martedì 30 giugno 2009
A warm welcome to Sweden
Saranno sei mesi cruciali, che termineranno con la COP 15 di Copenhagen. domani il presidente Barroso, la vicepresidenteWallstrom (foto sotto) e il resto della Commissione saranno a Stoccolma per la cerimonia ufficiale.
Il premier svedese Fredrick Reinfeldt ha elencato le priorità del suo mandato alla testa dei 27: tirare l'Europa fuori dalla crisi economica che blocca la sua crescita e abbatte il suo morale, e darle un ruolo di guida in materia ambientale alla conferenza delle Nazioni Unite sul riscaldamento climatico di dicembre. Crisi economica, disoccupazione in crescita, la minaccia dei cambiamenti climatici sono già un'agenda da brivido. A cui va aggiunta la ratifica del trattato di Lisbona, con l'Irlanda che entro l'anno organizzerà un nuovo referendum per rovesciare il "no" della precedente consultazione. Non sarà facile.
lunedì 29 giugno 2009
45 caratteri di speranza per la terra
Il sito si chiama Hopenaghen e seguendo il modello di Twitter chiede ai visitatori di rispondere in 45 caratteri massimo alla domanda "cosa ti fa sperare in un pianeta migliore?" Le risposte scritte scorrono in una barra flash nella homepage. Carino.
Era ora
Il comunicato stampa ufficiale comincia così: "l'incompatibilità dei caricatori per i telefoni cellulari è una grande scocciatura per gli utilizzatori e determina anche una grande quantità di rifiuti non necessari. Per tale motivo la Commissione ha invitato l'industria dei telefoni cellulari a formulare un impegno volontario per risolvere questo problema in modo da evitare il ricorso a strumenti legislativi. In conseguenza a ciò i principali produttori di telefoni cellulari hanno concordato di armonizzare i caricatori nell'UE. In un Protocollo d'intesa presentato oggi alla Commissione l'industria s'impegna ad assicurare la compatibilità dei caricatori sulla base del connettore Micro-USB (...)".
L'accordo è stato sottoscritto da dieci produttori (Apple, LG, Motorola, Nec, Nokia, Qualcomm, Research In Motion, Samsung, Sony Ericsson, Texas Instruments) che da soli coprono il 90% del mercato del continente. Gli altri seguiranno. Entro il prossimo anno i nuovi caricabatteria saranno sul mercato.
sabato 27 giugno 2009
Albania, domani si vota
L'Albania ha una triste tradizione di elezioni poco trasparenti e ancora lontane dagli standard occidentali. A complicare le cose anche l'obbligo per i votanti di dotarsi di nuovi documenti di identità, delle carte di identità elettroniche con i dati biometrici, che sembra non tutti i cittadini siano riusciti ad ottenere in tempo. Domani le votazioni saranno seguite da 400 osservatori internazionali inviati dall'OSCE e da 2500 volontari delle ONG albanesi. Per la prima volta sono stati fatti anche dei sondaggi, sulla cui attendibilità molti hanno dubbi. I risultati darebbero dai due ai quattro punti di vantaggio al partito di governo di Berisha, forte nelle zone rurali del paese.
La vigilia elettorale non è tranquilla. La polizia ha vietato la manifestazione di chiusura del Partito Socialista, che si doveva svolgere ieri sera a Tirana.
L'Albania ha avanzato recentemente la richiesta formale di ingresso nell'Unione Europea ma Bruxelles non ha ancora risposto e ha invece confermato l'obbligo di visto per l'ingresso nella UE dei cittadini albanesi, recentemente cancellato per le nazioni della ex Yugoslavia. Secondo Amnesty International in Albania il 18% della popolazione vive sotto la soglia della povertà, fissata in un reddito di 2 dollari al giorno.
venerdì 26 giugno 2009
Bruxelles congela la Croazia
Il motivo è sempre lo stesso: una snervante disputa di confine tra Slovenia e Croazia riguardo una piccola porzione di territorio e di acque territoriali reclamate dagli Sloveni fino dai tempi della proclamazione dell'indipendenza dei due stati nel 1991. In pratica la Slovenia chiede un corridoio di accesso diretto alle acque internazionali al largo della baia di Piran, mentre oggi le navi dirette a Koper devono attraversare le acque territoriali croate (vedi mappa).
