030.
Buone notizie per chi vede gli anni passare, ma un rapporto del 2006 dell'Unione Europea avverte che i costi crescenti di pensioni e assistenza sanitaria ridurranno notevolmente il potenziale di crescita economica, che a causa del costo sociale degli anziani potrebbe essere dimezzato entro il 2030.
domenica 19 luglio 2009
Treni nell'erba, per un giorno
La stazione della metropolitana di Britomart ad Auckland, in Nuova Zelanda, è stata ricoperta per un giorno con 1250 metri quadrati di erba, L'allestimento serviva alla realizzazione di uno spot commerciale. Alla fine delle riprese l'erba è stata donata a una scuola locale.
sabato 18 luglio 2009
Magic Italy
In questi giorni sul web lo sport nazionale è accanirsi con il nuovo sito del turismo italiano, che non è firmato dal governo o dal ministero preposto ma dal ministro del turismo in prima persona. Scelta piuttosto irrituale ma, visto il ministro e chi l'ha scelta, ci può stare.
Il sito si apre con una dichiarazione del presidente del consiglio che sarebbe stata perfetta per un sussidiario da terza elementare del 1963. "L'Italia è il Paese del cielo, del sole, del mare. Un Paese magico, capace di incantare e di conquistare il cuore non solo di chi ci vive, ma anche di chi lo visita, di chi lo scopre per la prima volta. Un Paese che regala emozioni profonde attraverso i suoi paesaggi, le sue città, i suoi tesori d'arte, i suoi sapori, la sua musica. Un viaggio in Italia, per noi italiani e per chiunque arrivi da ogni parte del mondo, è un viaggio nell'arte e nel bello. L'Italia è magica. Scopritela. Nascerà un grande amore."
A parte il Paese scritto con la P maiuscola, secondo me già definire "paese" una nazione è sbagliato, soprattutto se lo dice il presidente del consiglio. Ma noi siamo il "paese" del sole e del mare, come dice la canzone napoletana perfettamente in linea con le parole di Berlù. Anzi, sento già in sottofondo la chitarra di Apicella, appena sceso dall'aereo di stato.
Salvo errori ed omissioni, si scriveva una volta. E su Italia.it il conto sembra interminabile. Nella pagina dedicata alla mia regione, le Marche, il capoluogo Ancona e la Riviera del Conero non sono neppure nominate.
Niente in confronto alla foto di Montepulciano (sopra) raffigurata in un improbabile promontorio sul mare. O alla Basilicata rappresentata in una cartina che indica il territorio della Campania.
Proprio da questa pagina viene secondo me l'apoteosi, quando nella versione inglese (perché il sito è multilingue) Matera viene definita come "the city of the stones", che in italiano equivale più o meno a dire che Bruce Springsteen suona la musica roccia.
Complimenti ministro Brambilla, un gran bel lavoro.
Il sito si apre con una dichiarazione del presidente del consiglio che sarebbe stata perfetta per un sussidiario da terza elementare del 1963. "L'Italia è il Paese del cielo, del sole, del mare. Un Paese magico, capace di incantare e di conquistare il cuore non solo di chi ci vive, ma anche di chi lo visita, di chi lo scopre per la prima volta. Un Paese che regala emozioni profonde attraverso i suoi paesaggi, le sue città, i suoi tesori d'arte, i suoi sapori, la sua musica. Un viaggio in Italia, per noi italiani e per chiunque arrivi da ogni parte del mondo, è un viaggio nell'arte e nel bello. L'Italia è magica. Scopritela. Nascerà un grande amore."
A parte il Paese scritto con la P maiuscola, secondo me già definire "paese" una nazione è sbagliato, soprattutto se lo dice il presidente del consiglio. Ma noi siamo il "paese" del sole e del mare, come dice la canzone napoletana perfettamente in linea con le parole di Berlù. Anzi, sento già in sottofondo la chitarra di Apicella, appena sceso dall'aereo di stato.
Salvo errori ed omissioni, si scriveva una volta. E su Italia.it il conto sembra interminabile. Nella pagina dedicata alla mia regione, le Marche, il capoluogo Ancona e la Riviera del Conero non sono neppure nominate.
Niente in confronto alla foto di Montepulciano (sopra) raffigurata in un improbabile promontorio sul mare. O alla Basilicata rappresentata in una cartina che indica il territorio della Campania.
Proprio da questa pagina viene secondo me l'apoteosi, quando nella versione inglese (perché il sito è multilingue) Matera viene definita come "the city of the stones", che in italiano equivale più o meno a dire che Bruce Springsteen suona la musica roccia.
Complimenti ministro Brambilla, un gran bel lavoro.
venerdì 17 luglio 2009
Lampade solari, all'IKEA 2 x 1
La lampada Sunnan di IKEA funziona ad energia solare, grazie ad un piccolo pannello fotovoltaico inserito nella base. viene prodotta in cinque colori e costa in Italia 19.99 €. Per ricaricare Sunnan si estrae la cellura solare dalla base e la si espone alla luce per otto/nove ore.
IKEA ha annunciato che per ogni Sunnan acquistata ne donerà una a UNICEF, che provvederà a distribuire le lampade presso i villaggi dei paesi in via di sviluppo. Le batterie ricaricabili alla luce del sole della lampada Sunnan possono fornire luce anche nelle condizioni più avverse.
La campagna è stata avviata in tutto il mondo e le prime lampade saranno donate ai bambini delle provincia di Balochistan e della Frontiera Nord Ovest in Pakistan. La regione è stata devastata da un forte terremoto nell'ottobre 2008 e migliaia di persone vivono in campi profughi senza energia elettrica.
IKEA ha annunciato che per ogni Sunnan acquistata ne donerà una a UNICEF, che provvederà a distribuire le lampade presso i villaggi dei paesi in via di sviluppo. Le batterie ricaricabili alla luce del sole della lampada Sunnan possono fornire luce anche nelle condizioni più avverse.
La campagna è stata avviata in tutto il mondo e le prime lampade saranno donate ai bambini delle provincia di Balochistan e della Frontiera Nord Ovest in Pakistan. La regione è stata devastata da un forte terremoto nell'ottobre 2008 e migliaia di persone vivono in campi profughi senza energia elettrica.
Il visto per l'Europa
La Commissione Europea ha deciso due giorni fa di estendere la possibilità di entrare nei 25 paesi dell'Europa del trattato di Schengen senza visto ai cittadini di Serbia, Montenegro e Macedonia.
Le due uniche nazioni balcaniche per cui il visto di ingresso resta obbligatorio sono l'Albania e la Bosnia-Herzegovina, oltre al Kosovo.
"Questo è un passo storico nelle nostre relazioni con i Balcani" ha detto il commissario alla giustizia Jacques Barrot. Il provvedimento dovrà ora essere ratificato dai 27 paesi membri e dal parlamento europeo e dovrebbe diventare effettivo il prossimo 1 gennaio.
La motivazione ufficiale per l'esclusione di Albania e Bosnia è che i due paesi non hanno ancora avviato le procedure per l'introduzione del passaporto biometrico.
Studiosi, accademici e parlamentari europei del gruppo verde hanno criticato fortemente il provvedimento, sottolineando che i Serbo-Bosniaci saranno liberi di entrare in Europa con il loro passaporto serbo. E' stata redatta una nota formale di protesta, firmata anche dall'ex alto rappresentante in Bosnia Christian Schwartz-Schilling. Anche gli Albanesi sono imbestialiti.
