Il presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick ha annunciato la nomina di Andrew Steer (foto) come special envoy per il cambiamento climatico. Nel comunicato stampa ufficiale la Banca Mondiale precisa che questa nuova carica è stata creata per garantire una rappresentatività dell'istituto nel tema dei cambiamenti climatici.
Andrew Steer, di nazionalità britannica, collabora da lungo tempo con la Banca Mondiale. Fu lui a coordinare la redazione del report dell'istituto per il summit di Rio de Janeiro del 1992, dove nacque l'Agenda 21.
Il ruolo di Andrew Steer equivale a quello di un vicepresidente ed è effettivo da oggi, 1 luglio 2010.
mercoledì 30 giugno 2010
Quanto vale un dominio internet?
Quanto vale un dominio? Dipende da quanto è "sexy", cioè da quanto è in grado di attrarre traffico. Sostenibilitalia.it non credo possa essere valutato più di quanto pago al mio provider. Slots.com è stato appena venduto per 5.5 milioni di dollari, qualcosa più di quattro milioni e mezzo di Euro. L'acquirente è Calvin Ayre, il fondatore di Bodog, uno dei siti leader nel gioco d'azzardo on line. Secondo Ayre Slots.com è secondo solo a Casino.com come efficacia nel settore del gioco d'azzardo.
Per comprendere la nostra marginalità nel mercato globale, Bodog non è raggiungibile dall'Italia. Se lo si indicizza compare un messaggio dei monopoli di stato che ci sgrida.
Per comprendere la nostra marginalità nel mercato globale, Bodog non è raggiungibile dall'Italia. Se lo si indicizza compare un messaggio dei monopoli di stato che ci sgrida.
Il futuro del conto energia
Forse presto sapremo il futuro del conto energia che sta tenendo in sospeso il settore del fotovoltaico in Italia, uno dei pochi ambiti produttivi in crescita malgrado la crisi.
Secondo Eco dalle Città, che riporta notizie da Zeroemission, il provvedimento che regolamenta gli incentivi per gli impianti installati dal 1 gennaio 2011 sarebbe pronto per l'esame della conferenza Stato Regioni.
La riduzione degl incentivi sarebbe del 18% nel 2011, con una produzione massima complessiva di 3 GW.
Il limite della potenza incentivabile sembra il problema principale. In pratica si conferma la decisione politica per cui lo sviluppo delle energie rinnovabili è incentivato fino a una soglia determinata. Secondo il governo di destra le energie alternative vanno sostenute fino a quando restano marginali, non permettendo loro di acquisire quote importanti del mercato. Su questo tema cruciale il ministro invisibile dell'ambiente Prestigiacomo, reduce da un pellegrinaggio atomico alla centrale nucleare francese di Flamanville, non sente il bisogno di intervenire.
Nel nuovo regolamento sarebbero previste tre tariffe decrescenti per gli impianti messi in opera rispettivamente entro aprile, agosto e dicembre 2011. Alla scadenza di ogni quadrimestre gli incentivi dovrebbero calare del 6%. Un ulteriore 6% sarebbe decurtato nel 2012 e altrettanto nel 2013. Sarebbe prevista anche una classificazione degli impianti secondo la potenza prodotta, con i più piccoli premiati e la riduzione progressiva degli incentivi con il crescere della capacità, secondo una scala che prevede cinque o sei categorie (Casaclima pubblica una tabella con le nuove tariffe).
Anche la definizione del tipo di impianti verrebbe modificata, eliminando la attuale distinzione tra "integrati" e "parzialmente integrati" che spesso ha creato contenziosi e interpretazioni fantasiose. Le nuove norme vedrebbero solo due tipologie: gli impianti su edifici e quelli definiti in larga accezione come "altri impianti".
Secondo Eco dalle Città, che riporta notizie da Zeroemission, il provvedimento che regolamenta gli incentivi per gli impianti installati dal 1 gennaio 2011 sarebbe pronto per l'esame della conferenza Stato Regioni.
La riduzione degl incentivi sarebbe del 18% nel 2011, con una produzione massima complessiva di 3 GW.
Il limite della potenza incentivabile sembra il problema principale. In pratica si conferma la decisione politica per cui lo sviluppo delle energie rinnovabili è incentivato fino a una soglia determinata. Secondo il governo di destra le energie alternative vanno sostenute fino a quando restano marginali, non permettendo loro di acquisire quote importanti del mercato. Su questo tema cruciale il ministro invisibile dell'ambiente Prestigiacomo, reduce da un pellegrinaggio atomico alla centrale nucleare francese di Flamanville, non sente il bisogno di intervenire.
Nel nuovo regolamento sarebbero previste tre tariffe decrescenti per gli impianti messi in opera rispettivamente entro aprile, agosto e dicembre 2011. Alla scadenza di ogni quadrimestre gli incentivi dovrebbero calare del 6%. Un ulteriore 6% sarebbe decurtato nel 2012 e altrettanto nel 2013. Sarebbe prevista anche una classificazione degli impianti secondo la potenza prodotta, con i più piccoli premiati e la riduzione progressiva degli incentivi con il crescere della capacità, secondo una scala che prevede cinque o sei categorie (Casaclima pubblica una tabella con le nuove tariffe).
Anche la definizione del tipo di impianti verrebbe modificata, eliminando la attuale distinzione tra "integrati" e "parzialmente integrati" che spesso ha creato contenziosi e interpretazioni fantasiose. Le nuove norme vedrebbero solo due tipologie: gli impianti su edifici e quelli definiti in larga accezione come "altri impianti".
martedì 29 giugno 2010
Come è andato davvero il G20?
Il nostro presidente del consiglio si è già lamentato dei resoconti del G20 apparsi sulla stampa italiana, ma cosa è successo davvero a Toronto?
Nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile il vertice ha dato qualche segnale incoraggiante. Nella dichiarazione finale (ecco il .pdf completo) i 20 leaders confermano la volontà di lavorare congiuntamente per la soluzione di "problemi globali e transnazionali" come i cambiamenti climatici e la crisi alimentare. Sottolineano anche di avere fatto fronte agli impegni presi nel summit di Pittsburgh del settembre 2009, con particolare riferimento all'aumento di 350 miliardi di dollari del fondo dedicato alla riduzione della povertà, alla sicurezza alimentare e alla lotta ai cambiamenti climatici.
Nel documento si parla anche di "ripresa economica verde" e di "crescita sostenibile a livello globale". I paesi che hanno sottoscritto il Copenhagen Accord alla COP-15 dello scorso dicembre confermano la loro volonta di attuarlo (tra questi c'è ovviamente l'Unione Europea e quindi, piaccia o meno a Berlù, anche l'Italia).
Nella dichiarazione c'è anche un passaggio che auspica risultati concreti e importanti per la prossima COP-16 di Cancun sulla base dei "riscontri oggettivi dell'UNFCCC" (alla faccia dei senatori negazionisti della destra italiana, tanto per dire). Ci sono citazioni per il lavoro e le proposte fatte sull'energia dalla EIA, dall'OCSE, dall'OPEC e dalla Banca Mondiale, ma questi sono passaggi politici di scarsa sostanza. Si parla anche, seppure non abbastanza chiaramente, della necessita di "abbandonare nel medio termine i contributi pubblici per i combustibili fossili inefficienti che incoraggiano lo spreco e minacciano le comunità vulnerabili e le loro necessità di sviluppo". Non manca un doveroso accenno all'onda nera del Golfo del Messico.
Si è deciso anche di istituire un Gruppo di Lavoro sullo Sviluppo che elabori proposte sui temi dello sviluppo economico e della resilienza, compreso un piano pluriennale di attuazione da presentare al prossimo G20 di Seoul l'11-12 novembre 2010.
Nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile il vertice ha dato qualche segnale incoraggiante. Nella dichiarazione finale (ecco il .pdf completo) i 20 leaders confermano la volontà di lavorare congiuntamente per la soluzione di "problemi globali e transnazionali" come i cambiamenti climatici e la crisi alimentare. Sottolineano anche di avere fatto fronte agli impegni presi nel summit di Pittsburgh del settembre 2009, con particolare riferimento all'aumento di 350 miliardi di dollari del fondo dedicato alla riduzione della povertà, alla sicurezza alimentare e alla lotta ai cambiamenti climatici.
Nel documento si parla anche di "ripresa economica verde" e di "crescita sostenibile a livello globale". I paesi che hanno sottoscritto il Copenhagen Accord alla COP-15 dello scorso dicembre confermano la loro volonta di attuarlo (tra questi c'è ovviamente l'Unione Europea e quindi, piaccia o meno a Berlù, anche l'Italia).
Nella dichiarazione c'è anche un passaggio che auspica risultati concreti e importanti per la prossima COP-16 di Cancun sulla base dei "riscontri oggettivi dell'UNFCCC" (alla faccia dei senatori negazionisti della destra italiana, tanto per dire). Ci sono citazioni per il lavoro e le proposte fatte sull'energia dalla EIA, dall'OCSE, dall'OPEC e dalla Banca Mondiale, ma questi sono passaggi politici di scarsa sostanza. Si parla anche, seppure non abbastanza chiaramente, della necessita di "abbandonare nel medio termine i contributi pubblici per i combustibili fossili inefficienti che incoraggiano lo spreco e minacciano le comunità vulnerabili e le loro necessità di sviluppo". Non manca un doveroso accenno all'onda nera del Golfo del Messico.
