lunedì 28 febbraio 2011
Cosa fare da grande?
Stamattina Berlù era in grande forma e stavolta se l'è presa con il Quirinale, che ha uno staff "troppo puntiglioso". Il Quirinale si aggiunge all'elenco dei nemici. La lista nera è ormai lunghissima: i comunisti, la magistratura eversiva, Fini e chi altro osi contraddirlo nel centro destra, il parlamento, i padri costituenti che non hanno dato poteri al premier e la stampa che non lo glorifica.
Nello stesso monologo Berlù lamenta di avere speso oltre 600 miliardi di lire in avvocati, che avrebbe utilizzato in 103 procedimenti e 2952 udienze. In realtà persino Panorama sostiene che i procedimenti giudiziari in cui è coinvolto siano "solo" 29 dal 1994 ad oggi, ma lasciamo perdere.
Accettiamo gli improbabili numeri di Berlù e ammettiamo che abbia davvero dovuto difendersi in 103 procedimenti. Dividendo la cifra che dichiara di avere speso si arriva a una media di due milioni e 913mila € a processo e quasi 102mila € a udienza.
Cosa fare da grande? L'avvocato di Berlusconi.
Gheddafi style
Nel 2009 Vanity Fair aveva dedicato una galleria fotografica alle mises di Muammar Gheddafi/Gaddafi/Qaddafi nelle occasioni importanti. Merita uno sguardo. Una analisi più recente e ancora più di dettaglio del Gheddafi style è qui.
Tuk Tuk sostenibile
Definiti come risciò motorizzati, i tuk tuk sono un elemento cardine della mobilità privata in paesi come l'India e la Thailandia. Solo in India ne circolano oltre tre milioni. Esteticamente sono ancora molto simili al progenitore, l'Ape C Piaggio del 1956, mentre la motorizzazione era affidata a motori a due tempi rumorosi e terribilmente inquinanti. I modelli più recenti hanno motori quattro tempi alimentati a metano, GPL o gasolio.
Nel 2007 la stessa Piaggio ha riproposto una edizione limitata dell'Ape Calessino con motore diesel, regalandone due anche al Papa, bianchi e con lo stemma del Vaticano.
Oggi una compagnia olandese propone sul mercato europeo una serie di tuk tuk elettrici, da utilizzare come veicoli di trasporto merci o taxi per brevi percorsi urbani. L'autonomia è di 70-80 Km e il prezzo è elevato: dagli 11.000 ai 15.000 Euro a seconda delle versioni. I tuk tuk olandesi sono conformi alle norme di sicurezza dell'Unione Europea.
Nel 2007 la stessa Piaggio ha riproposto una edizione limitata dell'Ape Calessino con motore diesel, regalandone due anche al Papa, bianchi e con lo stemma del Vaticano.
Oggi una compagnia olandese propone sul mercato europeo una serie di tuk tuk elettrici, da utilizzare come veicoli di trasporto merci o taxi per brevi percorsi urbani. L'autonomia è di 70-80 Km e il prezzo è elevato: dagli 11.000 ai 15.000 Euro a seconda delle versioni. I tuk tuk olandesi sono conformi alle norme di sicurezza dell'Unione Europea.
domenica 27 febbraio 2011
Fuggita anche la badante
Oggi un volo proveniente da Tripoli è atterrato all'aeroporto di Kiev, in Ucraina. A bordo 68 stranieri e 122 Ucraini, tra i quali Galyna Kolotnytska (38) da nove anni l'infermiera prediletta di Muammar Gheddafi. Naturalmente un quotidiano pettegolo come il Sun ci ricama sopra.
Tutti quei ragazzi nelle strade
Una mappa interattiva pubblicata dall'Economist riassume i dati pricipali di tutti i paesi della Lega Araba. I numeri demografici sono impressionanti: il Egitto la popolazione sotto i 25 anni è il 52.3%, in Libia il 47.4%.
Secondo i dati ONU in Italia gli under 25 sono il 24%, meno di un quarto degli abitanti.
Secondo i dati ONU in Italia gli under 25 sono il 24%, meno di un quarto degli abitanti.
La dura settimana di Frattini-Zerbini
Lunedi scorso, quando la rivolta era chiaramente innarrestabile e molti governi occidentali avevano già condannato la feroce repressione di Tripoli, il ministro degli esteri Frattini-Zerbini dichiarava serafico che l'Unione Europea non doveva "interferire nei processi di transizione in corso nel mondo arabo cercando di esportare il proprio modello di democrazia".
Ieri sono arrivate prima le sanzioni americane volute da Obama, poi la risoluzione unanime del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (testo completo ufficiale).
Così oggi anche Frattini-Zerbini non ha potuto non adeguarsi e con tono grave finalmente lo ha detto: Gheddafi se ne deve andare. Sembrava quasi un ministro degli esteri.
Ieri sono arrivate prima le sanzioni americane volute da Obama, poi la risoluzione unanime del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (testo completo ufficiale).
Così oggi anche Frattini-Zerbini non ha potuto non adeguarsi e con tono grave finalmente lo ha detto: Gheddafi se ne deve andare. Sembrava quasi un ministro degli esteri.
sabato 26 febbraio 2011
Per una camera e un WC in più
Secondo una indagine di Eurostat pubblicata il 23 febbraio in Europa una persona su sei vive in case troppo affollate. Il parametro di base è che in ogni abitazione dovrebe esserci una stanza comune per la famiglia, una per ogni coppia adulta, una per ogni persona sopra i 12 anni, con l'eccezione dei figli dello stesso sesso trai 12 e 17 anni. Sotto i 12 anni si contano due bambini a camera, senza distinzioni.
Nel 18% dei casi questi requisiti non ci sono.
C'è anche un 4% di Europei che non ha un WC con acqua corrente e un 3% senza doccia o vasca da bagno.
Il 42% degli Europei vive in appartamento, il 34% in case isolate e il 23% in case a schiera o con più unità. Gli appartamenti sono predominanti in Lettonia (66%), Estonia e Spagna (65%), Lituania (58%), Grecia (56%), Cekia, Germania e Italia (53%). Le case singole prevalgono in Slovenia (69%), Ungheria (68%), Romania (61%), Danimarca (58%) e Svezia (51%). Le case a schiera in Olanda e Gran Bretagna (61%) e Irlanda (58%).
Quanto all'affollamento, la migliore è sorprendentemente Cipro (1%) seguita da Olanda (2%) e Spagna (3%). La densità maggiore è in Lettonia (58%), Romania e Ungheria (55%), Polonia e Lituania (49%). In Italia il dato è del 23.3%.
Sul fronte sanitario il deficit dei paesi dell'est è enorme, con la punta della Romania dove il 42.5% delle abitazioni non ha un WC con lo scarico e il 41.2% è privo di bagno o doccia (in Italia rispettivamente 0.2 e 0.4%).
Nel 18% dei casi questi requisiti non ci sono.
C'è anche un 4% di Europei che non ha un WC con acqua corrente e un 3% senza doccia o vasca da bagno.
Il 42% degli Europei vive in appartamento, il 34% in case isolate e il 23% in case a schiera o con più unità. Gli appartamenti sono predominanti in Lettonia (66%), Estonia e Spagna (65%), Lituania (58%), Grecia (56%), Cekia, Germania e Italia (53%). Le case singole prevalgono in Slovenia (69%), Ungheria (68%), Romania (61%), Danimarca (58%) e Svezia (51%). Le case a schiera in Olanda e Gran Bretagna (61%) e Irlanda (58%).
Quanto all'affollamento, la migliore è sorprendentemente Cipro (1%) seguita da Olanda (2%) e Spagna (3%). La densità maggiore è in Lettonia (58%), Romania e Ungheria (55%), Polonia e Lituania (49%). In Italia il dato è del 23.3%.
Sul fronte sanitario il deficit dei paesi dell'est è enorme, con la punta della Romania dove il 42.5% delle abitazioni non ha un WC con lo scarico e il 41.2% è privo di bagno o doccia (in Italia rispettivamente 0.2 e 0.4%).
Prestigio internazionale
Questo cartoon è stato pubblicato ieri da Zapiro, vignettista del quotidiano sudafricano Mail & Guardian. Tra gli interpreti, oltre al presidente sudafricano Zuma e all'inevitabile Gheddafi, c'è anche il nostro Berlù. Controllare la seconda vignetta, cliccare per ingrandire.
venerdì 25 febbraio 2011
Elaborare il lutto/2
Ieri la notizia è uscita sui grandi quotidiani, Sostenibilitalia la aveva riportata tre giorni fa: lo spot commissionato dal Forum Nucleare e programmato in prima serata sulle TV nazionali è ingannevole. La campagna era costata ben sei milioni di euro, pagati dalle multinazionali dell'atomo.
Oggi la notizia della bocciatura arriva anche su Il Giornale di famiglia che se ne occupa con un insulso commento qualunquista di Franco Battaglia e l'immancabile intervista con C. Testa, che sul ritorno del nucleare in Italia ci ha messo la faccia (e anche le coordinate bancarie).
Testa si trova a commentare la seconda cattiva notizia dopo la bocciatura il 2 febbraio da parte della Consulta del decreto governativo che eliminava il parere delle regioni sulla localizzazione delle centrali nucleari. Cercando di elaborare il lutto allora C. Testa intervistato da Il Foglio disse "La Corte Costituzionale ha deciso che nella localizzazione di futuri impianti nucleari sarà necessario, seppur non vincolante, il parere delle regioni. Molto bene. Si apre la strada per una positiva competizione fra le diverse regioni". La corsa delle regioni per accaparrarsi le centrali atomiche è una bella immagine. In realtà solo una regione, il Piemonte del leghista Cota, ha dichiarato la volontà politica di ospitare gli impianti atomici.