Il commissario europeo all'allargamento Olli Rehn ha rifiutato le critiche, aggiungendo che Bosnia e Albania potrebbero essere escluse dall'obbligo di vista nel 2010.
Le due uniche nazioni balcaniche per cui il visto di ingresso resta obbligatorio sono l'Albania e la Bosnia-Herzegovina, oltre al Kosovo.
"Questo è un passo storico nelle nostre relazioni con i Balcani" ha detto il commissario alla giustizia Jacques Barrot. Il provvedimento dovrà ora essere ratificato dai 27 paesi membri e dal parlamento europeo e dovrebbe diventare effettivo il prossimo 1 gennaio.
La motivazione ufficiale per l'esclusione di Albania e Bosnia è che i due paesi non hanno ancora avviato le procedure per l'introduzione del passaporto biometrico.
Studiosi, accademici e parlamentari europei del gruppo verde hanno criticato fortemente il provvedimento, sottolineando che i Serbo-Bosniaci saranno liberi di entrare in Europa con il loro passaporto serbo. E' stata redatta una nota formale di protesta, firmata anche dall'ex alto rappresentante in Bosnia Christian Schwartz-Schilling. Anche gli Albanesi sono imbestialiti.
Il commissario europeo all'allargamento Olli Rehn ha rifiutato le critiche, aggiungendo che Bosnia e Albania potrebbero essere escluse dall'obbligo di vista nel 2010.
mercoledì 15 luglio 2009
Nucleare, le fanfare di Scajola
Alla assemblea annuale di Confindustria il ministro Scajola torna sulla questione nucleare italiana, strategicamente accantonata in campagna elettorale. “Nel 2010 le imprese interessate presenteranno le domande per le nuove centrali nucleari. Entro il 2013 metteremo la prima pietra della prima centrale. Entro il 2018 avremo i primi chilowattora prodotti nel nostro paese con il nucleare” ha ribadito Scajola davanti alla platea di industriali.
Forse la presidenta Marcegaglia e gli altri capitani di industria preferiscono non ricordare che lo scorso anno a maggio, sempre davanti a loro, Scajola aveva detto esattamente le stesse cose. E che da allora ad oggi il governo non ha fatto nulla per non turbare il consenso popolare, ma proprio niente. A parte approvare di recente in parlamento un disegno di legge che delega al governo la scelta dei siti. Secondo lo schema annunciato con squilli di trombe lo scorso anno da Scajola e Berlusconi il governo avrebbe dovuto approvare il Pano Energetico Nazionale entro il 30 giugno 2009, mentre i criteri di scelta dei siti nucleari andavano emanati entro l'anno scorso. Sì, ciao.
Ma oggi, passate le elezioni, il governo è deciso a usare il pugno di ferro e le fanfare tornano a farsi sentire. "I siti nucleari - ha spiegato Scajola - saranno considerati di interesse strategico per il paese. Se non ci sarà la condivisione, il governo potrà in via eccezionale utilizzare strumenti sostitutivi previsti dalla costituzione a difesa dell'interesse generale del paese". Il ministro, spalleggiato nell'assemblea di confindustria dall'AD di ENEL Fulvio Conti, ha confermato che la produzione di energia nucleare potrebbe avere inizio nel 2018.
Non insisto sull'opzione nucleare, che quasi tutti ormai considerano anacronistica, basta l'ultimo commento di Gianni Silvestrini. Ma - laicamente come sempre - vediamo cosa sta succedendo nella civile e concreta Finlandia, dove si sta costruendo la centrale nucleare di Olkiluoto, che la multinazionale franco-tedesca Areva Siemens sta assemblando come prima centrale della generazione EPR, lo stesso tipo delle nuove centrali dell'era Berlusconi, frutto appunto di un accordo tecnico con la Francia. I lavori per la centrale di Olkiluoto sono cominciati nel gennaio 2005, due anni dopo la firma del contratto, data prevista di consegna il 2009. Il megacantiere occupa 4000 persone, ma i tempi e i costi si sono dilatati in modo impressionante. L'ultimo bollettino parla di un ritardo di tre anni, con tempi di lavoro quindi quasi raddoppiati e consegna come minimo nel 2012, cioè sette anni dopo l'inizio dei lavori. Nel frattempo il budget di spesa è cresciuto del 60%, con un incremento di 1.7 miliardi di Euro. A complicare le cose anche un contenzioso: la Finlandia chiede ad Areva 2.4 miliardi di Euro per l'aumento dei costi e i ritardi, Areva a sua volta vuole un altro miliardo di Euro da Helsinki. Se questo accade in Finlandia facile pensare cosa potrebbe succedere in Italia. E ognuno può farsi i propri conti rispetto alle date strombazzate dal governo italiano.
Ma Scajola non deve preoccuparsi, direi. Il prossimo anno ci saranno le elezioni regionali e quindi un altro rinvio per la scelta dei siti mi sembra doveroso. Dopo il voto, dove la destra di certo trionferà, il ministro potrà tornare sorridente all'assemblea di Confindustria a fare il solito annuncio.
Forse la presidenta Marcegaglia e gli altri capitani di industria preferiscono non ricordare che lo scorso anno a maggio, sempre davanti a loro, Scajola aveva detto esattamente le stesse cose. E che da allora ad oggi il governo non ha fatto nulla per non turbare il consenso popolare, ma proprio niente. A parte approvare di recente in parlamento un disegno di legge che delega al governo la scelta dei siti. Secondo lo schema annunciato con squilli di trombe lo scorso anno da Scajola e Berlusconi il governo avrebbe dovuto approvare il Pano Energetico Nazionale entro il 30 giugno 2009, mentre i criteri di scelta dei siti nucleari andavano emanati entro l'anno scorso. Sì, ciao.
Ma oggi, passate le elezioni, il governo è deciso a usare il pugno di ferro e le fanfare tornano a farsi sentire. "I siti nucleari - ha spiegato Scajola - saranno considerati di interesse strategico per il paese. Se non ci sarà la condivisione, il governo potrà in via eccezionale utilizzare strumenti sostitutivi previsti dalla costituzione a difesa dell'interesse generale del paese". Il ministro, spalleggiato nell'assemblea di confindustria dall'AD di ENEL Fulvio Conti, ha confermato che la produzione di energia nucleare potrebbe avere inizio nel 2018.
Non insisto sull'opzione nucleare, che quasi tutti ormai considerano anacronistica, basta l'ultimo commento di Gianni Silvestrini. Ma - laicamente come sempre - vediamo cosa sta succedendo nella civile e concreta Finlandia, dove si sta costruendo la centrale nucleare di Olkiluoto, che la multinazionale franco-tedesca Areva Siemens sta assemblando come prima centrale della generazione EPR, lo stesso tipo delle nuove centrali dell'era Berlusconi, frutto appunto di un accordo tecnico con la Francia. I lavori per la centrale di Olkiluoto sono cominciati nel gennaio 2005, due anni dopo la firma del contratto, data prevista di consegna il 2009. Il megacantiere occupa 4000 persone, ma i tempi e i costi si sono dilatati in modo impressionante. L'ultimo bollettino parla di un ritardo di tre anni, con tempi di lavoro quindi quasi raddoppiati e consegna come minimo nel 2012, cioè sette anni dopo l'inizio dei lavori. Nel frattempo il budget di spesa è cresciuto del 60%, con un incremento di 1.7 miliardi di Euro. A complicare le cose anche un contenzioso: la Finlandia chiede ad Areva 2.4 miliardi di Euro per l'aumento dei costi e i ritardi, Areva a sua volta vuole un altro miliardo di Euro da Helsinki. Se questo accade in Finlandia facile pensare cosa potrebbe succedere in Italia. E ognuno può farsi i propri conti rispetto alle date strombazzate dal governo italiano.