Si è deciso anche di istituire un Gruppo di Lavoro sullo Sviluppo che elabori proposte sui temi dello sviluppo economico e della resilienza, compreso un piano pluriennale di attuazione da presentare al prossimo G20 di Seoul l'11-12 novembre 2010.
lunedì 28 giugno 2010
Il cartello dei WC
La Commissione Europea ha Comunicato di avere chiuso una istruttoria sul settore delle forniture di idrosanitari con una maximulta di 622 milioni di Euro assegnata a 17 aziende accusate di avere costituito un "cartello dei bagni" tra il 1992 e il 2004. Le aziende, attraverso frequenti riunioni, si sarebbero accordate per mantenere alti i prezzi di rubinetti e sanitari in sei paesi: Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia e Olanda.
La regia del cartello sarebbe stata di Ideal Standard, stangata con una multa di ben 326 MEuro, oltre la metà del totale. E pensare che l'ammenda per Ideal Standard è stata anche ridotta del 30% perchè, riferisce la commissione, l'azienda ha collaborato nel corso delle indagini.
Gli altri marchi coinvolti sono Artweger, Cisal, Dornbracht, Duravit, Duscholux, Grohe, Hansa, Ideal Standard, Kludi, Mamoli, Masco, Roca, RAF, Sanitec, Teorema, Villeroy & Boch e Zucchetti. Nell'elenco ci sono varie aziende italiane di rubinetteria.
La regia del cartello sarebbe stata di Ideal Standard, stangata con una multa di ben 326 MEuro, oltre la metà del totale. E pensare che l'ammenda per Ideal Standard è stata anche ridotta del 30% perchè, riferisce la commissione, l'azienda ha collaborato nel corso delle indagini.
Gli altri marchi coinvolti sono Artweger, Cisal, Dornbracht, Duravit, Duscholux, Grohe, Hansa, Ideal Standard, Kludi, Mamoli, Masco, Roca, RAF, Sanitec, Teorema, Villeroy & Boch e Zucchetti. Nell'elenco ci sono varie aziende italiane di rubinetteria.
mercoledì 23 giugno 2010
Pellegrinaggio a Flamanville
Stefania Prestigiacomo, ministro invisibile dell'ambiente, è andata ieri in pellegrinaggio a Flamanville, dove si sta costruendo un reattore nucleare EPR del tipo che si vorrebbe introdurre in Italia con il programma nucleare del governo. E ci ha fatto anche un comunicato stampa sul sito ministeriale per annunciare il viaggio e un altro per diffondere il suo entusiasmo a visita conclusa.
Per vedere il cantiere di una centrale atomica EPR Presty sarebbe potuta andare anche ad Olkiluoto, in Finlandia, ma lassù meglio non portare la stampa al seguito. La centrale di Olkiluoto, sito scelto nel 2000 e cantiere aperto nel 2004, sarebbe dovuta entrare in funzione nel 2009. Le cose sono andate diversamente, il cantiere continua a subire spaventosi aumenti di costi e continui rinvii. Le ultime previsioni parlano di conclusione dei lavori non prima del 2013.
La delegazione italiana a Flamanville era folta, compresi vari giornalisti, i rappresentanti dell'ENEL (che ha una partecipazione del 12.5% nel progretto) e l'AD di Sviluppo Nucleare Italia Francesco De Falco. Nel gruppo va segnalata anche la presenza di "alcuni componenti" della commissione di Valutazione Impatto Ambientale del ministero. Chi ha fatto gli inviti e chi ha pagato le trasferte e le diarie? Il capoclasse Tremonti è informato del pellegrinaggio di massa?
"Siamo venuti con i tecnici della commissione Via - ha detto la ministra arringando la stampa sullo sfondo dei reattori nucleari - e abbiamo constatato condizioni di assoluta sicurezza e senza impatto ambientale". L'uso del plurale è interessante e può aiutare a capire le ragioni per cui alla gita sono stati invitati "alcuni componenti" della commissione VIA del ministero dell'ambiente.
Per vedere il cantiere di una centrale atomica EPR Presty sarebbe potuta andare anche ad Olkiluoto, in Finlandia, ma lassù meglio non portare la stampa al seguito. La centrale di Olkiluoto, sito scelto nel 2000 e cantiere aperto nel 2004, sarebbe dovuta entrare in funzione nel 2009. Le cose sono andate diversamente, il cantiere continua a subire spaventosi aumenti di costi e continui rinvii. Le ultime previsioni parlano di conclusione dei lavori non prima del 2013.
La delegazione italiana a Flamanville era folta, compresi vari giornalisti, i rappresentanti dell'ENEL (che ha una partecipazione del 12.5% nel progretto) e l'AD di Sviluppo Nucleare Italia Francesco De Falco. Nel gruppo va segnalata anche la presenza di "alcuni componenti" della commissione di Valutazione Impatto Ambientale del ministero. Chi ha fatto gli inviti e chi ha pagato le trasferte e le diarie? Il capoclasse Tremonti è informato del pellegrinaggio di massa?
"Siamo venuti con i tecnici della commissione Via - ha detto la ministra arringando la stampa sullo sfondo dei reattori nucleari - e abbiamo constatato condizioni di assoluta sicurezza e senza impatto ambientale". L'uso del plurale è interessante e può aiutare a capire le ragioni per cui alla gita sono stati invitati "alcuni componenti" della commissione VIA del ministero dell'ambiente.
Energia, dal deserto a casa tua
Il Commissario Europeo all'Energia Günther Oettinger ha incontrato ad algeri i ministri di Algeria, Marocco e Tunisia per discutere l'integrazione tra il mercato energetico dell'Europa e quello del Maghreb. L'obiettivo finale è quello di importare in Europa quote rilevanti di energia rinnovabile prodotta nel Sahara (almeno il 15% del fabbisogno europeo).
Il progetto di integrazione energetica tra EU e MENA (Middle East North Africa) si basa sulla piattaforma Desertec, che prevede una griglia in grado di portare in Europa l'energia prodotta in grande parte con impianti solari a concentrazione, ma anche con centrali eoliche sulla costa atlantica (ingrandisci la mappa per i dettagli). Il coordinamento è della Desertec Foundation è il concetto di partenza è molto semplice e disarmante: in 6 ore i deserti ricevono dal sole tanta energia quanta se ne consuma in tutto il pianeta in un anno intero. Dal 22 marzo tra le imprese del consorzio DII (Desertec Industrial Initiative) è entrata anche Enel Green Power.
Secondo quanto dichiarato da Oettinger le prime centinaia di megawatt di energia rinnovabile potranno essere importate in Europa entro cinque anni. Per garantire la trasmissione efficiente di energia è prevista la posa sottomarina di interconnettori in vari punti del Mediterraneo, come mostra la mappa.
Alcuni ambientalisti hanno sollevato il dubbio che questa rete possa permettere l'esportazione verso i ricchi mercati europei di energia prodotta con conbustibili fossili anziché da fonte rinnobabile. Oettinger ha replicato che sarà applicato un monitoraggio che permetterà di stabilire la fonte dell'energia importata.
Il progetto di integrazione energetica tra EU e MENA (Middle East North Africa) si basa sulla piattaforma Desertec, che prevede una griglia in grado di portare in Europa l'energia prodotta in grande parte con impianti solari a concentrazione, ma anche con centrali eoliche sulla costa atlantica (ingrandisci la mappa per i dettagli). Il coordinamento è della Desertec Foundation è il concetto di partenza è molto semplice e disarmante: in 6 ore i deserti ricevono dal sole tanta energia quanta se ne consuma in tutto il pianeta in un anno intero. Dal 22 marzo tra le imprese del consorzio DII (Desertec Industrial Initiative) è entrata anche Enel Green Power.
Secondo quanto dichiarato da Oettinger le prime centinaia di megawatt di energia rinnovabile potranno essere importate in Europa entro cinque anni. Per garantire la trasmissione efficiente di energia è prevista la posa sottomarina di interconnettori in vari punti del Mediterraneo, come mostra la mappa.
Alcuni ambientalisti hanno sollevato il dubbio che questa rete possa permettere l'esportazione verso i ricchi mercati europei di energia prodotta con conbustibili fossili anziché da fonte rinnobabile. Oettinger ha replicato che sarà applicato un monitoraggio che permetterà di stabilire la fonte dell'energia importata.
martedì 22 giugno 2010
Nucleare italiano, chi deve decidere?
Si discute oggi alla Corte Costituzionale il ricorso di dieci regioni italiane contro le normative introdotte dal governo per la localizzazione degli impianti di produzione di energia. Il ricorso è presentato da Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, e Calabria. Tra le ricorrenti c'era anche il Piemonte, ma il nuovo governo guidato dal leghista Cota ha ritirato il ricorso in apertura di udienza.
Le regioni ricorrenti sostengono che le normative introdotte dalla legge 99/2009 non rispettano il titolo V della costituzione, che assegna alle regioni le competenze in merito al governo del territorio e alla produzione dell'energia. Inoltre il provvedimento non era stato presentato alla conferenza stato-regioni.
Il governo a sua volta ha fatto ricorso contro Puglia, Basilicata e Campania che hanno promulgato leggi regionali che escludono la possibilità di avere centrali atomiche o depositi di scorie radioattive ne loro territorio. Il ricorso è nell'agenda della Consulta per il prossimo ottobre.