Oggi in merito allo spot bocciato C. Testa dichiara a Il Giornale che l'obbligo di correggere il messaggio e di chiarire che chi paga è a favore del nucleare è un "rafforzamento del messaggio" e che chi ha fatto ricorso in realtà ha perso perché "la pezza è peggio del buco, per loro"
Sul sito del Forum Nucleare la notizia che da domani lo spot corretto sara visibile. Solo lì, perché la campagna da sei milioni nella TV commerciale è terminata e la rettifica non è obbligatoria.
Oggi la notizia della bocciatura arriva anche su Il Giornale di famiglia che se ne occupa con un insulso commento qualunquista di Franco Battaglia e l'immancabile intervista con C. Testa, che sul ritorno del nucleare in Italia ci ha messo la faccia (e anche le coordinate bancarie).
Testa si trova a commentare la seconda cattiva notizia dopo la bocciatura il 2 febbraio da parte della Consulta del decreto governativo che eliminava il parere delle regioni sulla localizzazione delle centrali nucleari. Cercando di elaborare il lutto allora C. Testa intervistato da Il Foglio disse "La Corte Costituzionale ha deciso che nella localizzazione di futuri impianti nucleari sarà necessario, seppur non vincolante, il parere delle regioni. Molto bene. Si apre la strada per una positiva competizione fra le diverse regioni". La corsa delle regioni per accaparrarsi le centrali atomiche è una bella immagine. In realtà solo una regione, il Piemonte del leghista Cota, ha dichiarato la volontà politica di ospitare gli impianti atomici.
Oggi in merito allo spot bocciato C. Testa dichiara a Il Giornale che l'obbligo di correggere il messaggio e di chiarire che chi paga è a favore del nucleare è un "rafforzamento del messaggio" e che chi ha fatto ricorso in realtà ha perso perché "la pezza è peggio del buco, per loro"
Sul sito del Forum Nucleare la notizia che da domani lo spot corretto sara visibile. Solo lì, perché la campagna da sei milioni nella TV commerciale è terminata e la rettifica non è obbligatoria.
giovedì 24 febbraio 2011
Due amici e lo stesso metodo
Oggi Gheddafi si è fatto sentire di nuovo utilizzando lo stesso metodo caro a Berlù: una telefonata alla televisione di stato. Cliccando qui sopra c'è la versione integrale, 21 minuti di delirio in cui si parla di "pillole" che sarebbero state assunte dai giovani rivoluzionari.
Molti si chiedono che pillole assuma Gheddafi, e anche da dove abbia telefonato.
Dopo Frattini, ecco Dini-Zerbini
Feb17.info
Video, notizie, una mappa in progress e altre informazioni dal fronte della rivolta in Libia su questo blog.
Il Kosovo ha un nuovo presidente
Due giorni fa a Pristina il parlamento del Kosovo (foto) ha eletto Behgjet Pacolli (60) presidente della repubblica. Pacolli è stato eletto al terzo turno con 62 voti su 120, non avendo raggiunto la maggioranza dei due terzi richiesta nei primi due turni. Behgjet Pacolli, che ha anche la cittadinanza svizzera, è considerato l'uomo più ricco del Kosovo. La sua fortuna, valutata attorno al miliardo di franchi svizzeri, deriva principalmente dall'attività del gruppo Mabetex. In Svizzera anni fa era stato indagato per riciclaggio e corruzione, fino ad essere prosciolto dalle accuse nel 2002.
Pacolli si è dato alla politica dopo la proclamazione unilaterale di indipendenza del Kosovo dalla Serbia, ed è il leader del partito Alleanza per il Nuovo Kosovo. In Italia è stato al centro delle cronache rosa nel 1999 per il suo matrimonio con Anna Oxa, dalla quale si è separato poco più di due anni dopo.
L'elezione di Pacolli è frutto di un accordo con il primo ministro Hashim Thaci sviluppato dopo le elezioni politiche del dicembre scorso, dove il PDK di Thaci con il 32% dei voti aveva ottenuto la maggioranza relativa. L'alleanza con Pacolli e altri partiti minori ha garantito a Thaci un secondo mandato da premier con 65 voti, ma le opposizioni non hanno partecipato al voto.
La maggioranza albanese in Kosovo non gradisce le strette relazioni tra Pacolli e la Russia, che sostiene la Serbia nel rifiutare l'indipendenza kosovara (tra le realizzazioni della Mabetex c'è anche la ristrutturazione del parlamento di Mosca). Nel nuovo governo Thaci per la prima volta un posto da vice primo ministro è stato riservato alla minoranza serba.
L'indipendenza del Kosovo è stata riconosciuta da molti paesi, tra i quali gli Stati Uniti e due terzi delle nazioni europee. Altri mostrano resistenze come la Spagna, che non vuole alimentare spinte indipendentiste a casa propria. Tra le promesse fatte da Pacolli in campagna elettorale c'era anche l'ingresso del Kosovo alle Nazioni Unite entro il 2011.
Pacolli si è dato alla politica dopo la proclamazione unilaterale di indipendenza del Kosovo dalla Serbia, ed è il leader del partito Alleanza per il Nuovo Kosovo. In Italia è stato al centro delle cronache rosa nel 1999 per il suo matrimonio con Anna Oxa, dalla quale si è separato poco più di due anni dopo.
L'elezione di Pacolli è frutto di un accordo con il primo ministro Hashim Thaci sviluppato dopo le elezioni politiche del dicembre scorso, dove il PDK di Thaci con il 32% dei voti aveva ottenuto la maggioranza relativa. L'alleanza con Pacolli e altri partiti minori ha garantito a Thaci un secondo mandato da premier con 65 voti, ma le opposizioni non hanno partecipato al voto.
La maggioranza albanese in Kosovo non gradisce le strette relazioni tra Pacolli e la Russia, che sostiene la Serbia nel rifiutare l'indipendenza kosovara (tra le realizzazioni della Mabetex c'è anche la ristrutturazione del parlamento di Mosca). Nel nuovo governo Thaci per la prima volta un posto da vice primo ministro è stato riservato alla minoranza serba.
L'indipendenza del Kosovo è stata riconosciuta da molti paesi, tra i quali gli Stati Uniti e due terzi delle nazioni europee. Altri mostrano resistenze come la Spagna, che non vuole alimentare spinte indipendentiste a casa propria. Tra le promesse fatte da Pacolli in campagna elettorale c'era anche l'ingresso del Kosovo alle Nazioni Unite entro il 2011.
mercoledì 23 febbraio 2011
Qualcuno la mostri alla Farnesina
Una delle fonti più ricche di informazioni su quanto sta accadendo in Libia è Iyad El-Baghdadi che pubblica su twitter in continuazione. Pochi minuti fa ha diffuso questa mappa (cliccare per ingrandire) che mostra lo stato delle cose, con l'indicazione delle zone dove la "Rivoluzione del 17 Febbraio" ha preso il sopravvento e quelle dove il regime cerca di resistere, ridotte ormai a Tripoli, Sirte e Saba. Proprio da Sabah sembra che partano i gruppi di mercenari reclutati in Niger e in Chad che terrorizzano la capitale.
Nel frattempo l'ineffabile ministro degli esteri Frattini-Zerbini sembra essersi finalmente reso conto che qualcosa sta accadendo e si è lanciato nella prima vera dichiarazione di condanna. Ma il timore maggiore del governo della destra resta il rischio di una ondata di immigrati sulle nostre coste meridionali. Berlù ammonisce anche sui pericoli del dopo, immemore delle nefandezze del prima.Gli altri leader europei sono già molto più avanti. Sarkozy ha chiesto l'immediata applicazione di sanzioni alla Libia mentre il primo ministro inglese Cameron invoca una risoluzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Intanto secondo fonti libanesi un aereo privato libico con a bordo la moglie di Hannibal Gheddafi e altri della corte sarebbe stato respinto ieri notte all'aeroporto Rafik Hariri di Beirut di fronte al rifiuto di dichiarare i nomi dei passeggeri.
Nel frattempo l'ineffabile ministro degli esteri Frattini-Zerbini sembra essersi finalmente reso conto che qualcosa sta accadendo e si è lanciato nella prima vera dichiarazione di condanna. Ma il timore maggiore del governo della destra resta il rischio di una ondata di immigrati sulle nostre coste meridionali. Berlù ammonisce anche sui pericoli del dopo, immemore delle nefandezze del prima.Gli altri leader europei sono già molto più avanti. Sarkozy ha chiesto l'immediata applicazione di sanzioni alla Libia mentre il primo ministro inglese Cameron invoca una risoluzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Intanto secondo fonti libanesi un aereo privato libico con a bordo la moglie di Hannibal Gheddafi e altri della corte sarebbe stato respinto ieri notte all'aeroporto Rafik Hariri di Beirut di fronte al rifiuto di dichiarare i nomi dei passeggeri.
Il nuovo sindaco di Chicago
Ieri Rahm Emanuel (51) è stato eletto nuovo sindaco di Chicago, sbaragliando gli avversari al primo turno con un 55% di consensi che ha permesso di evitare il ballottaggio previsto ad aprile e che tutti davano per scontato. Emanuel è il primo sindaco ebreo di Chicago.1
Per la prima volta dal 1947 alle elezioni municipali di Chicago il sindaco uscente non era tra i candidati Il sindaco Richard M. Daley infatti aveva deciso di non presentarsi dopo sei mandati alla guida della Windy City. Daley era stato eletto per la prima volta nel 1989. Nell'ultima conferma del 2007 Daley aveva vinto a mani basse con oltre il 70% dei voti.