Apparentemente i diplomatici di Bruxelles sono stufi di questa diatriba e non intendono proseguire le negoziazioni fino a quando Lubjiana e Zagabria non avranno risolto la loro questione. Lo stop indispettisce la Croazia mentre non provoca grossi effetti sulla Slovenia, che fa già parte dell'Unione ed è anche in zona Euro. Per risolvere la questione la Slovenia vorrebbe una mediazione dell'Europa, mentre la Croazia chiede un pronunciamento della Corte Internazionale dell'Aia.
Anche la Svezia, che assumerà la presidenza di turno dell'Unione martedì prossimo, ha anticipato di non avere intenzione di entrare nel merito della disputa, come raccomanda anche Olli Rehn commissario europeo finlandese all'allargamento. Il ministro degli esteri svedese Carl Bildt ha raccomandato ai due paesi "una pausa di riflessione" ribadendo che la presidenza svedese non prenderà alcuna iniziativa prima della ricomposizione della questione.
La Croazia spera di entrare nell'Unione Europea entro il 2011, ma il blocco dei negoziati porterà con molta probabilità a un ritardo rispetto alle previsioni.
Michael Jackson, 1958 - 2009
Le parole di Quincy pronunciate ieri sulla morte di Jackson sono le più vere, credo lui lo conoscesse come nessuno.
Michael Jackson nei tre album realizzati con Quincy Jones (Off the wall, Thriller, Bad) ha scritto alcune delle pagine più importanti del rock (sorry, non credo esista un genere pop, there's only rock and roll). Poi ha vergato altre pagine orrende, indulgendo alla bizzarria e al capriccio, educando malissimo torme di giovanissimi fan dalla mente ancora sgombra, diventando imbarazzante e - diciamolo - schifoso.
Detto questo, per celebrare metto sullo stereo Man in the mirror da Bad, che resta il mio pezzo preferito di Jacko assieme a Human nature, che fu ripresa in una cover imperdibile da Miles Davis in You are under arrest.
Il percorso artistico e la spirale psichica di Michael Jackson sono raccontate magistralmente in due gallerie fotografiche pubblicate rispettivamente dal New York Times e dal Los Angeles Times.
martedì 23 giugno 2009
Arriva il momento della Svezia
Il simbolo scelto da Stoccolma per il semestre di presidenza è una esse gialla su una sfera blu, con i due colori nazionali a simboleggiare un raggio di luce sul pianeta. La luce colpisce la terra in alto, più o meno nel punto geografico dove si trova la Svezia. Per l'uso del logo è stato predisposto un apposito manuale.
Il semestre svedese sarà aperto dal presidente Barroso che si recherà in visita ufficiale a Stoccolma il 1 luglio, dove a fare gli onori di casa saranno il primo ministro Fredrik Reinfeldt e i reali di Svezia, con la mediazione di Margot Wallström, vicepresidente svedese della Commissione Europea. Dopo la visita a palazzo reale Barroso e gli altri membri della Commissione parteciperanno a un dibattito con i ministri svedesi sul tema dei cambiamenti climatici. Seguirà una cerimonia pubblica all'aperto nel parco di Skansen, con artisti e performance.
lunedì 22 giugno 2009
Cambiare i referendum
L'istituto del referendum va modificato. L'attuale schema infatti non è più in grado di garantire efficacia a uno strumento essenziale della democrazia come la consultazione diretta dei cittadini. Come prima cosa dovrà essere alzato il limite minimo di firme per validare la proposta refendaria: oggi è di 500.000 e sarebbe opportuno almeno raddoppiarla. In sede di voto invece dovrebbe essere abolito il quorum della metà più uno degli aventi diritto, soglia che in molte democrazie mature non si raggiunge neppure alle elezioni politiche. I quesiti referendari spesso provocano lacerazioni all'interno dei singoli partiti, che preferiscono non schierarsi nel merito e optano per il non voto, certi del mancato raggiungimento della soglia minima. Anche questa volta è andata così.