Se il buongiorno si vede dal mattino, il pronostico sull'udienza di oggi favorisce le regioni. La Corte Costituzionale infatti ha già bocciato l'articolo 4 del decreto legge 102/99 che introduceva la possibilità di nominare commissari straordinari e di utilizzare capitale privato per individuare i siti e per i progetti e la costruzione delle centrali. In questo caso i ricorrenti erano stati Emilia Romagna, Toscana, Umbria e la Provincia di Trento. La sentenza è stata pubblicata il 9 giugno, con scarsissimo rilievo di stampa (ecco la decisone della Consulta e il commento di Inviato Speciale).
La decisione sul ricorso discusso oggi è attesa nel giro di un mese.
Le regioni ricorrenti sostengono che le normative introdotte dalla legge 99/2009 non rispettano il titolo V della costituzione, che assegna alle regioni le competenze in merito al governo del territorio e alla produzione dell'energia. Inoltre il provvedimento non era stato presentato alla conferenza stato-regioni.
Il governo a sua volta ha fatto ricorso contro Puglia, Basilicata e Campania che hanno promulgato leggi regionali che escludono la possibilità di avere centrali atomiche o depositi di scorie radioattive ne loro territorio. Il ricorso è nell'agenda della Consulta per il prossimo ottobre.
Se il buongiorno si vede dal mattino, il pronostico sull'udienza di oggi favorisce le regioni. La Corte Costituzionale infatti ha già bocciato l'articolo 4 del decreto legge 102/99 che introduceva la possibilità di nominare commissari straordinari e di utilizzare capitale privato per individuare i siti e per i progetti e la costruzione delle centrali. In questo caso i ricorrenti erano stati Emilia Romagna, Toscana, Umbria e la Provincia di Trento. La sentenza è stata pubblicata il 9 giugno, con scarsissimo rilievo di stampa (ecco la decisone della Consulta e il commento di Inviato Speciale).
La decisione sul ricorso discusso oggi è attesa nel giro di un mese.
Banalità ministeriali di genere
Il ministro invisibile dell'ambiente Stefania Prestigiacomo ha dovuto fare un compitino per la Fondazione Marisa Bellisario, che le ha chiesto un articoletto pubblicato lunedì su Il Sole 24 Ore.
Come tutti i politici e i ghost writer sanno, le pari opportunità sono uno di quegli argomenti in cui i discorsi e gli interventi ufficiali sono generalmente un rosario di banalità. Se poi le condiamo con qualche generico riferimento ambientalista, magari con un pizzico di green economy, raggiungiamo il nulla quasi assoluto.
Una frase a caso, per illustrare la profondità e la declinazione innovativa dei concetti espressi: "L'apporto vitale delle donne del mondo imprenditoriale, accademico, politico, sociale non può che essere determinante in questa scelta strategica di coniugare occupazione, ricchezza e rispetto dell'ambiente per garantire un solido futuro ai nostri figli."
Per chi vuole flagellarsi ecco il testo completo dell'intervento di Presty, un esempio inconfutabile della sua inconsistenza.
E comunque le consiglio di cambiare ghost writer.
Come tutti i politici e i ghost writer sanno, le pari opportunità sono uno di quegli argomenti in cui i discorsi e gli interventi ufficiali sono generalmente un rosario di banalità. Se poi le condiamo con qualche generico riferimento ambientalista, magari con un pizzico di green economy, raggiungiamo il nulla quasi assoluto.
Una frase a caso, per illustrare la profondità e la declinazione innovativa dei concetti espressi: "L'apporto vitale delle donne del mondo imprenditoriale, accademico, politico, sociale non può che essere determinante in questa scelta strategica di coniugare occupazione, ricchezza e rispetto dell'ambiente per garantire un solido futuro ai nostri figli."
Per chi vuole flagellarsi ecco il testo completo dell'intervento di Presty, un esempio inconfutabile della sua inconsistenza.
E comunque le consiglio di cambiare ghost writer.
lunedì 21 giugno 2010
Dal fango di Pontida
Il lunedì del solstizio d'estate 2010 è grigio e piovosissimo, il morale ne risente.
La depressione aumenta leggendo la trascrizione del discorso pronunciato ieri a Pontida da Umberto Bossi, che la Padania oggi pubblica integralmente in prima pagina.
Per i pigri riporto qui una delle frasi salienti:
"È vero, fratelli, lo so quanta gente sarebbe disposta a combattere se ci fosse bisogno: sono molti milioni.
Però io ho pensato che bisognasse cominciare a ragionare in un modo diverso: per dare battaglia c`è sempre tempo. La via pacifica e sempre migliore di quella del fucile. Però è chiaro che la lotta di libertà della Padania non finirà, se non quando la Padania sarà libera."
La depressione aumenta leggendo la trascrizione del discorso pronunciato ieri a Pontida da Umberto Bossi, che la Padania oggi pubblica integralmente in prima pagina.
Per i pigri riporto qui una delle frasi salienti:
"È vero, fratelli, lo so quanta gente sarebbe disposta a combattere se ci fosse bisogno: sono molti milioni.
Però io ho pensato che bisognasse cominciare a ragionare in un modo diverso: per dare battaglia c`è sempre tempo. La via pacifica e sempre migliore di quella del fucile. Però è chiaro che la lotta di libertà della Padania non finirà, se non quando la Padania sarà libera."
sabato 19 giugno 2010
venerdì 18 giugno 2010
Se ne sentiva il bisogno
Aldo Brancher è stato nominato oggi ministro per l'attuazione del federalismo. Con questa nomina Berlusconi è arrivato a ventiquattro ministri, ne aveva promessi non più di dodici.
No comment, lascio la parola a Marco Bracconi.
No comment, lascio la parola a Marco Bracconi.
Meteo federalista
L'ho visto stasera Luca Zaia, non ricordo se al TG1 o al TG5, ma tanto non fa differenza. Era accanto al direttore di Gardaland e si lamentava delle previsioni meteo televisive, che quando dicono "temporali sul nordest" scoraggerebbero i turisti diretti alla attrazioni della zona come, appunto, Gardaland.
Negare l'evidenza è una teoria antica, vale anche per gli adulteri, i tangentisti e i malati terminali di tumore a cui secondo alcuni è meglio dire che hanno solo un disturbo passeggero.
Zaia, unto non dal signore ma dalle sostanze che mette nei capelli, vorrebbe negare le previsioni ai turisti, così poi i poveracci arrivano comunque e se piove pazienza. Ormai sono in trappola e come minimo vanno al ristorante.
Chi ha votato Zaia se lo lo tiene. Peraltro ieri sul nordest pioveva a dirotto, e così sarà nel fine settimana.
Negare l'evidenza è una teoria antica, vale anche per gli adulteri, i tangentisti e i malati terminali di tumore a cui secondo alcuni è meglio dire che hanno solo un disturbo passeggero.
Zaia, unto non dal signore ma dalle sostanze che mette nei capelli, vorrebbe negare le previsioni ai turisti, così poi i poveracci arrivano comunque e se piove pazienza. Ormai sono in trappola e come minimo vanno al ristorante.
Chi ha votato Zaia se lo lo tiene. Peraltro ieri sul nordest pioveva a dirotto, e così sarà nel fine settimana.
mercoledì 16 giugno 2010
Da No Nukes al parlamento
Nei tardi anni '70 John Hall suonava buona musica e fondava MUSE, il gruppo di musicisti americani contro il nucleare. La sua Power era diventata l'inno di No Nukes, concerto epocale del 1979 poi disco e video.Oggi John Hall è un membro del parlamento americano, eletto a New York. In questo video ripropone (maluccio, ma con tenerezza) Power. Accanto a lui al banjo il quasi novantenne Pete Seeger.
martedì 15 giugno 2010
lunedì 14 giugno 2010
I mondiali del clima
I negoziati ONU sul clima di Bonn si sono conclusi venerdì sera, in tempoi perché i delegati potessero vedere l'avvio dei mondiali di calcio, come aveva espressamente richiesto la delegazione del Sud Africa. Per rafforzare la richiesta i Sudafricani avevano offerto a Yvo de Boer una maglia della loro nazionale e il segretario uscente, ormai incurante di ogni protocollo, l'aveva subito indossata (foto).
La sessione di Bonn rappresentava la prima vera occasione per discutere nuovamente nel merito del clima del pianeta dopo Copenhagen. L'attesa era notevole, anche se l'attenzione mediatica senza la presenza di Obama, Wen Jibao e gli altri grandi della terra è stata minima. I delegati sono sembrati molto felici di essere tornati i protagonisti, restaurando il classico clima negoziale che la "tempesta politica" di Copenhagen aveva spazzato via. Il clima generale, alla fine, sembra di moderato ottimismo, come dimostra il comunicato stampa ufficiale.
Le criticità sono ancora tutte sul tavolo, particolarmente l'ingresso degli USA (che non hanno mai sottoscritto il protocollo di Kyoto) e l'atteggiamento dei paesi emergenti, particolarmente del gruppo Cina-India-Brasile-Sud Africa. Ma la questione più importante la aveva già messa sul tavolo nel suo discorso di addio Yvo de Boer: dove finisce la valutazione tecnica e dove comincia la decisione politica? Sotto questo aspetto la COP-15 di Copenhagen è stata un disastro e l'obiettivo minimo per Cancun è quello di non ripetere l'errore.