Emanuel si era dimesso lo scorso 1 ottobre da capo di gabinetto di Barack Obama per scendere in campo a Chicago. Ha avuto la meglio in 40 dei 50 distretti elettorali, superando il 70% nei popolosi quartieri lungo le sponde del lago Michigan. Gli altri dieci distretti sono andati al secondo classificato, l'hispanoamericano Geri Chico, che era stato capo di gabinetto nello staff del sindaco uscente Daley. Chco in totale non è andato oltre il 24% dei voti. Gli altri 4 candidati sono rimasti sotto il 10%. L'affluenza alle urne è stata solo del 41%, dieci punti in meno di quanto prevedevano i sondaggi.
"Come cittadino di Chicago e amico non potrei essere più orgoglioso, Rahm sarà un sindaco straordinario per tutta la gente di Chicago" ha commentato Obama.
Da parte sua Emanuel ha detto: "Non abbiamo vinto niente fino a quando un ragazzino potrà andare a scuola preoccupato per i suoi studi e non per la propria sicurezza. Fino a quando il genitore di quel ragazzino potrà pensare al suo lavoro e non a dove andare a cercare un lavoro. Da oggi ci muoveremo nell'unica direzione possibile. Insieme, come una città, con un futuro da condividere."
Per la prima volta dal 1947 alle elezioni municipali di Chicago il sindaco uscente non era tra i candidati Il sindaco Richard M. Daley infatti aveva deciso di non presentarsi dopo sei mandati alla guida della Windy City. Daley era stato eletto per la prima volta nel 1989. Nell'ultima conferma del 2007 Daley aveva vinto a mani basse con oltre il 70% dei voti.
Emanuel si era dimesso lo scorso 1 ottobre da capo di gabinetto di Barack Obama per scendere in campo a Chicago. Ha avuto la meglio in 40 dei 50 distretti elettorali, superando il 70% nei popolosi quartieri lungo le sponde del lago Michigan. Gli altri dieci distretti sono andati al secondo classificato, l'hispanoamericano Geri Chico, che era stato capo di gabinetto nello staff del sindaco uscente Daley. Chco in totale non è andato oltre il 24% dei voti. Gli altri 4 candidati sono rimasti sotto il 10%. L'affluenza alle urne è stata solo del 41%, dieci punti in meno di quanto prevedevano i sondaggi.
"Come cittadino di Chicago e amico non potrei essere più orgoglioso, Rahm sarà un sindaco straordinario per tutta la gente di Chicago" ha commentato Obama.
Da parte sua Emanuel ha detto: "Non abbiamo vinto niente fino a quando un ragazzino potrà andare a scuola preoccupato per i suoi studi e non per la propria sicurezza. Fino a quando il genitore di quel ragazzino potrà pensare al suo lavoro e non a dove andare a cercare un lavoro. Da oggi ci muoveremo nell'unica direzione possibile. Insieme, come una città, con un futuro da condividere."
Gheddafi e la Juve
Oltre a possedere il 7.4% di Unicredit la Libia è il secondo azionista della Juventus Football Club SpA con il 7.5% del capitale, pari a circa 12.8 milioni di Euro. La partecipazione azionaria fa capo direttamente alla Libyan Arab Foreign Investment Company SA (LAFICO).
Nel CdA della Juve LAFICO è rappresentata da Khaled Fareg Zentuti. La prossima riunione del Consiglio di Amministrazione juventino è fissata lunedì prossimo 28 febbraio per l'approvazione della Relazione Finanziaria Semestrale al 31 dicembre 2010.Secondo fonti juventine citate da Bloomberg Khaled Zenzuti non ha ancora confermato la presenza.
Nel CdA della Juve LAFICO è rappresentata da Khaled Fareg Zentuti. La prossima riunione del Consiglio di Amministrazione juventino è fissata lunedì prossimo 28 febbraio per l'approvazione della Relazione Finanziaria Semestrale al 31 dicembre 2010.Secondo fonti juventine citate da Bloomberg Khaled Zenzuti non ha ancora confermato la presenza.
martedì 22 febbraio 2011
Bocciato lo stop filoatomico: ingannevole
Lo spot milionario realizzato da Saatchi & Saatchi per il Forum Nucleare (presieduto da C. Testa e finanziato dalle multinazionali dell'energia atomica) è stato giudicato ingannevole dal Giurì dell'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria. La sentenza è del 18 febbraio ma quasi nessuno ne ha dato notizia. Lo spot è stato trasmesso in prima serata durante le festività natalizie in tutte le televisioni nazionali. Chi dirà ai milioni di Italiani che lo hanno visto che era un messaggio ingannevole?
Due chiacchiere tra vecchi amici
ROMA (Reuters) - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi oggi pomeriggio ha avuto una conversazione telefonica con il leader libico Muammar Gheddafi.
Lo riferisce una breve nota di palazzo Chigi, che non fornisce i dettagli della telefonata.
Oggi Gheddafi ha tenuto un discorso tv in cui ha promesso di morire da martire in Libia, definendo "ratti e mercenari che non rappresentano il popolo libico" i manifestanti che chiedono le sue dimissioni e sostenendo che questi vogliono trasformare la Libia in stato islamico, "un nuovo Afghanistan".
Lo riferisce una breve nota di palazzo Chigi, che non fornisce i dettagli della telefonata.
Oggi Gheddafi ha tenuto un discorso tv in cui ha promesso di morire da martire in Libia, definendo "ratti e mercenari che non rappresentano il popolo libico" i manifestanti che chiedono le sue dimissioni e sostenendo che questi vogliono trasformare la Libia in stato islamico, "un nuovo Afghanistan".
Scenografia del penultimo atto
Ecco il fondale del discorso pronunciato stasera da Gheddafi. In primo piano una scultura raffigurante un pugno che stringe un caccia da combattimento americano. Dietro, sul soppalco di una struttura edilizia piuttosto malmessa, forse con segni di colpi di arma da fuoco, la scritta luminosa "Allahu Akbar" (Dio è il più grande).
fonte dell'immagine: Al Jazeera Lybia liveblog
fonte dell'immagine: Al Jazeera Lybia liveblog
Faccia tosta
Il ministro degli esteri del Bahrain Khalid Alkhalifa è su twitter e ieri ha usato il social network per commentare la rivoluzione in Libia. "Quanto sta accadendo in Libia non ha senso, spietata brutalità nei confronti di persone innocenti...che Dio li aiuti" ha scritto nel suo tweet.
La scorsa settimana in Bahrain la polizia ha ucciso almeno otto manifestanti disarmati.
La scorsa settimana in Bahrain la polizia ha ucciso almeno otto manifestanti disarmati.
lunedì 21 febbraio 2011
Alla fine il governo dice qualcosa
A Tripoli gli aerei del regime bombardano i manifestanti. Del resto Frattini-Zerbini aveva definito il regime di Gheddafi un modello di dialogo con le popolazioni. A questo punto anche i migliori amici del dittatore capiscono che conviene prendere le distanze. Ecco le dichiarazioni, peraltro molto deboli, del nostro presidente del consiglio e del nostro ministro degli esteri, finalmente in grado di esprimersi.
(ANSA) – ROMA, 21 FEB – Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ‘segue con estrema attenzione e preoccupazione l’evolversi della situazione in Libia e si tiene in stretto contatto con tutti i principali partner nazionali e internazionali per fronteggiare qualsiasi emergenza’.E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi. Berlusconi ‘è allarmato per l’aggravarsi degli scontri e per l’uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile’.
(ANSA) - BRUXELLES, 21 FEB - L'Italia, con l'Ue, condanna violenza e repressione in Libia 'senza se e senza ma', ha detto il ministro degli Esteri Frattini. 'Ma la sorte di Gheddafi non sarà decisa né dall'Italia né dall'Europa. C'è pieno rispetto da parte italiana ed europea per la ownership libica.
La posizione italiana su Tripoli non era isolata: c'è stata una posizione aperta. Perciò: o l'Italia era isolata ed è stata così forte da avere imposto a tutti la propria linea, oppure non era isolata'.
(ANSA) – ROMA, 21 FEB – Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ‘segue con estrema attenzione e preoccupazione l’evolversi della situazione in Libia e si tiene in stretto contatto con tutti i principali partner nazionali e internazionali per fronteggiare qualsiasi emergenza’.E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi. Berlusconi ‘è allarmato per l’aggravarsi degli scontri e per l’uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile’.
(ANSA) - BRUXELLES, 21 FEB - L'Italia, con l'Ue, condanna violenza e repressione in Libia 'senza se e senza ma', ha detto il ministro degli Esteri Frattini. 'Ma la sorte di Gheddafi non sarà decisa né dall'Italia né dall'Europa. C'è pieno rispetto da parte italiana ed europea per la ownership libica.
La posizione italiana su Tripoli non era isolata: c'è stata una posizione aperta. Perciò: o l'Italia era isolata ed è stata così forte da avere imposto a tutti la propria linea, oppure non era isolata'.
Cosa sta succedendo davvero in Libia?
Gli organi di informazione tradizionali fanno molta fatica a raccontare la crisi libica. Anche Al Jazeera, tradizionalmente la migliore fonte di notizie per il mondo arabo, non riesce a penetrare completamente nella fitta cortina elevata dal regime di Gheddafi e si affida a quanto circola su Twitter e YouTube. Ma almeno lo rilancia.