Ma Scajola non deve preoccuparsi, direi. Il prossimo anno ci saranno le elezioni regionali e quindi un altro rinvio per la scelta dei siti mi sembra doveroso. Dopo il voto, dove la destra di certo trionferà, il ministro potrà tornare sorridente all'assemblea di Confindustria a fare il solito annuncio.
G8 e clima, niente di nuovo
Perché non ho commentato gli esiti del G8 sul tema dei cambiamenti climatici e del percorso verso la COP 15 di Copenhagen di dicembre, mi ha chiesto qualcuno? Perché non c'è molto da commentare, a parte una generica assunzione di responsabilità della amministrazione Obama che intende affrontare il problema. La dichiarazione condivisa in cui si afferma che il riscaldamento globale dovrà essere contenuto entro i 2° rappresenta un segnale positivo ma non è accompagnata da un vero piano di azione.
Per il resto tutto è solo il seguito di quanto deciso lo scorso anno in Giappone, in attesa dei prossimi appuntamenti diplomatici da qui a dicembre, a partire dal Major Economies Forum. Come ha detto qualcuno, il G8 ha lasciato aperta la porta per un accordo in vista della COP 15 di Copenhagen , ma senza indicare quale. La diplomazia dovrà trovare un percorso tra la richiesta dei paesi in via di sviluppo, che vogliono obiettivi su scala nazionale e con tempi differenziati, e le economie occidentali che, come l'Italia, lamentano la mancanza di impegni concreti del sud del mondo.
Tutto sarebbe più semplice e chiaro se le emissioni fossero contabilizzate non come volume totale, ma come quantita pro capite, magari interpolata con il PIL per abitante. L'occidente ne uscirebbe a pezzi, quindi non se ne parla.
Per il resto tutto è solo il seguito di quanto deciso lo scorso anno in Giappone, in attesa dei prossimi appuntamenti diplomatici da qui a dicembre, a partire dal Major Economies Forum. Come ha detto qualcuno, il G8 ha lasciato aperta la porta per un accordo in vista della COP 15 di Copenhagen , ma senza indicare quale. La diplomazia dovrà trovare un percorso tra la richiesta dei paesi in via di sviluppo, che vogliono obiettivi su scala nazionale e con tempi differenziati, e le economie occidentali che, come l'Italia, lamentano la mancanza di impegni concreti del sud del mondo.
Tutto sarebbe più semplice e chiaro se le emissioni fossero contabilizzate non come volume totale, ma come quantita pro capite, magari interpolata con il PIL per abitante. L'occidente ne uscirebbe a pezzi, quindi non se ne parla.
Links 090715
- La scomparsa dei fatti di Francesco Costa sulla "infallibilità" di Grillo e Travaglio.
- Il cimitero degli elefanti
- I capezzoli del ministro, tradotti in letteratura il romanzo di Maria Gabriella Genisi, stranamente anche lei di Bari.
- Il cimitero degli elefanti
- I capezzoli del ministro, tradotti in letteratura il romanzo di Maria Gabriella Genisi, stranamente anche lei di Bari.
martedì 14 luglio 2009
lunedì 13 luglio 2009
La tigre che non è tigrata
Nel Cango Wildlife Ranch in Sud Africa il giorno di Natale 2008 sono nati tre tigrotti. Shahir e sua sorella Sitarah sono subito sembrati normali, mentre Fareeda aveva il mantello senza strisce. Le strisce sarebbero potute comparire dopo, ma passati sei mesi ormai è chiaro che Fareeda (foto) è una rarissima tigre del Bengala senza strisce. Ce ne sono in giro per il mondo solo una ventina, tutte in cattività e per la maggior parte discendenti da un maschio catturato negli anni '50 e portato negli Stati Uniti.
Fareeda non è un albino, infatti ha dei bellissimi occhi azzurri e testimonia una varietà che, seppure meno frequente delle tigri a righe, popolava una volta il nord dell'India, prima dell'estinzione allo stato selvatico.
Fareeda non è un albino, infatti ha dei bellissimi occhi azzurri e testimonia una varietà che, seppure meno frequente delle tigri a righe, popolava una volta il nord dell'India, prima dell'estinzione allo stato selvatico.
Due miliardi di cicche al giorno
Le statistiche dicono che sulla terra ci sono 1.2 miliardi di fumatori. Se ognuno di loro buttasse a terra due cicche (consumo medio quotidiano 14 sigarette, sempre secondo le statistiche) saremmo già a due miliardi e mezzo al giorno. Ma probabilmente sono molte di più, basta vedere cosa succede in spiaggia, qui nel civile e avanzato occidente. Altre statistiche valutano il totale delle cicche getta ogni anno alla incredivbile quantità di 845.000 tonnellate.
Il governo italiano sta varando una norma che prevede 1000 Euro di multa per chi getta mozziconi dal finestrino, ma per chi cammina e li butta sul marciapiede non sono previste sanzioni. Ho sempre guardato con curioso orrore i commercianti che fumano in piedi fuori la porta del loro negozio e poi buttano la cicca lì davanti, senza ritegno.
La città di San Francisco si è posta il problema e ha proposto una tassa per la pulizia delle cicche, da applicare alle sigarette in vendita. La tassa sarà di 0.20$ a pacchetto e si giustifica con il fatto che il 25% dei rifiuti stradali di San Francisco è composto proprio da cicche. "Tutta la spazzatura comporta un aggravio di spesa per i cittadini" ha commentato il sindaco Gavin Newso, che ha ricordato anche come le cicche di sigaretta contengano benzene e metalli pesanti che possono inquinare l'ambiente marino e le acque di falda. Secondo i ricercatori dell'università di San Diego bastano i veleni contenuti in una sola cicca per uccidere tutte le forme di vita contenute in un litro d'acqua.
La proposta di tassa sulle cicche tornerà questa settimana al collegio dei supervisori di San Francisco per il voto di approvazione definitiva.
Il governo italiano sta varando una norma che prevede 1000 Euro di multa per chi getta mozziconi dal finestrino, ma per chi cammina e li butta sul marciapiede non sono previste sanzioni. Ho sempre guardato con curioso orrore i commercianti che fumano in piedi fuori la porta del loro negozio e poi buttano la cicca lì davanti, senza ritegno.
La città di San Francisco si è posta il problema e ha proposto una tassa per la pulizia delle cicche, da applicare alle sigarette in vendita. La tassa sarà di 0.20$ a pacchetto e si giustifica con il fatto che il 25% dei rifiuti stradali di San Francisco è composto proprio da cicche. "Tutta la spazzatura comporta un aggravio di spesa per i cittadini" ha commentato il sindaco Gavin Newso, che ha ricordato anche come le cicche di sigaretta contengano benzene e metalli pesanti che possono inquinare l'ambiente marino e le acque di falda. Secondo i ricercatori dell'università di San Diego bastano i veleni contenuti in una sola cicca per uccidere tutte le forme di vita contenute in un litro d'acqua.
La proposta di tassa sulle cicche tornerà questa settimana al collegio dei supervisori di San Francisco per il voto di approvazione definitiva.
venerdì 10 luglio 2009
Dateci un altro G8, please
Purtroppo il G8 è finito. E con esso gli special di Giorgino al TG1, le edizioni dedicate di Radio Anch'io, la stampa e la TV che invece delle solite dichiarazioni di Larussa, Calderoli, Marini e Di Pietro si sono improvvisamente concentrate sui grandi temi globali al centro dell'agenda del summit.