Senza entrare troppo nel tecnico, i due gruppi di lavoro permanenti insediati nel 2007 a Bali hanno prodotto discreti risultati, ma secondo alcuni dovrebbero in qualche modo trovare una convergenza in sessioni comuni, altrimenti l'ipotesi di un accordo globale sembra poco praticabile. Ma visto che uno dei due gruppi si occupa degli impegni dei paesi ricchi sottoscrittoridi Kyoto (il cosiddetto "allegato 1"), gli Stati Uniti non gradiscono, visto che con il protocollo di Kyoto non hanno mai avuto rapporti, nemmeno clandestini. Insomma, ancora molto deve essere chiarito prima che dalle bozze di documento fatte circolare a Bonn si riesca far sparire i brackets, le parentesi quadre che, nel linguaggio diplomatico, includono le parti di testo non ancora condivise. Il prossimo passo sarà una nuova stesura dei testi negoziali, che sarà diffusa dalla UNFCCC prima della prossima sessione, convocata sempre a Bonn dal 2 al 6 agosto.
Sul fronte della politica invece i grandi del pianeta si vedranno al G-20 di Toronto il 26 e 27 giugno. Il tema della sessione di Toronto sono gli strumenti per promuovere una stabilità finanziaria e per raggiungere una crescita economica e uno sviluppo sostenibili. Vedremo cosa riuscirà a dire nell'occasione Berlù.
La sessione di Bonn rappresentava la prima vera occasione per discutere nuovamente nel merito del clima del pianeta dopo Copenhagen. L'attesa era notevole, anche se l'attenzione mediatica senza la presenza di Obama, Wen Jibao e gli altri grandi della terra è stata minima. I delegati sono sembrati molto felici di essere tornati i protagonisti, restaurando il classico clima negoziale che la "tempesta politica" di Copenhagen aveva spazzato via. Il clima generale, alla fine, sembra di moderato ottimismo, come dimostra il comunicato stampa ufficiale.
Le criticità sono ancora tutte sul tavolo, particolarmente l'ingresso degli USA (che non hanno mai sottoscritto il protocollo di Kyoto) e l'atteggiamento dei paesi emergenti, particolarmente del gruppo Cina-India-Brasile-Sud Africa. Ma la questione più importante la aveva già messa sul tavolo nel suo discorso di addio Yvo de Boer: dove finisce la valutazione tecnica e dove comincia la decisione politica? Sotto questo aspetto la COP-15 di Copenhagen è stata un disastro e l'obiettivo minimo per Cancun è quello di non ripetere l'errore.
Senza entrare troppo nel tecnico, i due gruppi di lavoro permanenti insediati nel 2007 a Bali hanno prodotto discreti risultati, ma secondo alcuni dovrebbero in qualche modo trovare una convergenza in sessioni comuni, altrimenti l'ipotesi di un accordo globale sembra poco praticabile. Ma visto che uno dei due gruppi si occupa degli impegni dei paesi ricchi sottoscrittoridi Kyoto (il cosiddetto "allegato 1"), gli Stati Uniti non gradiscono, visto che con il protocollo di Kyoto non hanno mai avuto rapporti, nemmeno clandestini. Insomma, ancora molto deve essere chiarito prima che dalle bozze di documento fatte circolare a Bonn si riesca far sparire i brackets, le parentesi quadre che, nel linguaggio diplomatico, includono le parti di testo non ancora condivise. Il prossimo passo sarà una nuova stesura dei testi negoziali, che sarà diffusa dalla UNFCCC prima della prossima sessione, convocata sempre a Bonn dal 2 al 6 agosto.
Sul fronte della politica invece i grandi del pianeta si vedranno al G-20 di Toronto il 26 e 27 giugno. Il tema della sessione di Toronto sono gli strumenti per promuovere una stabilità finanziaria e per raggiungere una crescita economica e uno sviluppo sostenibili. Vedremo cosa riuscirà a dire nell'occasione Berlù.
Coleotteri
Stasera mi è atterrato sul tavolo uno scarabeo rinoceronte (Oryctes nasicornis). L'ho immortalato.
domenica 13 giugno 2010
Acque sicure
La Commissione Europea ha diffuso il rapporto annuale sulla balneabilità delle acque. Per la prima volta il report comprende anche la Svizzera e la Croazia. I dati (riferiti al 2009) indicano che oltre il 96% delle coste marine e il 90% delle acque interne rispettano i parametri comunitari.
Quali parametri però? L'Europa ha varato la prima direttiva sulla qualità delle acque nel lontano 1976, alla quale i legislatori comunitari hanno portato sostanziali modifiche con un nuovo testo nel 2006. Le norme del 2006 e le relative classificazioni saranno obbligatorie solo nel 2012. Sempre nel 2012 diventerà obbligatorio fornire i dati sulla qualità delle acque in tempo reale attraverso internet, radio, televideo ecc.
Nel frattempo il riferimento di legge resta la direttiva del 1976, mentre gli stati membri possono decidere di anticipare l'applicazione del testo 2006. Finora solo quattordici paesi lo hanno fatto, tra cui Spagna, Germania, Cipro e Malta. Francia, Italia e Grecia sono tra le nazioni che utilizzano ancora le prescrizioni della direttiva del 1976.
La Francia ha il record negativo, con 129 spiagge "non conformi". Seguono la Danimarca con 68 e l'Italia con 56. Occorre tenere presente che l'Italia è il paese con il più alto numero di campioni analizzati (quasi 5000). L'Agenzia Ambientale Europea ha pubblicato sul sito una mappa zoomabile in cui si può verificare la classificazione di ogni singola spiaggia. Invece il rapporto UE dedicato all'Italia, con mappa riepilogativa a pagina 8, è qui.
Quali parametri però? L'Europa ha varato la prima direttiva sulla qualità delle acque nel lontano 1976, alla quale i legislatori comunitari hanno portato sostanziali modifiche con un nuovo testo nel 2006. Le norme del 2006 e le relative classificazioni saranno obbligatorie solo nel 2012. Sempre nel 2012 diventerà obbligatorio fornire i dati sulla qualità delle acque in tempo reale attraverso internet, radio, televideo ecc.
Nel frattempo il riferimento di legge resta la direttiva del 1976, mentre gli stati membri possono decidere di anticipare l'applicazione del testo 2006. Finora solo quattordici paesi lo hanno fatto, tra cui Spagna, Germania, Cipro e Malta. Francia, Italia e Grecia sono tra le nazioni che utilizzano ancora le prescrizioni della direttiva del 1976.
La Francia ha il record negativo, con 129 spiagge "non conformi". Seguono la Danimarca con 68 e l'Italia con 56. Occorre tenere presente che l'Italia è il paese con il più alto numero di campioni analizzati (quasi 5000). L'Agenzia Ambientale Europea ha pubblicato sul sito una mappa zoomabile in cui si può verificare la classificazione di ogni singola spiaggia. Invece il rapporto UE dedicato all'Italia, con mappa riepilogativa a pagina 8, è qui.
sabato 12 giugno 2010
Una cosa la sa fare benissimo
Cosa fa il ministro per l'ambiente Prestigiacomo, a parte farsi revocare dalla Corte dei Conti la nomina dei nuovi direttori? Nel dibattito sul nucleare in Italia spicca per i suoi silenzi. Sulla questione del clima e del riscaldamento globale guida le battaglie di retroguardia in Europa e la sua ultima frase memorabile è "speriamo che Cancun non finisca come Copenhagen". Sul tema centrale dello sviluppo sostenibile, particolarmente a scala locale, la ministra risulta non pervenuta.
Ma una cosa Presty la sa fare molto bene: tagliare i nastri alle inaugurazioni. Alta, bella presenza, rappresenta il governo in maniera impeccabile nelle grandi occasioni. Così è toccato a lei inaugurare il padiglione italiano alla Expo di Shanghai, così come due mesi fa nel porto di Gaeta aveva tagliato il nastro (foto) dello Yacht Med Festival, dove aveva annunciato il patrocinio del suo ministero, a cominciare dalla prossima edizione, "con iniziative che attengono alla cultura dell’ambiente, alla biodiversità e allo sviluppo sostenibile". Non è chiaro cosa ci sia di sostenibile in una fiera dedicata agli yacht a motore, tra l'altro un evento modesto rispetto ad altri saloni nautici italiani. Ma la ministra non sembra avere dubbi sull'opportunità di spendere per l'occasione il proprio nome e quello del ministero dell'ambiente, che in altre occasioni di alto spessore concede con riluttanza o nega.
La sua disponibilità è stata immediatamente ricambiata dalla locale camera di commercio con l'assegnazione del "Premio Mediterraneo Energia e Sviluppo Sostenibile" (?).
L'inaugurazione di Gaeta si è svolta il 14 aprile, quindi dove è la notizia? Nel fatto che Il Giornale di famiglia riporta l'evento oggi in un articolo celebrativo che è stato poi inserito anche nella rassegna stampa della Camera dei Deputati. Per non dimenticare l'evento epocale, immagino.