Sul liveblog dell'emittente del Qatar ho scoperto che le tribù che dominano la zona meridionale del Sahara libico si sarebbero unite alla rivolta. I Touareg, che in Libia sono mezzo milione, avrebbero accettato la "chiamata alle armi" della tribù Warfala, che conta oltre un milione di abitanti nel paese. Lo ha scritto su Twitter http://twitter.com/SultanAlQassemi.
Akram Al-Warfalli, uno dei leader Warfala, avrebbe dichiarato che Gheddafi "non è più un fratello" e deve lasciare il paese. Il ruolo delle tribù del deserto non è da sottovalutare, anche se il loro sollevamento non colpisce i media occidentali come i disordini a Tripoli e in Cirenaica. L'adesione delle tribù alla rivolta potrebbe avere conseguenze cruciali per la stabilità economica del paese. Il capo della tribu Al-Zuwayya del deserto orientale Shaikh Faraj al Zuway avrebbe minacciato di interrompere le esportazioni di greggio se le autorità non porranno fine a quella che ha definito "l'oppressione della protesta".
Sul liveblog dell'emittente del Qatar ho scoperto che le tribù che dominano la zona meridionale del Sahara libico si sarebbero unite alla rivolta. I Touareg, che in Libia sono mezzo milione, avrebbero accettato la "chiamata alle armi" della tribù Warfala, che conta oltre un milione di abitanti nel paese. Lo ha scritto su Twitter http://twitter.com/SultanAlQassemi.
Akram Al-Warfalli, uno dei leader Warfala, avrebbe dichiarato che Gheddafi "non è più un fratello" e deve lasciare il paese. Il ruolo delle tribù del deserto non è da sottovalutare, anche se il loro sollevamento non colpisce i media occidentali come i disordini a Tripoli e in Cirenaica. L'adesione delle tribù alla rivolta potrebbe avere conseguenze cruciali per la stabilità economica del paese. Il capo della tribu Al-Zuwayya del deserto orientale Shaikh Faraj al Zuway avrebbe minacciato di interrompere le esportazioni di greggio se le autorità non porranno fine a quella che ha definito "l'oppressione della protesta".
Meglio se restava zitto
Il ministro degli esteri Frattini-Zerbini, dopo giorni di imbarazzante silenzio sulla crisi libica, ha concesso stamattina alcune brevi dichiarazioni all'ingresso del Consiglio Affari Esteri di Bruxelles. Peccato che le dichiarazioni siano più imbarazzanti del silenzio. E comunque nessun accenno di condanna nei confronti della durissima repressione del regime di Tripoli.
(ANSA) BRUXELLES, 21 FEB - In Libia 'il processo di riconciliazione nazionale deve partire in modo pacifico arrivando poi ad una Costituzione libica: sarebbe un obiettivo fondamentale'. Lo ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini, esprimendo anche grande preoccupazione 'per il fatto che si stanno affermando ipotesi come quelle di emirati islamici nell'est della Libia'. Frattini ha sottolineato la necessita' che l'Europa non interferisca nei processi di transizione in atto nei paesi del nord Africa.
(ANSA) BRUXELLES, 21 FEB - In Libia 'il processo di riconciliazione nazionale deve partire in modo pacifico arrivando poi ad una Costituzione libica: sarebbe un obiettivo fondamentale'. Lo ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini, esprimendo anche grande preoccupazione 'per il fatto che si stanno affermando ipotesi come quelle di emirati islamici nell'est della Libia'. Frattini ha sottolineato la necessita' che l'Europa non interferisca nei processi di transizione in atto nei paesi del nord Africa.
Libia in fiamme, Italia in silenzio
La situazione in Libia è assolutamente fuori controllo, anche se il nostro governo non sembra interessato. Le uniche fonti ufficiali italiane che si degnano di commentare sembrano solo preoccupate per l'eventuale esodo dei Libici verso l'Italia. La Farnesina tace in modo vergognoso. Frattini-Zerbini è un ectoplasma.
Chi ha familiarità con l'inglese segua il sito di Al Jazeera dove si vede anche il canale TV in videostream e c'è un liveblog molto interessante.
Chi ha familiarità con l'inglese segua il sito di Al Jazeera dove si vede anche il canale TV in videostream e c'è un liveblog molto interessante.
domenica 20 febbraio 2011
A New York non si fumerà più
Il 2 febbraio il consiglio comunale di New York City ha approvato (36 voti a favore, 12 contrari) il divieto di fumare in tutte le aree pubbliche della municipalità. Il divieto riguarda le piazze come Times Square o Union Square ma anche i 1700 parchi municipali, compresi i 3.4 Kmq di Central Park, e i 20 Km di spiaggie. Si potrà fumare ancora sui marciapiedi pubblici e attraversando la strada, finita lì. La multa per i trasgressori è stata fissata in 50 dollari. Il sindaco Bloomberg ha 20 giorni di tempo per ratificare l'ordinanza, ed ecco perché ne scrivo oggi. Anche se Bloomberg ha già dichiarato che firmerà il provvedimento. L'ordinanza diventerà efficace 90 giorni dopo la firma del sindaco, quindi il 22 maggio prossimo.
"Stiamo trasformandoci in una società totalitaria" ha dichiarato all'approvazione del provvedimento il consigliere Robert Jackson, che si qualifica come "maratoneta e non fumatore". I commenti al bando totale del fumo negli spazi pubblici all'aperto sono contrastanti.
Uno studio del 2009 ha dimostrato che il 56.7% dei non fumatori di New York ha nel sangue livelli elevati di metaboliti della nicotina, contro un tasso nazionale del 45%. Secondo l'ufficio di igiene comunale ad un metro di distanza l'esposizione al fumo passivo è la stessa in ambienti chiusi e all'aperto. New York segue altre città americane che hanno già adottato provvedimenti simili, come Los Angeles. Ma nessuna ha spazi pubblici delle dimensioni di Central Park.
Il rispetto dell'ordinanza non sarà garantito dal controllo della polizia municipale, che secondo il sindaco "ha già molto da fare". Piuttosto Bloomberg confida nella vigilanza degli stessi cittadini, che in larga maggioranza approvano la decisione.
"Stiamo trasformandoci in una società totalitaria" ha dichiarato all'approvazione del provvedimento il consigliere Robert Jackson, che si qualifica come "maratoneta e non fumatore". I commenti al bando totale del fumo negli spazi pubblici all'aperto sono contrastanti.
Uno studio del 2009 ha dimostrato che il 56.7% dei non fumatori di New York ha nel sangue livelli elevati di metaboliti della nicotina, contro un tasso nazionale del 45%. Secondo l'ufficio di igiene comunale ad un metro di distanza l'esposizione al fumo passivo è la stessa in ambienti chiusi e all'aperto. New York segue altre città americane che hanno già adottato provvedimenti simili, come Los Angeles. Ma nessuna ha spazi pubblici delle dimensioni di Central Park.
Il rispetto dell'ordinanza non sarà garantito dal controllo della polizia municipale, che secondo il sindaco "ha già molto da fare". Piuttosto Bloomberg confida nella vigilanza degli stessi cittadini, che in larga maggioranza approvano la decisione.
Frattini = Zerbini
Cosa ha da dire il ministero degli esteri italiano sulla ferocissima repressione che sta provocando un bagno di sangue in Libia? Niente. «Per quanto riguarda la Libia abbiamo ricevuto l’ordine di tenere un “silenzio stampa” fino a lunedì...» sembra abbia confidato un funzionario della Farnesina.
L'imbarazzante silenzio di Frattini non ha eguali negli altri paesi europei. Eppure lo scorso settembre il ministro non aveva esitato a lanciarsi in dichiarazioni entusiaste come "Gheddafi ci apre le porte di tutta l'Africa". L'8 gennaio a Che tempo che fa aveva detto che "Se la Libia non avesse una politica antiterrorismo di controllo forte come quella che ha, nell'area di Bengasi le cellule del terrorismo sarebbero tremendamente vicine a casa nostra" (secondo le ultime notizie a Bengasi nelle manifestazioni di ieri ci sarebbero stati almeno 250 morti).
Frattini adora il colonnello. Il 17 gennaio in una intervista al Corriere della Sera aveva definito Gheddafi "un modello di dialogo con le popolazioni di un Paese arabo". Nella stessa intervista il ministro Frattini-Zerbini indicava il dittatore libico come un innovatore della governance democratica: «Faccio l' esempio di Gheddafi. Ha realizzato una riforma che chiama dei "Congressi provinciali del popolo": distretto per distretto si riuniscono assemblee di tribù e potentati locali, discutono e avanzano richieste al governo e al leader. Cercando una via tra un sistema parlamentare, che non è quello che abbiamo in testa noi, e uno in cui lo sfogatoio della base popolare non esisteva, come in Tunisia. Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta. Per me sono segnali positivi».
Ma infatti.
L'imbarazzante silenzio di Frattini non ha eguali negli altri paesi europei. Eppure lo scorso settembre il ministro non aveva esitato a lanciarsi in dichiarazioni entusiaste come "Gheddafi ci apre le porte di tutta l'Africa". L'8 gennaio a Che tempo che fa aveva detto che "Se la Libia non avesse una politica antiterrorismo di controllo forte come quella che ha, nell'area di Bengasi le cellule del terrorismo sarebbero tremendamente vicine a casa nostra" (secondo le ultime notizie a Bengasi nelle manifestazioni di ieri ci sarebbero stati almeno 250 morti).