L'approccio italiano alle notizie ha sempre privilegiato una visione provinciale e sciovinista, così dei G8 precedenti non ci è mai importanto granché. Qualcuno ricorda dove si è svolto quello precedente? Non credo, comunque a Toyako, Giappone (ecco uno dei post di allora). E ben poco ci interesserà del prossimo, organizzato chissà dove (Huntsville, Ontario, Canada).
Ma stavolta eravamo in Italia, e quindi l'evento è diventato improvvisamente preminente. Soprattuto la nostra TV, generalmente avviluppata attorno al battibecco politico, si è vista obbligata ad occuparsi di temi che normalmente i TG relegano nelle brevi di coda, come Africa e cambiamenti climatici.
Per me l'unica, vera vittoria del G8 italiano è questa. Essere riusciti a sprovincializzarci e ad approfondire le grandi sfide che il pianeta dovrà affrontare nei prossimi anni: la necessità di assistere i paesi più poveri nel loro sviluppo, l'obbligo di agire contro il riscaldamento globale, l'importanza della pace, dell'uguaglianza, del rispetto reciproco, del disarmo.
Purtroppo è durato solo tre giorni. Da domani si torna alle miserie di casa nostra.
L'approccio italiano alle notizie ha sempre privilegiato una visione provinciale e sciovinista, così dei G8 precedenti non ci è mai importanto granché. Qualcuno ricorda dove si è svolto quello precedente? Non credo, comunque a Toyako, Giappone (ecco uno dei post di allora). E ben poco ci interesserà del prossimo, organizzato chissà dove (Huntsville, Ontario, Canada).
Ma stavolta eravamo in Italia, e quindi l'evento è diventato improvvisamente preminente. Soprattuto la nostra TV, generalmente avviluppata attorno al battibecco politico, si è vista obbligata ad occuparsi di temi che normalmente i TG relegano nelle brevi di coda, come Africa e cambiamenti climatici.
Per me l'unica, vera vittoria del G8 italiano è questa. Essere riusciti a sprovincializzarci e ad approfondire le grandi sfide che il pianeta dovrà affrontare nei prossimi anni: la necessità di assistere i paesi più poveri nel loro sviluppo, l'obbligo di agire contro il riscaldamento globale, l'importanza della pace, dell'uguaglianza, del rispetto reciproco, del disarmo.
Purtroppo è durato solo tre giorni. Da domani si torna alle miserie di casa nostra.
Finito il G8, viva il G8
Finisce senza scosse il G8 abruzzese fortemente voluto da Berlusconi. In tutti i sensi: niente tremori da sciame sismico, niente pericoli per la sicurezza, niente di nuovo nelle decisioni prese, niente inbarazzanti domande sulle questioni private del premier, che ha tutte le ragioni di essere contento dell'andamento dei tre giorni a L'Aquila.
A parte il buon esito delle questioni imponderabili (scosse di terremoto e domande insinuanti della stampa), il resto era quasi scritto. La remota location aquilana complicava la logistica ma rendeva abbastanza semplice la protezione del vertice da manifestazioni e proteste. I documenti e le decisioni erano state oggetto di lunghe negoziazioni preventive degli sherpa diplomatici e il vertice ne ha solo vista la ratifica, come del resto accade da sempre.
Anche le decisioni prese sul clima, seppure abbastanza incoraggianti, non sono storiche e hanno già subito pesanti critiche come quelle di Jeremy Rifkin. La dichiarazione di voler ridurre del 50% le emissioni entro il 2050 resta tale se non accompagnata da iniziative concrete e soprattutto obiettivi intermedi. Che la scelta del G8 sia solo una dichiarazione di intenti lo dimostra l'entusiasmo che ha provocato nel nostro presidente del consiglio, che invece si era molto agitato in opposizione al "pacchetto clima" europeo che invece fissa i suoi obiettivi al 2020. Del resto il 2050 è talmente lontano e vago che persino un ottimista come Berlù non dovrebbe nutrire serie speranze di vederlo di persona (mai dire mai, direbbe il suo medico curante Scapagnini famoso per "Silvio tecnicamente è quasi immortale").
A parte il buon esito delle questioni imponderabili (scosse di terremoto e domande insinuanti della stampa), il resto era quasi scritto. La remota location aquilana complicava la logistica ma rendeva abbastanza semplice la protezione del vertice da manifestazioni e proteste. I documenti e le decisioni erano state oggetto di lunghe negoziazioni preventive degli sherpa diplomatici e il vertice ne ha solo vista la ratifica, come del resto accade da sempre.
Anche le decisioni prese sul clima, seppure abbastanza incoraggianti, non sono storiche e hanno già subito pesanti critiche come quelle di Jeremy Rifkin. La dichiarazione di voler ridurre del 50% le emissioni entro il 2050 resta tale se non accompagnata da iniziative concrete e soprattutto obiettivi intermedi. Che la scelta del G8 sia solo una dichiarazione di intenti lo dimostra l'entusiasmo che ha provocato nel nostro presidente del consiglio, che invece si era molto agitato in opposizione al "pacchetto clima" europeo che invece fissa i suoi obiettivi al 2020. Del resto il 2050 è talmente lontano e vago che persino un ottimista come Berlù non dovrebbe nutrire serie speranze di vederlo di persona (mai dire mai, direbbe il suo medico curante Scapagnini famoso per "Silvio tecnicamente è quasi immortale").
giovedì 9 luglio 2009
Effetti collaterali della vanità senile
Il successo dà alla testa, si sa. Succede così che un presidente del consiglio miliardario di 73 anni si senta in dovere di precisare che lui le donne non le paga. Come dire che le ventenni che ospita nelle sue residenze non vanno da lui perché è potente e ricchissimo, ma perché è bello, tonico, prestante e simpatico. Ognuno può convincersi di ciò che vuole, soprattutto se è molto ricco e molto vecchio, due attenuanti generiche.
Chi è stato a Patpong a Bangkok, oppure a Boca Chica in Repubblica Dominicana o all'ex Hilton del l'Havana ne ha visti di questi settentenni occidentali mano nella mano con delle ragazzine locali. Roba da vomitare. Tutti convinti che le ragazze "sono innamorate" e che i soldi e il potere non c'entrano niente. Ma infatti.
Perché una bella ragazza sui venti anni dovrebbe farsi mettere le mani addosso da un marcio, flaccido settantenne? Basterebbe questo a dare la giusta dimensione alle avventure del nostro presidente del consiglio. Ma seguirò i consigli di Napolitano e parlero d'altro.
Ad esempio del piccolo grande uomo per eccellenza, Renato Brunetta. Ieri Il Corriere della Sera ha anticipato alcune sue risposte a una intervista per La7. "Le donne sono una delle cose più belle della vita. A me piacciono eleganti, intelligenti, non dominatrici e concorrenti, accetto la sfida alla pari. Credo nella passione, è sintesi tra emozioni, cuore e testa. Per imparare ad amare bene può volerci una vita. Così anche per il sesso. Difficile essere bravi… eh… con il tempo, forse. Ci si arriva o con l’intesa o con il sentimento, ma non sempre. Io non sono così ipocrita, il sesso ha anche una sua dimensione autonoma rispetto all’amore». Questa è già una dichiarazione interessante.
Ma la migliore è "Sì, le donne mi corteggiano molto ora che sono ministro, ma anche prima".
Poveri noi, povera Titti (nella foto con Brunetta), povera Italia.
Berlusconi sta allevando una genìa.