I referendum dovrebbero essere promossi da un numero adeguato di firmatari, ma poi l'esito andrebbe comunque validato, indipendentemente dai votanti. Questo obbligherebbe le forze politiche a schierarsi con chiarezza, premierebbe la democrazia ed eviterebbe le gravi perdite di tempo e denaro provocate da queste consultazioni senza storia.
domenica 21 giugno 2009
La pandemia che non c'è
L'influenza che colpisce ogni inverno infetta da 300 milioni a un miliardo di persone e causa dalle 250.000 alle 500.000 vittime l'anno (almeno 8.500 in Italia). si tratta per la maggior parte di anziani, ma il 20% ha meno di 65 anni e non rientra nella fascia a rischio.
L'influenza suina ha già superato la fase di picco in Messico, dove era stato registrato l'inizio del contagio. Ma dal 2005 (a seguito dell'altra pandemia fantasma, l'influenza aviaria) l'OMS ha modificato la sua classificazione, che per la pandemia prima prevedeva "numerose, simultanee manifestazioni epidemiche in tutto il mondo con un numero enorme di morti e malati". Dal 2005 per dichiarare una pandemia basta "una catena di trasmissioni da uomo a uomo che portino a episodi epidemici a livello di comunità". Questo deve succedere in almeno due luoghi del pianeta e la causa deve essere un virus influenzale di origine animale o umano-animale (il cosiddetto riassortimento genetico). Ed ecco fabbricata la nuova pandemia, con titoli sui media del pianeta, le aziende farmaceutiche che producono antivirali a stappare champagne e l'OMS a dare un senso alla propria esistenza.
La prima proiezione relativa all influenza dei polli fu emessa dall'OMS nel 2004 e ipotizzava 150 milioni di vittime quando il virus fosse stato in grado di trasmettersi da uomo a uomo. Per non parlare delle previsioni apocalittiche fatte a suo tempo per la SARS.
L'influenza suina non è più contagiosa della normale influenza di stagione e i suoi effetti sono decisamente meno gravi, ma permette all'OMS di dare un senso alla propria esistenza.
venerdì 19 giugno 2009
giovedì 18 giugno 2009
Sei mesi di trattative
Tutte le proposte presentate saranno discusse nella COP 15 di Copenhagen il prossimo dicembre.
I testi sono molto diversi tra loro e generalmente incompleti. Si tratta in buona sostanza di basi per le trattative. In molti documenti le cifre sono lasciate in bianco e si scrive ad esempio "i paesi compreso nell'allegato 1 dovranno ridurre le loro emissioni di gas serra del xx% nrel periodo 2013-20xx". L'Unione Europea ha presentato un testo di 19 pagine che include inter alia la richiesta di inserire l'obbligo di riduzione delle emissioni per i settori del trasporto aereo e del trasporto navale, con obiettivi vincolanti. La quota di riduzione per le nazioni è indicata dalla UE nel 30% entro il 2020 rispetto al 1990, ma ovviamente sono solo cifre indicative. Del resto l'Europa dichiarato di essere disposta ad alzare al 30% gli obiettivi del pacchetto 20+20+20 nel caso si riesca a raggiungere un accordo globale.
Da oggi comincia la fase più complessa e politicamente delicata, mentre Copenhagen si avvicina, come dimostra il conto alla rovescia qui a destra in alto.
martedì 16 giugno 2009
lunedì 15 giugno 2009
Sei mesi complicati verso Copenhagen
Politicamente la partita è apertissima, con un atteggiamento sempre più aggressivo da parte dei paesi in via di sviluppo che accusano i paesi occidentali del mancato accordo di Bonn sul documento che quantifica gli obiettivi di riduzione delle emissioni. "Se siete davvero i leader del mondo datevi da fare e trovate una soluzione, altrimenti fatevi da parte" è la convinzione che sta prendendo piede tra Africa, Asia e America Latina.