Frattini adora il colonnello. Il 17 gennaio in una intervista al Corriere della Sera aveva definito Gheddafi "un modello di dialogo con le popolazioni di un Paese arabo". Nella stessa intervista il ministro Frattini-Zerbini indicava il dittatore libico come un innovatore della governance democratica: «Faccio l' esempio di Gheddafi. Ha realizzato una riforma che chiama dei "Congressi provinciali del popolo": distretto per distretto si riuniscono assemblee di tribù e potentati locali, discutono e avanzano richieste al governo e al leader. Cercando una via tra un sistema parlamentare, che non è quello che abbiamo in testa noi, e uno in cui lo sfogatoio della base popolare non esisteva, come in Tunisia. Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta. Per me sono segnali positivi».
Ma infatti.
sabato 19 febbraio 2011
La Spagna e i turisti pensionati
Mercoledì scorso l'Europa ha citato la Spagna davanti alla corte europea per il rifiuto a fornire assistenza sanitaria ai pensionati esteri che hanno una residenza temporanea nel paese. La Spagna, come il Portogallo, Cipro e in misura più marginale l'Italia, rappresenta una meta frequente per i pensionati inglesi. In particolare la Costa del Sol è in qualche modo la Florida d'Europa, con una notevole densità di anziani inglesi. Del resto i costi della vita sono più bassi che a casa, i voli low cost garantiscono collegamenti a poche sterline con la madrepatria e il clima è molto migliore dei grigiori britannici.
La legislazione europea garantisce assistenza medica gratuita a chiunque sia in possesso di una tessera sanitaria rilasciata da uno dei 27 stati membri. Ma la Spagna non la concede ai residenti temporanei.
La legislazione europea garantisce assistenza medica gratuita a chiunque sia in possesso di una tessera sanitaria rilasciata da uno dei 27 stati membri. Ma la Spagna non la concede ai residenti temporanei.
venerdì 18 febbraio 2011
L'8 settembre di Frattini
Quando Wikileaks pubblico il primo gruppo di documenti l'imbarazzante ministro degli esteri Frattini parlò di "11 settembre della diplomazia".
Oggi invece è l'8 settembre della politica estera italiana. Complimenti ministro.
Oggi invece è l'8 settembre della politica estera italiana. Complimenti ministro.
Croazia in Europa, quando?
Quando riuscirà la Croazia ad entrare in Europa? Secondo il relatore al Parlamento Europeo Hannes Swoboda nella migliore delle ipotesi il 1 gennaio 2013, altrimenti un anno dopo. Mercoledì il parlamento europeo ha approvato una risoluzione (548 sì, 43 no, 52 astensioni) congratulandosi con la Croazia per i "progressi sostanziali" ottenuti per conseguire le riforme necessarie per entrare in Europa. Ma restano ancora degli ostacoli importanti. Nel suo intervento alla sessione plenaria di Strasburgo il commissario all'allargamento Štefan Füle non ha sollevato il morale delle truppe croate, concludendo con l'augurio che "i cittadini croati siano chiamati ad eleggere i propri rappresentanti nelle prossime elezioni europee". Che si svolgeranno nel 2014.
Le apprensioni croate sono giustificate. Nel 2014 scatterà il nuovo ciclo dei fondi strutturali e Zagabria rischia di perdere un treno che vale 1500 miliardi di Euro. Ad oggi la Croazia ha chiuso 28 dei 35 protocolli negoziali necessari per l'ingresso nell'Unione Europea. I due protocolli più problematici restano il numero 8 (concorrenza) e il numero 23 (diritti giuridici e fondamentali). L'Europa non trova conforto nei sondaggi di Eurobarometer che indicano come la maggioranza dei Croati non crede che l'ingresso in Europa porterà dei benefici. Nel paese si dovrà indire un referendum popolare per ratificare l'adesione, mentre le prossime elezioni politiche sono alle porte (novembre 2011).
giovedì 17 febbraio 2011
Sempre in tema di sacchetti
L'inventore giapponese Akinori Ito ha presentato la sua ultima creazione: una macchina domestica che trasforma i sacchetti e gli altri scarti di plastica in petrolio. Il principio su cui si basa l'apparecchio è che, visto che la plastica è prodotta con il petrolio, un processo inverso dovrebbe essere in grado di riconvertirla nella materia prima.
Secondo il suo inventore la macchina trasforma 1Kg di plastica in un litro di petrolio impiegando solo un Kw di energia. Molte plastiche possono essere utilizzate, anche quelle rigide o i film, non solo il PET che si riesce a riciclare oggi. Persino il polistirene, o polistirolo (PS). Il processo è dimostrato anche con un video su YouTube (in giapponese, ma sottotitolato in inglese).
La notizia sta rimbalzando via web in tutto il pianeta. La macchina costa oggi attorno ai diecimila dollari, 7.350 Euro. Se fosse avviata una produzione di massa il prezzo potrebbe scendere molto. Il petrolio prodotto può essere utilizzato allo stato grezzo in generatori e caldaie, oppure raffinato in benzina.
Certo, il petrolio prodotto dai sacchetti o i suoi derivati sono destinati a produrre altre emissioni di Co2. Ma il petrolio necessario alla produzione della plastica viene riutilizzato, riducendo la domanda globale di combustibili fossili, e la plastica non finisce in discarica o dispersa nell'ambiente.
Secondo il suo inventore la macchina trasforma 1Kg di plastica in un litro di petrolio impiegando solo un Kw di energia. Molte plastiche possono essere utilizzate, anche quelle rigide o i film, non solo il PET che si riesce a riciclare oggi. Persino il polistirene, o polistirolo (PS). Il processo è dimostrato anche con un video su YouTube (in giapponese, ma sottotitolato in inglese).
La notizia sta rimbalzando via web in tutto il pianeta. La macchina costa oggi attorno ai diecimila dollari, 7.350 Euro. Se fosse avviata una produzione di massa il prezzo potrebbe scendere molto. Il petrolio prodotto può essere utilizzato allo stato grezzo in generatori e caldaie, oppure raffinato in benzina.
Certo, il petrolio prodotto dai sacchetti o i suoi derivati sono destinati a produrre altre emissioni di Co2. Ma il petrolio necessario alla produzione della plastica viene riutilizzato, riducendo la domanda globale di combustibili fossili, e la plastica non finisce in discarica o dispersa nell'ambiente.
Gli ossimori e le omissioni di Romani
Paolo Romani, fedelissimo di Berlù, è diventato ministro dello sviluppo economico dopo il lungo interim che aveva seguito le traumatiche dimissioni di Scajola.
Il suo ruolo sarebbe molto importante e particolarmente delicato: innovazione, concorrenza, liberalizzazioni, stimoli alla ripresa, energia, nucleare e molti altri temi che potrebbero indirizzare e modificare le prospettive economiche della stagnante economia italiana. Per ora non è che il ministro si sia fatto molto notare, così ieri Il Foglio gli ha dedicato una intervista-monologo in cui Romani propone la sua ricetta e infonde ottimismo.
L'Italia ha bisogno di una scossa soft, dice Romani. "Una scossa tranquilla" che in realtà è un ossimoro ma che secondo Romani, entrato in politica e in parlamento con Berlù nel 1994, rappresenta la ricetta giusta per un paese in cui ci si deve muovere "passo dopo passo".
Romani nomina anche la banda larga, gloriandosi di avere destinato 100 milioni alla sua diffusione. Ma non dice che il piano originale, lanciato un anno e mezzo fa quando era viceministro (giugno 2009), di milioni di Euro ne prevedeva 1.471, quindici volte tanto. E che anche i cento milioni superstiti rischiano di sparire, visto che almeno un terzo senbra già destinato alla rete TV digitale terrestre. E comunque per digitalizzare davvero l'Italia servirebbero 8 miliardi di Euro.
Non manca un accenno al mito nucleare. Romani, che nella vita precedente si è occupato principalmente di televisioni private, deve essere stato briffato, come direbbe Nicole Minetti, dai soliti noti del club atomico italiano: “La nostra bilancia energetica è in profondo rosso. Per accelerare, qui sì con una frustata netta, approveremo nel prossimo CdM la bozza di ‘correttivo’ al decreto legislativo sul nucleare”. Come noto non siamo affatto in rosso, possiamo largamente fare fronte alle nostre necessità energetiche presenti e future con la produzione delle nostre centrali attuali. Importiamo energia nucleare perchè la Francia nelle ore fuori picco la produce in surplus, non sa che farci e la svende. Le centrali atomiche infatti non si possono spegnere e accendere come fossero una caldaia, quindi si cerca di piazzare l'eccedente sul mercato anche sottocosto. In ogni caso i nostri consumi energetici sono in calo, e solo nel 2020 torneranno ai livelli di tre anni fa. Nel frattempo l'efficienza energetica migliora, mentre si diffondono le rinnovabili. Quindi di centrali atomiche non c'è bisogno oggi, ma soprattutto non ce ne sarà domani. Ma su questo il ministro esperto in TV private non è stato "briffato".
Il suo ruolo sarebbe molto importante e particolarmente delicato: innovazione, concorrenza, liberalizzazioni, stimoli alla ripresa, energia, nucleare e molti altri temi che potrebbero indirizzare e modificare le prospettive economiche della stagnante economia italiana. Per ora non è che il ministro si sia fatto molto notare, così ieri Il Foglio gli ha dedicato una intervista-monologo in cui Romani propone la sua ricetta e infonde ottimismo.