Ma una cosa Presty la sa fare molto bene: tagliare i nastri alle inaugurazioni. Alta, bella presenza, rappresenta il governo in maniera impeccabile nelle grandi occasioni. Così è toccato a lei inaugurare il padiglione italiano alla Expo di Shanghai, così come due mesi fa nel porto di Gaeta aveva tagliato il nastro (foto) dello Yacht Med Festival, dove aveva annunciato il patrocinio del suo ministero, a cominciare dalla prossima edizione, "con iniziative che attengono alla cultura dell’ambiente, alla biodiversità e allo sviluppo sostenibile". Non è chiaro cosa ci sia di sostenibile in una fiera dedicata agli yacht a motore, tra l'altro un evento modesto rispetto ad altri saloni nautici italiani. Ma la ministra non sembra avere dubbi sull'opportunità di spendere per l'occasione il proprio nome e quello del ministero dell'ambiente, che in altre occasioni di alto spessore concede con riluttanza o nega.
La sua disponibilità è stata immediatamente ricambiata dalla locale camera di commercio con l'assegnazione del "Premio Mediterraneo Energia e Sviluppo Sostenibile" (?).
L'inaugurazione di Gaeta si è svolta il 14 aprile, quindi dove è la notizia? Nel fatto che Il Giornale di famiglia riporta l'evento oggi in un articolo celebrativo che è stato poi inserito anche nella rassegna stampa della Camera dei Deputati. Per non dimenticare l'evento epocale, immagino.
giovedì 10 giugno 2010
Cartellino rosso
Ai negoziati ONU sul clima in corso a Bonn ieri è stato il giorno dell'addio di Yvo de Boer, l'olandese che ha guidato per quattro anni il complicato processo negoziale delle Nazioni Unite.
Nel suo discorso di addio (testo ufficiale) de Boer ha ricordato quanto accaduto in questi anni e quanto dovrà accadere nei prossimi. Visto l'approssimarsi dei mondiali ha utilizzato una metafora calcistica: "A Copenhagen abbiamo ricevuto un cartellimo giallo e se a Cancun non troveremo un accordo ce ne daranno uno rosso".
Oltre alla inevitabile sequenza di ringraziamenti di rito Yvo ha sollevato tre questioni che restano i punti cruciali per raggiungere un accordo globale sul clima. Primo: che cosa è tecnico e che cosa è politico? Secondo: Quali decisioni politiche sono necessarie per rendere possibile il lavoro tecnico? Terzo: Come deve essere organizzato il lavoro tecnico per renderlo efficace?
Per Yvo de Boer standing ovation. A succedergli sarà la Costaricana Christiana Figueres.
Nel suo discorso di addio (testo ufficiale) de Boer ha ricordato quanto accaduto in questi anni e quanto dovrà accadere nei prossimi. Visto l'approssimarsi dei mondiali ha utilizzato una metafora calcistica: "A Copenhagen abbiamo ricevuto un cartellimo giallo e se a Cancun non troveremo un accordo ce ne daranno uno rosso".
Oltre alla inevitabile sequenza di ringraziamenti di rito Yvo ha sollevato tre questioni che restano i punti cruciali per raggiungere un accordo globale sul clima. Primo: che cosa è tecnico e che cosa è politico? Secondo: Quali decisioni politiche sono necessarie per rendere possibile il lavoro tecnico? Terzo: Come deve essere organizzato il lavoro tecnico per renderlo efficace?
Per Yvo de Boer standing ovation. A succedergli sarà la Costaricana Christiana Figueres.
OK, adesso parliamo d'altro
Devo essere sincero: tutta questa querelle sui massoni nel PD mi ha interessato poco. Non sono attratto da anacronistici riti e iniziazioni e trovo i massoni più noiosi che pericolosi. Li rispetto ma li evito.
Del resto chiunque può diventare famoso per quindici minuti, diceva Andy Warhol, e stavolta è toccato a qualche massone.
Per me la questione è chiusa con i due commenti di Ivan Scalfarotto e Luca Sofri, che sottoscrivo.
Adesso vorrei che parlassimo di questioni serie.
Del resto chiunque può diventare famoso per quindici minuti, diceva Andy Warhol, e stavolta è toccato a qualche massone.
Per me la questione è chiusa con i due commenti di Ivan Scalfarotto e Luca Sofri, che sottoscrivo.
Adesso vorrei che parlassimo di questioni serie.
mercoledì 9 giugno 2010
Telefono a pedali
Nokia ha presentato il suo caricatore per cellulari da bicicletta che è compatibile con quasi tutti i modelli della casa finlandese, quelli forniti dell'attacco minijack da 2mm.
Secondo Nokia la velocità minima per caricare è di 6 Kmh, che corrisponde più o meno a un passo veloce. Se si raggiungono i 12 Kmh i tempi di ricarica sono gli stessi di un caricatore a spina. Ad esempio basta pedalare per 20 minuti a 10 Kmh perché un Nokia 1202, telefonino basic da 20 € o poco più, sia ricaricato per un'ora di conversazione o 74 ore di standby. Il principio è semplicissimo: il telefono si ricarica con una dinamo a bottiglia appoggiata alla ruota anteriore, lo stesso sistema che accende i fari delle bici classiche.
L'idea di Nokia non è solo un modo per consumare meno elettricità ma un contributo alla diffusione dei telefonini nelle aree dove la rete elettrica è inesistente o poco affidabile. In molte zone in via di sviluppo, come le regioni agricole dell'India, i cellulari si stanno diffondendo molto più velocemente dei pali della luce.
Secondo Nokia la velocità minima per caricare è di 6 Kmh, che corrisponde più o meno a un passo veloce. Se si raggiungono i 12 Kmh i tempi di ricarica sono gli stessi di un caricatore a spina. Ad esempio basta pedalare per 20 minuti a 10 Kmh perché un Nokia 1202, telefonino basic da 20 € o poco più, sia ricaricato per un'ora di conversazione o 74 ore di standby. Il principio è semplicissimo: il telefono si ricarica con una dinamo a bottiglia appoggiata alla ruota anteriore, lo stesso sistema che accende i fari delle bici classiche.
L'idea di Nokia non è solo un modo per consumare meno elettricità ma un contributo alla diffusione dei telefonini nelle aree dove la rete elettrica è inesistente o poco affidabile. In molte zone in via di sviluppo, come le regioni agricole dell'India, i cellulari si stanno diffondendo molto più velocemente dei pali della luce.
La Spagna da i numeri
Secondo gli organizzatori il 75% dei lavoratori spagnoli è sceso ieri in piazza per lo sciopero generale indetto contro la manovra finanziaria del governo Zapatero, che tra le altre misure prevede un taglio medio del 5% alle retribuzioni del lavoratori statali (nella foto la manifestazione di Siviglia).
Consuelo Rumi, segretario di stato con delega al pubblico impiego, ha ribattuto che il livello di partecipazione è stato dell'11.85%. Attendiamo la versione della questura.
Consuelo Rumi, segretario di stato con delega al pubblico impiego, ha ribattuto che il livello di partecipazione è stato dell'11.85%. Attendiamo la versione della questura.
martedì 8 giugno 2010
Ambiente, un uomo solo al comando
Un paio di settimane fa la Corte dei Conti aveva bocciato la ristrutturazione dei vertici del ministero dell'ambiente annullando la nomina dei nuovi direttori e mettendo a rischio anche gli atti che questi avevano firmato.
Ne era seguito un pesante scontro politico, con l'opposizione a lamentare la pessima gestione e la ministra invisibile Prestigiacomo a replicare con uno stizzato comunicato in cui rivendicava di avere avviato "un’operazione di legalità, trasparenza e rinnovamento" gettando anche pesanti sospetti sull'operato dei direttori rimossi.
Il riepilogo di tutta la storia in questo articolo de Il Velino, con i nomi dei vecchi direttori giubilati e di quelli voluti da Prestigiacomo ma la cui nomina è stata annullata dalla sentenza della corte.
Secondo quanto pubblicato oggi su Terra la ministra avrebbe deciso di affidare l'interim delle direzioni annullate agli unici due direttori superstiti, Corrado Clini (foto) e Aldo Cosentino. Ma Cosentino dovrebbe andare in pensione il 18 giugno. Resta Clini, uomo di grande esperienza internazionale, responsabile da tempo dei settori energia e clima, riferimento per le politiche di sviluppo sostenibile e figura tecnica di primo piano nei grandi eventi e nei negoziati globali. La figura di Prestigiacomo è talmente diafana che il vero ministro sarà lui.
Ne era seguito un pesante scontro politico, con l'opposizione a lamentare la pessima gestione e la ministra invisibile Prestigiacomo a replicare con uno stizzato comunicato in cui rivendicava di avere avviato "un’operazione di legalità, trasparenza e rinnovamento" gettando anche pesanti sospetti sull'operato dei direttori rimossi.
Il riepilogo di tutta la storia in questo articolo de Il Velino, con i nomi dei vecchi direttori giubilati e di quelli voluti da Prestigiacomo ma la cui nomina è stata annullata dalla sentenza della corte.
Secondo quanto pubblicato oggi su Terra la ministra avrebbe deciso di affidare l'interim delle direzioni annullate agli unici due direttori superstiti, Corrado Clini (foto) e Aldo Cosentino. Ma Cosentino dovrebbe andare in pensione il 18 giugno. Resta Clini, uomo di grande esperienza internazionale, responsabile da tempo dei settori energia e clima, riferimento per le politiche di sviluppo sostenibile e figura tecnica di primo piano nei grandi eventi e nei negoziati globali. La figura di Prestigiacomo è talmente diafana che il vero ministro sarà lui.
lunedì 7 giugno 2010
100 modi di fare il sindaco
In realtà i modi di fare il sindaco sono 8101, quanti i comuni italiani.