Chi è stato a Patpong a Bangkok, oppure a Boca Chica in Repubblica Dominicana o all'ex Hilton del l'Havana ne ha visti di questi settentenni occidentali mano nella mano con delle ragazzine locali. Roba da vomitare. Tutti convinti che le ragazze "sono innamorate" e che i soldi e il potere non c'entrano niente. Ma infatti.
Perché una bella ragazza sui venti anni dovrebbe farsi mettere le mani addosso da un marcio, flaccido settantenne? Basterebbe questo a dare la giusta dimensione alle avventure del nostro presidente del consiglio. Ma seguirò i consigli di Napolitano e parlero d'altro.
Ad esempio del piccolo grande uomo per eccellenza, Renato Brunetta. Ieri Il Corriere della Sera ha anticipato alcune sue risposte a una intervista per La7. "Le donne sono una delle cose più belle della vita. A me piacciono eleganti, intelligenti, non dominatrici e concorrenti, accetto la sfida alla pari. Credo nella passione, è sintesi tra emozioni, cuore e testa. Per imparare ad amare bene può volerci una vita. Così anche per il sesso. Difficile essere bravi… eh… con il tempo, forse. Ci si arriva o con l’intesa o con il sentimento, ma non sempre. Io non sono così ipocrita, il sesso ha anche una sua dimensione autonoma rispetto all’amore». Questa è già una dichiarazione interessante.
Ma la migliore è "Sì, le donne mi corteggiano molto ora che sono ministro, ma anche prima".
Poveri noi, povera Titti (nella foto con Brunetta), povera Italia.
Berlusconi sta allevando una genìa.
martedì 7 luglio 2009
Vendette a freddo
Il 31 marzo 2008, in un volo United Airlines da Chicago a Omaha, Nebraska, Dave Carroll del gruppo country Sons of Maxwells si è ritrovato la sua chitarra Taylor da 3500$ senza manico. Dopo infiniti reclami la compagnia si è rifiutata di rimborsarlo e Carroll ha promesso che avrebbe scritto tre canzoni sul tema e le avrebbe diffuse in video nel mondo. La prima è pronta e il video è qui. Invece questo è il link per la storia nei dettagli.
lunedì 6 luglio 2009
Il G8 de noantri
I potenti del mondo stanno arrivando, avvistati ieri cinesi al colosseo. Il G8 de L'Aquila, che il terremoto ha permesso di spostare dalla Maddalena, è davvero alle porte.
Diciamo la verità, Berlù ha avuto un colpo di genio con l'idea di spostare il summit nell'Abruzzo terremotato. Ha messo al centro dell'attenzione la catastrofe, con il corollario obbligato della precarietà della situazione, per cui se qualcosa non funzionerà a puntino si sarà comunque scusati. E a tolto dall'agenda del mondo la Sardegna, dove alla Maddalena le cose non erano proprio sistemate a dovere, malgrado le enormi somme spese. E poi di questi tempi Berlusconi non è certo felice di associare il suo nome alla Sardegna.
Il Presidente Napolitano ha invocato una specie di moratoria per ragioni di stato, chiedendo alla nazione di tacere sulle miserabili vicende personali del presidente del consiglio per amor patrio. Non è servito, anche perché all'estero fanno come gli pare. Ieri El Pais ha pubblicato sul web venti minuti di intervista con "la madre di tutte le escort" e il Times di Londra preconizza altre foto galeotte per i prossimi giorni. Berlù è nervoso e rispondfe con un irrituale comunicato in cui parla di "una morbosa campagna di stampa che però non ha elementi fondati sui quali basare le proprie accuse". Potrebbe anche avere ragione, almeno in parte. Purtroppo però le sue reticenze e le versioni contrastanti fornite sulle storie precedenti lo rendono ormai inattendibile, almeno all'estero. La stampa di tutto il modo non risparmierà nulla a Berlusconi, e lui lo sa.
Ma il vero attacco al leader più amato del mondo (ipse dixit) lo fa oggi La Stampa pubblicando l'intervista di Bob Geldof al premier, in cui l'uomo di We Are The World accusa Berlù di non avere tenuto fede ai patti sottoscritti al vertice di Gleneagles nel 2005, quando firmò l'impegno a investire in aiuti lo 0,51% del prodotto interno lordo entro il 2010. In realtà l'Italia ha rispettato solo il 3% di quegli impegni e Geldof incalza il premier in difficoltà, tanto che lo stesso Gianni Letta interviene più volte cercando di togliere Berlù dall'angolo.
Complimenti a La Stampa e a Bob Geldof, perché tra escort e minorenni rischiavamo di essere distratti dalla questione centrale, ovvero che questo governo non mantiene le promesse (è di pochi giorni fa l'ultima smentita: nessuna new town verrà costruita).
Il G8 in caserma si occuperà di crisi economica, di ambiente, clima e aiuti ai paesi più poveri. Sull'ultimo tema Bob Geldof ha già messo il nostro governo di fronte all'imbarazzante stato delle cose. Su clima è ambiente Obama, Brown, Sarkozy e Merkel, anche il cinese Hu Jintao hanno puntato come elemento cardine dei loro piani di ripresa e sviluppo. Per il governo italiano la questione clima è un optional, una specie di accessorio come il navigatore che si ordina insieme alla macchina nuova quando butta bene, e siccome adesso c'è la crisi non se ne parla nemmeno. Nel frattempo i nuovi programmi nucleari nazionali, per chi ancora ci crede, per non creare cali di consenso hanno già accumulato due anni di ritardo e la nostra politica energetica allo stato delle cose non potrà cambiare prima del 2020, anno entro il quale Berlù in persona lo scorso dicembre ha sottoscritto impegni vincolanti con l'Europa. Saremo inadempienti, ancora una volta. Sul fronte economico il debito pubblico continuia a salire e tra le altre cose 3monti ignora il pesante fardello (miliardi di Euro) dovuto allo sforamento degli obiettivi del protocollo di Kyoto.
Non so cosa potrà inventarsi Berlù perché dal G8 esca un'Italia presentabile. L'unica speranza forse è una bella scossetta di almeno 4 gradi Richter, così tutti a casa e se ne riparla la prossima volta.
Diciamo la verità, Berlù ha avuto un colpo di genio con l'idea di spostare il summit nell'Abruzzo terremotato. Ha messo al centro dell'attenzione la catastrofe, con il corollario obbligato della precarietà della situazione, per cui se qualcosa non funzionerà a puntino si sarà comunque scusati. E a tolto dall'agenda del mondo la Sardegna, dove alla Maddalena le cose non erano proprio sistemate a dovere, malgrado le enormi somme spese. E poi di questi tempi Berlusconi non è certo felice di associare il suo nome alla Sardegna.
Il Presidente Napolitano ha invocato una specie di moratoria per ragioni di stato, chiedendo alla nazione di tacere sulle miserabili vicende personali del presidente del consiglio per amor patrio. Non è servito, anche perché all'estero fanno come gli pare. Ieri El Pais ha pubblicato sul web venti minuti di intervista con "la madre di tutte le escort" e il Times di Londra preconizza altre foto galeotte per i prossimi giorni. Berlù è nervoso e rispondfe con un irrituale comunicato in cui parla di "una morbosa campagna di stampa che però non ha elementi fondati sui quali basare le proprie accuse". Potrebbe anche avere ragione, almeno in parte. Purtroppo però le sue reticenze e le versioni contrastanti fornite sulle storie precedenti lo rendono ormai inattendibile, almeno all'estero. La stampa di tutto il modo non risparmierà nulla a Berlusconi, e lui lo sa.