L'Italia ha bisogno di una scossa soft, dice Romani. "Una scossa tranquilla" che in realtà è un ossimoro ma che secondo Romani, entrato in politica e in parlamento con Berlù nel 1994, rappresenta la ricetta giusta per un paese in cui ci si deve muovere "passo dopo passo".
Romani nomina anche la banda larga, gloriandosi di avere destinato 100 milioni alla sua diffusione. Ma non dice che il piano originale, lanciato un anno e mezzo fa quando era viceministro (giugno 2009), di milioni di Euro ne prevedeva 1.471, quindici volte tanto. E che anche i cento milioni superstiti rischiano di sparire, visto che almeno un terzo senbra già destinato alla rete TV digitale terrestre. E comunque per digitalizzare davvero l'Italia servirebbero 8 miliardi di Euro.
Non manca un accenno al mito nucleare. Romani, che nella vita precedente si è occupato principalmente di televisioni private, deve essere stato briffato, come direbbe Nicole Minetti, dai soliti noti del club atomico italiano: “La nostra bilancia energetica è in profondo rosso. Per accelerare, qui sì con una frustata netta, approveremo nel prossimo CdM la bozza di ‘correttivo’ al decreto legislativo sul nucleare”. Come noto non siamo affatto in rosso, possiamo largamente fare fronte alle nostre necessità energetiche presenti e future con la produzione delle nostre centrali attuali. Importiamo energia nucleare perchè la Francia nelle ore fuori picco la produce in surplus, non sa che farci e la svende. Le centrali atomiche infatti non si possono spegnere e accendere come fossero una caldaia, quindi si cerca di piazzare l'eccedente sul mercato anche sottocosto. In ogni caso i nostri consumi energetici sono in calo, e solo nel 2020 torneranno ai livelli di tre anni fa. Nel frattempo l'efficienza energetica migliora, mentre si diffondono le rinnovabili. Quindi di centrali atomiche non c'è bisogno oggi, ma soprattutto non ce ne sarà domani. Ma su questo il ministro esperto in TV private non è stato "briffato".
mercoledì 16 febbraio 2011
Roberto Vecchioni in 12 canzoni
La critica canzonettara nazionale sembra unanime nel riconoscere Roberto Vecchioni come il migliore di Sanremo 2011. E allora il Post tenta una sintesi della carriera del cantautore milanese proponendo dodici canzoni come le sue migliori. Classificazioni sempre molto diffiicili. Particolarmente con Vecchioni che ha una carriera più che quarantennale (Luci a San Siro è del 1971, per dire). Senza contare che per tutti, anche per i critici, le canzoni restano legate ai momenti e ai ricordi personali e che una canzone mediocre legata ad un momento bellissimo può diventare anche lei bellissima.
Tutto sommato però l'elenco è in buona parte condivisibile. Avrei tolto L'ultimo spettacolo e messo il divertissement di Ricetta di donna, magari cercato un posto per Canzone per Laura, ma sceglierne 12 è dura.
La guerra dei sacchetti
L'applicazione del divieto di utilizzo di sacchetti di plastica da parte del Governo potrebbe essere stata troppo frettolosa. Del resto Sostenibilitalia aveva già riportato i dubbi dei produttori sulla solidità legale del provvedimento. Gli sviluppi sono raccontati da Eco dalle Città che riferisce del ricorso al TAR Lazio presentato da Unionplast, l'associazione industriale di categoria che si era già opposta a provvedimenti presi a livello comunale, come a Torino. Le motivazioni di Unionplast, che il 21 gennaio ha anche acquistato una pagina de Il Sole 24 Ore per difendere le aziende in crisi del settore, sono basate sulla direttiva europea 94/62 sugli imballaggi secondo la quale un contenitore deve soddisfare almeno uno di quattro requisiti: essere riutilizzabile, essere riciclabile, essere recuperato per produrre energia ed essere biodegradabile. Unionplast indica come gli shopper rispondano a tre requisiti su quattro e siano quindi perfettamente a norma. E ricordano il caso della Francia, che fu costretta a fare marcia indietro su un provvedimento simile emanato nel 2007.
Oltre la battaglia legale le aziende lamentano come la decisione improvvisa abbia gettato il settore in crisi (qualche centinaio di aziende con circa 4000 addetti), ma in questo caso la riconversione sembra fattibile. Del resto che fine hanno fatto i produttori di carta carbone con l'arrivo delle fotocopiatrici?
Oltre la battaglia legale le aziende lamentano come la decisione improvvisa abbia gettato il settore in crisi (qualche centinaio di aziende con circa 4000 addetti), ma in questo caso la riconversione sembra fattibile. Del resto che fine hanno fatto i produttori di carta carbone con l'arrivo delle fotocopiatrici?
Prove a discolpa
Il Giornale di famiglia continua a proclamare l'inconsistenza delle accuse a Berlù. Oltre agli articoli della redazione e le interviste ai testimonial innocentisti (Sgarbi, Veneziani, Zeffirelli, ecc) ha pubblicato alcuni giorni fa le foto scattate a Villa Certosa da Roberta Oronzo, una povera sbarbina trasportata in Sardegna in quanto amica di Noemi Letizia e anche intervistata dal quotidiano. Oggi dopo le foto arriva anche un video, girato anche questo dalla giovane Oronzo.
L'innocenza delle foto, delle immagini video e delle dichiarazioni della signorina dimostrerebbero l'infondatezza delle accuse a Berlù. "Giudicate voi: vi sembrano hard?" scrive Il Giornale.
Come linea di difesa non mi sembra particolarmente efficace. E' come se un serial killer portasse come prova a sua discolpa l'esistenza in vita delle persone che non ha ucciso.
L'innocenza delle foto, delle immagini video e delle dichiarazioni della signorina dimostrerebbero l'infondatezza delle accuse a Berlù. "Giudicate voi: vi sembrano hard?" scrive Il Giornale.
Come linea di difesa non mi sembra particolarmente efficace. E' come se un serial killer portasse come prova a sua discolpa l'esistenza in vita delle persone che non ha ucciso.
martedì 15 febbraio 2011
Quell'inutile doppio parlamento
Giovedì scorso il vicepresidente del Parlamento Europeo Edward McMillan-Scott (UK, ALDE) ha convocato una conferenza stampa per rilanciare il problema della doppia sede del parlamento, oggi divisa tra Bruxelles e Strasburgo. McMillan-Scott ha presentato un report e una indagine secondo cui il 90% dei parlamentari europei vorrebbero lavorare in una sola sede, Bruxelles.
La dispersione delle strutture UE non riguarda solo la capitale alsaziana ma anche Lussemburgo, dove ha sede il segretariato del parlamento con oltre duemila dipendenti. Attualmente a Strasburgo si svolgono cicli di sessioni plenarie ordinarie di quattro giorni, mentre il lavoro delle commissioni, le sedute straordinarie e le sedi dei gruppi sono a Bruxelles.
McMillan-Scott ci si è messo seriamente e ha insediato un gruppo di lavoro ad hoc. Secondo il rapporto presentato la scorsa settimana rinunciare al pendolarismo Bruxelles-Strasburgo permetterebbe un rissparmio annuo di 180 milioni di Euro e l'eliminazione di 317 posti di lavoro nello staff del parlamento. Sotto il profilo ambientale la spola tra le due sedi produce 19.000 tonnellate di CO2 l'anno, pari al consumo medio di 4.500 famiglie.
Al di là dei vantaggi collettivi i parlamentari lamentano anche i disagi personali, come l'obbligo di dormire in hotel e cenare al ristorante (quasi tutti a Bruxelles hanno preso casa). Anche la logistica non è semplice, visto che solo sei delle 27 capitali europee hanno voli diretti per Strasburgo. I funzionari invece lamentano lo sciacallaggio degli hotel, che nei giorni di sessione del parlamento chiedono più del doppio del prezzo normale di una camera e li costringono ad aggiungere di tasca propria, visto che il tetto dei rimborsi è di 150€/notte. Non a caso negli ambienti europei la città alsaziana si è meritata il nome di Stressburgo.
La questione della doppia sede del parlamento europeo è sollevata periodicamente da tempo. C'è anche una petizione on line che ha già raccolto più di un milione di firme. Ma vecchie eredità politiche rendono piuttosto complessa la situazione. Il giorno successivo all'iniziativa di McMillan-Scott il ministero degli esteri francese ha diffuso una nota scritta in cui si ribadisce con durezza che le scelte delle sedi delle istituzioni europee "non sono affari dei parlamentari" ma fanno parte degli impegni sottoscritti dai governi nei trattati dell'Unione. La nota aggiunge che il rapporto presentato è "sorprendente" e "sgradevole". A posto.
La dispersione delle strutture UE non riguarda solo la capitale alsaziana ma anche Lussemburgo, dove ha sede il segretariato del parlamento con oltre duemila dipendenti. Attualmente a Strasburgo si svolgono cicli di sessioni plenarie ordinarie di quattro giorni, mentre il lavoro delle commissioni, le sedute straordinarie e le sedi dei gruppi sono a Bruxelles.
McMillan-Scott ci si è messo seriamente e ha insediato un gruppo di lavoro ad hoc. Secondo il rapporto presentato la scorsa settimana rinunciare al pendolarismo Bruxelles-Strasburgo permetterebbe un rissparmio annuo di 180 milioni di Euro e l'eliminazione di 317 posti di lavoro nello staff del parlamento. Sotto il profilo ambientale la spola tra le due sedi produce 19.000 tonnellate di CO2 l'anno, pari al consumo medio di 4.500 famiglie.