Matteo Renzi (1975), sindaco di Firenze, di certo non imita nessuno. Qui sotto copio quanto ha scritto due giorni fa.
Noi a Firenze facciamo così
Noi a Firenze pensiamo che la politica sia una sfida e non un problema, un sogno e non un incubo, un servizio e non un carrierificio. Noi a Firenze facciamo così. Noi a Firenze pensiamo che la felicità non venga dal successo ma che l’unico successo sia essere veramente felici. E poniamo il nostro onore nel meritare la fiducia di chi ci vuole bene.
Noi a Firenze facciamo così. Noi a Firenze pensiamo che i medici debbano curare le persone, non denunciarle. E crediamo che l’altro sia una miniera di suggestioni, non un coacervo di ossessioni. E vogliamo vivere a viso aperto, non asserragliati nelle paure. Noi a Firenze facciamo così.
Noi a Firenze pensiamo che i musei e le biblioteche debbano stare aperti fino a mezzanotte e offrire un’alternativa alla prima, alla seconda e anche alla terza serata televisiva. Pensiamo che sia commovente far declamare Dante da mille persone in mezzo alla strada, nei vicoli, negli angoli bui della nostra quotidianità. E pensiamo che la musica educhi il cuore al bello: e quando possiamo apriamo i nostri teatri e mettiamo i maxischermi col Maggio Musicale nelle nostre piazze. Noi a Firenze facciamo così
Noi a Firenze facciamo così. Noi a Firenze pensiamo che una piazza di mestiere debba fare la piazza, non l’incrocio autostradale per cui dove possiamo pedonalizziamo, senza indugio. E quando c’è da decidere si decide: non si fa una commissione per decidere fino a quando si rinvia la decisione. E vogliamo che ogni cittadino abbia una piazza, un parco, un giardino a meno di dieci minuti a piedi da casa: perché l’urbanistica si fa occupandosi degli spazi da tenere vuoti, non solo degli spazi da riempire, di cemento e di banalità. Noi a Firenze facciamo così.
Noi a Firenze vogliamo vincere, altro che partecipare. Ma sappiamo da molto tempo, per esperienza diretta, che è meglio secondi che ladri… Noi a Firenze facciamo così. Noi a Firenze facciamo così. Noi a Firenze dobbiamo tutto alle donne. È per l’intelligenza di una donna che è stato salvato il cuore della città. E’ per la nostalgia di due donne che c’è molta Firenze a Parigi. È per gli occhi di una donna che è stato scritto il più grande capolavoro della letteratura mondiale. Noi a Firenze combattiamo la mercificazione della donna, la sua umiliazione, la costrizione a ruolo di portatrice sana di lato B che tanta parte del mondo (anche politico) di oggi vorrebbe. Noi a Firenze facciamo così.
Noi a Firenze facciamo così. Ci piace il Palazzo Vecchio, ma vogliamo le facce nuove. E pensiamo che il ricambio generazionale non sia un tema da convegni, ma una possibilità da osare, una risorsa da usare. E pensiamo che chi fa politica debba rischiare, senza avarizia, mettendosi in gioco fino in fondo. Noi a Firenze facciamo così.
Noi a Firenze facciamo così. Quando c’è un grande architetto gli facciamo fare la Cupola del Duomo, ma anche il Salone degli Innocenti: il luogo di Dio, ma anche il luogo degli ultimi. Perché noi a Firenze pensiamo che si può essere solidi solo se si è solidali. E che si può custodire la bellezza solo se si è capaci di regalarla. Noi a Firenze facciamo così…
Matteo Renzi (1975), sindaco di Firenze, di certo non imita nessuno. Qui sotto copio quanto ha scritto due giorni fa.
Noi a Firenze facciamo così
Noi a Firenze pensiamo che la politica sia una sfida e non un problema, un sogno e non un incubo, un servizio e non un carrierificio. Noi a Firenze facciamo così. Noi a Firenze pensiamo che la felicità non venga dal successo ma che l’unico successo sia essere veramente felici. E poniamo il nostro onore nel meritare la fiducia di chi ci vuole bene.
Noi a Firenze facciamo così. Noi a Firenze pensiamo che i medici debbano curare le persone, non denunciarle. E crediamo che l’altro sia una miniera di suggestioni, non un coacervo di ossessioni. E vogliamo vivere a viso aperto, non asserragliati nelle paure. Noi a Firenze facciamo così.
Noi a Firenze pensiamo che i musei e le biblioteche debbano stare aperti fino a mezzanotte e offrire un’alternativa alla prima, alla seconda e anche alla terza serata televisiva. Pensiamo che sia commovente far declamare Dante da mille persone in mezzo alla strada, nei vicoli, negli angoli bui della nostra quotidianità. E pensiamo che la musica educhi il cuore al bello: e quando possiamo apriamo i nostri teatri e mettiamo i maxischermi col Maggio Musicale nelle nostre piazze. Noi a Firenze facciamo così
Noi a Firenze facciamo così. Noi a Firenze pensiamo che una piazza di mestiere debba fare la piazza, non l’incrocio autostradale per cui dove possiamo pedonalizziamo, senza indugio. E quando c’è da decidere si decide: non si fa una commissione per decidere fino a quando si rinvia la decisione. E vogliamo che ogni cittadino abbia una piazza, un parco, un giardino a meno di dieci minuti a piedi da casa: perché l’urbanistica si fa occupandosi degli spazi da tenere vuoti, non solo degli spazi da riempire, di cemento e di banalità. Noi a Firenze facciamo così.
Noi a Firenze vogliamo vincere, altro che partecipare. Ma sappiamo da molto tempo, per esperienza diretta, che è meglio secondi che ladri… Noi a Firenze facciamo così. Noi a Firenze facciamo così. Noi a Firenze dobbiamo tutto alle donne. È per l’intelligenza di una donna che è stato salvato il cuore della città. E’ per la nostalgia di due donne che c’è molta Firenze a Parigi. È per gli occhi di una donna che è stato scritto il più grande capolavoro della letteratura mondiale. Noi a Firenze combattiamo la mercificazione della donna, la sua umiliazione, la costrizione a ruolo di portatrice sana di lato B che tanta parte del mondo (anche politico) di oggi vorrebbe. Noi a Firenze facciamo così.
Noi a Firenze facciamo così. Ci piace il Palazzo Vecchio, ma vogliamo le facce nuove. E pensiamo che il ricambio generazionale non sia un tema da convegni, ma una possibilità da osare, una risorsa da usare. E pensiamo che chi fa politica debba rischiare, senza avarizia, mettendosi in gioco fino in fondo. Noi a Firenze facciamo così.
Noi a Firenze facciamo così. Quando c’è un grande architetto gli facciamo fare la Cupola del Duomo, ma anche il Salone degli Innocenti: il luogo di Dio, ma anche il luogo degli ultimi. Perché noi a Firenze pensiamo che si può essere solidi solo se si è solidali. E che si può custodire la bellezza solo se si è capaci di regalarla. Noi a Firenze facciamo così…
La Cina va sempre più veloce
La Cina ha presentato il primo treno superveloce di una nuova serie chiamata 380A. La sigla non è un numero a caso: la velocità di crociera del treno sarà di 380 Kmh, rendendolo il più veloce del mondo. Il treno è prodotto dalla Changchun Railways Vehicles Co, alla quale il ministero delle ferrovie di Pechino ha ordinato cento convogli simili. I lanci della stampa cinese sottolineano come il treno sia frutto di tutti brevetti cinesi. Niente di copiato, insomma.
Il 380A sarà impiegato per la prima volta nella nuova linea ad altà velocità Pechino-Shangai, che sarà completata nel 2011 e la percorrerà in meno di quattro ore. Solo dieci anni fa per andare in treno da Pechino a Shangai le ore necessarie erano 19.
Il 380A sarà impiegato per la prima volta nella nuova linea ad altà velocità Pechino-Shangai, che sarà completata nel 2011 e la percorrerà in meno di quattro ore. Solo dieci anni fa per andare in treno da Pechino a Shangai le ore necessarie erano 19.
"Qualcuno pagherà"
In una intervista pubblicata oggi dal quotidiano genovese il Secolo XIX Claudio Scajola dichiara "sono pulito, qualcuno pagherà". Di certo non potrà più pagare Anemone.
sabato 5 giugno 2010
Carburante
Secondo il pubblico del Sundance Festival è stato il miglior documentario del 2009. In Italia non è mai arrivato nelle sale. Fuel è un film vero, girato e montato alla grande, con cameo di rilievo, da Sheryl Crow a Neil Young. Il 22 giugno esce il DVD (in inglese).
giovedì 3 giugno 2010
Marea nera, colpa degli ambientalisti
Nella sua pagina di facebook l'ineffabile Sarah Palin (1964) pubblica una nota in cui individua i veri responsabili della marea nera in Louisiana: gli estremisti ambientali.
Il ragionamento dell'ex governatore dell'Alaska e candidata vicepresidente degli Stati Uniti non fa una piega, dal suo punto di vista. Visto che gli ambientalisti si oppongono alle trivellazioni in aree dove le condizioni di sicurezza sarebbero migliori, come nelle riserve naturali dell'Alaska (ANWR), è inevitabile che le compagnie debbano accettare situazioni rischiose ricorrendo ai pozzi sottomarini, come quello che sta gettando in mare milioni di barili al largo delle coste USA.