Non va dimenticata l'influenza di altri appuntamenti politici cruciali, dal G8 in Italia al Major Economies Forum in Messico. E potrebbe essere fondamentale anche la giornata sul clima in programma all'ONU di New York il 22 settembre, a cui parteciperanno i capi di governo del pianeta.
Intanto l'Agenzia Ambientale Europea conferma che nel 2007 le emissioni di gas serra in Europa sono calate per il terzo anno consecutivo, con un trend in diminuzione 17 delle 27 nazioni de''Unione. Nell'Europa a 15 le emissioni sono in calo in tutti i paesi meno Spagna e Grecia. Crescono al contrario le emissioni causate dal trasporto aereo e marittimo, che sono arrivate al 6% del totale. L'Europa a 27 è ora 9.3% sotto i livelli del 1990 (anno di riferimento del protocollo di Kyoto), mentre l'Europa a 15 si attesta su un meno 5%.
Un parco a dieci metri da terra
The High Line era stata costruita nel 1934 per sostituire il tracciato a livello di terra, che causava spesso incidenti mortali. La ferrovia trasportava generi alimentari, particolarmente carne, da Gasnsevoort Street alla 34a strada ed era stata abbandonata nel 1980, con la conseguente decisione dell'amministrazione Giuliani di demolirla. Fu acquistata da Peter Obletz, uno stravagante visionario che intendeva rilanciare il traffico passeggeri su treno a New York ma abbandonò presto il suo sogno. Nel frattempo però si era costituito un comitato di residenti che si opponeva fermamente alla demolizione e che convinse il comune a mantenere in piedi la poderosa struttura metallica, in grado di sopportare il peso di quattro treni merci. Le frange ovest di Manhattan una volta erano terra di nessuno tanto che i tassisti nei tardi anni '70 si rifiutavano di andarci. Oggi sono le zone più di tendenza, con boutique di grido e nuovi alberghi come lo Standard.
L'idea di trasformare la ferrovia sopraelevata in un parco era ambiziosa e complessa, con l'obiettivo di mantenere l'immagine di "rovine industriali" e inserire aree di sosta, sentieri pedonali e aree verdi. Il progetto è stato affidato a un rinomato landscape architect come James Corner e allo studio Diller Scofidio + Renfro. Il risultato è notevole, con i vecchi binari che spuntano tra elementi in cemento, sedute fisse e mobili e oltre 100 specie di piante.
The High Line ha un suo sito web e molti benefattori, tra i quali spiccano il miliardario degli hedge fund Philip Falcone e Diane Von Furstemberg, che ha il suo flagship store proprio sotto la sopraelevata, all'angolo tra la 14a e Washington Street. Il progetto, che quando sarà completato nel 2010 si estenderà per oltre due chilometri, costa 152 milioni di dollari, di cui 44 sono stati raccolti dai Friends of the High Line, il gruppo di cittadini che ha sostenuto dall'inizio l'operazione.
Clima, da Bonn poche novità/2
La sessione di Bonn si è chiusa venerdì scorso con un testo proposto dal gruppo do lavoro sulla cooperazione a lungo termine, mentre il secondo gruppo, quello dedicato agli impegni degli stati dell'allegato 1 del Protocollo di Kyoto non è riuscito a produrre un documento di sintesi.
Su tutto resta la regola della Convenzione sul Clima ONU secondo la quale ogni testo deve essere presentato almeno sei mesi prima della seduta in cui è programmata la sua adozione. Nel caso dei documenti in agenda alla COP-15 il termine scade mercoledì 17 giugno.