Ma il vero attacco al leader più amato del mondo (ipse dixit) lo fa oggi La Stampa pubblicando l'intervista di Bob Geldof al premier, in cui l'uomo di We Are The World accusa Berlù di non avere tenuto fede ai patti sottoscritti al vertice di Gleneagles nel 2005, quando firmò l'impegno a investire in aiuti lo 0,51% del prodotto interno lordo entro il 2010. In realtà l'Italia ha rispettato solo il 3% di quegli impegni e Geldof incalza il premier in difficoltà, tanto che lo stesso Gianni Letta interviene più volte cercando di togliere Berlù dall'angolo.
Complimenti a La Stampa e a Bob Geldof, perché tra escort e minorenni rischiavamo di essere distratti dalla questione centrale, ovvero che questo governo non mantiene le promesse (è di pochi giorni fa l'ultima smentita: nessuna new town verrà costruita).
Il G8 in caserma si occuperà di crisi economica, di ambiente, clima e aiuti ai paesi più poveri. Sull'ultimo tema Bob Geldof ha già messo il nostro governo di fronte all'imbarazzante stato delle cose. Su clima è ambiente Obama, Brown, Sarkozy e Merkel, anche il cinese Hu Jintao hanno puntato come elemento cardine dei loro piani di ripresa e sviluppo. Per il governo italiano la questione clima è un optional, una specie di accessorio come il navigatore che si ordina insieme alla macchina nuova quando butta bene, e siccome adesso c'è la crisi non se ne parla nemmeno. Nel frattempo i nuovi programmi nucleari nazionali, per chi ancora ci crede, per non creare cali di consenso hanno già accumulato due anni di ritardo e la nostra politica energetica allo stato delle cose non potrà cambiare prima del 2020, anno entro il quale Berlù in persona lo scorso dicembre ha sottoscritto impegni vincolanti con l'Europa. Saremo inadempienti, ancora una volta. Sul fronte economico il debito pubblico continuia a salire e tra le altre cose 3monti ignora il pesante fardello (miliardi di Euro) dovuto allo sforamento degli obiettivi del protocollo di Kyoto.
Non so cosa potrà inventarsi Berlù perché dal G8 esca un'Italia presentabile. L'unica speranza forse è una bella scossetta di almeno 4 gradi Richter, così tutti a casa e se ne riparla la prossima volta.
domenica 5 luglio 2009
In Albania ha vinto Berisha. Quasi.
Il premier Berisha sostiene di avere vinto 71 dei 140 seggi del parlamento albanese, ma i riconteggi sono ancora in corso e gli osservatori non ne attribuiscono alla coalizione di centro destra più di 70. Il partito socialista di Edi Rama si fermerebbe a 66. Quindi nessuno ha vinto le elezioni in Albania a parte Ilir Meta, che con il suo partito LSI, collocato a sinistra del partito socialista di Rama, ha visto eletti quattro parlamentari.
Berisha, che in campagna elettorale aveva chiamato l'LSI "la metà di una mela marcia" ha chiesto formalmente a Ilir Meta di entrare in maggioranza e far parte del governo. Meta, che da parte sua sotto elezioni giudicava Berisha "un male da estirpare" ci ha pensato un po' e poi ha accettato, aggiungendo che questa è stata "la decisione più sofferta della vita". Meta e l'LSI avevano rotto l'alleanza con i socialisti a gennaio, per protesta contro il voto di Rama per la nuova legge elettorale che penalizza i partiti minori.
Se Berisha non ha vinto con i numeri, Rama ha sicuramente perso, anche perché per eccesso di sicurezza aveva rifiutato una coalizione con l'LSI, probabilmente convinto che Meta non avrebbe superato lo sbarramento del 5%.
Destra e sinistra nei Balcani sono concetti più labili che altrove. “Poteva il Movimento Socialista per l’integrazione - ha detto Meta spiegando la sua decisione - rimanere solo all’opposizione di fronte ad una grande maggioranza composta dal Pd di Berisha e dai socialisti?”
La permanenza al potere di Berisha non dispiace all'Europa e agli USA, che hanno accolto lo scorso aprile l'Albania nella NATO.
Berisha, che in campagna elettorale aveva chiamato l'LSI "la metà di una mela marcia" ha chiesto formalmente a Ilir Meta di entrare in maggioranza e far parte del governo. Meta, che da parte sua sotto elezioni giudicava Berisha "un male da estirpare" ci ha pensato un po' e poi ha accettato, aggiungendo che questa è stata "la decisione più sofferta della vita". Meta e l'LSI avevano rotto l'alleanza con i socialisti a gennaio, per protesta contro il voto di Rama per la nuova legge elettorale che penalizza i partiti minori.
Se Berisha non ha vinto con i numeri, Rama ha sicuramente perso, anche perché per eccesso di sicurezza aveva rifiutato una coalizione con l'LSI, probabilmente convinto che Meta non avrebbe superato lo sbarramento del 5%.
Destra e sinistra nei Balcani sono concetti più labili che altrove. “Poteva il Movimento Socialista per l’integrazione - ha detto Meta spiegando la sua decisione - rimanere solo all’opposizione di fronte ad una grande maggioranza composta dal Pd di Berisha e dai socialisti?”
La permanenza al potere di Berisha non dispiace all'Europa e agli USA, che hanno accolto lo scorso aprile l'Albania nella NATO.
sabato 4 luglio 2009
Io ci sto
È arrivato il momento. Siamo in molti, moltissimi. Sogniamo un’Italia diversa, crediamo nella cultura del merito, nella laicità della Stato, nella solidarietà, nel rispetto delle regole, nei diritti uguali per tutti, vogliamo liberare le energie migliori di questo Paese e creare una squadra di persone che diano voce, forza, concretezza alle nostre idee.
Siamo decisi a contrastare democraticamente chi governa l’Italia in maniera ottusa e maldestra: per un Paese curato, sicuro, sereno, moderno per un Paese che conti, in cui si faccia strada il coraggio, la capacità, la speranza per un lavoro con un salario degno che valorizzi ogni individuo per una scuola come principale strumento per la formazione e l’integrazione dei nostri figli per uno sviluppo economico, responsabile, che rispetti l'ambiente Vogliamo che ognuno possa costruire con fiducia il futuro, realizzare il proprio sogno e vogliamo essere liberi di scegliere. Non sono slogan, sono i valori in cui crediamo e che ci uniscono. Ma affinché questi valori diventino azioni positive, ognuno di noi deve fare un passo avanti e assumersi un impegno.
IO CI SONO
Sono pronto a fare il primo passo per assumermi la responsabilità di dare voce e concretezza a ciò in cui crediamo. Sulla stessa strada siamo in tanti, a partire da un gruppo di democratici liberi nello spirito e visionari, che hanno scelto di impegnarsi e condividere la sfida.
Non siamo spinti né sostenuti da correnti, siamo un ruscello ma possiamo diventare un fiume se ognuno di noi è disposto a contribuire con la propria goccia d’acqua. Il fiume deve scorrere dentro gli argini e ogni persona per contare si deve iscrivere al Partito Democratico e partecipare con il proprio voto alla fase congressuale, per scegliere il candidato.
Facciamoci vedere. Facciamo sentire quanto è forte la nostra voglia di cambiare. Entro l’11 luglio iscriviamoci tutti al PD. E tra una settimana, se saremo in tanti, il fiume seguirà un nuovo corso. Di speranza e fiducia.