"La vostra ipocrisia è evidente" scrive la Palin rivolta agli ambientalisti. "Voi non prevenite i disatri ambientali. Li delocalizzate, rendendo le trivellazioni molto più pericolose".
Il ragionamento dell'ex governatore dell'Alaska e candidata vicepresidente degli Stati Uniti non fa una piega, dal suo punto di vista. Visto che gli ambientalisti si oppongono alle trivellazioni in aree dove le condizioni di sicurezza sarebbero migliori, come nelle riserve naturali dell'Alaska (ANWR), è inevitabile che le compagnie debbano accettare situazioni rischiose ricorrendo ai pozzi sottomarini, come quello che sta gettando in mare milioni di barili al largo delle coste USA.
"La vostra ipocrisia è evidente" scrive la Palin rivolta agli ambientalisti. "Voi non prevenite i disatri ambientali. Li delocalizzate, rendendo le trivellazioni molto più pericolose".
Europa e Russia, la lista della spesa
Tutti senza cravatta e con vestiti da rivedere i leader del vertice Europa-Russia di Rostov. Barroso con giacca e pantaloni extralarge da secolo scorso, il piccolo Medvedev invece avvitato in un insieme troppo modaiolo e con due toni diversi di blu, il belga van Rompuy con un completo di lino acciaccato più adatto a una serata mediterranea che a una cena sul Don.
Il documento finale diffuso dopo i due giorni di colloqui invece è interessante. Si parla di investimenti in settori chiave per la crescita e l'innovazione, di migliorare gli scambi bilaterali e le relazioni economiche, di sostenere le piccole e medie imprese, di promuovere l'allineamento degli standard e dei regolamenti tecnici, di garantire il rispetto dei brevetti e delle proprietà intellettuali, di migliorare la rete dei trasporti, di promuovere l'efficienza energetica e una economia a basso consumo di carbonio, di cooperare per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo, di assicurare un modello di sviluppo che tenga presenti le conseguenze regionali e sociali della ristrutturazione economica, di garantire l'efficienza del sistema giudiziario e la lotta alla corruzione, di promuovere le relazioni tra popoli, di migliorare il dialogo con la società civile per garantire la partecipazione dei cittadini e delle imprese.
E se vi sembra poco è anche scritto che questa lista "non è esaustiva. Altri settori di cooperazione possono essere aggiunti, se opportuni".
Il documento finale diffuso dopo i due giorni di colloqui invece è interessante. Si parla di investimenti in settori chiave per la crescita e l'innovazione, di migliorare gli scambi bilaterali e le relazioni economiche, di sostenere le piccole e medie imprese, di promuovere l'allineamento degli standard e dei regolamenti tecnici, di garantire il rispetto dei brevetti e delle proprietà intellettuali, di migliorare la rete dei trasporti, di promuovere l'efficienza energetica e una economia a basso consumo di carbonio, di cooperare per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo, di assicurare un modello di sviluppo che tenga presenti le conseguenze regionali e sociali della ristrutturazione economica, di garantire l'efficienza del sistema giudiziario e la lotta alla corruzione, di promuovere le relazioni tra popoli, di migliorare il dialogo con la società civile per garantire la partecipazione dei cittadini e delle imprese.
E se vi sembra poco è anche scritto che questa lista "non è esaustiva. Altri settori di cooperazione possono essere aggiunti, se opportuni".
mercoledì 2 giugno 2010
Quelli che sognano l'Europa
Secondo Bruxelles la definizione geografica "Balcani Occidentali" comprende l'Albania e tutte le nazioni della ex Yugoslavia, esclusa la Slovenia.
Oggi si svolge a Sarajevo un High Level Meeting sui rapporti tra Unione Europea e Balcani Occidentali, fortemente voluto dalla presidenza di turno spagnola (vedi post di due giorni fa).
Quello che doveva essere un summit è stato declassato a incontro di alto livello per l'opposizione della Serbia alla formalizzazione di una presenza governativa del Kosovo. Belgrado non ha mai accettato l'ipotesi di un Kosovo indipendente e anche la Spagna, presidente di turno, è una delle cinque nazioni europee a non avere riconosciuto l'indipendenza kosovara. Il compromesso diplomatico è stato trovato nell'eliminare i nomi degli stati e le bandiere: i delegati hanno davanti a sè un "cavaliere" con scritto solo il proprio nome. Così tra le 48 delegazioni presenti ci sono sia quella serba, guidata dal ministro degli esteri Vuk Jeremić, sia quella del Kosovo con il ministro Skender Hyseni.
L'Europa è rappresentata dalla baronessa Catherine Ashton, vicepresidente della Commissione e responsabile esteri, e dal commissario ceco all'allargamento Štefan Füle. Ci sono tutti i ministri degli esteri balcanici, lo spagnolo Moratinos, il nostro Frattini, lo svedese Bildt, il bulgaro Mladenov e altri. Presenti anche delegazioni da Stati Uniti, Russia e Turchia, oltre alla NATO. Dopo il declassamento gli USA hanno lasciato a casa Hillary mandando a Sarajevo il vicesegretario James Steimberg.
Si parla, ovviamente, di allargamento. Mentre la Croazia spera di entrare nell'Unione entro il 2012, Montenegro, Albania e Macedonia hanno per ora solo formalizzato la loro richiesta di adesione. La Serbia attende la ratrifica dell'accordo di stabilizzazione e associazione (SAA) che fa da prerequisito e che ancora non è stato concesso alla Bosnia.
Il declassamento della conferenza a "incontro di alto livello" non permette di chiudere i lavori con una dichiarazione formale sottoscritta dai paesi presenti. Le conclusioni saranno affidate a una comunicazione della presidenza spagnola, in cui secondo fonti diplomatiche non ci saranno accenni a roadmap e scadenze temporali. Valentin Inzko, l'austriaco che svolge il ruolo di inviato speciale dell'Europa in Bosnia Herzegovina, ha prefigurato un possibile ingresso dei paesi balcanici in Europa per il 2018. Insomma, non è per adesso.
Oggi si svolge a Sarajevo un High Level Meeting sui rapporti tra Unione Europea e Balcani Occidentali, fortemente voluto dalla presidenza di turno spagnola (vedi post di due giorni fa).
Quello che doveva essere un summit è stato declassato a incontro di alto livello per l'opposizione della Serbia alla formalizzazione di una presenza governativa del Kosovo. Belgrado non ha mai accettato l'ipotesi di un Kosovo indipendente e anche la Spagna, presidente di turno, è una delle cinque nazioni europee a non avere riconosciuto l'indipendenza kosovara. Il compromesso diplomatico è stato trovato nell'eliminare i nomi degli stati e le bandiere: i delegati hanno davanti a sè un "cavaliere" con scritto solo il proprio nome. Così tra le 48 delegazioni presenti ci sono sia quella serba, guidata dal ministro degli esteri Vuk Jeremić, sia quella del Kosovo con il ministro Skender Hyseni.
L'Europa è rappresentata dalla baronessa Catherine Ashton, vicepresidente della Commissione e responsabile esteri, e dal commissario ceco all'allargamento Štefan Füle. Ci sono tutti i ministri degli esteri balcanici, lo spagnolo Moratinos, il nostro Frattini, lo svedese Bildt, il bulgaro Mladenov e altri. Presenti anche delegazioni da Stati Uniti, Russia e Turchia, oltre alla NATO. Dopo il declassamento gli USA hanno lasciato a casa Hillary mandando a Sarajevo il vicesegretario James Steimberg.
Si parla, ovviamente, di allargamento. Mentre la Croazia spera di entrare nell'Unione entro il 2012, Montenegro, Albania e Macedonia hanno per ora solo formalizzato la loro richiesta di adesione. La Serbia attende la ratrifica dell'accordo di stabilizzazione e associazione (SAA) che fa da prerequisito e che ancora non è stato concesso alla Bosnia.
Il declassamento della conferenza a "incontro di alto livello" non permette di chiudere i lavori con una dichiarazione formale sottoscritta dai paesi presenti. Le conclusioni saranno affidate a una comunicazione della presidenza spagnola, in cui secondo fonti diplomatiche non ci saranno accenni a roadmap e scadenze temporali. Valentin Inzko, l'austriaco che svolge il ruolo di inviato speciale dell'Europa in Bosnia Herzegovina, ha prefigurato un possibile ingresso dei paesi balcanici in Europa per il 2018. Insomma, non è per adesso.
martedì 1 giugno 2010
Europa, Crisi e Clima
Analizzando la comunicazione della Commissione Europea su costi, benefici e opzioni legate alla scelta di un target di riduzione delle emissioni di CO2 (COM(2010) 265/3) si scoprono dei dati molto interessanti. Il dubbio dei 27, come è noto, è tra mantenere l'obiettivo di riduzione al 20% al 2020, come deciso nel 2007 e ratificato dal Consiglio Europeo nel "pacchetto clima" del dicembre 2008, oppure aumentarlo al 30%.
Cominciamo dal fatto che la crisi economica ha ridotto le emissioni molto più di qualunque decisione politica. Nel 2009 le emissioni di CO2 sono calate del 11.6% rispetto al 2008, come certifica il comunicato stampa di Bruxelles. Di conseguenza anche il prezzo del carbonio non è aumentato come previsto, anzi. Quindi tutti i conti di previsione sono da rifare.