L'ultimatum del 17 giugno ha reso il documento del primo gruppo un mattone di oltre duecento pagine rispetto alle cinquanta originali. Tutti hanno voluto aggiungere, si lavorerà per sottrazione da qui a dicembre. Il fatto che il secondo gruppo non abbia trovato l'accordo su una bozza di testo rasfforza l'opinione dei pessimisti che scommettono sul fatto che a Copenhagen non sarà approvato un bel niente. Almeno formalmente. Negoziatori navigati sostengono che potrebbe essere adottato un testo "di principio" che, non essendo stato presentato entro i sei mesi prescriti, dovrebbe essere approvato formalmente alla COP 16 del 2010.
La difficoltà di raggiungere un accordo è ovviamente sul punto chiave di chi deve ridurre le emissioni e quanto. La maggior parte dei paesi occidentali rifiuta il metodo adottato a Kyoto, quando furono individuati gli obiettivi lasciando un punto interrogativo sulle regole. Alcuni paesi in via di sviluppo, Filippine e Sud Africa in testa, hanno insistito sulla necessità di fissare obiettivi di riduzione diversi per ogni singola nazione, principio fortemente osteggiato dall'occidente. Questo punto si è ulteriormente complicato oggi, quando la Cina a nome di 37 nazioni ha presentato un emendamento che chiede ai paesi dell'Allegato 1 di ridurre le emissioni del 40% entro il 2020 e presenta anche una lista di obiettivi nazionali. E c'è da scommettere che entro mercoledì arriveranno molti altri documenti. Insomma un gran casino.
domenica 14 giugno 2009
Ivan Della Mea, 1940-2009
Della Mea, che fu tra i fondatori del Nuovo Canzoniere Italiano, è morto stanotte a Milano. Da tempo non stava bene, ma non sembrava in pericolo. Era nato a Lucca ma si era trasferito giovanissimo a Milano e a 16 anni aveva già in tasca la tessera del PCI.
La sua canzone più famosa è O cara moglie, del 1966 (testo), tra le tante altre ricordo Creare due tre molti Vietnam (1968, testo e musica) che si cantava nelle manifestazioni degli anni '70.
Clima, da Bonn poche novità/1
La sessione è stata più tattica che sostanziale, con i vari paesi impegnati a difendere le proprie posizioni e accusare gli altri dei modesti progressi. Le schermaglie diplomatiche erano legate anche a una scadenza precisa: il 17 giugno. Le procedure della United Nations Framework Convention on Climate Change prevedono infatti che ogni proposta di modifica o emendamento debba essere presentato alle nazioni almeno sei mesi prima della data di approvazione del testo. Il nuovo protocollo sul clima dovrebbe essere - speriamo - approvato nell'ultima sessione della COP 15 di Copenhagen il 18 dicembre prossimo. L'ultimatum sta quindi per scadere ed ecco che la bozza di testo presentata a Bonn, inizialmente di 50 pagine, ora è diventata un corposo dossier di oltre duecento, infarcito di ripetizioni ed elementi contraddittori. Il tempo per eliminare il superfluo ci sarà, per ora tutti gli interessati hanno voluto aggiungere qualcosa di proprio.
Nella conferenza stampa conclusiva il segretario esecutivo dell'UNFCCC Yvo de Boer ha descritto la sessione come "un significativo passo avanti" (podcast).
Sotto il profilo tecnico la novità più importante è il (quasi) accordo per includere nel nuovo protocollo le azioni per ridurre le emissioni causate dalla deforestazione dei paesi in via di sviluppo (REDD), punto sul quale il Brasile e altri avevano molto insistito.
Non sono ancora chiarite le questioni che riguardano il ruolo delle città e degli enti locali e io non ho ancora letto la nuova maxi bozza di 200 pagine. Alcuni osservatori seguono con circospezione i contatti tra USA e Cina, temendo che le due potenze che da sole producono il 40% di emissioni di gas serra del pianeta possano trovare un accordo diretto che vincolerebbe qualunque iniziativa presa dalle Nazioni Unite.