Al di là dei vantaggi collettivi i parlamentari lamentano anche i disagi personali, come l'obbligo di dormire in hotel e cenare al ristorante (quasi tutti a Bruxelles hanno preso casa). Anche la logistica non è semplice, visto che solo sei delle 27 capitali europee hanno voli diretti per Strasburgo. I funzionari invece lamentano lo sciacallaggio degli hotel, che nei giorni di sessione del parlamento chiedono più del doppio del prezzo normale di una camera e li costringono ad aggiungere di tasca propria, visto che il tetto dei rimborsi è di 150€/notte. Non a caso negli ambienti europei la città alsaziana si è meritata il nome di Stressburgo.
La questione della doppia sede del parlamento europeo è sollevata periodicamente da tempo. C'è anche una petizione on line che ha già raccolto più di un milione di firme. Ma vecchie eredità politiche rendono piuttosto complessa la situazione. Il giorno successivo all'iniziativa di McMillan-Scott il ministero degli esteri francese ha diffuso una nota scritta in cui si ribadisce con durezza che le scelte delle sedi delle istituzioni europee "non sono affari dei parlamentari" ma fanno parte degli impegni sottoscritti dai governi nei trattati dell'Unione. La nota aggiunge che il rapporto presentato è "sorprendente" e "sgradevole". A posto.
Clima, si ricomincia a Bangkok
La comunicazione ufficiale è arrivata pochi giorni fa alle delegazioni nazionali e agli osservatori. La prima sessione di negoziati ONU sul clima, in vista della COP17 di Durban, si svolgerà a Bangkok dal 3 all'8 aprile.
lunedì 14 febbraio 2011
Ma quanto costa produrre energia?
Nei giorni scorsi la American Wind Energy Association (AWEA) ha diffuso i dati consuntivi del 2010, che malgrado un lieve calo sull'anno precedente vedono la produzione dell'energia eolica americana superare i 40 Gigawatt (10 GW solo in Texas). L'America ha aumentato la produzione di energia dal vento del 15% rispetto al 2009 ma è stata superata dalla Cina, che con una crescita incredibile (+62% in un anno) è oggi leader mondiale con 41.8 GW.
l'AWEA nella sua relazione di fine anno sottolinea anche come l'energia eolica sia ormai economicamente concorrenziale con le centrali a gas. Ma quanto costa davvero la produzione di energia a seconda delle fonti e delle tecnologie? La tabella qui sopra, che ingrandita si legge bene, è stata elaborata dalla EIA agenzia governativa USA per l'informazione energetica. Le cifre indicate sono definite "costi livellati" e stimano al netto dell'inflazione i costi di produzione e gestione delle centrali nel loro ciclo di vita completo, ma non comprendono gli incentivi. Lo scenario è fissato al 2016, considerato un riferimento temporale minimo per gli impianti messi in cantiere oggi. Infatti il prospetto dovrebbe indicare la tendenza economica energetica. La tabella rappresenta le medie nazionali USA, ma la relazione comprende anche una tabella con la forbice delle variazioni regionali.
Secondo i dati l'energia eolica è già molto più economica del "nuovo" nucleare e quasi alla pari del carbone, mentre il gas a ciclo combinato resta ancora assai più conveniente e il fotovoltaico molto più caro. Tutto questo, è bene ricordarlo, al netto degli incentivi. Le centrali a carbone con la cattura e lo stoccaggio del CO2 (CCS) sarebbero anche queste più costose. Oltre all'eolico anche l'energia geotermica, che non risente delle variazioni della produzione eolica e fotovoltaica, sarebbe più economica di quella atomica.
Il computer lo voglio disumano
Ad essere sinceri sono proprio stufo delle mutazioni "emotive" di Google. Questa è l'immagine che appare oggi nella homepage.
Io da un motore di ricerca voglio affidabilità e completezza delle informazioni, non gli auguri per San Valentino.
Io da un motore di ricerca voglio affidabilità e completezza delle informazioni, non gli auguri per San Valentino.
venerdì 11 febbraio 2011
Inutile, invisibile, imbarazzante
"Berlusconi ha rivoluzionato la Farnesina abolendola. Sua erano la diplomazia e i contatti con i potenti della terra. Affari, festicciole con Putin, abbracci con Gheddafi e numerosi racconti di telefonate decisive per l’equilibrio mondiale."
In un articolo su Il Riformista Peppino Caldarola racconta la triste parabola del ministro Frattini, mai occupatosi davvero degli affari esteri ma molto partecipe degli affari di Berlù.
Mubarak, il grano e la democrazia
Gelando le aspettative degli Egiziani e smentendo le indiscrezioni trapelate ieri Hosni Mubarak ha confermato di non avere alcuna intenzione di dimettersi, provocando sconcerto e proteste in tutto il mondo occidentale, Stati Uniti in testa.
Per alcuni però la permanenza del leader al potere potrebbe essere il modo migliore per non compromettere le possibilità di una nuova democrazia in Egitto.
Cerchiamo di capire perché, anche se occorre prenderla un po' larga. L'analisi parte dalla carestia in Cina, dove quest'anno è previsto un raccolto di cereali inferiore di 4 milioni di tonnellate rispetto al 2010. Anche i raccolti di Russia e Canada, altri grandi produttori, non sembrano promettenti. Le riserve globali di cereali dovrebbero calare del 15 percento entro giugno, con la conseguenza di un inevitabile aumento dei prezzi. I più colpiti dai rincari saranno i paesi poveri, dove potrebbero verificarsi proteste popolari. Le recenti manifestazioni di piazza in Tunisia e Algeria hanno avuto come scintilla proprio l'aumento del pane.
Tutto questo lo racconta Francesco Sisci in un articolo pubblicato ieri su Il Sole 24 Ore che sintetizza con efficacia il problema delle materie prime nell'economia globalizzata. Sisci conclude:
A giugno, se il governo al potere in Egitto, con o senza Mubarak, non troverà il modo di prevenire la prevedibile inflazione alimentare, potrebbe essere sbalzato di sella e si aprirebbe la strada a nuove rischiose evoluzioni politiche in tutta la regione. La prospettiva della carestia cinese dovrebbe quindi spingere a mantenere Mubarak al potere in Egitto fino a dopo l'estate, perché se un governo moderato fosse instaurato prima di allora, potrebbe comunque essere travolto da nuove proteste, forse spinte da forze musulmane più radicali.
Aggiornamento delle 17:00: Mubarak si è dimesso, never mind.
Per alcuni però la permanenza del leader al potere potrebbe essere il modo migliore per non compromettere le possibilità di una nuova democrazia in Egitto.
Cerchiamo di capire perché, anche se occorre prenderla un po' larga. L'analisi parte dalla carestia in Cina, dove quest'anno è previsto un raccolto di cereali inferiore di 4 milioni di tonnellate rispetto al 2010. Anche i raccolti di Russia e Canada, altri grandi produttori, non sembrano promettenti. Le riserve globali di cereali dovrebbero calare del 15 percento entro giugno, con la conseguenza di un inevitabile aumento dei prezzi. I più colpiti dai rincari saranno i paesi poveri, dove potrebbero verificarsi proteste popolari. Le recenti manifestazioni di piazza in Tunisia e Algeria hanno avuto come scintilla proprio l'aumento del pane.
Tutto questo lo racconta Francesco Sisci in un articolo pubblicato ieri su Il Sole 24 Ore che sintetizza con efficacia il problema delle materie prime nell'economia globalizzata. Sisci conclude:
A giugno, se il governo al potere in Egitto, con o senza Mubarak, non troverà il modo di prevenire la prevedibile inflazione alimentare, potrebbe essere sbalzato di sella e si aprirebbe la strada a nuove rischiose evoluzioni politiche in tutta la regione. La prospettiva della carestia cinese dovrebbe quindi spingere a mantenere Mubarak al potere in Egitto fino a dopo l'estate, perché se un governo moderato fosse instaurato prima di allora, potrebbe comunque essere travolto da nuove proteste, forse spinte da forze musulmane più radicali.
Aggiornamento delle 17:00: Mubarak si è dimesso, never mind.
giovedì 10 febbraio 2011
mercoledì 9 febbraio 2011
Pesca miracolosa (non proprio...)
I pescatori del Bangladesh stanno vivendo un inverno mai visto prima. Lungo gli estuari costieri si catturano quantità incredibili di Ilish o Hilsa, il pesce più popolare nel paese.
L'Hilsa solo raprresenta il 30% del pescato locale e il 40% dei pescatori bengalesi, pari al 2% della popolazione, guadagna da vivere grazie a questo pesce argenteo dalla carne prelibata.
Normalmente l'Hilsa da giugno a ottobre migra dalla baia del Bengal agli estuari, dove si riproduce. Sono questi i mesi delle massime catture, mentre in inverno i pescatori riescono a portare a terra pochi giovani esemplari di piccole dimensioni. Quest'anno invece si assiste a pescate favolose, con grandi esemplari tra 1 e 1.5 Kg. Il prezzo dell'Hilsa, che di in alta stagione di pesca è di 350-400 Taka (poco meno di 4 Euro), è crollato a 200-250 Taka per l'abbondanza di pesce.
Secondo i biologi la pesca miracolosa è provocata dall'aumento della temperatura del mare, che altera l'orologio biologico dei pesci e modifica i loro tempi di riproduzione. Il cambio delle abitudini degli Hilsa non è il solo segnale che qualcosa in Bengal non va come dovrebbe. Lo scorso ottobre le tartarughe marine hanno deposto le uova con tre mesi di anticipo e sempre i pescatori a dicembre hanno catturato per alcuni giorni quantità eccezionali di red snapper (dentice).