Quando nel 2008 fu deciso l'obiettivo di riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020 fu predisposta una stima economica che indicava un costo pari allo 0.45% del PIL europeo per raggiungere il risultato. Oggi queste cifre sono già ridotte di un terzo e potrebbero calare ulteriormente, riducendo il temuto impatto economico della manovra climatica. Le nuove stime prevedono un costo ad obiettivo raggiunto, quindi al 2020, pari a 48 miliardi di Euro, ovvero lo 0.32% del PIL europeo. Altrettanto vale per il carbonio, che dovrebbe essere scambiato nel 2020 a 16 € a tonnellata.
Lo so, tutte queste cifre annoiano e fanno confusione, ma sono molto importanti per capire il futuro dell'energia e delle emissioni in Europa.
Per ultimo, con queste stime aggiornate quanto costerebbe all'Europa l'obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 30% entro il 2020? Più o meno 81 miliardi di Euro, pari allo 0.54% del PIL. In pratica solo un quinto in più rispetto alla previsione del 2008 sulla riduzione al 20%, che era dello 0.45%. Quando nel 2008 fu annunciato il taglio del 20% il presidente Barroso disse che non mettere in atto un piano di riduzione delle emissione sarebbe costato all'Europa molto più caro, qualcosa tra il 5 e il 20% del PIL.
Tra le nazioni più fieramente opposte ad aumentare al 30% l'obiettivo europeo c'è da sempre l'Italia. Il presidente del consiglio e il ministro invisibile dell'ambiente hanno osteggiato in ogni occasione questa opzione. Altrove la green economy è l'elemento trainate di una difficile ripresa, dalle nostre parti si parlava solo di nucleare, prima delle dimissioni di un ministro opaco e sbruffone.
Da allora in Italia solo silenzio.
Cominciamo dal fatto che la crisi economica ha ridotto le emissioni molto più di qualunque decisione politica. Nel 2009 le emissioni di CO2 sono calate del 11.6% rispetto al 2008, come certifica il comunicato stampa di Bruxelles. Di conseguenza anche il prezzo del carbonio non è aumentato come previsto, anzi. Quindi tutti i conti di previsione sono da rifare.
Quando nel 2008 fu deciso l'obiettivo di riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020 fu predisposta una stima economica che indicava un costo pari allo 0.45% del PIL europeo per raggiungere il risultato. Oggi queste cifre sono già ridotte di un terzo e potrebbero calare ulteriormente, riducendo il temuto impatto economico della manovra climatica. Le nuove stime prevedono un costo ad obiettivo raggiunto, quindi al 2020, pari a 48 miliardi di Euro, ovvero lo 0.32% del PIL europeo. Altrettanto vale per il carbonio, che dovrebbe essere scambiato nel 2020 a 16 € a tonnellata.
Lo so, tutte queste cifre annoiano e fanno confusione, ma sono molto importanti per capire il futuro dell'energia e delle emissioni in Europa.
Per ultimo, con queste stime aggiornate quanto costerebbe all'Europa l'obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 30% entro il 2020? Più o meno 81 miliardi di Euro, pari allo 0.54% del PIL. In pratica solo un quinto in più rispetto alla previsione del 2008 sulla riduzione al 20%, che era dello 0.45%. Quando nel 2008 fu annunciato il taglio del 20% il presidente Barroso disse che non mettere in atto un piano di riduzione delle emissione sarebbe costato all'Europa molto più caro, qualcosa tra il 5 e il 20% del PIL.
Tra le nazioni più fieramente opposte ad aumentare al 30% l'obiettivo europeo c'è da sempre l'Italia. Il presidente del consiglio e il ministro invisibile dell'ambiente hanno osteggiato in ogni occasione questa opzione. Altrove la green economy è l'elemento trainate di una difficile ripresa, dalle nostre parti si parlava solo di nucleare, prima delle dimissioni di un ministro opaco e sbruffone.
Da allora in Italia solo silenzio.
Cota vs. Fuksas
Sembra che Roberto Cota, neopresidente della regione Piemonte, abbia sgranato gli occhi scoprendo che la giunta precedente aveva concordato con Massimiliano Fuksas una parcella di 22 milioni di Euro per la progettazione del nuovo palazzo della regione.
Fuksas aveva vinto il concorso "Un simbolo per la Regione" lanciato nel 2001 dalla giunta di destra di Enzo Ghigo. Il progetto riguardava un edificio da costruire nell'area ex Materferro a Borgo San Paolo. Nel 2005 però la nuova amministrazione di centrosinistra guidata da Mercedes Bresso decise di cambiare la localizzazione e chiese a Fuksas di progettare un nuovo edificio e le sistemazioni dell'intera area di Nizza Millefonti, dove sorgevano gli stabilimenti della Fiat Avio. Il nuovo progetto è stato consegnato alla Bresso nel 2007.
La formula finanziaria scelta dalla giunta piemontese era stata quella del "leasing in costruendo" con un costo annuo di 12.6 milioni di Euro l'anno per l'ente, che attualmente ne spende oltre 13 di affitti per le varie sedi. La gara d'appalto si era conclusa a febbraio con l'aggiudicazione a una associazione di imprese guidata dalla Coopsette di Ravenna. Secondo i tempi previsti in origine il cantiere avrebbe già dovuto essere aperto, con una previsione di fine lavori entro il 2013.
Domenica scorsa invece un articolo di Maurizio Tropeano su La Stampa raccontava "i dubbi del governatore" e definiva il futuro del progetto di Fuksas "appeso a un filo". Il pezzo deve essere piaciuto a Cota che lo ha ripubblicato nella sua "pagina presidenziale" su facebook.
Fuksas aveva vinto il concorso "Un simbolo per la Regione" lanciato nel 2001 dalla giunta di destra di Enzo Ghigo. Il progetto riguardava un edificio da costruire nell'area ex Materferro a Borgo San Paolo. Nel 2005 però la nuova amministrazione di centrosinistra guidata da Mercedes Bresso decise di cambiare la localizzazione e chiese a Fuksas di progettare un nuovo edificio e le sistemazioni dell'intera area di Nizza Millefonti, dove sorgevano gli stabilimenti della Fiat Avio. Il nuovo progetto è stato consegnato alla Bresso nel 2007.
La formula finanziaria scelta dalla giunta piemontese era stata quella del "leasing in costruendo" con un costo annuo di 12.6 milioni di Euro l'anno per l'ente, che attualmente ne spende oltre 13 di affitti per le varie sedi. La gara d'appalto si era conclusa a febbraio con l'aggiudicazione a una associazione di imprese guidata dalla Coopsette di Ravenna. Secondo i tempi previsti in origine il cantiere avrebbe già dovuto essere aperto, con una previsione di fine lavori entro il 2013.
Domenica scorsa invece un articolo di Maurizio Tropeano su La Stampa raccontava "i dubbi del governatore" e definiva il futuro del progetto di Fuksas "appeso a un filo". Il pezzo deve essere piaciuto a Cota che lo ha ripubblicato nella sua "pagina presidenziale" su facebook.
Birra sostenibile
La Asahi è da dodici anni il primo produttore di birra del Giappone, per merito soprattutto della Super Dry o Karakuchi, lanciata sul mercato nel 1987 e diventata in poco tempo un best seller.
Asahi, che ha festeggiato i 120 anni di attività nel 2009, ha recentemente introdotto un metodo di produzione chiamato Pre-Isomeriser & Evaporator (IPE) che produce un risparmio energetico del 30%.
Asahi mantiene anche una foresta di 2.165 ettari nella prefettura di Hiroshima e soprattutto ogni due volte l'anno organizza campagne di un mese in cui destina 1 yen per ogni birra venduta ad azioni di sostenibilità ambientale. L'ultima si è svolta tra marzo e aprile scorsi.
Secondo i dati diffusi dall'azienda nel mese di aprile 2010 Asahi ha venduto oltre 13 milioni di casse di birra, circa 400 milioni di bottiglie e di yen donati.
La birra Karakuchi è anche la prima ad essere prodotta con energie rinnovabili, particolarmente biomasse ed eolico. Asahi pubblica un dettagliato rapporto ambientale e si è posta l'obiettivo di ridurre le emissioni totali di CO2 del 30% entro il 2020 rispetto ai livelli del 2008.
Asahi, che ha festeggiato i 120 anni di attività nel 2009, ha recentemente introdotto un metodo di produzione chiamato Pre-Isomeriser & Evaporator (IPE) che produce un risparmio energetico del 30%.
Asahi mantiene anche una foresta di 2.165 ettari nella prefettura di Hiroshima e soprattutto ogni due volte l'anno organizza campagne di un mese in cui destina 1 yen per ogni birra venduta ad azioni di sostenibilità ambientale. L'ultima si è svolta tra marzo e aprile scorsi.
Secondo i dati diffusi dall'azienda nel mese di aprile 2010 Asahi ha venduto oltre 13 milioni di casse di birra, circa 400 milioni di bottiglie e di yen donati.
La birra Karakuchi è anche la prima ad essere prodotta con energie rinnovabili, particolarmente biomasse ed eolico. Asahi pubblica un dettagliato rapporto ambientale e si è posta l'obiettivo di ridurre le emissioni totali di CO2 del 30% entro il 2020 rispetto ai livelli del 2008.
Iscriviti a:
Post (Atom)