I paesi in via di sviluppo chiedono a gran voce che l'occidente prima di pretendere da loro un impegno formale dia il buon esempio e riduca del 40% entro il 2020 le emissioni rispetto al 1990, quota indicata dagli scienziati dell'UNFCCC come livello minimo per mantenere il riscaldamento globale sotto i 2°. La Cina ha anche chiesto alle nazioni del G8 di destinare l'1% del PIL per aiutare i paesi più poveri nella lotta ai cambiamenti climatici. Non sara così. Il Giappone ha dichiarato di impegnarsi a ridurre le emissioni solo dell'8%, gli USA di Obama per ora si sono posti l'obiettivo di tornare entro il 2020 ai livelli del 1990. L'Europa ha programmato una riduzione del 20%, considerando la possibilità di aumentarla al 30% nel caso di un accordo globale.
Malgrado tutto Yvo de Boer non perde l'ottimismo e commenta: "E' rimasto poco tempo, ma c'è ancora tempo". Secondo il Financial Times da domani tutti aspetteranno le mosse della Cina.
sabato 13 giugno 2009
Lusso prefabbricato
La villa, che può essere spedita e assemblata ovunque, ha un prezzo di catalogo che va dai due ai tre milioni di Euro, a seconda della destinazione e delle finiture. Il costo si intende chiavi in mano, compresa spedizione e montaggio. La villa mostra gli spigoli vivi e i volumi protundenti caratteristici del lavoro di Libeskind. La struttura è principalmente in legno, con parti delle facciate rivestite in alluminio.
L'edificio ha quattro camere da letto e quattro bagni e un grande soggiorno di circa 100 mq che comprende anche la cucina. Nell'interrato c'è anche una sauna. I due piani sono collegati da una scala in acciaio inox. Le finiture possono essere a scelta “stile Libeskind” con pavimenti bianchi e mobili fissi dalle linee essenziali oppure “casual”, con pavimenti in legno e luci più soffuse. Tra i particolari una doccia effetto pioggia alta quattro metri, la stanza del caminetto e una cantina a temperatura controllata per il vino.
La villa prefabbricata è prodotta e commercializzata da Proportion, un'azienda di Berlino che sta costruendo un prototipo a Datteln, in Germania, e conta di iniziare le vendite entro l'estate. Michael Merz, general manager di Proportion, ha in programma una linea completa di case prefabbricate firmate da architetti di grido.
giovedì 11 giugno 2009
martedì 9 giugno 2009
OK, il seggio è giusto
lunedì 8 giugno 2009
Obiettivi mancati
Sulle preferenze i dati non sono ancora noti, anche se ad esempio in Friuli Debora Serracchiani ha preso novemila voti in più di Berlusconi.
Gli altri due traguardi invece sono stati mancati. La percentuale più alta tra i partiti del PPE infatti è stata raggiunta in Polonia, con oltre il 45%. La Francia gollista da parte sua ha la squadra più numerosa, con trenta eurodeputati.
L'Italia è stato l'ultimo dei 27 paesi dell'Unione Europea a comunicare l'assegnazione dei seggi.
Nel frattempo, in Libano...
La consultazione libanese era molto attesa per verificare se la politica filooccidentale del governo libanese sarebbe stata confermata da un paese sempre in bilico tra guera e pace, laicità e fanatismo religioso, tra Siria e Israele.
La coalizione 14 marzo aveva vinto le elezioni del 2005 con 72 seggi. Quelle elezioni seguivano di poco l'assassinio del premier Tariq Hariri, il cui figlio Saad guida oggi l'alleanza. Nel 2006 Hezbollah aveva firmato un accordo con il Free Patriotic Movement del cristiano Michel Aoun, creando un blocco di opposizione di 56 deputati.