La cattura di così tanti Hilsa adulti secondo gli studiosi potrebbe preludere alla drastica riduzione dei pesci nella classica stagione di giugno-ottobre prossimi, con gravissime conseguenza per le comunita dei pescatori locali.
L'Hilsa solo raprresenta il 30% del pescato locale e il 40% dei pescatori bengalesi, pari al 2% della popolazione, guadagna da vivere grazie a questo pesce argenteo dalla carne prelibata.
Normalmente l'Hilsa da giugno a ottobre migra dalla baia del Bengal agli estuari, dove si riproduce. Sono questi i mesi delle massime catture, mentre in inverno i pescatori riescono a portare a terra pochi giovani esemplari di piccole dimensioni. Quest'anno invece si assiste a pescate favolose, con grandi esemplari tra 1 e 1.5 Kg. Il prezzo dell'Hilsa, che di in alta stagione di pesca è di 350-400 Taka (poco meno di 4 Euro), è crollato a 200-250 Taka per l'abbondanza di pesce.
Secondo i biologi la pesca miracolosa è provocata dall'aumento della temperatura del mare, che altera l'orologio biologico dei pesci e modifica i loro tempi di riproduzione. Il cambio delle abitudini degli Hilsa non è il solo segnale che qualcosa in Bengal non va come dovrebbe. Lo scorso ottobre le tartarughe marine hanno deposto le uova con tre mesi di anticipo e sempre i pescatori a dicembre hanno catturato per alcuni giorni quantità eccezionali di red snapper (dentice).
La cattura di così tanti Hilsa adulti secondo gli studiosi potrebbe preludere alla drastica riduzione dei pesci nella classica stagione di giugno-ottobre prossimi, con gravissime conseguenza per le comunita dei pescatori locali.
Città paralizzate dalla speculazione
In uno dei miei gruppi di Linkedin si sta sviluppando una discussione interessante avviata da una intervista di Antonio Borghi, coordinatore del gruppo di lavoro sulle tematiche urbane del Consiglio degli Architetti d'Europa (ACE/CAE).
Il tema in discussione è la profonda crisi dell'edilizia e del mercato immobiliare in Europa e le proposte per una ripresa. Borghi racconta come in California i prezzi delle case siano diminuiti del 35% negli ultimi due anni, mentre in Europa le variazioni sono state meno di un decimo. Nel vecchio continente la "bolla immobiliare" non si sgonfia, ma la stagnazione ha colpito duramente imprese, lavoratori e progettisti.
Perché i prezzi delle case non scendono e non seguono la regola economica fondamentale della domanda-offerta? "Le nostre città sono affollate di edifici vuoti che nessuno si può permettere" dice Borghi. Colpa dei profitti immobiliari troppo alti accumulati nel passato, che permettono alle imprese e agli speculatori di non avere fretta. E del sistema del credito. Con il mercato in stagnazione e spazi costruiti vuoti le città sono paralizzate. Cosa pianificare, quali previsioni e progetti proporre se nessuno acquista e "vive" il già costruito?
Il tema in discussione è la profonda crisi dell'edilizia e del mercato immobiliare in Europa e le proposte per una ripresa. Borghi racconta come in California i prezzi delle case siano diminuiti del 35% negli ultimi due anni, mentre in Europa le variazioni sono state meno di un decimo. Nel vecchio continente la "bolla immobiliare" non si sgonfia, ma la stagnazione ha colpito duramente imprese, lavoratori e progettisti.
Perché i prezzi delle case non scendono e non seguono la regola economica fondamentale della domanda-offerta? "Le nostre città sono affollate di edifici vuoti che nessuno si può permettere" dice Borghi. Colpa dei profitti immobiliari troppo alti accumulati nel passato, che permettono alle imprese e agli speculatori di non avere fretta. E del sistema del credito. Con il mercato in stagnazione e spazi costruiti vuoti le città sono paralizzate. Cosa pianificare, quali previsioni e progetti proporre se nessuno acquista e "vive" il già costruito?
martedì 8 febbraio 2011
South Sudan
Il presidente del Sudan Omer Hassan Al-Bashir ha riconosciuto i risultati del referendum che ha sancito l'indipendenza del South Sudan. La consultazione elettorale si era conclusa con un plebiscito: il 98.83% dei votanti aveva scelto l'indipendenza.
La comunità internazionale sembrava non aspettare altro, visto che sono arrivati gli immediati riconoscimenti di Unione Europea, Stati Uniti e Cina.
Interessante il commento del portavoce del ministro degli esteri cinese, che ha confermato come "la Cina rispetta la scelta del popolo del Sudan". Non male per un paese dove non è possibile scegliere.
La senilità di Vasco
Un'anno prima dei fatidici sessanta per il suo compleanno Vasco Rossi pubblica un nuovo singolo e fa circolare un video che ovviamente ha già avuto milioni di contatti in un paio di giorni.
La canzone si intitola "Eh...già" ed è una uptempo ballad abbastanza intrigante, scritta da Vasco su musica di Robero Casini. Casini aveva già scritto altre canzoni per Vasco, la più famosa è "Va bene, va bene così", che infatti come "Eh...già" si apre verso la metà con un solo di sax soprano. Il testo è vascosissimo, con le solite sospensioni e qualche anacoluto.
La canzone mette di buon umore e si ascolta volentieri, ma non è un capolavoro. Molto più interessante il video, dove Vasco è sempre in primo piano su uno sfondo verde da studio di posa. Vestito come capita, non nasconde nè pancia nè calvizie, rinunciando finalmente ai berretti. Pochi capelli corti e grigi, la faccia un po' gonfia di chi si è appena svegliato. Un uomo anziano e neanche tanto in forma, che si accetta per quello che è.
Questa consapevolezza, questa rinuncia ai paludamenti e al mito dell'eterna giovinezza mi piace molto e fa crescere molto la mia stima per il rocker di Zocca. Nell'Italia del presidente del consiglio con il look acqua e cerone e il cranio asfaltato quello di Vasco è uno statement.
lunedì 7 febbraio 2011
Tu chiamale se vuoi le mozioni
Sabato scorso l'assemblea nazionale del PD ha approvato due mozioni sul tema del nucleare. Una, presentata da Ermete Realacci e dagli EcoDem, si concentra sulla necessità di partecipazione al referendum di primavera per confermare la volontà popolare contraria alle centrali.
La seconda, presentata da me e dall'area di Ignazio Marino (testo) ribadisce la posizione del PD e chiede una consultazione di base sul tema. Ecco il testo del paragrafo finale:
Il Partito Democratico si impegna inoltre, attraverso i propri rappresentanti nelle Regioni, nelle amministrazioni locali, nella Conferenza Stato-Regioni e nella Conferenza Stato-Città, ad esprimersi in tal senso (contrario al nucleare, ndr) attraverso pareri, mozioni ed atti di indirizzo.
Tutti i consigli comunali, provinciali e regionali sono chiamati a discutere e ad esprimersi sulla necessità e l'utilità di un ritorno dell'energia nucleare in Italia. E il dibattito nei territori, che deve coinvolgere le comunità locali, è diventato ancora più importante dopo la sentenza della Consulta che reintroduce il parere obbligatorio delle regioni sulla localizzazione delle centrali.
La seconda, presentata da me e dall'area di Ignazio Marino (testo) ribadisce la posizione del PD e chiede una consultazione di base sul tema. Ecco il testo del paragrafo finale:
Il Partito Democratico si impegna inoltre, attraverso i propri rappresentanti nelle Regioni, nelle amministrazioni locali, nella Conferenza Stato-Regioni e nella Conferenza Stato-Città, ad esprimersi in tal senso (contrario al nucleare, ndr) attraverso pareri, mozioni ed atti di indirizzo.
Tutti i consigli comunali, provinciali e regionali sono chiamati a discutere e ad esprimersi sulla necessità e l'utilità di un ritorno dell'energia nucleare in Italia. E il dibattito nei territori, che deve coinvolgere le comunità locali, è diventato ancora più importante dopo la sentenza della Consulta che reintroduce il parere obbligatorio delle regioni sulla localizzazione delle centrali.
Rapinare l'Europa
Venerdì scorso, mentre a poche centinaia di metri di distanza i 27 premier erano riuniti al Consiglio Europeo, due rapinatori armati hanno assaltato l'ufficio postale del parlamento europeo di Bruxelles, riuscendo a fuggire con 8.000 Euro in contanti.
Non è la prima volta che l'edificio Spinelli, sede di Bruxelles del parlamento dell'Unione Europea, è oggetto di attacchi criminali. Lo scorso maggio un portavalori era stato assalito nei sotterranei mentre nel febbraio 2009 un uomo armato aveva rapinato la filiale della banca ING all'interno dell'edificio, fuggendo indisturbato con 60.000 Euro.
La rapina di venerdì ha rimesso in discussione il sistema di sicurezza del parlamento e secondo le prime indagini i banditi sarebbero persone che lavorano all'interno della struttura, in possesso dei badge di accesso.
Non è la prima volta che l'edificio Spinelli, sede di Bruxelles del parlamento dell'Unione Europea, è oggetto di attacchi criminali. Lo scorso maggio un portavalori era stato assalito nei sotterranei mentre nel febbraio 2009 un uomo armato aveva rapinato la filiale della banca ING all'interno dell'edificio, fuggendo indisturbato con 60.000 Euro.
La rapina di venerdì ha rimesso in discussione il sistema di sicurezza del parlamento e secondo le prime indagini i banditi sarebbero persone che lavorano all'interno della struttura, in possesso dei badge di accesso.
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