Ignazio Marino
Siamo decisi a contrastare democraticamente chi governa l’Italia in maniera ottusa e maldestra: per un Paese curato, sicuro, sereno, moderno per un Paese che conti, in cui si faccia strada il coraggio, la capacità, la speranza per un lavoro con un salario degno che valorizzi ogni individuo per una scuola come principale strumento per la formazione e l’integrazione dei nostri figli per uno sviluppo economico, responsabile, che rispetti l'ambiente Vogliamo che ognuno possa costruire con fiducia il futuro, realizzare il proprio sogno e vogliamo essere liberi di scegliere. Non sono slogan, sono i valori in cui crediamo e che ci uniscono. Ma affinché questi valori diventino azioni positive, ognuno di noi deve fare un passo avanti e assumersi un impegno.
IO CI SONO
Sono pronto a fare il primo passo per assumermi la responsabilità di dare voce e concretezza a ciò in cui crediamo. Sulla stessa strada siamo in tanti, a partire da un gruppo di democratici liberi nello spirito e visionari, che hanno scelto di impegnarsi e condividere la sfida.
Non siamo spinti né sostenuti da correnti, siamo un ruscello ma possiamo diventare un fiume se ognuno di noi è disposto a contribuire con la propria goccia d’acqua. Il fiume deve scorrere dentro gli argini e ogni persona per contare si deve iscrivere al Partito Democratico e partecipare con il proprio voto alla fase congressuale, per scegliere il candidato.
Facciamoci vedere. Facciamo sentire quanto è forte la nostra voglia di cambiare. Entro l’11 luglio iscriviamoci tutti al PD. E tra una settimana, se saremo in tanti, il fiume seguirà un nuovo corso. Di speranza e fiducia.
Ignazio Marino
Tecnologia sostenibile
Greenpeace ha pubblicato il suo ranking aggiornato delle 17 principali aziende costruttrici di computer, telefonini e altri aggeggi ad alto contenuto tecnologico, valutate sotto il profilo dell'attenzione alle tematiche ambientali.
Le prime tre sono Nokia, Samsung e Sony Ericsonn. Le ultime Lenovo e Microsoft (a pari merito) Fujitsu e Nintendo. I seguaci di Steve Jobs saranno delusi: Apple è solo undicesima.
Le prime tre sono Nokia, Samsung e Sony Ericsonn. Le ultime Lenovo e Microsoft (a pari merito) Fujitsu e Nintendo. I seguaci di Steve Jobs saranno delusi: Apple è solo undicesima.
giovedì 2 luglio 2009
Chi ha vinto in Albania?
Quattro giorni dopo la chiusura dei seggi i risultati delle elezioni politiche in Albania sono ancora incerti. Gli exit poll di domenica, anche quelli dell'americana Zogby, assegnavano un buon vantaggio al partito democratico del presidente in carica Berisha, di area centro destra. Lo spoglio invece ha mostrato un testa a testa tra Berisha e l'opposizione di sinistra guidata dal sindaco di Tirana Edi Rama.
L'affluenza è stata del 49%, un dato buono per l'Albania che ha molti elettori registrati emigrati all'estero. Gli ultimi dati, riferiti al 98% dei voti, danno in testa Berisha con il 46.81% seguito dal partito socialista di Rama con il 45.42%. Tutti gli altri partiti sarebbero sotto la soglia del 5%, meno il movimento di sinistra LSI di Ilir Meta con il 5.59%.
Il parlamento monocamerale albanese ha 140 seggi e si profila uno storico pareggio tra le due coalizioni, con 70 parlamentari l'una. Per ora i seggi assegnati sono 68 per Berisha e 65 per Rama, mentre l'LSI ne conquisterebbe quattro. Secondo i calcoli Berisha resterebbe a 70, tanti quanti quelli di Rama (66) e Meta.
I risultati ufficiali non sono stati ancora proclamati e naturalmente una battaglia all'ultimo voto come questa porta nuovamente in primo piano le voci di brogli e manomissioni, dopo una tornata elettorale sostanzialmente tranquilla e senza incidenti. Il partito socialista rifiutano di accettare i risultati della zona settentrionale di Scutari, una roccaforte di Berisha, dopo che da un'urna sono uscite 400 schede per Berisha e nessuna per Rama. Una lite tra gli scrutatori nella città interna di Lac ha convinto la polizia a trasferire tutte le schede a Tirana per un riconteggio.
Le elezioni erano seguite da 400 osservatori internazionali dell'OCSE, che hanno apprezzato un generale miglioramento degli standard di voto, pur ammettendo che non si è ancora a livelli occidentali. Garantire elezioni democratiche è un obiettivo primario per l'Albania, che recentemente ha presentato ufficialmente la richiesta di entrare a far parte dell'Unione Europea.
"Qui è un gran casino, hai presente l'elezione di Prodi del 2006?" mi ha detto oggi al telefono un amico da Durazzo.
L'affluenza è stata del 49%, un dato buono per l'Albania che ha molti elettori registrati emigrati all'estero. Gli ultimi dati, riferiti al 98% dei voti, danno in testa Berisha con il 46.81% seguito dal partito socialista di Rama con il 45.42%. Tutti gli altri partiti sarebbero sotto la soglia del 5%, meno il movimento di sinistra LSI di Ilir Meta con il 5.59%.
Il parlamento monocamerale albanese ha 140 seggi e si profila uno storico pareggio tra le due coalizioni, con 70 parlamentari l'una. Per ora i seggi assegnati sono 68 per Berisha e 65 per Rama, mentre l'LSI ne conquisterebbe quattro. Secondo i calcoli Berisha resterebbe a 70, tanti quanti quelli di Rama (66) e Meta.
I risultati ufficiali non sono stati ancora proclamati e naturalmente una battaglia all'ultimo voto come questa porta nuovamente in primo piano le voci di brogli e manomissioni, dopo una tornata elettorale sostanzialmente tranquilla e senza incidenti. Il partito socialista rifiutano di accettare i risultati della zona settentrionale di Scutari, una roccaforte di Berisha, dopo che da un'urna sono uscite 400 schede per Berisha e nessuna per Rama. Una lite tra gli scrutatori nella città interna di Lac ha convinto la polizia a trasferire tutte le schede a Tirana per un riconteggio.
Le elezioni erano seguite da 400 osservatori internazionali dell'OCSE, che hanno apprezzato un generale miglioramento degli standard di voto, pur ammettendo che non si è ancora a livelli occidentali. Garantire elezioni democratiche è un obiettivo primario per l'Albania, che recentemente ha presentato ufficialmente la richiesta di entrare a far parte dell'Unione Europea.
"Qui è un gran casino, hai presente l'elezione di Prodi del 2006?" mi ha detto oggi al telefono un amico da Durazzo.
Il nuovo Piano Marshall per il clima
Il 26 giugno il premier inglese Gordon Brown ha presentato The road to Copenhagen, il manifesto politico del governo di Londra per la riduzione delle emissioni di CO2 e la lotta ai cambiamenti climatici (documento completo e sintesi).
Oltremanica la questione è stata presa di petto, con un sito web dedicato e un piano organico di riduzione delle emissioni domestiche a cui Brown adesso aggiunge la richiesta di un fondo mondiale di solidarietà per il clima che dovrà raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2020. Il fondo dovrà essere destinato alle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi più poveri.
Nella sua presentazione (testo) Gordon Brown ha citato gli accordi di Bretton Woods e il Piano Marshall come modelli per il nuovo patto globale. "Sono pochi i momenti nella storia in cui le nazioni devono confrontarsi su decisioni comuni che cambieranno la vita di ogni uomo, donna e bambino del pianeta per le prossime generazioni" ha esordito Brown. "Oggi siamo di fronte ad uno di quei momenti e ad una decisione che determinerà il futuro e il destino del nostro mondo non per un decennio o una generazione, ma per un secolo e oltre".