La conferma della coalizione al governo premia la politica mediorientale americana e limita le ambizioni di Siria e Iran che sostengono apertamente Hezbollah. Con una mossa senza precedenti Obama aveva inviato lo scorso 22 maggio a Beirut il vicepresidente Joe Biden per confermare ad Hariri il supporto degli Stati Uniti.
domenica 7 giugno 2009
Lego e architettura, finalmente
Oggi i mattoncini Lego trovano una nuova alleanza con quello che dovrebbe essere il partner ideale per il gioco di costruzioni più famoso del mondo: l'architettura. Il tramite è Brickstructures, una società guidata da Adam Reed Tucker che dal 2005 produce modelli di architettura di grandi dimensioni costruiti interamente di mattoncini Lego.
Tucker ha semplificato alcuni dei suoi progetti e ha creato la linea Lego Architecture, che per ora comprende sei edifici. Quattro sono grattacieli famosi, come l'Empire State Building. Altri due, previsti in uscita ad agosto, sono tra i progetti più famosi di Frank Lloyd Wright, la Casa sulla cascata e il Guggenheim Museum (foto). Questi ultimi hanno avuto la benedizione della Frank Lloyd Wright Foundation che ha concesso alla Lego una licenza esclusiva. I due modelli sono stati presentati in anteprima all'apertura della mostra Frank Lloyd Wright Exhibit: From Within Outward, inaugurata proprio al Guggenheim di New York il 15 maggio e aperta fino al prossimo 23 agosto.
Il mattoncino Lego fu inventato nel 1958, un anno prima del completamento del Guggenheim e della morte di Wright. Gli statistici sostengono che nel mondo si vendono sette scatole di Lego ogni secondo e che i bambini della terra passano cinque miliardi di ore l'anno giocando con i mattoncini. Nel 1978 sono nati i pupetti, ai quali Sostenibilitalia aveva dedicato un post lo scorso gennaio.
venerdì 5 giugno 2009
Clima, le città trovano l'accordo
Non era affatto scontato che il summit si concludesse con un documento condiviso, vista anche la difficoltà con cui in questi stessi giorni stanno procedendo i negoziati ONU sul clima di Bonn.
Nel documento approvato alla conclusione del summit di Copenhagen si chiede che gli enti locali possano essere partner degli stati non solo nell'adattamento ai cambiamenti climatici ma anche nelle azioni di mitigazione, che possano avere accesso diretto ai meccanismi finanziari, che le città siano inserite nel sistema del mercato delle emissioni di CO2 e che nelle diverse fasi vengano previsti processi di coordinamento tra i vari livelli di governo.
Gli enti locali giocano un ruolo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici, ma devono essere dotati delle risorse necessarie. Adesso la palla passa ai governi nazionali, che dovranno decidere se sostenere l'ingresso a pieno titolo delle città nel nuovo protocollo (che sembra in realtà destinato a chiamarsi "convenzione").
Alcuni paesi hanno già stretto accordi tra governi nazionali e locali. La Spagna ad esempio ha assicurato che i rappresentanti della Red Española de Ciudades por el Clima saranno ai tavoli dei negoziati accanto ai rappresentanti del governo. La Francia, la Svezia e la Danimarca (tre governi di centrodestra) hanno confermato il loro sostegno.
In Italia non va esattamente così, almeno per ora. La nostra rete di Agende 21 per Kyoto ha elaborato la Carta delle Città e dei Territori per il Clima, che è stata condivisa da ANCI e UPI e altri soggetti di grande rilevanza come Legambiente e Istituto Nazionale di Urbanistica.
Dal governo italiano, fino ad oggi, nessun segnale.
Perché votare alle Europee?
In Olanda, dove si è votato giovedì 4, l'affluenza è stimata in 36.5% contro il 39% del 2004. In Gran Bretagna le proiezioni sono sostanzialmente stabili con i dati di cinque anni fa. Oggi si vota in Irlanda e in Repubblica Ceca, dove il voto europeo sarà un indicatore politico delle prossime elezioni nazionali indette dopo le dimissioni di Topolanek.
Chi avesse ancora scarse motivazioni per andare a votare forse potrebbe trovare ispirazione in un documento della Commissione intitolato appunto Perché votare alle elezioni per il Parlamento Europeo. Il testo elenca 60 buone ragioni per andare al seggio.
giovedì 4 giugno 2009
www.silvioperilnobel.it
Da Wittgenstein invece raccolgo e rilancio la segnalazione del pezzo che Giuliano Ferrara ha scritto su Die Welt per spiegare ai tedeschi perché il nostro presidente del consiglio fa certe cose. La traduzione italiana è stata pubblicata da Il Giornale di famiglia. Come Luca Sofri non credo che Ferrara scrivendo queste cose possa fare cambiare idea a chi non vive in questo nostro strano, assurdo paese.
mercoledì 3 giugno 2009
Il clima dei negoziati
Nel frattempo a Copenhagen sono riuniti nel Local Leaders Summit (foto sotto) i rappresentanti delle città e dei territori, che reclamano un ruolo istituzionale nel nuovo accordo. Le bozze di testo che circolano a Bonn descrivono il ruolo importante degli enti locali nelle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, ma non fanno altrettanto nelle strategie di mitigazione. Adattamento e mitigazione sono al centro dell'attività dei due gruppi di lavoro ad hoc dell'ONU, AWG-KP e AWG-LCA.
Di clima e del dopo Kyoto si discuterà nelle prossime settimane anche al G8 in programma a luglio in Italia, che è stato preceduto il 24-25 maggio dalla riunione dei ministri dell'energia. Altre importanti decisioni possono scaturire dal Major Economies Forum voluto dal presidente Obama, che dopo l'incontro di Washington di fine aprile si riunirà nuovamente a Mexico City il 22-23 giugno.
martedì 2 giugno 2009
lunedì 1 giugno 2009
L'anno del clima entra nel vivo
Oggi a Bonn è cominciata la la 13a sessione della UNFCCC (foto) che proseguirà fino al 12 giugno. Si tratta del secondo incontro plenario del 2009 e altri tre sono in programma prima della COP-15 di Copenhagen. A Bonn si comincia a fare sul serio, i due gruppi di lavoro permanenti ad hoc hanno prodotto i primi testi in bozza dei documenti, che sono stati fatti circolare e hanno già ricevuto i commenti di molte nazioni. Si entra nella fase dei negoziati a tempo pieno, dopo gli "scambi di idee" e le altre schermaglie del complesso e bizantino mondo della diplomazia globale. Tra i contributi segnalo quello dell'Australia, che tra le altre cose propone che il nuovo accordo globale non si chiami più protocollo ma convenzione.
La sessione aperta oggi a Bonn è particolarmente importante perché le regole della convenzione ONU sul clima prevedono che gli emendamenti al testo dei documenti debbano essere presentati dai parties, ovvero le nazioni, almeno sei mesi prima del meeting in cui è prevista l'adozione del documento. La COP-15 di Copenhagen si aprirà il 7 dicembre e quindi questi sono gli ultimi giorni per limare e integrare i testi.
Anche per questo in coincidenza alla sessione di Bonn si svolge il summit globale degli enti locali sul cambiamento climatico (Local Government Climate Change Leadership Summit), che si apre domattina a Copenhagen al Bella Center, il grande centro congressi dove si svolgerà a dicembre la COP-15. A Copenhagen sono previsti delegati in rappresentanza degli enti locali e delle associazioni di oltre 160 nazioni. Confuso tra gli oltre mille partecipanti ci sono anche io e nei prossimi giorni racconterò su Sostenibilitalia cosa si inpegnano a fare le città e i territori per il clima e cosa chiedono in cambio alle Nazioni Unite e ai governi.
Intanto stasera in Danimarca c'è un bel sole e dieci gradi in più che in Italia, dove fa freddo e piove con violenza da giorni dopo il maggio più caldo degli ultimi 150 anni. Cambiamenti climatici, appunto.