"Mancano 23 settimane a Copenhagen - ha concluso Gordon Brown - e quando gli storici guarderanno a questo momento critico facciamo in modo che non dicano che siamo la generazione che ha tradito i propri figli, ma che abbiamo avuto il coraggio, e la volontà, di farcela."
Discorso lungo e tosto, zeppo di cifre, dati e citazioni. Discorso chè è piaciuto al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che un una nota ufficiale ha commentato che "questo è esattamente il tipo di leadership che i paesi sviluppati devono dimostrare" aggiungendo che "senza un impegno finanziario serio dei paesi sviluppati sarà difficile raggiungere un accordo a Copenhagen".
Nessun commento dal governo italiano. Mancano pochi giorni al G8, dove Gordon Brown e gli altri leader mondiali certamente rinnoveranno la proposta.
Oltremanica la questione è stata presa di petto, con un sito web dedicato e un piano organico di riduzione delle emissioni domestiche a cui Brown adesso aggiunge la richiesta di un fondo mondiale di solidarietà per il clima che dovrà raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2020. Il fondo dovrà essere destinato alle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi più poveri.
Nella sua presentazione (testo) Gordon Brown ha citato gli accordi di Bretton Woods e il Piano Marshall come modelli per il nuovo patto globale. "Sono pochi i momenti nella storia in cui le nazioni devono confrontarsi su decisioni comuni che cambieranno la vita di ogni uomo, donna e bambino del pianeta per le prossime generazioni" ha esordito Brown. "Oggi siamo di fronte ad uno di quei momenti e ad una decisione che determinerà il futuro e il destino del nostro mondo non per un decennio o una generazione, ma per un secolo e oltre".
"Mancano 23 settimane a Copenhagen - ha concluso Gordon Brown - e quando gli storici guarderanno a questo momento critico facciamo in modo che non dicano che siamo la generazione che ha tradito i propri figli, ma che abbiamo avuto il coraggio, e la volontà, di farcela."
Discorso lungo e tosto, zeppo di cifre, dati e citazioni. Discorso chè è piaciuto al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che un una nota ufficiale ha commentato che "questo è esattamente il tipo di leadership che i paesi sviluppati devono dimostrare" aggiungendo che "senza un impegno finanziario serio dei paesi sviluppati sarà difficile raggiungere un accordo a Copenhagen".
Nessun commento dal governo italiano. Mancano pochi giorni al G8, dove Gordon Brown e gli altri leader mondiali certamente rinnoveranno la proposta.
mercoledì 1 luglio 2009
I misteri di Zagabria
Cosa sta succedendo in Croazia? Il premier Ivo Sanader (56) aveva annunciato di sciogliere la riserva sulla sua candidatura a presidente della repubblica entro il 31 luglio. Oggi invece ha presentato le sue dimissioni da primo ministro "per motivi personali". Sanader, a capo del partito conservatore Unione Democratica Croata, era stato nominato primo ministro nel 2003 e aveva guadagnato un secondo mandato nel novembre 2007.
"Il mio lavoro è concluso, qui finisce la mia carriera politica" ha detto oggi il premier in conferenza stampa. Sanader si è anche dimesso da presidente del partito. Il suo posto dovrebbe essere preso dalla vice primo ministro Jadranka Kosor (con lui nella foto) che sarebbe la prima donna a guidare un governo in Croazia. Il parlamento croato dovrà decidere entro trenta giorni, altrimenti si andrà ad elezioni anticipate.
Sanader lascia la guida della Croazia in un momento di profonda crisi. Il PIL è calato del 6.7% nel primo trimestre del 2009 e le proiezioni gettano ombre pesanti sul turismo estivo, una delle principali risorse del paese. La Croazia non ha mai vissuto una crisi economica così forte dai tempi della guerra del 1991.
Sanader, nativo di Spalato, prese le redini dell'Unione Democratica Croata nel 2000, dopo la morte del nazionalista Franjo Tudjman. Sotto la sua guida il partito ha subito una profonda trasformazione, avvicinandosi ai partiti conservatori europei. Nella decisione del premier ha certamente giocato un ruolo il ritardo nei negoziati per l'ingresso in Europa, che anche oggi Sanader ha dichiarato essere causa dei "ricatti" della Slovenia (vedi post di qualche giorno fa).
"Il mio lavoro è concluso, qui finisce la mia carriera politica" ha detto oggi il premier in conferenza stampa. Sanader si è anche dimesso da presidente del partito. Il suo posto dovrebbe essere preso dalla vice primo ministro Jadranka Kosor (con lui nella foto) che sarebbe la prima donna a guidare un governo in Croazia. Il parlamento croato dovrà decidere entro trenta giorni, altrimenti si andrà ad elezioni anticipate.
Sanader lascia la guida della Croazia in un momento di profonda crisi. Il PIL è calato del 6.7% nel primo trimestre del 2009 e le proiezioni gettano ombre pesanti sul turismo estivo, una delle principali risorse del paese. La Croazia non ha mai vissuto una crisi economica così forte dai tempi della guerra del 1991.
Sanader, nativo di Spalato, prese le redini dell'Unione Democratica Croata nel 2000, dopo la morte del nazionalista Franjo Tudjman. Sotto la sua guida il partito ha subito una profonda trasformazione, avvicinandosi ai partiti conservatori europei. Nella decisione del premier ha certamente giocato un ruolo il ritardo nei negoziati per l'ingresso in Europa, che anche oggi Sanader ha dichiarato essere causa dei "ricatti" della Slovenia (vedi post di qualche giorno fa).
Complimenti presidente
Wittgenstein riprende da Un posto dove appendere il cappello, il blog di Lorenzo Cairoli, la lista dei soli undici capi di stato che si sono complimentati con Ahmadinejad per la rielezione in Iran. Eccoli, proprio una bella squadretta:
1) Il re dell’Oman
2) Asif Ali Zardari, presidente del Pakistan
3) Emomali Rahmonov, presidente del Tagikistan
4) Hugo Chávez, presidente del Venezuela
5) Serzh Sargsyan, presidente dell’Armenia
6) Hamid Karzai, presidente dell’Afghanistan
7) Dmitry Medvedev, presidente della Russia
8 Recep Tayyip Erdoğan, primo ministro della Turchia
9) Ilham Aliyev, presidente dell’Azerbaigian
10) l’Emiro del Qatar
11) Hu Jintao, presidente della Cina
Il blog di Cairoli è una insuperabile fonte di informazioni su quanto sta accadendo in Iran, complimenti a lui per l'impegno e la competenza.
1) Il re dell’Oman
2) Asif Ali Zardari, presidente del Pakistan
3) Emomali Rahmonov, presidente del Tagikistan
4) Hugo Chávez, presidente del Venezuela
5) Serzh Sargsyan, presidente dell’Armenia
6) Hamid Karzai, presidente dell’Afghanistan
7) Dmitry Medvedev, presidente della Russia
8 Recep Tayyip Erdoğan, primo ministro della Turchia
9) Ilham Aliyev, presidente dell’Azerbaigian
10) l’Emiro del Qatar
11) Hu Jintao, presidente della Cina
Il blog di Cairoli è una insuperabile fonte di informazioni su quanto sta accadendo in Iran, complimenti a lui per l'impegno e la competenza.
Iscriviti a:
Post (Atom)